Giovedì, 16 Maggio 2013 14:37

Il “diritto al lavoro”

Scritto da

Parma, 16 maggio 2013 -

Il 19 marzo 1951 la prima "Giornata Nazionale del Mutilato" promossa da ANMIL - Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro -.
Lo scopo di quella giornata era ricordare all'opinione pubblica, alle Istituzioni ed alle forze politiche la necessità di concentrare la propria attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e di garantire la giusta tutela alle vittime del lavoro e alle loro famiglie.


Dal 1998, con direttive del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 aprile 1998 e poi del 7 marzo 2003, tale ricorrenza è stata istituzionalizzata su richiesta dell'ANMIL e ogni anno, nella seconda domenica di ottobre la "Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro". Da quattro anni ruolo fondamentale in questo campo è attribuito alla Commissione Consultiva Permanente per la Salute e Sicurezza sul Lavoro (ricostituita con Decreto Ministeriale del 3 dicembre 2008) che delinea un vero e proprio sistema istituzionale di organismi deputati alla elaborazione ed applicazione delle misure di prevenzione e protezione. In tale contesto, come previsto dall'art.6 del Testo unico, sono presenti paritariamente rappresentanti delle Amministrazioni centrali, delle Regioni e delle parti sociali. Sicuramente un ottimo esempio di buona collaborazione della Pubblica Amministrazione per un uso efficace ed efficiente delle competenze distintive di ciascun ente.
Perché il "sistema" funzioni però è fondamentale che lavoratori e datori di lavoro siano a conoscenza e rispettino i propri diritti e doveri, cosa che ogni giorno i dati allarmanti degli infortuni sul lavoro ci ricordano, purtroppo, non essere così. Perché questo accada i controlli non si dovrebbero esaurire nella semplice verifica del rispetto delle norme, ma diventare un' occasione per mettere a disposizione dei lavoratori un'ampia gamma di conoscenze tecniche e una concorde e chiara interpretazione della legge. E se tutto funzionasse non avremmo dall'inizio dell'anno – i dati sono dell'Osservatorio indipendente di Bologna – 182 lavoratori morti per infortuni sui luoghi di lavoro.
A loro si aggiungono i lavoratori in nero, quelli che si ammalano a causa delle scarsa sicurezza delle fabbriche (un caso fra tutti l'Ilva di Taranto) e il fenomeno di cronaca sempre più in crescita e allarmante quest'anno, i disoccupati che si uccidono per la disperazione di non avere un impiego.
Non bisogna dimenticare che negli ultimi cinque anni, in Italia, si sono verificati oltre cinque milioni di infortuni sul lavoro che hanno provocato quasi 200.000 invalidità permanenti e oltre 7.000 morti.
Forse per una Repubblica come la nostra fondata sul lavoro servirebbe davvero un sistema capace di mettere in atto le condizioni per il "diritto al lavoro".