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La società milanese ha acquisito la bolognese CI.ERRE TECH S.r.l., società specializzata nella produzione di manifolds (blocchi) per il comparto oleodinamico.

NORD FLUID S.p.A, società leader nel settore della distribuzione di componenti oleodinamici e Fluid Conveyance, con oltre 38 milioni di euro di fatturato e 125 dipendenti, acquisisce la società emiliana CI.ERRE TECH S.r.l., azienda specializzata nella produzione di manifolds (blocchi) per il comparto oleodinamico.
L'acquisizione è stata finalizzata, mercoledì 13 marzo dal Group CFO Alberto C. Magrì.

L'aggiunta della realizzazione di manifolds su disegno del cliente, supportandolo anche dal punto di vista tecnico/tecnologico, consentirà al Gruppo NORD FLUID S.p.A di completare l'offerta nel mercato oleodinamico, confermandone l'assoluta leadership nel medesimo settore.
CI.ERRE TECH S.r.l. ha messo a punto una gamma di manifolds modulari adatti all'altissima pressione (fino a 5000bar), che consentiranno a NORD FLUID S.p.A, di ampliare l'attuale portfolio tecnologico; di accrescere le competenze nel relativo comparto; di aumentare l'offerta di prodotti; di essere più vicini ai nostri clienti e di ottimizzazione la presenza manifatturiera del Gruppo che ci consentirà una crescita a livello organico e di fatturato
L'operazione è stata resa possibile anche dal supporto finanziario di UniCredit che affianca il Gruppo Nord Fluid sia nelle attività italiane che quelle estere.

«L'acquisizione di CI.ERRE TECH S.r.l. - dichiara l'Ing. Daniele Brambilla, Group CEO di NORD FLUID S.p.A - ci consente di completare l'offerta alla nostra clientela, che da tempo richiedeva che la nostra gamma di prodotti includesse anche il segmento manifolds. Siamo molto grati a UniCredit, e in particolare ai referenti del Centro Corporate di Legnano, per l'importante sostegno fornito nell'acquisizione».

CI.ERRE TECH S.r.l. "a NORD FLUID Family Company" si unisce da oggi alle altre società del Gruppo: Tecnoil S.r.l. (Portogruaro), Nord Fluid Hidravlika d.o.o. (Slovenia) e OMV S.p.A. (Vercelli).

Milano, 13 marzo 2018

Nel 2018 le esportazioni regionali rallentano (+5,7 per cento), ma continuano a procedere più rapide del commercio estero nazionale (+3,1 per cento). L’Emilia-Romagna è la seconda regione italiana per valore delle esportazioni e cresce un po’ più della Lombardia, staccando Veneto e Piemonte. L’andamento è determinato da buoni risultati sui mercati europei, in particolare dell’Unione, e da una buona crescita sul mercato statunitense, che compensano la tendenza più contenuta sui mercati asiatici. Il risultato deriva dal macro-settore macchinari e mezzi di trasporto, con la moda; segno rosso per industria della ceramica e vetro.

Tra gennaio e dicembre, le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono salite a quasi 63.427 milioni di euro, corrispondenti al 13,7 per cento dell’export nazionale, con un aumento del 5,7 per cento, secondo i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. L’export nazionale ha mostrato una tendenza positiva, ma molto meno dinamica (+3,1 per cento). L’Emilia-Romagna diviene la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale, preceduta dalla Lombardia (27,4 per cento) e seguita a un’incollatura dal Veneto (13,7 per cento) e poi dal Piemonte (10,4 per cento). Le esportazioni dell’Emilia-Romagna e della Lombardia sono aumentate molto rapidamente (+5,7 e +5,2 per cento rispettivamente), mentre quelle del Veneto hanno mostrato una minore forza (+2,8 per cento) e quelle dal Piemonte sono rimaste al palo (+0,4 per cento). 

I SETTORI 

Il risultato regionale è da attribuire principalmente all’importante industria dei macchinari e delle apparecchiature, che ha realizzato il 29,3 per cento delle esportazioni regionali, anche con un aumento delle vendite limitato al 4,7 per cento. Gli altri contributi più rilevanti sono stati quelli forniti dalle industrie dei mezzi di trasporto, con una crescita del 7,0 per cento, e della moda (+6,4 per cento). La tendenza è stata più rapida per le apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+7,0 per cento) e l’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo (+7,5 per cento). Note dolenti dal marcato arretramento dell’export dell’industria ceramica e del vetro (-3,1 per cento). 

