Tre giorni tra incontri, confronto, show cooking e visite per parlare di cucina etica, sostenibilità rispetto per l’ambiente e riutilizzo delle materie prime senza spreco: a Brunico si è svolta l’edizione invernale di Care’s Ethical Chef Days
Articolo e foto di Chiara Marando -
03 Aprile 2019 -
La montagna è un mondo, un microcosmo con regole che seguono il ritmo della natura e tempi apparentemente più lenti, perché rispettosi di un ciclo che dalla terra attraversa l’aria, si fonde con l’ambiente per concretizzarsi in gesti quotidiani. La montagna è tradizioni, è famiglie che tramandano usanze, mestieri, culture. La montagna è sostenibilità.
Ed è partendo da questo concetto di sostenibilità che nasce Care’s Ethical Chef, il progetto concepito da uno chef, il tristellato Norbert Niederkofler, per coinvolgere altri chef, ma anche aziende nel settore food, nel portare avanti una strada comune rivolta alla cura dell’ambiente, delle comunità locali e del movimento naturale di un ecosistema da salvaguardare. Il tutto promuovendo un approccio etico e sostenibile partendo dal mondo che li vede protagonisti: la cucina.
Perché i cambiamenti positivi sono possibili, si riescono a concretizzare unendosi in obiettivi che siano corali, in un approccio quotidiano più consapevole.
Un totale di 33 cuochi, provenienti da 13 paesi da tutto il mondo, per 26 stelle Michelin. Questi oggi sono i numeri di Care’s.
E gli Ethical chef days rappresentano un momento per incontrarsi, per dialogare, per sviluppare e far vivere lo spirito di Care’s, dalle montagne fino al mare.
L’ultimo appuntamento ha scelto la Val Pusteria come teatro di tre giorni durante i quali si sono ritrovati alcuni dei numerosi chef che sostengono il progetto, giunto al suo terzo anno. E questa edizione non è stata solo teoria ma anche e soprattutto pratica, sperimentazione e tasting experience per entrare nel pieno dell’anima Care’s. Insomma, la cucina come punto di partenza per arrivare a parlare di economia, agricoltura, sostenibilità, etica e azione.
Diverse location intorno a Brunico hanno ospitato incontri, degustazioni e show cooking. Poi visite dirette per scoprire da vicino le preziose produzioni locali, che riflettono il racconto più vero della cultura gastronomica di montagna. A narrarle i contadini, i maestri dello speck e del formaggio di malga, dalle cui parole traspare l’amore per il territorio, per il lavoro di ogni giorno portato avanti con cura e dedizione.
Cultura del cibo, dell’ecosistema, della filosofia “Cook the mountain”, perfettamente interpretata attraverso la realizzazione dell’ultimo, favoloso, progetto arrivato a conclusione lo scorso dicembre e nato dalle menti di Paolo Ferretti e Norbert Niederkofler: l’Alpinn - Food and Space Restaurant uno sguardo a 2300 metri su Plan de Corones. Non solo ristorante, ma anche fulcro di un nuovo concetto di cibo fondato sulla riduzione degli sprechi, sull’utilizzo di materie prime locali, sulla valorizzazione tangibile degli scarti, come ingredienti da utilizzare per piatti differenti.
Proprio l’Apinn ha accolto la serata conclusiva di queste tre giornate intense, concrete e ricche di condivisione. Una finestra su montagne innevate, su un tramonto che ha tolto il fiato, sulla bellezza più pura e silenziosa.
Durante la serata si sono alternati nomi come Dominique Crenn, con la tartare profumata al caffè e ammorbidita dal latte di cocco;
Alfio Ghezzi, che ha interpretato la pasta monograno in un trittico di semplicità e ciclicità di riutilizzo;
David Kinch e la barbabietola arrostita con crema al formaggio di malga; Andrea Tortora, tentatore con il suo Uovo di Tortora all’albicocca e limone;
Michele Lazzarini, autore dell’Alzavola selvatica alla brace; Pedro Miguel Schiaffino e il suo cavolo con yucca fermentata, tucupi negro e microplancton; Tomaz Kavcic, dove Tradizione si fa….cappone; Valeria Margerita Mosca, con lei le materie prime sono diventate drink da bere;
Manu Buffara ha portato il merluzzo alla carbonara con anguria; Jason Bangerter, Lingua d’agnello, ribes, zucca e rosmarino; Robin Gill, ha trasformato la barbabietola affumicata in tartare accompagnandola con yogurt alla cenere, caviale ed erbe di montagna; Marco Perez e Fabio Curreli, insieme per lavorare verdure verdi, raperonzolo, canapa e liquirizia di montagna.
