Mercoledì, 02 Novembre 2022 11:13

Intervista a Matteo Notarangelo, consigliere comunale di opposizione a Monte Sant’Angelo. In evidenza

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Monte Sant’Angelo è un comune della provincia di Foggia, situato a 796 metri d’altezza, sul Gargano. Il centro urbano sembra scontare il duplice problema dell’essere nel contempo un paese di montagna e del Mezzogiorno. Abbiamo rivolto alcune domande a Matteo Notarangelo, neo-consigliere comunale dell’ente comunale garganico.

Di Matteo Pio Impagnatiello Pilastro di Langhirano, 2 novembre 2022 –

D. I dati mostrano un forte regresso demografico, con un conseguente impoverimento generale del territorio. Quali sono le cause scatenanti del progressivo depauperamento della cittadina garganica?

L’impoverimento della terra garganica ha una storia antica. Sono molti a individuare le ragioni nel sistema economico feudale del nostro Sud, consolidato con le politiche territoriali volute e pianificate dallo Stato liberale del 1861. A questi moventi di economia politica dello Stato unitario, vanno aggiunti i vecchi e persistenti sistemi di potere delle classi dirigenti delle singole città garganiche. Non voglio richiamare il consumato romanzo di Giuseppe Lampedusa “Il Gattopardo” e la celebre affermazione “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, pronunciata dal giovane Tancredi. Le ragioni della crisi economica e demografica delle città garganiche sono radicate nei gruppi di potere che si annidano nelle periferie dello Stato, nella pubblica amministrazione. “Il potere dell’ufficio” è il potere di gruppi politici chiusi e trasversali, che viene esercitato a danno delle comunità locali e tollerato dagli organi giudiziari. E’ questo il paradosso del depauperamento del territorio garganico. In questa terra, gli spirti liberi o fuggono o sfidano i poteri per lungo tempo, subendo il peso dello Stato.

D. In genere, nei piccoli comuni vi è uno stretto rapporto/relazione tra il primo cittadino e la comunità che viene amministrata. E’ così anche a Monte Sant’Angelo?

Era così prima della legge Bassanini, che ha concentrato tutto il potere politico e rappresentativo in pochissime persone: il sindaco e la giunta municipale. Oggi, il sindaco, soprattutto nei piccoli comuni, è un autocrate. Gestisce tutto il potere amministrativo avvalendosi di assessori sottomessi, compiacenti e pagati con le risorse finanziarie del bilancio comunale. In queste realtà, i consigli comunali non hanno alcun potere reale e gli atti amministrativi della giunta e dei responsabili sono quasi incontrollati. La gente è distante dai municipi, perché estraniata da ogni tipo di scelta municipale. Nei comuni, succede che il sindaco e gli assessori non hanno alcun contatto con i cittadini. Succede che la comunità cittadina in un anno li nota durante le processioni religiose del venerdì santo e quella della festa patronale. Ci sono città, come la mia, privata anche della antica e bella aula consiliare. Lei mi chiede di Monte Sant’Angelo. Bene: il rapporto con il primo cittadino non esiste, in quanto non vive la città e tanto succede da diversi anni.

D. Monte Sant’Angelo è caratterizzata, oltre che dal terreno montuoso, anche da una parte pianeggiante che affaccia sul mare: la piana di Macchia. E’ una frazione tutelata e inserita all’interno di un contesto di sviluppo economico, oppure resta una periferia del capoluogo abbandonata a sé stessa? E riguardo all’altra frazione, Ruggiano, cosa può dirci?