LE DESTINAZIONI

L’andamento positivo si è fondato sulla capacità di cogliere risultati positivi sui mercati europei (+6,2 per cento), in particolare dell’Unione (+7,0 per cento) e di sfruttare una buona crescita su quelli americani (+6,0 per cento) a fronte di una dinamica più contenuta su quelli asiatici (+3,1 per cento). Sui singoli Paesi, buona la crescita sul mercato della Germania (+6,5 per cento), che ha assorbito il 12,6 per cento dell’export regionale, il boom delle vendite nel Regno Unito (+13,0 per cento) e una valida tendenza positiva delle vendite negli Stti Uniti (+7,2 per cento) e in Cina (+6,2 per cento). Al contrario flettono le esportazioni verso il Brasile e crollano quelle verso la Turchia (-21,6 per cento).


Esportazioni emiliano-romagnole e italiane: tasso di variazione tendenziale (1) e indice (2)

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(1) Tasso di variazione sullo stesso trimestre dell’anno precedente (asse sx). (2) Indice: media mobile degli ultimi quattro trimestri, base anno 2008 = 100 a valori correnti (asse dx).

Fonte: Istat, Esportazioni delle regioni italiane.

 

Fonte: Unioncamere ER 

Martedì, 12 Marzo 2019 05:39

MiFID II, fine del conflitto di interessi?

Il mondo della finanza è senza alcun dubbio il settore più liquido dell’intera economia, a tal punto che spesso il legislatore si trova impreparato a fronteggiare i rapidi mutamenti che ivi si susseguono. Ciò nonostante, soprattutto negli ultimi anni, si è tentato di normare un campo altrimenti lasciato ad un arbitrio ormai divenuto selvaggio, e gli effetti non hanno tardato a palesarsi.

Dopo la direttiva MiFID I, che già aveva in qualche misura dato un certo ordine in materia di investimenti e consulenza, ecco la MiFID II, entrata in vigore dal 3 gennaio 2018, e puntualmente recepita dagli stati nazionali, compresa l’Italia, benché con il consueto rallentamento tipico della nostra penisola. Un risultato che soddisfa l’Unione Europea, la quale molto si è mossa in questa direzione, e contribuisce a rendere meno opaca la realtà della consulenza, fino ad oggi croce e delizia per i risparmiatori.

I punti salienti della direttiva

Perché possiamo dire, a buon diritto, che la MiFID II rappresenta una piccola rivoluzione? I motivi sono facilmente spiegabili riassumendo i contenuti della direttiva. La MiFID II, caso non comune specie nel campo della finanza, interviene a tutelare fortemente il consumatore, fissando una serie di paletti di cui le società di consulenza non potranno non tenere conto. Chiarezza sui costi, trasparenza, rispetto delle regole. I capisaldi della direttiva sono limpidi. Il personale messo a disposizione per la consulenza deve essere estremamente qualificato (diploma di laurea o diploma di istruzione secondaria integrato con ulteriori abilitazioni); il cliente deve essere messo a conoscenza non solo dei costi, ma anche dei rischi connessi all’investimento e della situazione finanziaria in evoluzione. In sostanza, dalla culla alla tomba. Il tutto, rispettando il criterio della massima trasparenza. L’aspetto principale, tuttavia, è quello legato alla consulenza indipendente. La MiFID II per la prima volta definisce normativamente la consulenza indipendente, aprendo spazi che fino ad adesso non erano stati che solo parzialmente esplorati. 

Fine del conflitto di interessi?

Che la MiFID II ponga fine all’annosa questione del conflitto di interessi è una tesi troppo ardita da sostenere, e probabilmente falsa. Certamente, la direttiva muove passi importanti quantomeno per problematizzare il tema e riportarlo al centro dell’attenzione, innanzitutto per quel che riguarda il cliente. La consulenza indipendente, rispetto a quella fornita, ad esempio, dalle banche, ha il vantaggio di avere nel solo cliente la figura a cui rendere conto (in altre parole, quello che paga), senza influenze terze (in altre parole, della propria società). Ciò naturalmente comporta un abbattimento dei costi, ed una maggiore libertà di movimento, che significa anche minore rischi di proporre al cliente strumenti finanziari poco adeguati al capitale messo in gioco.

