Domenica, 19 Marzo 2023 22:30

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Toro Rojo Fotografia "Sergio Perez" Facebook page

Non un olandese, ma un messicano. Cambia il pilota vincitore, ma il team è sempre lo stesso. In Arabia Saudita trionfa Perez, davanti a Verstappen. Terzo Alonso. Ferrari solamente sesta e settima. A Maranello è tempo di rialzare la testa.

di Matteo Landi

Una Red Bull con problemi di affidabilità è un evento più unico che raro. Eppure a Jeddah è successo l'imprevedibile. Quando Verstappen, durante le qualifiche, ha rallentato a causa di un problema tecnico in molti hanno sperato nel colpaccio. Alonso, rinvigorito da una grande Aston Martin, ha dato il massimo. Leclerc ha gettato il cuore oltre l'ostacolo (rappresentato da una vettura che sta rendendo ben al di sotto delle aspettative). Il monegasco, inoltre, era già a conoscenza delle dieci posizioni di penalità da scontare in griglia di partenza, ricevute a causa dell'ennesima sostituzione della centralina sulla sua Ferrari. Sainz ha provato, ma ha mostrato la peggiore versione di sé stesso. Ovviamente l'ha spuntata l'altro torero, Sergio Perez. Il palmares del messicano segna ora due pole position artigliate in carriera, entrambe sul circuito saudita. Con Verstappen in pista, sabato, avremmo assistito probabilmente ad una gran lotta a due. Ed invece l'olandese ha dovuto accontentarsi della quindicesima piazza sulla griglia di partenza della gara odierna, poco dietro a Leclerc, 12esimo.

Verstappen e Red Bull non conoscono crisi. Grande trionfo per Perez

Purtroppo per gli avversari, considerando le prestazioni evidenziate in questo inizio di stagione, Verstappen potrebbe partire ad ogni gara persino dal fondo dello schieramento e lottare lo stesso per la vittoria. Oggi, solo un gran Perez ha negato al due volte iridato la gioia dell'ennesima vittoria di tappa. Al via della gara odierna Verstappen è partito tenendosi lontano dai guai, con la sicurezza e la calma di chi sa di avere fra le mani un mezzo senza eguali in termini prestazionali. Si è divorato gli avversari, senza strafare, ed ha mostrato il suo vero potenziale velocistico solo quando si è issato alle spalle del leader. A quel punto il muretto box ed i piloti Red Bull hanno intensificato le comunicazioni radio. Max ha cercato di capire quali fossero i limiti di Sergio. Sergio ha cercato di capire quanto fosse più veloce di lui Max, e se il team fosse pronto a remargli contro. Gli uomini di Horner hanno invece lasciato i due liberi di giocarsi la vittoria, frenandoli quando entrambi hanno visto presentarsi il fantasma dei problemi di affidabilità. Problemi che tuttavia non si sono concretizzati, ed ora il campionato vede i due piloti in testa al mondiale, distaccati di un solo punto. Una stagione agonistica che è ancora nella sua fase embrionale, ma già si cercano avversari in grado di poter impensieri l'attuale cavalcata solitaria dei due Red Bull.

Alonso: errore imperdonabile (ma graziato)

Per qualche chilometro Alonso si è persino issato in testa alla gara, subito dopo lo start. Lo spagnolo ci ha provato, ben assistito da un'ottima Aston Martin. Una vettura stabile al retrotreno e veloce nelle curve. Niente ha potuto contro il duo Red Bull, ma ha artigliato un gran podio. Tolto dopo lo champagne, e riconsegnato in nottata. Purtroppo l'asturiano oggi ha sì compiuto una gara da mastino, ma anche un errore marchiano: si è posizionato in modo scorretto sulla griglia di partenza, ed i commissari non potuto far a meno di sanzionarlo. Penalità scontata in modo irregolare in occasione del pit stop. Ecco perché lo spagnolo è stato classificato momentaneamente quarto, dietro a Russell. Prima di vedersi riconsegnata la coppa del terzo in virtù dei precedenti portati come prova dall'Aston Martin ai commissari. La Mercedes, pur con tutti i problemi che sta affrontando, si è avvicinata al primo podio stagionale. Un obiettivo per la Ferrari ancora lontano.

Ferrari: è crisi vera, ma è presto per gettare la spugna

Il post Bahrain è stato traumatico. L'Head of Vehicle Concept, David Sanchez, ha lasciato la squadra dopo circa 10 anni di permanenza. Si dice una scelta ragionata, non derivante dal pessimo inizio stagionale della Rossa. Senza uno dei suoi uomini chiave la Ferrari è arrivata in Arabia Saudita con la speranza di poter riscattare un debutto stagionale non certo al top. La pista di Jeddah avrebbe dovuto offrire delle buone chance a Leclerc e Sainz: se il circuito del Bahrain è noto per essere difficile per le gomme, la seconda tappa stagionale avrebbe offerto un disegno del tracciato ed un asfalto ben più clementi con il consumo delle coperture. In partenza Leclerc è risalito bene, poi dopo il primo ed unico cambio gomme (sfortunati, comunque, i due piloti Ferrari, in quanto subito dopo Stroll ha innescato una safety car) non è riuscito a far altro che scortare fino al traguardo il compagno Sainz. Ed il Cavallino (oggi poco) Rampante conclude un'altra gara fuori dal podio. Sesto Sainz, settimo Leclerc. Se il monegasco può recriminare per una partenza obbligata dalla 12esima posizione, poche scuse per lo spagnolo. Carlos è parso l'ombra di se stesso. Sciupone in qualifica. Costante, ma poco veloce, in gara. Viene in mente il Sainz spento di inizio 2022. Non quello di cui han bisogno in questo momento a Maranello. Anche se, a ben guardare, lo stato di forma dei piloti, ad oggi, è l'ultimo problema che ha il team italiano. Le dichiarazioni ambiziose rilasciate da Vasseur e soci lo scorso San Valentino sembrano frasi lontane, nel tempo e dalla realtà. A Maranello dovranno lavorare sodo e cercare di capire (Binotto docet...) se ci sono i tempi e le risorse per poter risalire la china. Dovranno capire se la SF-23 ha un potenziale inespresso ed incompreso, o se si tratta di un progetto sbagliato. Fra due settimane ci sarà il gran premio d'Australia. Un tempo tappa di inizio campionato. Speriamo, stavolta, lo sia per le ambizioni Ferrari.