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Domenica, 28 Aprile 2013 09:00

Lo spread, come il meteo e l'oroscopo. In evidenza

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di lamberto Colla -
Parma, 28 Aprile 2013 - -
Lo spread scende. Arriva persino a segnare 270 punti il differenziale con i Bund tedeschi. Viene da chiedersi se sia l'effetto Napolitano e la sua rielezione alla più alta carica dello stato, oppure l'effetto Letta (Enrico) in segno di continuità del Gruppo Bildeberg, o l'imminenza della stabilità politica del paese del sole.


L'Italia sta vivendo uno dei periodi più complessi della sua storia. Una tensione sociale altissima, una crisi politica pesante che coinvolge sia gli uomini, sia le idee, sia i rapporti con le basi sociale dei movimenti. Per di più corre trasversalmente una incertezza istituzionale molto delicata e potenzialmente pericolosa in parte connessa anche alla costituzionalità o meno della rielezione del Presidente da un lato e dall'altro lato per la disinvoltura con la quale, la più alta carica, può operare. Comunque, meno male che c'è Giorgio Napolitano!
Ebbene, in mezzo a tutto questo caos perdurante da oltre 2 mesi, quel "perfetto" indicatore di efficacia del Paese, quale è lo "spread", scende e poi scende ancora. L'euforica promessa di stabilità che le nostre rappresentanze popolari stanno dimostrando contagia a tal punto il mondo finanziario internazionale da riuscire a coinvolgere favorevolmente anche la Spagna e il suo spread, con i Bund tedeschi, quota 300 punti.
Se qualcuno ancora crede che questa euforia borsistica, oggi come ieri, sia dovuto alla situazione politica si sbaglia di grosso. Invece, come è logico che sia, i mercati finanziari sono stati influenzati da nuovi e massivi movimenti e immissioni di liquidità. La Banca Centrale Giapponese sta stampando yen (beati loro che possono), nuovi di zecca, per l'equivalente di 60 miliardi di dollari al mese per due anni.
Analogamente la Fed USA ha annunciato una azione di entità pari a 85 miliardi di dollari fino al 2014. Il totale quindi somma circa 145 miliardi di dollari freschi al mese.
L'obiettivo dell'operazione di entrambi gli Stati è di indebitarsi ulteriormente a tassi quasi ZERO in quei Paesi, in dollari e yen, per poi investire il malloppo preso a prestito in titoli di stato ad alto rendimento (Vedi Italia e Spagna). Ecco spiegato l'arcano. Non sono certo le marginali - rispetto al contesto internazionale - faccende interne di paesi come l'Italia o la Spagna, per non parlare di Grecia e Portogallo (i cosiddetti PIGS) a condizionare gli andamenti borsistici o quantomeno non nel modo in cui per anni, in molti osservatori politci e finanziari, hanno cercato di fare credere.
E' bene ricordare che nel 2011 il Governo italiano è stato costretto a ammainare la bandiera proprio a causa del "teorema spread" sostenuto sia a livello nazionale sia, ancor peggio, a livello internazionale.
Non passava ora che i "media" informassero dell'ultimo decimale di variazione dello spread, delle ipotesi di declassamento delle agenzie di rating e chi più ne ha più ne metta. Una pressione "psicologica" che si è attenuata con l'arrivo di "Super Mario" a palazzo Chigi. Ma la paura dello spread continuava ad aleggiare.
Anche più recentemente, lo stesso Presidente Monti, in prossimità delle elezioni, ha paventato rischi di innalzamento dell'indice nel caso di nuova instabilità politica e di governo.
Finalmente e speriamo per sempre lo spread abbia finalmente trovato la sua giusta posizione nei giornali, telegiornali e in tutti gli altri organi di informazione: tra il meteo e l'oroscopo.

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