Stampa questa pagina
Domenica, 07 Marzo 2021 11:28

Diritto di opinione, deontologia e intimidazioni. In evidenza

Scritto da
befana pin-up befana pin-up

Sino a che punto un organo in clima di "prorogatio" può spingersi nell'adottare decisioni straordinarie e private della più elementare dialettica interna? Il codice deontologico è super partes o pro domo loro?

Di Lamberto Colla Parma, 7 marzo2021 363esimo giorno dell'anno 1 dell'era  COVID-19 - domenica - 

Era l'inizio dell'anno quando mi sono imbattuto nella disputa tra Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Commercialisti e alcuni oppositori al comportamento dello stesso consiglio nazionale in ordine alle procedure di rinnovo, più volte rinviate e poi, in seguito a comportamenti e decisioni non sempre ben accolte dagli iscritti .

Almeno per quello che mi è stato possibile osservare la discussione, per quanto aspra, è sempre stata molto raffinata nei contenuti, sostenuta nei toni ma pur sempre elegante.

Il fatto che da più parti si evidenziassero, per quanto con diverse motivazioni, prese di posizione da parte del Consiglio in carica poco gradite non può certamente considerarsi un comportamento che si scontri con la deontologia professionale, anzi faccia parte di una normale dialettica intenta a conservare comportamenti etici e democratici, nonostante il periodo di difficoltà che il Paese e nello specifico la categoria sta attraversando.

costituzione-giornale.jpeg

Ma la "pandemia" non può e non deve essere motivo di sospensione della democrazia e autorizzativa all'esercizio straordinario dei mandati, soprattutto se in clima di "prorogatio" come risulta essere il Consiglio dell'Ordine in questione.

Ecco quindi che la posizione espressa, su diversi mezzi di informazione, convenzionali e social, del Vice Presidente Giorgio Luchetta (leggi qui), appare stucchevole e, nonostante la perfetta costruzione logica, assomigli più a una sorta di "intimidazione" che a una proposta di portare ordine alle comunicazioni degli iscritti e da disciplinare meglio nell'ambito del codice deontologico. 

Vero è, come affermano anche i Consulenti del Lavoro, (leggi Fondazione Consulenti del Lavoro approfondimento 5 agosto 2019), che "su Internet regna ancora la totale assenza di regole. In questo Far West solo gli Ordini professionali hanno ritenuto di intervenire, con la propria potestà autoregolamentare, per introdurre quelle norme che i propri iscritti sono tenuti a rispettare; regole che rappresentano il vero differenziale rispetto ad altri soggetti, non meglio identificati, che operano sul mercato. In quest’ottica si è mosso anche il Consiglio Nazionale dell’Ordine, fornendo indicazioni operative ai propri iscritti e introducendo modifiche al codice deontologico, a cui fa seguito una puntuale attività di vigilanza.

Con l’approfondimento del 5 agosto, la Fondazione Studi Consulenti del Lavoro esamina in profondità il limite tra deontologia e utilizzo dei social network, divenuti ormai parte integrante della vita quotidiana e professionale." e nella prefazione il Presidente De Luca precisa che "Si tratta sia di modifiche del codice deontologico che di precise indicazioni operative agli iscritti, a cui fa seguito una puntuale attività di vigilanza."

Un processo, quello dei consulenti del lavoro,  che è stato, quasi sicuramente, oggetto di discussione interna e ben soppesato prima di apportare le modifiche al combinato di norme che  identificano il codice deontologico.

Al contrario, nella articolata opinione del vice Presidente Giorgio Luchetta,  si legge che il l "CNDCEC procederà a un aggiornamento per rafforzare la consapevolezza della pregnanza dei principi di correttezza, onestà, autenticità e trasparenza"

Sacrosanti principi che però collidono con lo stato attuale delle cose che così riassumo:

Primo: il Consiglio Nazionale è già formalmente scaduto e perciò, essendo in carica provvisoria, non dovrebbe assumere decisioni su questioni straordinarie, nemmeno se ciò fosse consentito. Quantomeno per sottolineare il "principio di correttezza" sopra richiamato e l'altrettanto basilare principio connesso all'etica, nel senso più ampio del termine.