Tuttavia, non è sempre vero che la consulenza indipendente significhi, sic et simpliciter, assenza del conflitto di interessi. Infatti, bisogna tener conto del fatto che, in ogni caso, il consulente non è un benefattore, ed ha come obiettivo un proprio ritorno. Il che vuol dire, molto banalmente, che l’essere slegato da influenze terze non garantisce al 100% che il consulente agisca per il totale interesse del cliente. È possibile, tanto per fare un esempio, che un consulente suggerisca un investimento più rischioso perché ciò gli garantirebbe una commissione più alta, o un investimento più a lungo termine per tenere vincolato il cliente. Casi impossibili? Non lo crediamo. Il vero problema, infatti, consiste nell’asimmetria di conoscenza tra cliente e consulente, che difficilmente può essere colmata.

Ecco quindi che si evidenziano i benefici della MiFID II, in riferimento alla centralità assunta dalla costante trasmissione di informazioni tra i due poli della consulenza, che almeno in teoria dovrebbero colmare, in parte, il gap conoscitivo. E garantire, così, alla consulenza indipendente la possibilità di dare libero sfogo a tutte le sue potenzialità.

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Editoriale: - PD in estasi! Adesso al lavoro, c'è un partito da ricostruire. - Lattiero caseari. Grana e Parmigiano stabili - Cereali e dintorni. Mercati stanchi condizionati quasi esclusivamente dal cambio - Parmigiano Reggiano: il "prodotto di montagna" protagonista a Pitti Taste (Firenze 9-11 marzo) - SIMA vari - Meccanizzazione: le sfide a tutto tondo per accaparrarsi il futuro -

SOMMARIO Anno 18 - n° 10 10 marzo 2019
1.1 editoriale
PD in estasi! Adesso al lavoro, c'è un partito da ricostruire.
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Grana e Parmigiano stabili
2.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. Grana e Parmigiano stabili. GRAFICI TENDENZA.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati stanchi condizionati quasi esclusivamente dal cambio
3.1 bis cereali e dintorni Cereali e dintorni. Tendenze
5.1 concimazioni mais Mais: concimare bene per raccogliere meglio
5.2 parmigiano reggiano eventi Parmigiano Reggiano: il "prodotto di montagna" protagonista a Pitti Taste (Firenze 9-11 marzo)
6.1 fiume po Destinazione Po: a Parma giovedi' 7 marzo l'autorità presenterà il piano strategico.
7.1 viabilità Emilia - Lombardia Ponte Verdi in peggioramento
8.1 SIMA Paris Machine de l'Année 2019: tutti i vincitori
9.1 Meccanizzazione e eventi Nuovo calendario fieristico della meccanizzazione agricola? L'asse franco-tedesco non la spunta
9.2 Meccanizzazione e eventi Meccanizzazione: le sfide a tutto tondo per accaparrarsi il futuro.
10.1 nomine Parmigiano Reggiano: Carlo Mangini nuovo direttore marketing
11.1promozioni "vino" e partners
12.1 promozioni "birra" e partners

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di Mario Vacca Parma 8 marzo 2019 - Il nuovo codice sulla crisi d'impresa non solo "mette le mani nel codice civile" allorquando impone una certa condotta dell'imprenditore ma cambia anche il rapporto banca/impresa.

Gli istituti di credito dovranno, in sede d'istruttoria e monitoraggio del merito creditizio, valutare preventivamente "gli idonei assetti organizzativi, amministrativi e contabili", per non incorrere in possibili responsabilità patrimoniali - per incauto affidamento o abusiva concessione del credito - in caso di dissesto della società affidata.

La questione comporta significative ricadute operative anche per il possibile ruolo che potrebbero svolgere i professionisti chiamati a rilasciare compliance sull'informativa finanziaria storica, corrente e prospettica e su cui deve basarsi una corretta valutazione del rischio d'insolvenza.

Ai sensi di questa norma, "l'imprenditore collettivo deve adottare un assetto organizzativo adeguato ai sensi dell'art. 2086 del codice civile ai fini della tempestiva rilevazione dello stato di crisi e dell'assunzione di idonee iniziative". Viene introdotto un preciso dovere di risk governance (adeguati modelli di corporate governance, procedure di controllo interno e sistemi di gestione integrata dei rischi) per l'imprenditore che opera in forma societaria e collettiva. Egli "ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alla dimensione dell'impresa, sopratutto in funzione della rilevazione tempestiva della crisi d'impresa e della perdita di continuità"

Non di poco conto anche le conseguenze e ricadute operative in tema di responsabilità degli amministratori prodotte dall'art. 378. Ai sensi di questo articolo, "Gli amministratori rispondono verso i creditori sociali per l'inosservanza degli obblighi inerenti alla conservazione dell'integrità del patrimonio sociale". Ed inoltre, con conseguenze notevoli soprattutto per le SRL, "l'azione può essere proposta dai creditori quando il patrimonio sociale risulta insufficiente al soddisfacimento dei loro crediti".

