Martedì, 07 Marzo 2023 06:26

Covid Bergamo, avvocato Locati: “Protocollo Vigile Attesa? Nessun senso giuridico richiamarlo in questo processo” In evidenza

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L’inchiesta sulla prima ondata Covid-19 condotta dalla Procura di Bergamo balza su tutte le prime pagine nazionali con le agghiaccianti affermazioni dei Pm bergamaschi: “il disastro si sarebbe potuto evitare”.

 

Di Giulia Bertotto Roma, 5 marzo 2023 (Quotidianoweb.it) - A tre anni di distanza dall'inizio della pandemia che, tra febbraio e aprile 2020, ha massacrato la popolazione di Bergamo, la Procura ha chiuso l’inchiesta. Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti d’ufficio e falso.

Tra i 17 indagati spiccano i nomi dell’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e il suo ex assessore al Welfare Giulio Gallera. E ancora l’ex presidente dell’Istituto superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, il coordinatore del primo Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, l’ex capo della Protezione Civile Angelo Borrelli, il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli.

Le due carenze più gravi, secondo gli atti, sono quelle relative alla mancata istituzione di una zona rossa e i mancati aggiornamenti del Piano Pandemico, fermo al 2006, nonché l’applicazione di quello esistente, che seppur obsoleto, avrebbe potuto contenere la trasmissione virale.

Ne abbiamo parlato con l'avvocato Consuelo Locati, a guida del pool di legali impegnati nella causa civile di 500 famiglie che hanno perso i loro cari per Covid-19. Ha sempre affermato che per lei sono tre i punti non negoziabili della questione, ovvero “Primo la proposta di transazione per i familiari delle vittime del Covid in causa contro Regione Lombardia ed il Ministero della Salute, secondo una proposta di legge per gli indennizzi di tutti i familiari delle vittime del Covid, e terzo l’istituzione di una commissione d’inchiesta a 360° sulla gestione della pandemia in Italia in ogni sua fase.

A che punto siamo con questi tre capisaldi?

Sulla transazione la legge di indennizzo non c'è ancora nulla ma è ovvio che sia così in questa fase, anche perché le affermazioni della Procura non costituiscono una condanna ma solo il risultato delle indagini preliminari istituite dalla Procura che hanno portato ad evidenziare determinate criticità in capo alle persone dichiarate indagate in questo procedimento. Non abbiamo quindi ancora un rinvio a giudizio ma c'è semplicemente un avviso di conclusione delle indagini preliminari con una lista di indagati. Sul secondo punto di conseguenza lo stesso. Per quel che concerne il terzo punto, ossia la commissione d'inchiesta su tutte le fasi della pandemia, sulla commissione parlamentare d'inchiesta, posso dire che ho fatto ieri pomeriggio (2 marzo NdR) un'audizione preliminare e ho ribadito che sarebbe necessario intervenire attraverso questo strumento perché al di là della Procura e dei tribunali deve esserci una risposta ai familiari in una sede deputata che è quella politica. In quanto le scelte adottate nella prima ondata pandemica (ossia il periodo sotto la lente di ingrandimento della Procura) sono state scelte politiche, figure che ricoprivano ruoli apicali nelle istituzioni deputate alla tutela della vita dei cittadini. La commissione d'inchiesta deve senz'altro indagare sia su quella fase che su quelle successive.

I parenti delle vittime hanno ringraziato la magistratura: "Per tre anni nessuno ci aveva ascoltato. Ora si riscrive la storia". Siamo di fronte a un fatto giuridico ma anche politico ed etico epocale. Come commenta questo maxi processo, che ha visto una mole di fascicoli, documenti, indagini, testimoni e ascoltato centinaia di persone informate dei fatti?

Noi riteniamo che solo dalla luce che si sta facendo e si farà su eventuali sbagli - e ne sono stati commessi molti a quanto pare - si possono imparare per non ripeterli. L'adeguamento del piano pandemico era stato imposto come obbligo di legge dal Parlamento Europeo 10/83 del 2013 ed è chiaro che è stato violato anche questo obbligo che costituisce un dovere di legge per tutti gli Stati. Così come la mancata istituzione della Zona Rossa nella bergamasca.

Dalla perizia del professor Crisanti emerge che se fosse stata istituita tempestivamente si sarebbero risparmiate più di quattro mila persone, quattro mila vite. Persone che potevano oggi, potenzialmente, essere ancora qui con noi. Abbiamo letto questa mattina un articolo de Il Fatto Quotidiano nel quale si fa riferimento agli scambi di messaggi relativi al periodo in oggetto nei quali si diceva che la Regione non doveva intervenire per attendere invece il Governo, per lasciar esporre il governo. Intanto la gente moriva.

Queste decisioni, che sono politiche, hanno avuto ripercussioni davvero inaccettabilmente drammatiche sulla vita dei cittadini italiani di questa zona. E questi sono fatti. Queste evidenze sosterranno non solo la causa istituzionale ma anche quella civile che più di seicento persone stanno portando avanti dal dicembre 2020 davanti al Tribunale Civile di Roma con richiesta di risarcimento del danno. Non credo ci sia in Europa una causa di questo tipo, ma è altrettanto vero che se le figure istituzionali avessero avuto la bontà di ascoltare le domande dei cittadini e di dare risposte, forse i familiari non avrebbero sentito la necessità di rivolgersi alla Giustizia. 

Secondo diverse voci (politiche, giornalistiche, accademiche e mediche) che hanno sempre criticato la gestione pandemica, questo processo è una sorta di specchietto per le allodole, che non indaga sui reati che sarebbero davvero stati commessi e che avrebbero determinato la perdita di così tante vite umane. Criticare la mancata istituzione della zona rossa -dicono- sarebbe fuorviante a fronte degli errori clinici commessi in merito alle cure negate, sconsigliate, e dal Protocollo “Tachipirina e Vigile Attesa” che limitava la facoltà dei medici di curare in Scienza e Coscienza.

L'indagine della Procura di Bergamo non è chiamata ad ampliare indefinitamente i confini dell'indagine. La Procura si ferma ad analizzare ciò che non ha funzionato sulla scorta degli esposti che sono stati depositati, questo è il suo compito. Ricordo che ci sono stati altri esposti, denunce e deposizioni, in altre Procure ma moltissimi di questi sono stati archiviati, oppure ne è stata chiesta l'archiviazione. Non ha alcun senso giuridico attribuire la responsabilità di tutto ciò che è accaduto nel senso più ampio ad un'indagine che fa riferimento esclusivamente alla documentazione dalla quale trae esistenza ed esito. La Procura deve essere invece riconosciuta nella sua decisione di dare ascolto alle istanze che le sono state poste. Adesso si apre una fase procedurale in cui coloro che sono stati iscritti nel registro degli indagati avranno facoltà di difesa, poi vedremo.

Il resto mi pare sia strumentalizzazione. Procediamo con ordine verso la verità e la giustizia.

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