Domenica, 05 Giugno 2016 12:14

Emancipazione e cavalleria In evidenza

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Emancipazione femminile e galanteria possono benissimo andare d'accordo, anzi sono due facce della stessa medaglia. Ma nel nostro DNA ancora esiste il codice del delitto d'onore, peraltro solo abolito nell'epoca dei "paninari".

di Lamberto Colla Parma, 5 giugno 2016.
Il cammino verso la totale e piena emancipazione femminile è ancora lungo. Non sono stati sufficienti questi settant'anni di repubblica democratica a modificare i costumi a dimostrazione che l'evoluzione sociale non riesce a tenere il passo della modernità e delle nuove tecnologie.
Era il 1946 quando le donne vennero ammesse, per la prima volta, al voto. Un momento importante della vita della nazione chiamata a scegliere tra Repubblica e Monarchia e a eleggere i componenti dell'Assemblea Costituente, quell'organo che, in circa un anno e mezzo di lavoro, scrisse la Costituzione Italiana.

Solo 21 furono le donne elette all'Assemblea ma fu comunque un segnale forte che la società post bellica riuscì a trasmettere. "...Il cammino percorso - scriveva Nilde Iotti, una delle madri della Costituzione - in meno di un anno è stato molto e difficile: ma le nostre donne hanno bruciato le tappe. Esse continuano la loro opera, ad esse va l'elogio e la fiducia delle donne italiane, di tutti gli italiani che sperano e credono nella rinascita democratica del nostro Paese".

Poi venne la legge sul divorzio (889/1970) ma servirono ancora altri 11 anni perché (5 settembre 1981) il Parlamento abrogasse le norma sul "Delitto d'Onore" e del "Matrimonio riparatore".

Ciononostante la strada è ancora lunga da percorrere e lo dimostra il fatto che ancora si debba parlare di "quote rosa" e che, quasi quotidianamente (55 nei primi 5 mesi del 2016), le cronache raccontino di femminicidi, guarda caso, prevalentemente commessi all'interno della strettissima cerchia familiare, il primo anello affettivo, marito o fidanzato che sia.
Quarantatré di questi omicidi, secondo l'istituto di ricerche economiche e sociali Eures, sono avvenuti all'interno del nucleo familiare, e la metà (27) all'interno della coppia.
Analizzando i dati dell'ultimo decennio, le donne uccise sono 1740: 1251 all'interno della famiglia, 846 per mano di un fidanzato e 224 assassinate da un ex. Nel 40,9% dei casi, a muovere la mano dell'assassino è il movente passionale, mentre nel 21,6% l'omicida ha agito dopo una lite o per un dissapore.

Insomma, il delitto d'onore è stato cancellato dal codice penale ma è ancora presente nel codice del DNA.
Ma nel DNA maschile dovrebbe essere ancora presente il gene della "cavalleria", quella serie di atteggiamenti di rispetto e reverenza verso il gentil sesso che, nonostante ancora affascini, gli uomini si vergognano di fare e le donne di ricevere. Quel gesto di galanteria che avrebbe dovuto offrire il nuovo fidanzato di Sara, la ragazza uccisa e bruciata dal suo ex alla Magliana, riaccompagnandola a casa e magari schioccandole l'ultimo bacio davanti alla porta augurandole la buona notte.

Forse è proprio su questo "non gesto" che sarebbe il caso di interrogarci, invece di lanciare strali verso i componenti di quelle due autovetture che, alle 4 di notte, non si sarebbero fermate, in un quartiere non proprio modello di Roma ma come ce ne sono in tutte le città, per intervenire su quello che poteva apparire o un litigio tra fidanzati o una "simulazione" per costringere le vetture a fermarsi e quindi derubare gli occupanti o addirittura fare di peggio.
Forse un gesto di cavalleria, o galanteria che dir si voglia, avrebbe salvato Sara o forse oggi saremmo a piangere una coppia di fidanzatini massacrati dall'ex di lei.
Non si può sapere con certezza, ma un approccio cavalleresco più marcato avrebbe enormemente aumentato la probabilità di salvezza della ragazza la quale forse, era troppo sicura del suo stato di emancipazione e ancor più della capacità di controllo dell'ex fidanzato.

Insomma il percorso che porterà alla parificazione dei due generi è ancora da concludersi, nel nostro come in altri Paesi occidentali.
Basti pensare a Hillary Clinton, paladina dei diritti femminili, la quale è stato accertato che, durante il suo mandato al senato (2002 - 2008), avesse riconosciuto, a parità di ruolo, compensi ben superiori (quasi il 30% in più) alla componente maschile del suo staff rispetto al genere femminile.

In conclusione, nessuno cederà privilegi e i nuovi traguardi, le donne come in genere tutti i soggetti più deboli, devono essere conquistati sul campo, lottando per la libertà e il diritto.
La denuncia di violenze, fisiche o psichiche, sono un primo e doveroso atto che le donne devono a sé stesse e alla propria dignità.
Un atto di difesa e un'azione di prevenzione che può calmare e portare a ragionevolezza buona parte dei "focosi" quanto ignoranti maschi "Pseudo Alfa".

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