Questo significa che anche le banche, in presenza di un significativo deterioramento del credito, quando accertano che il capitale di rischio effettivo potranno agire a tutela delle loro pretese avviando azione di responsabilità verso gli amministratori con istanza all'autorità giudiziaria.

Non dimentichiamo che alle banche viene imposto un preciso e vincolante obbligo di segnalazione che potrebbe comportare significative conseguenze se non correttamente interpretato dagli organi di controllo societario. Ai sensi infatti del 4° comma dell'art. 14, "Le banche e gli altri intermediari finanziari di cui all'art. 106 del testo unico bancario, nel momento in cui comunicano al cliente variazioni o revoche degli affidamenti ne danno notizia anche agli organi di controllo societari se esistenti.

La questione di fondo è quindi stabilire se, dovendo le società adottare idonei assetti organizzativi (modelli di corporate governance e piani aziendali), amministrativi (sistemi di pianificazione e controllo) e contabili (reportistica periodica anche forward-looking), le banche, in sede di istruttoria di affidamento e prima della concessione creditizia, nel valutare il merito creditizio non debbano anche valutare preventivamente proprio gli "adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili", pena la possibile corresponsabilità patrimoniale in caso di dissesto della società affidata.

A questo punto, la banca, quale operatore professionale del credito potrebbe essere chiamata a rispondere della mancata preventiva valutazione ad esempio, di un adeguato modello di corporate governance rispetto alla natura e dimensione della società oppure della preventiva valutazione delle procedure interne di pianificazione e controllo. Potrebbe quindi essere esimente per le banche "integrare" le procedure d'istruttoria (sia in sede di affidamento che di monitoraggio) con valutazioni "mirate" sugli assetti organizzativi, amministrativi e contabili.

 

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L'ascolto, è accogliere l'altro in se stessi aprendo le porte al dolce sentire dell'anima. È la predisposizione naturale dell'uomo ad accogliere che unisce l'ascolto dell'uomo con l'empatia dell'introspezione altrui: «empatia, essere nell'altro per sentire».

Di Guido Zaccarelli Mirandola 8 marzo 2019 - Un cammino che inizia osservando la persona alla ricerca della melodia per trovare l'accordo musicale con cui intonare i versi da dirigere verso l'ascolto. Intonare significa dare tono, infondere colore, immergere le parole nell'intenso percepire l'intero spettro dell'arcobaleno dei suoni. Il suono è una energia in movimento che si muove invisibile verso colui che ascolta al quale accordare la giusta tonalità per rendere l'ascolto melodioso.

Accogliere il suono è infondere un movimento di prossimità emotivo ed affettivo che avvicina, riducendo la distanza con l'altro, perché l'ascolto inizia quando la distanza è prossima ad entrambi e tutte le tonalità confluiscono in un solo punto evitando di sfuggire alla comprensione. L'orecchio è il mezzo fisico che permette l'ascolto, la cui parola in ebraico allude alla divinità che nutre l'anima. Porgere l'orecchio significa «donare l'attenzione all'altro evitando di ascoltare senza sentire, nel suo significato più ampio che significa percepire».

La percezione è una parola composta formata dal prefisso per che induce il movimento. Significa, lasciarsi attraversare. L'orecchio è quindi il canale che abilita l'ascolto preparando l'uomo al sentire le sensazioni che provengono dal mondo esterno. La difficoltà sta nel porgere l'orecchio rendendo sensibile, o meno, l'uomo all'ascolto, perché «sentire è qualcosa che proviene dal cuore e che emoziona». L'ascolto agisce su diversi livelli. Semplificando, procede verso l'esterno e verso l'interno.

Fuori l'ambiente è denso di informazioni e l'ascolto deve agire come filtro per non appesantire il lavoro quotidiano della mente. È anche denso di emozioni che annegano il sentire nella incapacità di filtrare la densità dei suoni e la profonda intonazione di cui dispongono. «Si ascolta ciò che si vuole sentire e non viceversa», perdendo informazioni di rara bellezza. La ragione e l'emozione coordinano il sentire orientandolo ora in un verso, ora nell'altro. Importante è non pregiudicare l'equilibrio costantemente ancorato nella sua fortezza per aprire le porte al disagio e alle preoccupazioni. «non ti ascolto, non voglio sentire le tue parole». «quanto sento, mi angoscia».
«Parlami di te, sono in ascolto, le tue parole mi fanno sentire bene, piene di gioia e di energia».

