Di Francesca Dallatana Bagnone, Massa-Carrara, 09 Febbraio 2025
Il mare tedesco è un frammento di spiaggia, dimenticato sulla riva nord d’Europa. Fuori dalla strada ferrata dell’immaginario collettivo. Mare del Nord e mare Baltico. Due freddi specchi d’acqua più cupi che azzurri, nel più lungo scorcio d’anno dalle basse temperature.
Germania insolita. Mare padrone. E’ il senso della testimonianza di Riccardo Foce, residente a Bagnone, provincia di Massa Carrara, tedesco d’adozione, parmense per vocazione e per amicizie rodate, idealmente bolognese come tutti gli studenti che hanno vissuto e respirato nella grande casa dell’Alma Mater Studiorum. La facoltà di Agraria si trovava in via Irnerio, quando la frequentava lui. Accanto alla facoltà di Fisica. Certe strade rimangono le stesse nonostante Chronos.
Provenienza sul limitare delle appartenenze: Riccardo Foce è un transfrontaliero europeo. Tosco-emiliano di origine, europeo per cultura sociale.
E il lavoro migrante finisce al confine della narrazione. L’alta marea inonda l’intervista. Relega in disparte la sua esperienza di italiano emigrato nel nord della Germania per motivi di lavoro.
Mare e vita sociale, andate e ritorni dall’Italia per la Germania. Amicizie e relazioni coltivate a distanza e in presenza nonostante le migliaia di chilometri.
Italia e Germania: l’Europa è il comune denominatore.
“Sono un animale sociale”, si definisce così Riccardo Foce. La sua casa è aperta alle persone, agli amici, esattamente come lui è aperto alla relazione. Anche l’intervista finisce nei frammenti di tempo lasciati liberi dalla socialità. E’ ritornato a vivere in località Pagazzana, frazione di Bagnone. Da dove è partita la migrazione verso la mitteleuropa. Da Bagnone mai se ne è realmente andato. E neanche dalla Germania. Le andate e i ritorni per motivi di amicizia continuano nel corso degli anni. E hanno reso Bagnone un po’ tedesca e Wilhelmshaven un po’ italiana.
La preparazione emotiva
La famiglia d’origine dell’intervistato è molto nota a Bagnone. Viene da una tradizione di professionisti e cultori del mare. Ma Riccardo Foce non si sofferma a parlarne, fedele ad uno stile ispirato al riserbo e all’understatement. Si è diplomato all’istituto nautico a La Spezia, poi l’iscrizione e la frequenza all’Accademia navale a Livorno per due anni, quindi l’iscrizione alla Facoltà di agraria, nel capoluogo emiliano. Vorrebbe navigare subito. Il mare lo attrae. Ma segue i suggerimenti della famiglia e prosegue con la formazione universitaria. La Germania entra imperativa nella vita di Riccardo Foce per la prima volta nel 1981.
Al nomadismo del mare sostituisce uno spostamento terrestre. In Germania rimane per due anni, nel primo capitolo di vita mitteleuropea. In terra teutonica comincia a lavorare nella ristorazione. E’ meticoloso e preciso; ci tiene ad essere preparato.
Legge, consulta e studia libri e manuali di gastronomia. Non si stancherà di farlo neanche nella seconda lunga trasferta tedesca. “Mi sono preparato e ho continuato a farlo nel corso degli anni. Anche se i piatti italiani proposti nei ristoranti tedeschi sono semplici. Alla carta bisogna proporne parecchi, almeno un centinaio. Che devi preparare e dare se il cliente lo chiede. In Germania si guadagnava molto di più rispetto all’Italia. Lavorando nel settore della ristorazione e della gastronomia non avevamo il problema del cibo. Il cambio tra il marco e la lira era a noi favorevole. Si lavorava, si guadagnava dignitosamente e si viveva bene”, spiega Riccardo Foce. Che inizia l’esperienza nella ristorazione e nella gastronomia come lavoratore dipendente. Molto facile la relazione con i tedeschi. “Uscivamo la sera, alla fine del lavoro. Non era difficile conoscere ragazze tedesche. Per me – sottolinea - è stato facile stringere amicizie. Le birrerie tedesche sono luoghi di socialità e di narrazione. Qui si incontrano l’avvocato e il sindaco e il vicino di casa.” Germania, fino al ritorno in Italia. Siamo nel 1982. Rimane a Bagnone con la compagna tedesca fino al 1991. Qui gestisce un ristorante. Oltre ad occuparsi di apicoltura. Di questo periodo, una decade dedicata alla ristorazione sul territorio italiano, Riccardo Foce vuole ricordare soprattutto Andrea Negrari, “una persona che ha fatto molto per Bagnone e che mi ha aiutato durante la mia esperienza di imprenditore nella ristorazione in Italia.” Quasi dieci anni d’Italia. Fino al rientro in Germania della moglie. Lui decide di raggiungerla per ricomporre il nucleo familiare. E ricomincia la vita in Europa del nord. Nel frattempo alla coppia italo-tedesca si è aggiunta la loro figlia, nata in Italia.
