Martedì, 06 Aprile 2021 11:12

Democrazia a "spana e bocè" o "un tanto al chilo". In evidenza

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Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ha trovato il modo di alimentare un nuovo intervento sul concetto generale di “democrazia”.

Di Lamberto Colla Parma, 6 aprile 2021 - Avevo lasciato l'ultima parola al vicepresidente dell'ordine Giorgio Lucchetta e, nonostante il pacato tentativo di screditarmi, ho preferito non proseguire per non incorrere nel rischio di una diatriba personale, che non può e non deve essere.

Ho perciò "accettato" silenziosamente la stoccatina finale "A ciascuno il suo". E’ in forza di questa concessione che torno a intervenire sull'argomento raccogliendo una sollecitazione sorprendente e al tempo stesso molto invitante per un commento generale in ordine al concetto di democrazia e dell'esercizio della stessa. Che questo avvenga all'interno di un "Ordine professionale" piuttosto che di una qualsiasi periferica associazione rionale il giudizio rimane invariato.

Ha ragione il vice presidente Lucchetta quando dichiara di stupirsi dell'attenzione mediatica riservata ai fatti che hanno coinvolto il Consiglio Nazionale dei Commercialisti. Infatti, se la dialettica interna si fosse limitata a questioni di principio o a temi esclusivamente di natura professionale non avrebbero certamente suscitato curiosità a chi non appartenesse al settore specifico.

Ma il tutto nasceva dal fatto che, da una dialettica interna la questione si era estesa sino a toccare principi generali che possono essere applicati a qualsiasi ordine sociale.

Giusto per fare un minimo di chiarezza, il tutto nacque quando il Consiglio Nazionale dei commercialisti, iniziò a prendere decisioni che scatenarono una discussione interna molto accesa riguardo il principio "democratico" tanto da iniziare a interessare un pubblico più esteso e da parte nostra interessante dal punto di vista giornalistico, in quanto si evidenziavano potenziali incongruenze al punto da alimentare il sospetto che l'emergenza pandemica potesse, in qualche modo, risultare utile a una parte in campo per giustificare oltremodo il rinvio delle elezioni e nel contempo a operare per avvantaggiarsi della situazione.  

Sospetto che venne ancor più nutrito allorquando venne anticipata la possibilità di intervenire sul codice deontologico riguardo all'utilizzo dei social media e le conseguenti sanzioni disciplinari per i professionisti che fossero stati giudicati responsabili di una condotta non pertinente.

A sorprendere fu la linearità tra "discussione" interna e "provvedimento" ipotizzato, e infine realizzato, tale da far pensare a una sorta di "intimidazione" o comunque un passaggio utile a rafforzare gli "arroccati" e indebolire le controparti.

Ecco quindi che il fulcro del mio intervento, che suscitò la replica del Vice Presidente Lucchetta, stava proprio sulla questione etica e di correttezza.

Nell'articolo di commento non si evidenziava un potenziale comportamento illegale, bensì si rimarcava il fatto che, essendo il Consiglio Nazionale già formalmente scaduto e perciò in  carica provvisoria, non avrebbe dovuto assumere decisioni su questioni che non fossero di accertata ordinaria amministrazione, "nemmeno se ciò fosse consentito."

Per tutta risposta l'alto dirigente del Consiglio Nazionale aveva richiamato la perfetta legalità delle operazioni messe in atto e  in via di approvazione, cosa peraltro mai messa in discussione, glissando invece sulla questione puramente etica e sulla opportunità dell'agire su determinati argomenti non marginali che invece avrebbero dovuto essere oggetto di un ben più ampio dibattito, come ad esempio la questione delle "specialità", del "codice deontologico" e le "modalità elettorali". 

Decisioni e discussioni invece limitate alla ristretta, per quanto qualificata, cerchia del Consiglio Nazionale peraltro in pieno clima di "prorogatio".

Dubbi e sospetti che sono stati nuovamente rinfrescati con la richiesta al Ministro della Giustizia di  sbloccare le elezioni nazionali senza necessariamente "dover aspettare la conclusione della vicenda giudiziaria che riguarda le elezioni locali" in forza di una ritrovata compattezza della categoria, dimostrata dalla fusione delle due liste in una lista unitaria, e desiderosa  di avere un vertice nel pieno delle sue funzioni. 

Funzioni che non sembrano assolutamente depotenziate, almeno stando alle decisioni sinora prese.

Quello che sconcerta invece sono le motivazioni apposte per sostenere quanto richiesto al Ministero. 

Infatti, seppure non si escluda la possibilità che venga presentata una nuova lista d'opposizione, quest’ultima "considerando i tanti Ordini che sostengono il progetto (fusione delle prime due liste ndr), potrebbe essere comunque marginale in termini di preferenze". 

Ma c'è di più, il nuovo Consiglio sarebbe perciò eletto dagli stessi che elessero il precedente, quello tutt'ora in carica, posto che le elezioni territoriali sono state interrotte e per di più sotto giudizio del TAR del Lazio che si esprimerà il prossimo 14 aprile.

Sarebbe come dire che si potrebbe derogare sulle elezioni politiche e amministrative dello Stato nel caso in cui una "coalizione" dovesse raccogliere elevati consensi sulla base delle indicazioni di voto raccolte dai sondaggisti e che il Governo nuovo venisse eletto dalla composizione parlamentare frutto della consultazione elettorale precedente.

Probabilmente è tutto lecito, ma a venire frantumati sono i principi di correttezza, lealtà ed etica, non certamente di coraggio.

Se i principi tracciati dal Consiglio Nazionale dovessero venire estesi saremmo alle porte di una nuova forma di democrazia “A Spana e Bocè” o “Un tanto al chilo” e chissà se potrà venire esportata come quella “liberal” a Stelle e Strisce.

Buon proseguimento e augurando una meritata e pronta vaccinazione restiamo in attesa di documentare altre eroiche gesta.