Quante volte queste frasi sono uscite dal nostro cuore e attraverso la voce hanno prodotto il suono che è giunto all'orecchio dell'altro, deciso a sentire oppure a non sentire le nostre parole?. Tantissime volte. Il disagio che s'instaura nelle persone, nel quotidiano, come nelle relazioni professionali, porta ad una sorta di abbandono soggettivo che avvolge la dimensione cognitiva ed affettiva.

Le persone desiderano essere ascoltate e sentire espresso dagli altri il valore della propria identità e del proprio pensiero. Riformulare continuamente il contesto è fondamentale per sostenere l'ascolto e permettere all'altro di sentire confermato ciò che ha appena espresso. Questo significa, essere accolti, nel dialogo attivo che allontana la presenza dei pregiudizi che pesano come macigni sulle emozioni chiudendo la porta alla relazione. È fondamentale in questo caso l'applicazione del Principio di Cooperazione di Paul Grice che afferma: «fornite i vostro contributo così come richiesto, al momento opportuno dagli scopi o dall'orientamento del discorso nel quale siete impegnati». Grave è la condizione nella quale non prestare ascolto a se stessi. Quando l'uomo non è in grado di accogliere i segnali provenienti dal movimento del cuore, ha perso la sfida con la propria identità, ed il suo essere uomo nel mondo. «Accogliere l'ascolto significa entrare in relazione con il prossimo avviando un cammino d'empatia reciproca che appaga il tempo del sentire».

«Del resto poche sono le occasioni nelle quali incontri delle imbarcazioni che si affiancano e che donano il proprio tempo al reciproco ascolto. Quelle sono le Tue poche e uniche certezze, le tue àncore di salvezza che ti sostengono e ti confortano nel tuo viaggio. Sono le uniche barche che remano con te. Perché tutte le altre hanno fretta di navigare verso il loro orizzonte indistinto. Spesso è difficile comunicare alle barche. È ancora più faticoso parlare alla gente che si affida sempre più alla rotta tracciata da un pilota automatico, che appare anch'esso disorientato, rischiando di portare tutti al di fuori del corso ideale della vita, di indicare dove sta la morale e invece dove abita l'opportunismo»..... «A volte incontriamo mondi troppo lontani da noi dai quali è meglio prendere le distanze e lasciare loro il tempo necessario per riflettere sulla opportunità o meno di condividere il nostro progetto»..... «E così dentro la sfera del mio silenzio mi abbandono a me stesso. Perché ho bisogno, in certi momenti, di stare in rada a riflettere da solo. Di ancorarmi ad un ormeggio tranquillo alla ricerca di un punto, per scrutare l'orizzonte e attendere che la nuvolaglia si alzi. Non importa quanto, anche solo per un poco. In attesa che si apra un varco e appaia una luce, là in fondo, dove il cielo e il mare si toccano con un dito».

Tratto dal saggio: dalla Piramide al cerchio, la persona al centro dell'azienda, pagina 29

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 18 - n° 9 3 marzo 2019 -
Editoriale: - Cyber Attack. La fragilità di un sistema interconnesso. La conferma dai "Servizi" - Lattiero caseari. Prezzi stabili, nessuna variazione sensibile. - Cereali e dintorni. Mercati piatti, ma qualcosa potrebbe accadere - 


SOMMARIO Anno 18 - n° 09 03 marzo 2019
1.1 editoriale
Cyber Attack. La fragilità di un sistema interconnesso. La conferma dai "Servizi"
2.1 lattiero caseario Lattiero caseari. Prezzi stabili, nessuna variazione sensibile.
2.1 Bis lattiero caseario Lattiero caseari. Prezzi stabili, nessuna variazione sensibile. Grafici di tendenza.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati piatti, ma qualcosa potrebbe accadere
5.1 salute e integratori Consorzio della Bonifica Parmense, maxi esercitazione anti alluvione a Colorno
5.2 difesa idraulica Tra gestione delle acque e federalismo fluviale.
6.1 sport eventi Turismo outdoor: ecco chi presenterà le vacanze attive a OUTDOOR EXPO 2019.
7.1 comuni in festa A FICO, Noceto in Festa fa il pieno.
8.1 cereali e contratti filiera Nuovi contratti di filiera Mais – Soia – Favino
9.1promozioni "vino" e partners
10.1 promozioni "birra" e partners



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Domenica, 03 Marzo 2019 06:56

#essereLaConoscenzaCondivisa

Cos'è La Conoscenza Condivisa®?: «è il nome che identifica in modo univoco il comportamento delle organizzazioni che mettono la persona al centro del loro ecosistema.

