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Mercoledì, 15 Marzo 2023 05:24

Zaia: Il disordine della salute veneta In evidenza

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L’arrivo della tecnologia in Veneto deve aver scompigliato il suo presidente leghista Luca Zaia, che dall’origine del “celodurismo” di “bossiani” ricordi, passa oggi a “paladino” dei diritti civili, istituendo un centro per il cambio di sesso.

Di Andrea Caldart Cagliari, 14 marzo 2023 (Quotidianoweb.it)  - Sicuramente una decisione in controtendenza alle idee del partito di cui fa parte, ma nella delibera di giunta, compare anche la firma dell’assessora di Fratelli d’Italia Elena Donazzan, che ha sempre ingaggiato durissime battaglie contro “il gender”.

Che Zaia dia segni di confusione l’avevamo già detto in un nostro precedente articolo quando, il 1 agosto 2022 alla festa della Lega disse: “Il Covid ha una bassa mortalità. Noi lo sapevamo dal primo giorno”.

Con una dichiarazione del genere, prontamente lasciata cadere nel vuoto dalla stampa mainstream, si sarebbero potute evitare migliaia di morti e soprattutto non lasciare che, le libertà costituzionali e la dignità dei cittadini, venissero calpestate.

Ma la modernità dei nostri tempi su temi etici e diritti civili ha finito per conquistare anche il governatore del Veneto che al “Gazzettino” ha dichiarato: “Bisogna uscire, per chi ancora lo avesse, da quel tabù. Ormai il Veneto guarda alla modernità, all’inclusività, al rispetto umano. Occorre capire che non stiamo parlando di cose fantascientifiche o di comportamenti contro la natura. Si tratta fondamentalmente di pochi casi, che in un anno si contano sulle dita di una mano in Veneto, relativi a persone che non si riconoscono nel loro genere. Come si dice, sono nate nel corpo sbagliato".

Poco importa se il Veneto ora risulta con la peggiore sanità pubblica, avendo chiuso dal 1997 al 2020 il maggior numero di pronto soccorso in Italia, da 69 che erano, oggi sono solo 15.

Un crescita spaventosa di chiusure proprio negli ultimi anni, avvenuta sotto la guida leghista di Zaia.

Ma quello che ci deve far pensare è che a fronte della dimunizione di posti letto nel pubblico, sono aumentati, guarda caso, quelli nel privato.

La gestione della sanità in Veneto non riguarda solo questo, ma abbiamo scoperto che ci sono comuni, come quello di Sedico, in provincia di Belluno, dove, il 28 febbraio scorso, sono andati in pensione due medici di base e oggi, oltre 3.000 pazienti sono lasciati in balia di se stessi nel cercarsi un medico di riferimento in giro per la provincia di Belluno.

Ci sono anziani non automuniti che si sono visti assegnare un medico anche a 15/20 chilometri di distanza perché nell’area, i medici presenti faticano ad essere presenti per i pazienti che già hanno.

Ma per Zaia la priorità è il centro per il cambio di sesso, poco importa se un anziano rimane abbandonato a se stesso.

Spallucce fatte da Zaia anche a fine dicembre 2022 quando la regione Veneto è stata condannata dal Garante della Privacy a pagare 100.000 euro di multa per aver “operato al di fuori della legge” fornendo ai medici del lavoro un elenco di 60.000 sanitari, violando quindi la loro privacy.

Ma prontamente la via del ricorso è stata percorsa.

Quello che appare evidente è che l’entropia che ha colpito Zaia ha finito con il contagiare un sistema virtuoso, come era quello della sanità veneta, per portarlo in un disordine dove, a farne le spese, sono sempre le persone più fragili e con meno possibilità di difendersi.

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