Secondo: Sempre per onorare un altro dettato richiamato dal Vice Presidente, la "trasparenza" si esercita nella comunicazione preventiva agli organismi e nella messa a conoscenza delle linee guida che muoveranno il Consiglio Nazionale nel percorso di adeguamento del codice deontologico. Cosa che non sembra sia accaduta.

Terzo: Il principio dell'"onestà", oltre a dover essere normato, deve prima di ogni cosa essere assimilato da ciascuno. Onestà è anche misurarsi adeguatamente e in modo paritario con tutti, soprattutto se vengono meno, causa forza maggiore, le condizioni per una libera e serena discussione.

Quarto: il "diritto di opinione" è garantito dall'articoli 21 della Costituzione, valido a proteggere i giornalisti da azioni persecutorie da parte di chicchessia ma che, nella sua forma morale più elevata è adattabile a chiunque la eserciti.

La critica può persino non essere oggettiva ma ciononostante la critica negativa dell'operato altrui non è di per sé offensiva, quando sia socialmente rilevante, perché non può considerarsi lesiva della reputazione altrui l'argomentata espressione di un dissenso rispetto a comportamenti di interesse pubblico. 

Certamente, per coloro che risultano oggetto di critica e consapevoli del rischio che il mandato possa non essere confermato nella successiva tornata elettorale, può provocare qualche turbamento, che però dovrà essere contenuto e il comportamento conseguente onestamente mantenuto all'interno di una dialettica democratica.

Non sembra invece trasparente, onesta, corretta, forse solo autentica,  l'indicazione dell'introduzione delle "specialità". 

Una proposta che arriva insindacabilmente da un consiglio “scaduto”, senza il corretto confronto con la base sociale e che metterebbe in seria difficoltà gli studi monoprofessionali – che rappresentano l’80% degli iscritti -  i quali potrebbero venire “assunti” dai grandi studi all’americana, che invece verrebbero così favoriti.

Infine la proposta d'aggiornare il codice deontologico e i doveri del Commercialista nell'utilizzo dei Social Media, è l'ultima arrogante provocazione di un Consiglio Nazionale che sente crollare la terra sotto i piedi, o forse lo teme soltanto, ma che comunque non sembra operare con la lucidità, onestà, correttezza e autentica trasparenza che lo stesso Vice Presidente invoca a gran voce per tutti … e non per loro?

Forse o forse invece  è stato un gesto intimidatorio utile a soffocare un sentimento di malcontento che potrebbe sfociare in vera e propria ribellione.

  

 LINK:

Articolo 21 Costituzione: https://www.senato.it/1025?sezione=120&articolo_numero_articolo=21

Vice presidente Giorgio Luchetta  27 febbraio 2021 (Anche in allegato) - https://www.eutekne.info/Sezioni/Art_825209_doveri_del_commercialista_sui_social_media_nel_codice_deontologico.aspx

 https://www.gazzettadellemilia.it/salute-e-benessere/item/31391-covid-19-i-commercialisti-sono-una-categoria-a-rischio-o-no.html

https://www.gazzettadellemilia.it/economia/item/30996-quel-pasticciaccio-brutto-di-piazza-della-repubblica,-59-roma.html

https://www.gazzettadellemilia.it/cronaca/item/30749-commercialisti-l’esercizio-democratico-di-categoria-ridotto-a-farsa%20.html

http://www.consulentidellavoro.it/files/PDF/2019/FS/Approfondimento_FS_05082019_Deontologia_e_social.pdf

 

(per i precedenti editoriali clicca qui)

  

 
  

 

 

 

Galleria immagini

Ultimi da Redazione

Articoli correlati (da tag)