Di Guido Zaccarelli Mirandola (MO) 3 marzo 2019 - Il punto di partenza è la creazione di luoghi di lavoro felicitanti dove le persone entrano in azienda spinte dal desiderio del fare, e non solo dal bisogno del fare posto in relazione alla retribuzione. Donano la propria conoscenza agli altri fondando il comportamento sul principio di reciprocità: «un dare senza perdere un prendere senza togliere».

La conoscenza sommersa (trattenuta) si scioglie rendendosi disponibile agli altri che trovano giovamento dalla disponibilità offerta dall'incontro con nuove forme di sapere. Questo significa: #essereLaConoscenzaCondivisa. Identificarsi in un modello etico e culturale che rappresenta l'espressione autentica del cambiamento da ricondurre a fattore comune per una ampia e condivisa applicazione sociale ed imprenditoriale. Molte organizzazioni stanno muovendo i loro primi passi verso una maggiore valorizzazione delle persone e l'accresciuta consapevolezza che il futuro è nelle mani della conoscenza e dei suoi valori. Insieme formano l'energia nella quale anche i giovani devono dissetarsi per trovare una loro precisa identità, dove credere nei propri mezzi e «nel valore che rappresenta la meritocrazia applicata in ogni contesto della società civile».

#essereLaConoscenzaCondivisa significa individuare le aziende disponibili a convergere verso un modello di organizzazione unico nel quale tutti possono identificarsi in un progetto per raggiungere una vasta platea di soggetti e diventare un punto di riferimento imprenditoriale e organizzativo nazionale. Possiamo ipotizzare che tutto questo possa #essere un mondo possibile? È nella comune consapevolezza che «l'imprenditore nasce per fare impresa e oggi fare l'imprenditore è una grande impresa».

Come possiamo aiutare le nostre imprese a sviluppare modelli imprenditoriali che possano competere con i mercati globali?. Avviando un cammino di educazione culturale che inizi a muovere i primi passi nella scuola, nelle famiglie e nelle istituzioni per aggiungere un modo nuovo di vivere le relazioni tra le persone. Nella lettera enciclica Laudato Si' del Santo Padre Francesco, sulla cura della casa comune, troviamo il seguente pensiero: «Perché continui ad essere possibile offri¬re occupazione, è indispensabile promuovere un'e¬conomia che favorisca la diversificazione produtti¬va e la creatività imprenditoriale». Il futuro è nelle idee che le persone mettono a disposizione delle imprese per competere e trovare continuamente soluzioni ad elevato valore aggiunto, per evitare l'uscita anticipata dalla realtà imprenditoriale. #essereLaConoscenzaCondivisa significa sostituire la competizione, l'avidità e l'individualismo economico al bene comune, quale via d'accesso alla felicità dei singoli e dell'intera comunità aziendale.

Quanto costa all'azienda il fare senza pensare? I costi intangibili legati alla mancata condivisione dei saperi e dell'applicazione naturale della buona volontà, accrescono i costi complessivi dell'azienda, che per mantenere elevato il profilo di competitività, deve continuamente cercare soluzioni per non rimanere intrappolata nelle maglie del fallimento. Ancora per voce del Santo Padre Francesco: «La riduzione dei posti di lavoro ha anche un impatto negativo sul piano economico, attraverso la progressiva erosione del "capitale sociale", ossia di quell'insieme di relazioni di fiducia, di affidabilità, di rispetto delle regole, indispensabili ad ogni convivenza civile. In definitiva, prosegue, «i costi umani sono sempre anche costi economici e le disfunzioni economiche comportano sempre anche costi umani. Rinunciare ad investire sulle persone per ottenere un maggior profitto immedia¬to è un pessimo affare per la società».

La presenza della tecnologia 4.0 stimola gli imprenditori ad adottare strumenti tecnologici ad elevato valore aggiunto, per accrescere i livelli di produttività e della qualità. Di riflesso, la strategia agisce sulla contrazione del personale che necessita di piani formativi trasversali per consentire ai lavoratori di rimanere in contatto con il mondo produttivo che si muove ad altissima velocità. Come uscire da questo vortice che sembra non perdere tutta la forza che ha in corpo?.

