Giovedì, 03 Marzo 2022 09:10

Le "sanzioni" alla Federazione Russa: l'Italia non ha imparato la lezione ed ha dimenticato la diplomazia In evidenza

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Parma. Manifestazione contro invasione Ucraina - PH. Francesca Bocchia Parma. Manifestazione contro invasione Ucraina - PH. Francesca Bocchia

Autori (*) 3 marzo 2022 - Il sommo poeta, Dante Alighieri (1265-1321), nel canto VI del Purgatorio, lanciava la sua celebre infettiva contro l'Italia definendola "serva", cioè ridotta in schiavitù.

Dalla fine della Seconda guerra mondiale (1939-1945), il nostro Paese ha sempre operato "a sovranità limitata" e il percorso di integrazione europea ha eroso ancora di più i già ristretti ambiti di intervento sia sul piano della politica interna, sia su quello della politica estera.

Le recenti "sanzioni", o meglio le misure restrittive, adottate dal Consiglio europeo del 24 febbraio 2022 nei confronti della Federazione Russa (che necessitano di atti attuativi e non produrranno alcuna conseguenza nel breve periodo) sono state definite dai vari leaders europei "devastanti".

Ora, al di là della loro discutibile efficacia dal momento che il Presidente, Vladimir Putin, ha già intrapreso da tempo un grande sforzo per sopravvivere all'esclusione dal credito e dai mercati occidentali (ad esempio riducendo la dipendenza dal dollaro e dagli investimenti stranieri) ed è pronto a nuove contro-misure, la posizione dell'Italia, a riguardo, dimostra miopia e perseveranza nell'errore a discapito del proprio interesse nazionale.

Infatti, le "sanzioni" del 2014 hanno comportato, quale reazione della Russia, l'adozione di due decreti presidenziali, il n. 560 ed il n. 778, volti a vietare l'importazione di materie prime e di determinati prodotti agricoli ed alimentari tra i quali figurano carni bovine e suine, pollame, pesce, formaggi e latticini, frutta e verdura prodotte dagli Stati Uniti d’America, dai Paesi dell’Unione Europa, da Canada, Australia e Norvegia. In un report del 21 agosto 2017 l'Agenzia per la promozione all'estero e per l'internazionalizzazione delle imprese italiane registrava, già nell'anno solare 2015, una diminuzione pari al 35% dell'export nazionale nel settore agro-alimentare verso la Federazione Russa senza tener conto dei danni indiretti di difficile ed ardua quantificazione.

Anziché  giocare un ruolo attivo sul piano diplomatico nel conflitto russo-ucraino, sebbene con un Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale non all'altezza della sfida, il Governo italiano, ancora una volta, ha dimostrato la sua sudditanza verso Washington e Bruxelles. Un certo Antonio Sebastiano Francesco Gramsci (1891-1937) scriveva: "la storia è maestra, ma non ha scolari".

In effetti durante il World Economic Forum ci avevano avvisato di prepararci a vivere in stati emergenza pandemici e non.

Questa premessa per introdurre che ieri è stato approvato all’unanimità dal consiglio dei Ministri un decreto per potenziare e, prorogare la presenta italiana e dei dispositivi Nato in corso, 3 mesi di stato di emergenza per l’intervento all’estero ai fini, ha dichiarato il presidente Mario Draghi per le iniziative della protezione civile a supporto delle operazioni di soccorso e assistenza alla popolazione.

Il decreto riguarda, nello specifico, la proroga che prevede la presenza rafforzata di unità di personale militare per l’impiego della forza ed elevata prontezza alle iniziative NATO, mezzi terresti ed aerei per attività di pattugliamento, dislocati ora in Romania, con dispositivo di sorveglianza navale ed attività nel mar mediterraneo orientale e mar Nero con mezzi navali ed aerei con l’impiego massimo di 1970 unità per lo svolgimento di tali attività. Ed eventualmente se fosse necessario su richiesta NATO unità di rinforzo di 2000unità con risorse per 174,4 milioni.

A parte gli aiuti umanitari doverosi per le popolazioni colpite, questo decreto che prevede l’impiego di personale e sorveglianza militare è in antitesi con l’Articolo 11 della nostra costituzione che riporto:” L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

Allora c’è da chiedersi dov’erano e cosa hanno fatto i nostri parlamentari ed istituzioni con il nostro ministro degli esteri quando la Russia nelle settimane precedenti ha chiesto alla NATO di fermare la sua espansione nei territori limitrofi al proprio stato, che avvisava che non poteva più soprassedere, che stava  ignorando totalmente il patto di Varsavia del 1955 e soprattutto non pensando alle ripercussioni economiche, per un paese già in difficoltà causa l’insorgenza del covid 19 e del rincaro energia, che si avranno per il nostro paese non tenendo conto del rischio altissimo di perdite di vite umane di nostri connazionali militari impiegati.

Un’ignavia di Di Maio, titolare della Farnesina, nell’informativa al parlamento, dei giorni scorsi, che escludeva nuovi incontri bilaterali;  tanto da far commentare in maniera piccata al ministro degli esteri Russo Sergej Lavrov definendola: "Una strana idea di diplomazia.” E ha proseguito riferendosi al nostro ministro degli esteri: “La diplomazia è stata inventata solo per risolvere situazioni di conflitto e alleviare la tensione, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi ad assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala". E ancora: "I partner occidentali devono imparare a usare la diplomazia come professione".

Stessa sorte per l’affermazione del nostro presidente del consiglio Draghi che giorni addietro si lamentava dicendo: «Oggi, prima di venire qua, Zelensky mi ha cercato. Abbiamo fissato un appuntamento telefonico, ma non è stato possibile», scatenando la reazione sardonica del presidente ucraino che ha risponde via twitter: «La prossima volta cercherò di spostare l'agenda bellica per parlare con Mario Draghi ad un'ora precisa» .

La nostra classe politica di oggi, amaramente si evince, non è più all’altezza di gestire situazioni internazionali e non, sempre più critiche che necessitano di persone ed intellettuali all’altezza di fronteggiare le criticità e che esprimano nelle decisioni ed azioni amore per la propria patria.

AUTORI (*)

Daniele Trabucco

Alessia Bianchini

Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera) – Centri Studi Superiore Indef.