Ascolti, il governo di un territorio non va confuso con l’amministrazione del territorio. Per governare una città, la sua classe politica dovrebbe avere una visione, un progetto, un sogno. La classe politica di una comunità matura dovrebbe avere la capacità di raccogliere i sogni, i progetti e le idee della sua classe dirigente. A sua volta, la classe dirigente dovrebbe saper dialogare con i rappresentanti delle istituzioni laiche e religiose. Nella mia terra, invece, impera l’autismo sociale, economico e politico. Succede, spesso, che gli imprenditori, sociali o privati, per avviare una loro attività economica devono sfondare i muri degli uffici, luoghi ostili, dominati da amministratori che agiscono tramite una burocrazia asservita e controllata. E’ inutile sfidarli, i tribunali amministrativi regionali non sono d’aiuto. In queste città, prevale la logica del compromesso, del piacere, del voto per chiedere l’applicazione della legge. In questo contesto politico, sociale e economico investire e mutare i rapporti economici è difficilissimo, un atto eroico. Lo puoi fare se fai parte di una multinazionale sostenuta da qualche politico di “potere”, altrimenti diventa una missione impossibile. Tutto questo, si chiama controllo sociale. La ricchezza del territorio, da lei richiamata,  è soggetta all’uso improprio di poche persone che, invece di programmare uno sviluppo ecosostenibile, realizzano attività produttive disordinate, non appropriate alle caratteristiche del territorio. Questa è la storia dell’industrializzazione delle aree del Sud. Un solo riferimento: la chimica e l’Enichem.

D. Nel discorso d’insediamento del nuovo Esecutivo, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha citato una sola volta la parola Mezzogiorno, quattro volte la parola Sud, una sola volta la Questione meridionale. Ha inoltre dichiarato di voler attuare l’autonomia differenziata. Cosa ne pensa?

Panta rhei. Tutto scorre. Eraclito, filosofo vissuto ad Efeso tra il VI e V secolo, o il suo discepolo, Cratilo, ci parla che è tutto un divenire. L’Italia unita di oggi non risponde più ai bisogni delle regioni industriali del nord Italia. Le esigenze politiche e economiche delle regioni settentrionali sono mutate e prevalgono gli interessi dei loro popoli. Mentre nella seconda metà dell’800 lo stato unitario era una necessità per far delle regioni del Nord delle aree industrializzate a scapito di quelle del Sud. In questo tempo, gli interessi sono mutati. L’autonomia differenziata è un modo per trattenere nelle regioni del Nord la loro ricchezza, senza contribuire a quella dello Stato. Questa visione non credo sia lungimirante e utile ai gruppi politici ed economici delle regioni che richiedono l’autonomia differenziata. Nel Sud, c’è fermento politico e culturale. Molte organizzazioni politiche sono identitarie e ricordano la “ricchezza” del Regno delle Due Sicilie. In diversi luoghi, si inneggia alla rottura dello stato unitario e alla costituzione dell’antico Stato del Sud. Se si dovesse insistere sull’autonomia differenziata, prevedo un momento politico di conflitto esteso e di lunga durata. Nel nostro Sud, qualcosa si muove e non credo che la politica neocolonialista del Nord possa essere una buona scelta per il futuro dello Stato unitario. E’ evidente che qualora si dovesse persistere nell’invocare l’autonomia differenziata, il Sud chiuderebbe il mercato, boicotterebbe la vendita dei prodotti del Nord.

In Italia, chi vuole rompere lo Stato unitario sta avviando un nuovo scontro di civiltà.

D. Sempre durante l’intervento d’insediamento, Giorgia Meloni ha dichiarato: «Perché ogni campanile e ogni borgo è un pezzo della nostra identità da difendere. Penso in particolare a quelli che si trovano nelle aree interne, nelle zone montane e nelle terre alte, che hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento». Siamo sulla strada giusta verso la valorizzazione della montagna?

A mio parere, difendere l’identità di un popolo è arrestare i divari socio-economici delle due Italie e smetterla di parlare di autonomia differenziata. Anche perché, chi vive nelle città del Nord, mi pare che siano persone del Sud.

D. Secondo lei, è ancora possibile invertire il trend negativo che, da tempo, incide sfavorevolmente sul presente e futuro di Monte Sant’Angelo?

Nella mia città, è possibile arrestare quanto accade. Per farlo, bisogna aspettare una nuova generazione capace di progettare il futuro di una delle città più ricche e più belle del Mondo. Accadrà, perché deve accadere. Questo ceto politico, ormai, fa parte del trapassato remoto.