La strada è segnata: #essereLaConoscenzaCondivisa dove stimolare il dialogo e la passione tra le persone, sostenere l'ascolto e la cooperazione e il senso di appartenenza. Promuovere la libertà per una gestione partecipata dove è forte il senso di responsabilità perché «una persona felice è l'albero della vita della nostra azienda» che diventa parte attiva del cambiamento. Il futuro è qui innanzi a NOI. Non attendiamo il domani, iniziamo già da oggi a mettere a frutto il dono della Conoscenza Condivisa.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli Editore.

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

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 Una linea di credito di 200 milioni per progetti in tutti i settori produttivi, con una quota riservata alle aziende controllate o gestite da donne e un'altra alle imprese innovative. 50 milioni per progetti di lotta al cambiamento climatico. UniCredit raddoppia le somme stanziate dalla banca della UE

UniCredit, UniCredit Leasing e Banca Europea per gli Investimenti (BEI) rinnovano l'impegno a garantire risorse a sostegno dell'economia reale per il finanziamento delle piccole e medie imprese italiane (PMI), con particolare enfasi su imprenditoria femminile, innovazione (Industria 4.0) e progetti che contrastano il cambiamento climatico.
Gli accordi siglati prevedono risorse per 250 milioni di euro messi a disposizione dalla BEI e l'impegno di UniCredit a fornire un'uguale somma per le PMI beneficiarie , facendo così aumentare fino a 500 milioni di euro il plafond complessivo.

Oggetto dei prestiti saranno sia nuovi progetti che quelli in corso, purché non ancora ultimati, con durata massima di 12 anni o 20 anni (per progetti di efficientamento energetico ed energie rinnovabili). Gli interventi sono destinati ad aziende attive in tutti i settori produttivi: agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi; sono esclusi dall'ambito dell'accordo i progetti di puro investimento finanziario e/o immobiliare.

Imprenditoria femminile e innovazione: 400 milioni Una prima linea di credito della BEI da 200 milioni riguarda i progetti delle PMI localizzate in tutta Italia, con una quota fino al 25% del totale destinata a imprese gestite o controllate da donne. E' una delle prime operazioni del genere perfezionate in Europa dalla banca della UE, la principale per dimensione del finanziamento. Una parte del totale, fino al 40%, riguarderà invece progetti di PMI innovative o finalizzati all'innovazione (Industria 4.0). Secondo stime preliminari, con questo finanziamento verranno sostenuti circa
25 mila posti di lavoro e sostenute circa 500 aziende controllate o gestite da donne.

UniCredit, cui spetta il compito di selezionare i progetti e gestire i finanziamenti alle aziende, può arrivare a coprire con fondi BEI il 100% dell'investimento fino a 12,5 milioni di euro. Tali progetti possono avere un costo individuale massimo di 25 milioni di euro.

La banca raddoppierà la linea di credito BEI con risorse proprie, portando quindi a 400 i milioni a disposizione dell'economia reale.

100 milioni per il contrasto al cambiamento climatico
La seconda linea di credito, 50 milioni messi a disposizione dalla BEI cui si aggiungono 50 milioni da parte di UniCredit, è destinata a progetti di PMI ed enti locali che abbiano finalità ambientale e di contrasto al cambiamento climatico. Sono finanziabili investimenti nei settori delle energie rinnovabili e dell'efficientamento energetico, con una durata massima che per queste finalità arriva a 20 anni, in funzione della vita economica degli investimenti finanziati. Anche in questo caso il prestito concesso da UniCredit con fondi BEI può arrivare fino a 12,5 milioni di euro per finanziamento. Tali progetti possono avere un costo individuale massimo di 25 milioni di euro.

Negli ultimi cinque anni le risorse della BEI che UniCredit ha destinato alle PMI in Italia ammontano a circa cinque miliardi, per oltre 4.100 progetti finanziati.

 

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Infrastrutture ferme, mercato del lavoro in perdita e sviluppo del Paese bloccato: l'analisi dell'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro sugli effetti della crisi del settore edile negli anni 2008-2018 e le proposte della Categoria per rilanciare occupazione e investimenti Dal 2008 al 2017 sono oltre 3,4 milioni i posti di lavoro persi nel settore delle costruzioni a livello europeo, di cui 539 mila solo in Italia. E mentre gli altri Paesi dell'area euro hanno visto, dopo la crisi, un aumento degli occupati nel settore edile, il Belpaese ha continuato a perdere posti di lavoro registrando un esiguo aumento di 5 mila unità nel 2017.

