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Giovedì, 09 Marzo 2023 05:47

Stella Assange a Roma, la libertà di informazione perseguitata sulla pelle di un uomo In evidenza

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“Chi non conosce la verità è sciocco, ma chi pur conoscendola la chiama menzogna è un criminale” - Galileo Galilei

Di Giulia Bertotto Roma, 8 marzo 2023 (Quotidianoweb.it)  - È proprio la moglie del giornalista australiano Julian Assange, Stella Moris, a definire la vicenda politica (e non giuridica) che da anni nega alla coppia una vita libera “Un caso del nostro tempo”, durante la conferenza Il caso Assange e il diritto alla verità.

L'incontro si è svolto martedì 7 marzo nella Sala dei Gruppi di Montecitorio, a Roma. Sono intervenuti Stella Assange, il deputato del M5S Stefania Ascari organizzatrice dell'incontro, l'Eurodeputato M5S Sabrina Pignedoli, la vicedirettrice de Il fatto Quotidiano Maddalena Oliva, il presidente dell'Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli e Alessandro Di Battista, oggi giornalista e attivista politico.

Un'occasione istituzionale tuttavia emotivamente forte e intensa, che non chiama in causa solo la categoria dei giornalisti, ma coinvolge direttamente tutta la cittadinanza; perché il diritto, che comporta anche il dovere -di informare e di essere informati- forma e nutre le opinioni dei cittadini, educa la loro partecipazione politica, li accompagna al voto, e così fonda l'esercizio concreto della democrazia.

Il fondatore di Wikileaks è stato arrestato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove viveva dal 2012 come rifugiato politico e dall'11 aprile 2019 è incarcerato nel Regno Unito nel penitenziario di massima sicurezza di Belmarsh, con l'accusa di aver hackerato una password per accedere ai sistemi informatici governativi americani e la conseguente richiesta di estradizione da parte degli Stati Uniti. Il suo stato di salute psico-fisica, in una condizione di isolamento e carenza di luce, è ogni giorno più compromesso. E questo al solo scopo preventivo.

Stella Moris, Assange è un caso del nostro tempo in un mondo al contrario

“Consola e dà coraggio la  vostra partecipazione”, dice l'avvocato Stella Assange rivolgendosi alla platea: “è in atto un abuso, si tratta di un atto politico contro Julian, per aver denunciato crimini di guerra in Iraq e Afghanistan. Julian ha pubblicato la verità sui crimini commessi da governi e dai loro agenti. Gli Usa applicano leggi extra territorialmente alla loro competenza.

Le persone si sentono offese da ciò che gli è stato fatto, in questo mondo alla rovescia in cui l'uomo che ha reso di pubblico dominio cosa si fa contro le regole, finisce egli stesso in carcere!” Ecco allora perché Assange è caso emblematico dei nostri tempi grotteschi, nei quali più le dittature sono sofisticate, più le ingiustizie si fanno surreali.


Assange sta subendo da anni “Un trattamento crudele e degradante, in una società che si dice democratica, e senza dei reali capi d'accusa”, prosegue Stella Moris.
“Lui ha sentito come un suo dovere pubblicare i documenti di cui è entrato in possesso e ora anche la società civile europea è in dovere di mobilitarsi, soprattutto perché Julian pubblicava con editori italiani ed europei, anche inglesi, e l'Inghilterra all'epoca era ancora membro dell'Ue. Le sue rivelazioni hanno cambiato la percezione di quelle guerre illegittime ma non viene accusato di altro che di aver svolto il suo lavoro di giornalista. Se ci sono violazioni dei diritti umani l'obbligo deontologico ed etico impone di rendere note queste azioni rimaste impunite. In democrazia dovrebbe esserci tutela per chi denuncia i potenti”.

Dove sarebbe infatti la differenza tra un regime autoritario e una democrazia se non nel modo di trattare chi critica l'operato dei vertici? E quale sarebbe il compito e il senso del giornalismo se non far emergere ciò che il potere, per il proprio mantenimento, tende a celare?

Con la figura di Assange ci accorgiamo di quanto sia tangibile il rapporto tra libertà e verità. Ciò che deve esserci chiaro è che con la persecuzione di quest'uomo si inibisce a tutti la possibilità di accedere a informazioni il più possibile imparziali, quindi di costruirci una visione del mondo più nitida e completa.