Piatti diversi, inaspettati, personali, interpretazioni di un concetto che da recupero e sostenibilità si affaccia sulla grande cucina d’autore, quale esempio di un universo che ha ancora tanto da dimostrare, regalare ed emozionare.
Agricoltura. L'impegno della Regione per sostenere le imprese agricole e zootecniche di montagna e collina, dalla Regione 15 milioni di euro per le indennità compensative
Al via due bandi del Psr 2014-2020. L'assessore Caselli: "Interveniamo per compensare i costi aggiuntivi sostenuti da chi opera in difficili contesti ambientali e per contrastare l'abbandono dell'Appennino e il dissesto del territorio". Entro il 15 maggio la presentazione delle domande.
Bologna - Arrivano dalla Regione circa 15 milioni di euro sotto forma di indennità compensative a favore delle aziende agricole e zootecniche che operano in aree svantaggiate di montagna e altre zone collinari sottoposte a vincoli naturali, con ricadute negative sull'attività produttiva. È questa la dotazione finanziaria stimata per l'attivazione di due bandi approvati dalla Giunta regionale dell'Emilia-Romagna nell'ambito della Misura 13 del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020.
Si tratta della quarta annualità di attuazione della misura che per l'intero periodo settennale può contare su un budget di circa 90 milioni di euro.
Le domande per entrambi i bandi devono essere presentate entro il 15 maggio. Sul sito di Agrea ( http://agrea.regione.emilia-romagna.it/servizi/come-presento-la-domanda ) è già disponibile il modulo del Piano colturale grafico 2018 necessario alla compilazione della domanda. Entro la prima metà di aprile, con comunicazione sul sito di Agrea, sarà disponibile il secondo modulo per completare la presentazione della domanda.
"Con questo intervento- sottolinea l'assessore regionale all'Agricoltura, Simona Caselli- mettiamo a disposizione un consistente pacchetto di risorse per compensare i costi aggiuntivi sostenuti dalle aziende che operano in difficili contesti ambientali e per contrastare in questo l'abbandono delle zone di montagna, dove l'agricoltura svolge un ruolo fondamentale di prevenzione del dissesto idrogeologico a favore dell'intera collettività, come testimoniano i danni provocati dalla recente ondata di maltempo".
I due bandi in sintesi
Il primo bando (13.1.01) è rivolto alle aziende di montagna e prevede l'erogazione di un premio base di 125 euro per ettaro di superficie agricola per l'anno 2018; il secondo (13.2.01) è invece indirizzato agli imprenditori agricoli delle aree collinari svantaggiate: il premio base è di 70 euro. Per entrambi i bandi è previsto un meccanismo di riduzione progressiva delle indennità (cosiddetta modulazione) in funzione dell'estensione della superficie agricola dichiarata. Sopra i 50 ettari il premio non sarà più corrisposto. Tutte le domande ammissibili saranno soddisfatte, anche se l'ammontare complessivo delle richieste di pagamento per i due bandi dovesse superare il fabbisogno stimato.
La delibera è stata pubblicata oggi sul Burert dell'Emilia-Romagna. /G.Ma.
L'11 dicembre ricorre la Giornata Internazionale della Montagna, istituita dall'ONU. Dal 2003 la celebrazione è stata osservata ogni anno per creare consapevolezza sull'importanza della montagna. Il nostro Consorzio è molto attivo nelle aree montane della nostra provincia: sono 30 i comuni montani coinvolti (riportiamo più avanti le dichiarazioni dei sindaci della nostra provincia).