Socialità e lavoro.
“Faceva molto freddo, in quegli anni, in Germania del nord.” Parla di temperatura, Riccardo Foce. “Si era arrivati a meno trenta gradi. E molto vento e freddo e ghiaccio. Al quale i tedeschi sono più temprati e abituati nella gestione. In caso di nevicate oppure di maltempo sono pronti ad intervenire sulle strade per manutenerle e garantire la praticabilità automobilistica”. E i ricordi si tuffano di nuovo nella vita tedesca. Nuota in un mare amico e conosciuto, la narrazione dell’intervistato.
Dal 1991 al 2015, la vita scorre al nord dell’Europa tra il lavoro ad Amburgo, prima. A Wilhelmshaven, dopo.
“Amburgo è una metropoli. E’ una città aggressiva e violenta. Ricordo alcuni fatti pesanti: l’aggressione a una ragazza in una delle strade del centro della città e l’uccisione di un cuoco nei pressi del ristorante.” Aggressività sociale e frenesia urbana. La vita metropolitana si alterna ad inserti di tempo passati al confine del mare.
“Nel nord della Germania è tutto piatto, non ci sono monti. Molto vento. Molti tedeschi vanno con gli aquiloni. Molti vanno al mare sul wind surf. Io sapevo andare a vela in Italia. Mi sono preso un surf ma non era così facile. Mi divertivo. Mi buttavo in certi canali molto larghi. Bastava che ti mettessi sul surf ed era bello andare per i canali e per mare. Alternavo la vita sociale e lo sport al lavoro e alla vita familiare.”
Riccardo Foce continua raccontando della socialità leggera e tenace che ha accompagnato e cementato molte delle sue amicizie fino ad oggi. “Pesca e socialità. Andare per mare aiutava la socializzazione. Si andava a pesca sui pescherecci. Paghi una cifra e ti permettono di mettere giù due o tre canne da pesca. Si pescano i lacerti. C’è la tradizione di affumicare nel nord della Germania. Il fratello di mia moglie si occupava di affumicare. Io pescavo e lui affumicava. Insieme si mangiavano i pesci del mare del nord. Ci sono pesci diversi rispetto a quelli dei mari italiani: anguilla, sogliola, molto merluzzo. Nel mare del nord ci sono merluzzi che arrivano a trenta chilogrammi di peso. Quelli molto grossi si pescano soprattutto in Danimarca. Pesci favolosi, carne bianca e filetti molti alti. In gastronomia il merluzzo non ha il posto che merita”
Il confine con la Danimarca è vicino. Sconfinare è abitudine frequente. “Molti tedeschi hanno la tradizione di prendere in affitto case e appartamenti in Danimarca. Per andare a pesca.” Andate e ritorni europei, in versione transfrontaliera.
Il mare per un italiano migrante proveniente dalla Liguria e dintorni rappresenta un ideale trait d’union.
“Al mattino, si andava a passeggio sulle dighe costruite per recuperare terreno dal mare. A passeggio con il cane non era e non è difficile conoscere persone. Con alcune si parla di più e si intrecciano relazioni che vanno al là della semplice conoscenza. Come in Italia e in tutto il mondo in Germania si incontra bella e grama gente. E quando si incontra bella gente fa piacere frequentarla.”