L'intervento di Carlo Bartoli e Maddalena Oliva

Carlo Bartoli presidente dell'Ordine dei Giornalisti ribadisce l'impegno dell'Ordine alla causa di “un uomo incarcerato senza processo”, anche attraverso la “consegna di una tessera d'onore a Julian Assange, che non ha trafugato documenti segreti, non li ha rubati, non ha messo in pericolo la vita di militari e civili, e chi lo afferma dice il falso. Tanto è vero che nessuna testata è stata poi incriminata per aver pubblicato quegli stessi elementi rilevati da lui”.

Maddalena Oliva, portavoce in questo congresso anche degli anni di esperienza in cui Il Fatto Quotidiano ha seguito il caso Assange, sottolinea quanto “ci manchi un editore come Assange e uno strumento come Wikileaks per raccontare la guerra in corso in Ucraina in maniera attendibile, o attentati come l'esplosione del Nord Stream”. Oliva ricorda inoltre che alcune settimane fa i servizi ucraini Sbu hanno sottratto il tesserino militare di giornalisti, a due reporter di guerra italiani, Alfredo Bosco e Andrea Sceresini, costringendoli di fatto a rientrare nel nostro paese rinunciando al loro lavoro. Un grave precedente che comporta per tutti noi una perdita di informazioni documentate direttamente dal fronte.

Alessandro Di Battista: “Colpirne uno per educarne cento”

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L'affondo più mordace è quello di Alessandro Di Battista, secondo il quale, Assange sarebbe un monito vivente che serve a: “Colpirne uno, per educarne cento. Anche se dovesse essere miracolosamente scarcerato questa sera, gli è stato tolto il fiore dei suoi anni, con l'affetto della moglie e dei figli. Ma la sua questione riguarda la possibilità di rendere note le ragioni di altre guerre, magari come quella già in atto, mosse solo da interessi e che però vengono coperte dal pretesto di esportare una democrazia di comodo o dalla narrazione a senso unico in cui c'è uno stato cattivo e un continente, l'Europa, che non ha alcuna responsabilità”.

“Abbiamo contratto un debito intellettuale con Julian Assange”, prosegue Di Battista, “il quale ha pubblicato delle e-mail che ci testimoniano le vere ragioni che spinsero Sarkozy a muovere guerra alla Libia per deporre Gheddafi. E' l'apparato militare-industriale Usa che sceglie, perché certe decisioni non vengono davvero prese alla Casa Bianca, che ne è solo una facciata. Se Assange non uscirà vivo dalla detenzione non sarà a causa dei servizi segreti, di volontà criminali ai vertici, che io non appoggio, ma di cui comprendo il gioco delle parti. Se Assange marcirà in prigione sarà a causa della stampa che è complice”.

La ricerca della verità è strada di pace

Il passato che ci radica e ci insegna, allora, è in mano a uomini come Assange -ma anche il futuro- perché un'informazione trasparente può spostare l'opinione pubblica, muovere le masse come una gigantesca onda, può davvero evitare guerre, salvare vite.

“La verità trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici”, disse lo stoico Epitteto (che si riferiva alla potenza ontologica del Vero), e noi ce lo auguriamo, ma nel frattempo possiamo darle una spinta.

La verità è idea metafisica e azione nella sfera transuente; una chimera al di là del tempo e insieme qualcosa di concreto e soggetto al tempo. La verità è un assoluto, eppure senza contraddizione, è la carne viva dei nostri giorni. Per questo non è tiepida retorica affermare che la verità è anche in mano a tutti noi, perché ogni cittadino può chiedere mobilitazioni politiche, organizzare eventi universitari, culturali e letterari, accendere l'interesse degli amici, scrivere ai giornali e alle televisioni. Assange deve essere sulla bocca di tutti.

Per quanto concerne i procedimenti attivi per la scarcerazione del fondatore di Wilkileaks, Moris spiega che “ Siamo in attesa della risposta da parte dall'Alta Corte inglese alla domanda di appello sulla non estradizione. Sono tanti i punti della controversia ma sostanzialmente si chiede la non estradizione. Si chiede anche di chiarire la decisione di Obama di non processare Assange e il ruolo di Mike Pompeo nella pianificazione della sua eliminazione. Dovrebbe essere ovvio: non è possibile estradare verso un paese che ha già pianificato il suo assassinio!”.

La ricerca della verità -che si pratica anche attraverso la libertà di stampa- è diritto politico, opportunità di affermazione civile, è una tensione a custodire la memoria dei popoli e ad interpretare la storia; è canale di pace, unica strada per la prosperità umana, che o è etica o non è umana.

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