Piacenza, 11 dicembre 2017 - Diverse sono le attività del Consorzio di Bonifica di Piacenza nel comprensorio montano:
- gestione degli acquedotti rurali
- manutenzione della viabilità rurale
- lotta al dissesto idrogeologico
Acquedotti rurali
Sono 46 gli acquedotti rurali da gestire attraverso interventi di: sfalcio e lavaggio di numerosi manufatti acquedottistici, di ripristino di rotture sulle linee, di trasporto di acqua con autocisterna e di ristrutturazione di alcuni serbatoi di riserva/opera di raccolta.
Viabilità rurale
125 i chilometri di viabilità rurale da mantenere e da mettere in sicurezza consolidandone i versanti. Queste le tipologie di interventi: realizzazione e manutenzione del manto bitumato, messa in sicurezza, consolidamento delle scarpate, ripristino della viabilità e regimazione delle acque superficiali di scolo.
Difesa idraulica e presidio nella lotta al dissesto idrogeologico
Fondamentale in questa azione è la sinergia con le amministrazioni locali mediante tavoli tecnici comuni. L'obiettivo è di regimentare i corsi d'acqua con briglie che ne riducano la velocità, consolidarne le sponde e diminuire l'erosione in alveo.
Diverse sono le tipologie di interventi: sistemazione funzionale delle pendici, consolidamento dei versanti, contenimento o recupero di zone franose, ripristino degli argini (mediante infissione di pali di castagno, drenaggi o posa di massi), prevenzione e controllo dell'erosione dei terreni, contenimento e rallentamento (mediante briglie, gabbionate, difese spondali, ...) del deflusso delle acque, controllo e sorveglianza delle situazioni di criticità geomorfologica, drenaggi sui versanti.
Coordinamento con le amministrazioni locali
Il Consorzio di Bonifica di Piacenza interviene sia direttamente che a seguito di una strutturata concertazione con le amministrazioni locali.
"Il nostro territorio montano" commenta Simone Maserati Sindaco di Gazzola "rappresenta un'importante riserva sia per le attrattive turistiche sia per i tanti prodotti tipici ma anche per le tradizioni della sua gente che rappresentano i nostri valori e la nostra memoria; per questo risulta un patrimonio degno di essere manutenuto, valorizzato e supportato, soprattutto nelle iniziative di chi decide con entusiasmo, ma anche coraggio, di mettere in gioco le proprie risorse per investire in attività legate alla salvaguardia dell'ambiente montano ed alla produzione di prodotti locali".
"Le montagne" dice il Sindaco di Nibbiano Giovanni Cavallini e le loro comunità sono sistematicamente trascurate a livello globale ma i nostri compaesani hanno chiesto una forte alleanza, la fusione dei comuni, per tornare ad essere protagonisti ed incidere direttamente sulle scelte del loro futuro. La scelta della comunità è stata chiara e netta: un maggiore impegno per uno sviluppo dell'Alta Val Tidone, un impegno sia delle istituzioni che della società civile per lo sviluppo delle attività agricole, commerciali e per il ben essere delle comunità. Con questa forte motivazione il referendum popolare ha stabilito la fusione dei Comuni di Nibbiano, Pecorara e Caminata. Il nuovo Comune Alta Val Tidone prevede ed auspica il coinvolgimento dei giovani perché possano costruire, con vari progetti di sviluppo sostenibile, il loro futuro in questa valle fantastica. Per questo motivo desidero ringraziare tutti i compaesani che hanno deciso di diventare protagonisti del loro futuro in Alta Val Tidone".
