Martedì, 03 Ottobre 2017 10:28

Il prezzo della libertà In evidenza

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Una società aperta, come lo è quella occidentale, sarà sempre esposta all'aggressione. Ma la libertà conquistata con milioni di morti, va difesa a denti stretti e con lo stesso coraggio dei nostri nonni e bisnonni che son caduti in guerra per donarcela.

di Lamberto Colla - Parma 3 ottobre 2017 -
Difficile immaginare quale interruttore si sia acceso nella testa di Stephen Paddock, il pensionato 64enne autore della più orrenda strage mai registrata negli USA.

Certamente non è stata una reazione d'ira improvvisa. Nella camera d'albergo, al 32esimo piano dell'hotel Mandalay Bay, il killer si era preoccupato di portare 20 delle 42 armi, tra fucili, mitragliatori e pistole, di sua proprietà oltre a materiale per la costruzione di ordigni casalinghi.

Sotto di lui 40.000 persone riunite per cantare e ballare al festival country che ogni anno si tiene nella città del gioco e divertimento per eccellenza.

Nulla, nella vita di Stephen, poteva far pensare a un epilogo del genere. La sua vita, leggendo le cronache, era corsa via nella tranquillità nonostante fosse figlio di un pregiudicato. Il padre, Benjamin Hoskins Paddock, è stato per anni nella lista dei più ricercati dall'Fbi dopo essere fuggito da un carcere federale del Texas dove stava scontando una condanna a vent'anni.

Voci ancora non confermate, attribuiscono al killer, la conversione all'islam assumendo il nome di Samir Al-Hajib.

Vero o meno, la notizia è molto ghiotta, e immediatamente il sedicente "califfato" ne ha rivendicato l'azione.

Il risultato finale, ancora in via di aggiornamento, è di 59 morti e 527 feriti. Una carneficina!

Ma se a fare impressione è il conteggio matematico delle vittime di Las Vegas, a Marsiglia, poche ore prima, nei pressi della stazione ferroviaria, un "soldato" dell'Isis aveva sgozzato una giovane ragazza di soli 17 anni e un'altra pugnalata a morte all'addome, prima di essere a sua volta freddato dalle sentinelle anti terrorismo.

Nel mezzo di questo week end di sangue, un altro assalto è attribuibile all'isis. Questa volta il teatro di guerra è Edmonton, capitale dell'Alberta in Canada, dove un richiedente asilo somalo ha investito con l'auto un poliziotto che immediatamente dopo ha provveduto a accoltellare prima di darsi alla fuga per tornare all'azione armato di con un furgone (noleggiato in precedenza) e causando il ferimento di cinque persone.

E' evidente che con l'acclamarsi della sconfitta sul campo aperto del "Califfato" la strategia del terrore sta prendendo il sopravvento sulla guerra militare e gli attacchi a persone inermi sono la nuova frontiera del terrorismo islamista. Attacchi che diventeranno sempre più frequenti e imprevedibili e nessun paese, occidentale o islamico, potrà considerarsi immune.

Da parte nostra dobbiamo prendere coscienza che nessuna protezione può rivelarsi efficace,  salvo appunto una drastica riduzione della libertà personale.

E' il prezzo che dobbiamo pagare!

Il sistema occidentale, nonostante i difetti e le macroscopiche quanto feroci contraddizioni, è un mondo aperto. Aperto alle religioni, ai pensieri e agli scambi. E come tale è facilmente aggredibile.

Non possiamo permetterci la chiusura. La libertà è una conquista ottenuta a caro prezzo che dobbiamo difendere a denti stretti.

Prima di tutto allontanando la paura o facendoci imbrigliare dalle diffidenze verso le differenze, sociali o etniche che siano, ma reagendo uniti, in una vigile e attenta veglia a quanto accade attorno a noi, collaborando con le forze di polizia e soprattutto abbattendo le barriere dell'egoismo.

Al contempo dobbiamo addestrare il "terzo occhio" al riconoscimento del bene e del male.

Purtroppo, le 59+2 vittime del week end, sono l'ennesimo dazio che la società libera ha dovuto sborsare.

(Foto Jon Sullivan PD Photo.org )