Giovedì, 05 Novembre 2020 06:10

America First o China First? In evidenza

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di Jacopo Ugolini Parma 4 novembre 2020 - Da atlantisti dobbiamo guardare con attenzione all’elezioni americane, che potrebbero rappresentare una continuazione della politica stampo Trump oppure uno spartiacque che condurrà probabilmente il mondo occidentale in una posizione subalterna rispetto al Dragone cinese.

È evidente un cambio di politica strategica nei confronti della Cina da quando Trump è alla Casa Bianca, soprattutto, come sottolinea la dottoressa Nadia Schadlow, vice per la strategia nazionale dell’ex consigliere alla sicurezza nazionale di Donald Trump, Herbert R. McMaster, Trump ha messo in discussione se le politiche di Obama, dopo aver interagito con Pechino, permettendogli di entrare nell’organizzazione mondiale del commercio, abbia avvicinato Pechino a valori democratici e liberali, o al contrario, aggiunge Schadlow, «gli abbia permesso di manipolare le regole a suo vantaggio». A differenza dalle accuse di militarista da parte dei media mainstream, Trump non ha mai usato la forza nei confronti degli altri Paesi (se lo confrontiamo con Obama, il confronto sarebbe imbarazzante per i sostenitori del, in questo caso provato sul “campo”, guerrafondaio Obama), e soprattutto nei confronti della China. Infatti ha spostato la discussione su temi economici, non dimenticando i diritti umani, avendo non a caso più volte denunciato il governo cinese per le persecuzioni nei confronti degli uiguri e per le repressioni delle proteste ad Hong Kong.

L’importanza di queste elezioni per il ruolo che giocherà la Cina si può riscontrare anche nella caduta dello yuan cinese: è sceso di percentuali importanti, rispetto al dollaro americano, appena Trump, durante gli spogli, passava in vantaggio in Florida, Ohio e in Pennsylvania. Un voto che ora per ora avrà conseguenze importanti sulla stabilità delle borse cinesi. Lo stesso Trump ha denunciato, giovedì scorso, a Fox Business che se Biden vincerà, “la Cina possederà gli Stati Uniti". Il concetto qui espresso è forse esagerato, ma esprime bene il concetto che dobbiamo avere a mente: la vittoria di Biden determinerà una revisione del rapporto USA-Cina in chiave inevitabilmente negativa per l’alleanza atlantica. In ogni caso l’Italia, storica e naturale alleata degli Stati Uniti, deve svolgere un ruolo fondamentale all’interno della NATO, insieme al ruolo degli USA, che sarebbe sicuramente più carente nel caso di vittoria democratica, per frenare la ramificazione cinese in Europa.

La rielezione di Trump farebbe sì che il forte ruolo, giocato dagli USA nei confronti di Pechino in materia di 5G, verrebbe sicuramente rinforzato. La Gran Bretagna in questo campo ha fatti importanti passi avanti bandendo Huawei. Altri Paesi europei, come la Polonia, la Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia, hanno finalmente optato per un ultimo e decisivo riallineamento all’interno delle linee dettate dalla sicurezza atlantica.

Inoltre secondo l’Intelligence Usa, a partire dalle denunce della Casa Bianca in materia delle nuove sanzioni imposte a figure di primo piano a Hong-Kong, la Cina vuole che Trump perda, reputandolo, oltre che nemico, ‘imprevedibile”. Il documento riportava espressamente che “la Cina sta espandendo i suoi sforzi di influenza in vista del novembre 2020 per plasmare il contesto politico negli Stati Uniti, fare pressione sugli uomini politici che vede in contrasto con gli interessi della Cina e per controbattere alle critiche nei confronti della Cina”. Nel documento è presente anche il ruolo geopolitico dell’Iran nei confronti degli USA e dell’elezioni, tanto che secondo l’intelligence americana, nella persona di William R. Evanina, il direttore del National Counter intelligence and Security Center, Teheran cercherà di minare le istituzioni democratiche statunitensi, il presidente Trump, e di dividere il Paese, mediante interferenze on-line. Abbiamo già imparato a conoscerle: fake news e contenuti anti-americani nel mondo digitale. Questo perché la rielezione del presidente Trump porterebbe a una continuazione della politica di pressione per un cambiamento di regime in Iran.

Insomma, in quanto europei ed atlantisti dobbiamo rifare per Trump fino all’ultima scheda elettorale. Dagli spogli uscirà o un’amministrazione basata sull’America First, che, speriamo, di conseguenza sposti definitivamente anche l’Europa in una posizione anti-cinese, oppure un’amministrazione che porterà ad una situazione completamente opposta, riproducibile, non esagerando, come “China First”.