Domenica, 25 Giugno 2017 12:20

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Imprese e intelligenze se ne vanno dal Bel Paese alla ricerca di lavoro, stabilità e sicurezza. Qui non ci resta che attendere la legge elettorale e nuove batoste.

di Lamberto Colla Parma 25 giugno 2017
Se l'economia occidentale ha ormai recuperato gli indicatori che erano nel 2008. l'Italia rimane saldamente ancorata alla crisi. Non è certamente un PIL in leggera ripresa, a cavallo dell'1%, capace di lasciare intravedere una rapida uscita dalle sabbie mobili in cui l'Italia si è ritrovata dal 2008.

Dall'inizio della crisi ben il 10% del PIL nazionale è andato disperso e il traguardo del pareggio, a forza di 1 punto percentuale all'anno, è molto lontano, almeno vent'anni, stando così le cose.
Ma purtroppo le cose non resteranno così, gli indicatori di un efficace rinnovamento nella società e nell'economia nazionale sono ben difficili da intercettare.

Più facile invece leggere di imprese che trasferiscono le sedi all'estero, di manovre finanziarie imminenti che andranno a toccare pesantemente il portafoglio di privati e imprese , anche in forza della rinnovata e rafforzata "Equitalia", e l'apertura di una nuova campagna acquisti dei gioielli di famiglia (ENI, Poste ecc...) da parte di grandi gruppi stranieri. Già perché con la scusa del debito pubblico troppo elevato, la UE sta insistendo sulla necessità di procedere con altre privatizzazioni.

Tasse, privatizzazioni e prelievi forzati dai conti correnti, sono i prossimi impegni ai quali i governi nazionali saranno chiamati a realizzare.
E' questo uno dei motivi che stanno alla base dell'impegno parlamentare sulla questione della legge elettorale. In ballo ci stanno i numeri per una assoluta governabilità del Paese, alla stregua della Francia di Macron, il Lider Maximo transalpino.

Un Parlamento che possa quindi esprimere sicurezza a un Governo che nel corso della nuova legislatura possa ultimare il progetto di colonizzazione del Bel Paese.
Intanto, chi può e ha il coraggio di farlo, se ne va. Dal 2008 a oggi sono oltre 800.000 i cittadini che hanno abbandonato la penisola. 509.000, per lo più giovani e laureati, hanno varcato il confine per cercare occupazione, stabilità e sicurezza, e quasi 300.000 gli stranieri (est europa) che invece hanno fatto rientro nei loro paesi d'origine una volta appurato che qui non è l'America dei nostri nonni. Ma, come ha registrato l'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro, il flusso migratorio si è accentuato anche all'interno dell'Italia con 380.000 persone che dal sud si sono trasferite nelle regioni del centro-nord.

Purtroppo l'Italia rimarrà schiacciata a terra sino a quando non avranno depredato tutto il nostro patrimonio, privato e pubblico, e allora le catene verranno tagliate e si "liberalizzeranno" altri sacrifici per fare tornare il Paese prospero, grazie alla forza e capacità degli italiani di riciclarsi e risparmiare, per poi chissà aprire una nuova stagione della favoletta del debito pubblico e della necessità di manovre a base di lacrime e sangue.
Quel giorno non ci saremo, per ora ci basti vivere l'attualità e berci le balle che, nemmeno tanto abilmente ci raccontano. Tanto ormai siamo nell'oblio generale e tutto ci fanno credere, distratti come siamo da trasmissioni televisive demenziali e anestetizzanti, soggiogati dai selfie e educati dai social nessuno, o quasi, è in grado di guardare in faccia la realtà e dare ordine alle priorità.

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