La flessione di mezzo milioni di occupati ha coinvolto principalmente i lavoratori italiani (-498 mila), specie i più giovani, mentre è nettamente inferiore tra gli stranieri extra-comunitari (-41 mila) e soprattutto tra gli stranieri comunitari, in gran parte romeni, che registrano una flessione di sole mille unità (-0,8%). Allo stesso tempo il lavoro irregolare nel settore è passato dall'11,4% del 2008 al 15,8% del 2016, rendendo l'edilizia il secondo settore produttivo, dopo quello agricolo, con il più alto livello di irregolarità.

Un fattore registrato soprattutto nel Mezzogiorno dove quasi un edile su quattro lavora in nero (23,7%); quota che scende al 27,9% nelle regioni del Centro e al 10,4% in quelle del Nord. A causare il crollo dei posti di lavoro la flessione degli investimenti: negli anni presi in considerazione si registra una diminuzione di oltre 70 miliardi di euro, di cui 65 solo nel comparto delle costruzioni. È la fotografia scattata dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro nel report "Edilizia, una crisi inarrestabile" sugli effetti della crisi nel settore edile negli anni 2008-2018, che sarà presentato domani a Genova in occasione di "Verso il Festival del Lavoro", l'evento di anteprima della decima edizione del Festival del Lavoro, che si terrà a Milano dal 20 al 22 giugno 2019.

L'evento nel capoluogo ligure, organizzato dal Consiglio nazionale dell'Ordine e dalla Fondazione Studi, oltre a manifestare la vicinanza della Categoria alla città dopo il crollo del Ponte Morandi, vuole tenere alta l'attenzione sull'urgenza di un piano per ritornare a investire in infrastrutture per far ripartire economia e lavoro. La ripresa incompiuta dell'Italia, infatti, può essere attribuita principalmente ad investimenti insufficienti: la quota di PIL persa durante i nove anni di recessione economica è pari complessivamente a 8,1 punti percentuali e avrebbe incentivato la creazione di 1,2 milioni di posti di lavoro, con il conseguente abbattimento del tasso di disoccupazione. Dal report elaborato dall'Osservatorio di Categoria si osserva che a subire la contrazione più pesante, pari al 51,3%, sono gli investimenti per la realizzazione di nuove costruzioni, di opere pubbliche e di edilizia non residenziale privata. Una spinta al settore, anche a livello occupazionale, giunge dagli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture esistenti (+74%). Ad incentivare tali interventi per la riqualificazione del patrimonio edilizio gli incentivi fiscali, che hanno svolto un'azione anticiclica, anche se non risolutiva, rispetto alla recessione registrata nel settore.

Su 701 miliardi di euro investiti dal 2007 al 2017 in manutenzione straordinaria, 218 miliardi sono stati mossi dagli incentivi fiscali - pari al 31,1% del totale -, che per ciascun anno hanno attivato circa 300.000 posti di lavoro.

Si conferma quindi l'importante ruolo di rilancio del settore giocato dagli sgravi. Aumentare di circa 1 miliardo di euro gli sgravi fiscali – si evidenzia nel rapporto - permetterebbe di ridurre il costo del lavoro e di creare una domanda aggiuntiva diretta e indiretta di circa 2 miliardi e 292 milioni di euro, con una ricaduta complessiva sul sistema economico di 3 miliardi e 513 milioni di euro. Questo produrrebbe inoltre un incremento di circa 15-18 mila unità nette di lavoro, di cui 10-12 mila direttamente nel settore delle costruzioni e il restante nei comparti collegati.

"Investire in infrastrutture e ridurre il costo del lavoro sono le direttrici principali con cui fare ripartire l'economia italiana creando occupazione", ha commentato il Presidente della Fondazione Studi, Rosario De Luca. "L'esempio del Ponte Morandi ha drammaticamente sottolineato come il sistema delle infrastrutture viarie in Italia sia fermo da oltre 50 anni". "Sono rari gli esempi - ha continuato - sia di realizzazione di nuove costruzioni, sia di manutenzione ordinaria e straordinaria delle opere pubbliche esistenti. Riprendere ad investire in questo settore significherà far ripartire l'economia, fare il bene delle aziende, dei lavoratori e dei cittadini italiani, che finalmente potranno godere di un Paese più moderno e sicuro", ha poi concluso.

 

(In allegato il documento completo dell'Osservatorio, scaricabile in pdf)

 

 

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