Molti sono gli incontri e le conoscenze per le strade della Germania del nord, a passeggio con Mimì, il cane femmina di razza bracco pointer, nata a Wilhelmshaven ed emigrata a Bagnone insieme al suo umano.
Le migrazioni in Germania da dove arrivavano negli anni di permanenza di Riccardo Foce? “C’erano molti turchi presenti sul territorio tedesco. Invece molti dei ristoranti erano e sono gestiti da persone provenienti dal sud, dal mezzogiorno italiano. Mentre le gelaterie sono dei veneti e dei trentini, soprattutto. Nella Germania del nord dove ho vissuto il turismo estivo arrivava soprattutto dal nord e dall’Olanda. Ma durante l’anno i clienti dei ristoranti erano soprattutto tedeschi.”
Tra i connazionali un circuito privilegiato di comunicazione rendeva più facile la socialità? “Facevamo una vita semplice, eravamo giovani. Entrare nei circuiti sociali era diretto e facile. Nella cittadina c’era sempre un bar italiano, un centro commerciale. In Germania si va molto in bicicletta. Non ci sono saliscendi. E’ un territorio pianeggiante. E questi spostamenti diretti aiutano la socialità.”
Il mare del nord.
E ancora e sempre il mare. Nel tempo del non lavoro. Nell’immaginario del lavoratore migrante ritornato a Bagnone ma con gran parte della memoria emotiva ancorata ad Amburgo e a Wilhelmshaven.
A nord il mare-padrone non è un unico mare. Sono mari freddi e dai colori decisi della terra e della roccia.
Mari più lontani dall’immaginario degli italiani. Acque antiche.
Mari diversi.
Solo chi vive nella neve ne vede i diversi colori e ne riconosce le consistenze. Il principio vale anche per il mare. E per i mari del nord.
Riccardo Foce, ligure di origine e per biografia distingue fondali e colori del mare e racconta il nord.
“A Wilhelmshaven, la sabbia della spiaggia del mare del Nord è sottile, sottile, sottile. Fa diventare l’acqua più scura di quella del mar Baltico. Ci sono fortissimi dislivelli di marea. Quando la marea scende grossi blocchi di roccia sembrano arenarsi a riva. In realtà sono blocchi di ghiaccio e non di roccia. Blocchi di ghiaccio che si fermano sulle rive. Succedeva soprattutto nei miei primi anni tedeschi, quando le temperature erano più basse. Poi la temperatura è aumentata e non abbiamo più visto i blocchi di ghiaccio. Durante la bassa marea l’acqua si allontana di un chilometro. Si può passeggiare sul bagnasciuga e ci si può allontanare. Nella sabbia, nella fanghiglia di mare crescono i piccoli gamberetti del mare del nord e sono molto buoni da mangiare. Sono gamberetti molto piccoli. I pescatori che vanno in mare con le barche li cuociono direttamente a bordo e quando arrivano a terra li vendono a cartocci. Il mare di Rostock batte sui sassi, invece. Sulla roccia. E l’acqua è trasparente.”
Che cosa manca all’intervistato della Germania? Una domanda spiazzante. Silenzio lungo. Niente, sembra rispondere con gli occhi dall’altra parte dello schermo. E invece la voce anima il microfono: “Le amicizie. Le persone. Mi mancano le persone che ho frequentato. E che continuo ad incontrare. A Bagnone, a casa mia, dove invito spesso amici tedeschi e amici italiani.” Tutti al di qua e al di là dei confini delle Regioni italiane e dei Paesi di appartenenza. A Bagnone mancano i kneipe, le birrerie-ritrovo dove ci si incontra e si parla mentre si cavalcano onde e schiuma di birra. E’ il surf del dopo lavoro.
Né mare, né Germania. Le ultime battute dell’intervista sono per la sua più forte appartenenza: Bagnone. “Dopo anni di Germania apprezzo molto il clima e la bellezza dei monti della nostra terra. E’ di grande potenza l’immagine della cresta delle Apuane, che vedo al mattino dalla finestra della casa di Bagnone.”
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