Sergio Copelli Sindaco Ponte dell'Olio ricorda che "il tema di quest'anno "Montagne sotto stress: cambiamenti climatici, fame e migrazione" ci porta ad affrontare il tema delle aree marginali e di come valorizzare i servizi ecosistemici-ambientali. Per l'Alta Val Nure il cammino intrapreso si chiama Strategia Nazionale Aree Interne: 13 Comuni dell'Appennino Piacentino e Parmense hanno deciso di accettare la sfida di far parte di un progetto pilota proposto dall'Agenzia Ministeriale di Coesione Territoriale e dalla Regione. Con un intenso lavoro di consultazione e di pianificazione di possibili interventi per invertire gli indicatori demografici e socioeconomici, si è arrivati alla formulazione di una strategia che riguarda i settori della scuola, del sociosanitario e della mobilità attraverso un innovativo patto che consideri l'ambito ottimale il territorio formato da tutti i Comuni coinvolti. L'impegno riguarderà anche lo sviluppo economico, le buone prassi forestali e gli interventi legati al dissesto ed alla protezione civile. Un nuovo approccio capace di assicurare a chi resta e a chi vuole tornare a una maggiore qualità della vita".
"Attenzione alla tutela della montagna, valorizzazione e salvaguardia del patrimonio forestale, prevenzione del dissesto idrogeologico, sono le parole che più frequentemente si odono ogniqualvolta i territori di montagna sono interessati da frane o quelli a valle da inondazioni," dice Carmine De Falco Sindaco di Caminata. "Ma non meno importanti sono anche i fenomeni che investono i territori di montagna: spopolamento, scarsità di servizi, isolamento. Questi sono, in sintesi, alcuni dei fattori che riguardano la montagna e sui quali occorre riflettere ed intervenire per una inversione di tendenza. Ritengo perciò che, gli amministratori nazionali e locali, specie i sindaci di montagna, nell'agenda dei propri lavori, devono inserire, tra le priorità, investimenti ed accorgimenti mirati se si vuole mantenere integro il territorio e salvaguardare la bellezza della montagna e tutelare i suoi abitanti. Pertanto, occorre finalizzare gli interventi salvaguardando il patrimonio forestale, pulendo i sentieri, evitando il formarsi di frane, sostenendo le attività agricole, assicurando servizi essenziali, telecomunicazioni, trasporti, servizi sanitari e scolastici, e considerare la montagna una risorsa che va salvaguardata per il benessere dei cittadini che vi abitano, per la potenzialità di turisti che può attrarre e per usufruire dei prodotti sani sulle nostre tavole. Tutto ciò si può ottenere se ogni amministratore ha veramente voglia di investire in attività che non producono effetti immediati, quindi non portano voti, ma avranno per sempre la riconoscenza di quanti beneficeranno, fosse anche per una passeggiata, in un bosco pulito.
Molti di noi sindaci, purtroppo, siamo assillati da mille problematiche: dobbiamo convivere con le esigenze di bilancio, con opere, a volte, costose, dobbiamo assicurare servizi efficienti e spesso la tutela della montagna e dei suoi abitanti per forza di cose passa in secondo piano, ma io dico a tutti i sindaci di montagna: se i nostri concittadini sono rimasti a coltivare i campi in zone disagiate, a portare le mandrie in zone difficilmente raggiungibili è perché amano il territorio e lo proteggono, allora aiutiamoli e i risultati arriveranno, loro possono rappresentare la spinta per avere territori sani, maggiori attività commerciali, numerose attività artigianali e turismo di qualità.
Io sono nato in un paese di montagna, Ospedaletto D'Alpinolo in provincia di Avellino, posto a 700 metri di altezza e ricordo sempre, con nostalgia, quando nei mesi estivi, un piccolo paese di mille abitanti, si trasformava in una comunità di cinquemila persone amanti della buona aria del buon cibo e desiderosi di passeggiare nei boschi dai sentieri ben tracciati e puliti. Se vogliamo che la montagna viva, amiamola".
Claudia Borrè sindaco di Zerba, commenta: "Come Sindaco del più piccolo comune della Regione, 77 residenti, credo fortemente nelle opportunità che il territorio montano possa offrire ma sono consapevole delle enormi difficoltà di poter strutturare tali risorse. Manca un progetto serio unitario del territorio e concreto. Bisogna che tutte le Istituzioni ripensino a uno sviluppo dei piccoli borghi montani. Dietro alle grandi città, ad una Pianura Padana sempre più inquinata ci siamo noi, montagna, fragile, per molti mesi quasi disabitata ma che può essere territorio ricco se aiutata a riportare lavoro, senza possibilità di occupazione non si può pensare a nessun progetto.
Riportare la gente a vivere qui, ricreare una microeconomia, un aiuto a chi vuol tornare, perché qualcuno ci vuole provare.
Poi i servizi, le strade, il dissesto: credo che solo con la presenza sul territorio delle persone che lo lavorano e lo curano siano temi risolvibili.
Se tutti i paesi diventano solo seconde case per poche settimane all'anno si perde il concetto di comunità, di borgo vivo, e quindi le risorse per mantenerlo aumenteranno sempre di più ma non si fermerà l'abbandono e il degrado dell'ambiente montano.
"Le comunità rurali" interviene Lorenzo Burgazzoli Sindaco di Piozzano, "che risiedono nelle zone alpine ma anche collinari,sono economicamente e socialmente molto importanti perché svolgono una funzione di presidio e salvaguardia dell'ambiente, attuando, inoltre, un'agricoltura capace di offrire dei prodotti di qualità certificata ben apprezzati sul mercato. Le Istituzioni di ogni ordine e grado dovrebbero impegnarsi alla promozione di queste aree iniziando a pensare e ragionare non solo in base alla densità abitativa ma in base alla peculiarità del territorio, talvolta marginale,con i suoi problemi e le proprie potenzialità. I nostri territori sono unici, molto spesso incontaminati e vanno preservati per le future generazioni ma per evitare il progressivo spopolamento vanno create le infrastrutture e le condizioni favorevoli affinché i cittadini ci possano abitare e lavorare serenamente".
Ivano Rocchetta Sindaco Castell'Arquato ci ricorda che "La gestione dell'acqua è elemento essenziale per lo sviluppo dell'agricoltura. E un'agricoltura fiorente si pone come baluardo, stimolo e motivazione per far restare i giovani sul territorio. Dunque l'agricoltura diventa non solo presidio a valenza economica ma anche sociale. Ed è rimanendo sul territorio che lo si può proteggere e salvaguardare".
Paolo Negri Sindaco di Bettola ricorda "una frase del celebre letterato tedesco Johann Wolfgang von Goethe 'i monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi'.
Mi tornano alla memoria i nostri anziani, uomini e donne di poche parole, ma che hanno sempre amato le loro terre e con la loro esperienza quotidiana hanno tramandato lo stesso amore ai nostri giovani. Questi nostri giovani che, senza slogan e senza clamore, hanno ritrovato la voglia e la volontà di fare rivivere le nostre montagne, sempre bistrattate e dimenticate, speranzosi di ritagliarsi un proprio spazio e di costruirsi una propria vita. Questi giovani che si stanno impegnando per cercare culture alternative, culture biologiche ed ecosostenibili, per cercare di valorizzare e far conoscere i prodotti e le tipicità locali che le nostre montagne ci permettono di creare e realizzare. Quello che tutti uniti possiamo fare per loro è: 'Aiutarli' per non far crollare le loro illusioni, per non distruggere i loro sogni".
Giovanni Malchiodi Sindaco di Ferriere dichiara che "La montagna è quella splendida parte del territorio che tutti noi conosciamo. Averla abbandonata con lo spopolamento degli anni scorsi nella ricerca di una vita migliore è stato a mio avviso un errore gravissimo. Questo ha causato oltre a un grave danno ambientale con le conseguenze e i costi che anche di recente (alluvione 2015) abbiamo affrontato, un grande danno sociale in quanto il continuo calo di popolazione ha determinato la perdita di molti servizi e reso le città invivibili con enormi problemi di sicurezza e di inquinamento. Ora per potere salvare la montagna non occorre altro che grandi investimenti mirati a far rimenare i pochi rimasti e tentare, attraverso la creazione di posti di lavoro, di portare i giovani ad insediarsi. Solo in questo modo si potrà avere il presidio e la custodia di questa importantissima parte della terra".
Paolo Calestani Sindaco di Morfasso esorta a "promuovere e valorizzare la montagna. Gli amministratori locali fanno tanto ma c'è la necessità che anche governo e regioni intervengano con il supporto di fondi. Noi crediamo che sia fondamentale mantenere sul territorio i servizi essenziali. A Morfasso, per esempio, abbiamo infatti asili, nidi, doposcuola, un sevizio di scuolabus che va a prendere bambino per bambino: si tratti di servizi alla famiglia che aiutano a radicare la comunità nel territorio senza spingerla a cercare altrove gli stessi servizi. Fondamentale è poi potenziare l'agricoltura e il turismo locale. Gli obiettivi si raggiungono grazie alla sinergia. Con il Consorzio di Bonifica di Piacenza lavoriamo attivamente per la lotta contro il dissesto idrogeologico per arrivare a coprire capillarmente il territorio."
La montagna non può salvarsi da sola. Le molteplici iniziative della amministrazione comunale di Berceto per il rilancio turistico e il mantenimento del patrimonio locale. Il salto di qualità, da luogo di villeggiatura a località turistica.
di Lamberto Colla Parma 14 gennaio 2016 -
Come ormai consuetudine, l'eclettico Sindaco di Berceto, Luigi Lucchi, riesce a incassare il plauso anche di Michele Brambilla, da pochi mesi alla guida della Gazzetta di Parma, in occasione della presentazione della miriade di progetti messi in campo dall'amministrazione bercetese per rilanciare la località sul piano turistico e non solo come luogo di villeggiatura "quando a Parma ci sono 40 gradi" ha sottolineato il Sindaco.
"Oggi ho visto lo spirito giusto, la voglia di costruire un futuro per la gente che vive qui" è la chiosa del direttore del quotidiano locale commentando l'impegnativo piano di lavoro proposto dal sindaco peraltro sostenuto da molti e qualificanti interventi.
Effettivamente di carne al fuoco Lucchi ne ha gettata. Dalla volontà di creare degli organismi consortili per la gestione del territorio e per la gestione dell'energia, ovviamente da rinnovabili, dal progetto di spostamento e riqualificazione delle aree di servizio di Tugo est e Ovest più a ridosso del casello autostradale di Berceto trasformandole, come lo sono spesso quelle francesi, in punti di promozione dei prodotti tipici locali, dal promuovere innovativi servizi di assistenza alla comunità degli anziani al recupero delle case cantoniere e delle 50 abitazioni abbandonate a rischio di crollo, dal progetto di creare un albergo diffuso al consolidamento di un progetto di valorizzazione turistica del comune che è porta strategica del Parco Nazionale Tosco Emiliano con l'obiettivo di fare rientrare anche Berceto nel riconoscimento UNESCO di Riserva di Biosfera e la contestuale valorizzazione della Via Francigena.
"Bisogna avere progetti ambiziosi" sottolinea Luigi Lucchi che conclude chiedendo il contributo e la partecipazione di tutti per portare a termine le idee proposte "perché la montagna non può salvarsi da sola".
E' stata la volta quindi di Giovanni Gelmini a intervenire illustrando in dettaglio il "progetto fragilità" destinato alla comunità anziana, basti pensare che Berceto ha un tasso del 20% di ultrasettantacinquenni, mentre Fausto Giovannelli - presidente del Parco Nazionale Tosco Emiliano - ha sottolineato l'importanza di Berceto e delle sue infrastrutture nel progetto di valorizzazione del Parco e del contributo che potrà derivare dalla combinazione dei riconoscimenti Unesco.
L'intervento di Giulio Gravaghi - commissione ANCI nazionale e Consulente di numerosi Comuni nel processo di riforma del servizio distribuzione gas - entra nel merito del progetto di riforma delle Reti di distribuzione del gas, del valore complessivo di 25 miliardi, che se andrà in porto "scipperà le reti del gas ai comuni" con grave danno economico per gli stessi.
Infine Rossi, UIL Emilia, si compiace con il progetto di Lucchi, invitando però il Sindaco a creare massa critica attraverso alleanze con i comuni limitrofi per meglio rafforzare le richieste da indirizzare alla Regione Emilia Romagna.