Domenica, 27 Marzo 2022 05:21

“Dentro la Costituzione” - Quali sono i principi non negoziabili ed i valori democratici difesi dalla Repubblica di Ucraina ed, indirettamente, dall'occidente? In evidenza

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65esimo appuntamento con la rubrica "Dentro la Costituzione". Ogni domenica, il Professor Daniele Trabucco, docente di diritto Costituzionale, entra nelle pieghe della Costituzione per svelarne i contenuti noti e meno noti. Un'analisi critica spiegata con semplicità, e calata nei fatti di attualità, anche internazionali.

Di Daniele Trabucco (*) Belluno, 27 marzo 202 - Il direttore del quotidiano nazionale "Il Foglio", il dott. Claudio Cerasa, ospite del Tg2, ha dichiarato che la resistenza di Kiev "tutela anche la nostra libertà".

Sulla stessa linea l'onnipresente giornalista ed opinionista David Parenzo, nel confronto con il prof. Alessandro Orsini (Università Luiss di Roma) a Piazza Pulita su La7, il quale ha sostenuto che, mentre nella guerra (fallimentare) in Afghanistan e nella II guerra del Golfo del 2003 (entrambe, è bene ricordarlo, imposte dagli Stati Uniti d'America) l'obiettivo era quello di "esportare la democrazia" (rectius: imporla con la forza delle armi), in quella tra Federazione Russa e Repubblica di Ucraina, scoppiata il 24 febbraio 2022, è quest'ultima a svolgere un ruolo di difesa dei principi democratici.

Ora, pur nel pieno rispetto delle posizioni di ciascuno, mi pare che la discussione non voglia affrontare il "punctum dolens", ossia la problematica del fondamento dei cosiddetti principi non negoziabili propri di un sistema democratico.

In altri termini, ci troviamo davanti a letture superficiali, dogmatiche e molto poco critiche.

Che cosa rende un principio non negoziabile? I cosiddetti valori democratici da dove traggono la loro legittimazione?

In assenza di un fondamento filosofico che resista alle obiezioni della ragione, è indubbio che la democrazia altro non sia che una mera procedura (come insegna il filosofo contemporaneo Jürgen Habermas) informata al principio della plenocrazia, concetto corrispondente a quello tocquevilliano di "tirannia della maggioranza".

La gestione dell'emergenza sanitaria da Sars-Cov2, con il non proporzionato bilanciamento tra interessi costituzionali contrapposti (si pensi alla sospensione dal lavoro con esclusione radicale della retribuzione e di qualunque altro emolumento in caso di non ottemperamento dell'obbligo vaccinale o in assenza (almeno fino al 31 marzo 2022) della certificazione verde (cartacea o digitale) Covid-19 rafforzata nei casi espressamente previsti), lo ha dimostrato in modo inequivocabile: alle libertà riconosciute dallo Stato sono subentrate le libertà nello Stato (si esercita una libertà nella misura in cui il potere "politico"/tecnocratico la rende effettiva).

Detto in altri termini, la democrazia liberale sta subendo, da tempo, un "processo decostituente" (cit. Ferrajoli) volto a favorire lo slittamento delle democrazie reali verso forme di regime con incoativi caratteri autocratici.

La "crazia" della maggioranza, come un vero e proprio regime autocratico che assume acriticamente un principio elevandolo ad "assoluto" (ad esempio il non ti vaccini e muori di draghiana memoria), si rivela in maniera ancor più sfrontata quando si tratta di una maggioranza "finta" (come quella attuale in Italia): maggioranza del Paese legale, ma non del Paese reale, frutto di tecniche alchimistiche insite nella naturale degenerazione del modello parlamentare, in quel parlamentarismo di cui parlavano eminenti giuspubblicisti (Costamagna, Maranini) negli anni immediatamente successivi all'entrata in vigore della Costituzione italiana del 1948 (si pensi ad un Partito Democratico di gran lunga ridimensionato alle elezioni politiche del 2018 ma, dall'estate 2019, forza di Governo prima con Giuseppe Conte ed ora con Mario Draghi).

A coloro i quali ritengono (i Parenzo, i Cerasa etc..) che il valore della democrazia liberale risieda nel pluralismo, allora questa non può che identificarsi con la sola procedura pervenendo al nichilismo radicale.

Del resto, nel rispetto della procedura si possono legittimare anche i peggiori sistemi totalitari.

Pertanto, rimane aperta la domanda: quale democrazia si difende in Ucraina ed in Occidente? Quella tecnocratica europea, cui Kiev aspira per modifica costituzionale avvenuta nel 2019, o quella populista in cui il corpo elettorale, "massa informe che segue la liquidità delle opinioni", è "spettatore impotente di tragedie"?

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(*) prof. Daniele Trabucco. Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Professore a contratto in Diritto Internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano.