Visualizza articoli per tag: marketing

L'emozione è una energia che inizia il suo cammino da molto lontano, per approdare in superficie, dopo aver percorso rapidamente tutte le strade invisibili dell'essere umano. Cronos e Kairòs sono due dimensioni temporali, fondamentali, per condensare o dilatare nel tempo la vita dell'emozione.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 24 novembre 2018 - Alcune emozioni vivono l'istante del qui e ora (hic et nunc), e come un soffio di vento, si allontanano rapidamente per disperdersi nell'aria, a stretto contatto con l'infinito, altre rimangono per sempre impresse nell'anima, altre ancora vivono latenti in attesa di trovare una via di fuga e approdare in superficie, dopo aver percorso lunghi tratti al riparo della luce del giorno. «Un'emozione, un istante, una vita».

Cronos è il tempo che assume le sembianze della persona che muove i sui passi sulla linea della vita. Tutto ciò che appare è misurabile, diventando un punto di riferimento, unico e imprescindibile, per valutarle all'interno di una dimensione singola e prospettica.
Kairòs rappresenta l'emozione episodica che ha un inizio, un presente e un dopo. Kairòs assegna valore all'azione che ha determinato l'insorgere dello stato emotigeno, che si manifesta in un momento particolare dell'esistenza dell'uomo e che trova il suo pulsare nelle opportunità e nelle scelte. Kairòs è l'espressione autentica per definire l'emozione in tutte le sue cardinalità, giunta a noi da lontano, per essere vissuta al tempo presente e da riportare nel dopo.

Il Big Bang è la manifestazione più autentica per rappresentare visivamente l'emozione. L'emozione si muove all'interno di un continuo divenire. A volte compie un passo indietro, altre volte si ferma, in altri casi si sveglia impennandosi. A volte s'impantana e solo un'emozione più forte è in grado di salvarla dal precipizio ed evitare che sprofondi senza avere più a disposizione una via di fuga.

L'emozione è una narrazione sotterranea tra l'uomo e il suo Spirito in continuo divenire con la propria anima. Un percorso che può essere osservato come un testo attraverso differenti prospettive, in base alla relazione tra i livelli e la loro profondità, che si muovono come un moto ondoso, tra il piano superiore dell'espressione e il loro contenuto, per tenere desto il mondo delle emozioni. Ciò che vedo, come rappresentazione visiva, messo in contrapposizione con ciò che non vedo, ma che immagino possa essere ed esistere. Le emozioni viste con l'occhio attento del russo, poi sovietico, Vladimir Propp che studiando 100 fiabe russe, si accorse della costante presenza di 8 personaggi in tutte le storie, che vivono situazioni di equilibrio, di rottura, della esaltazione messa in atto dall'eroe e da una ritorno all'equilibrio.
Anche le emozioni vivono all'interno di questo schema vivendo situazioni di normalità, fino a raggiungere l'esaltazione positiva, o negativa, con comportamenti di valore, positivi o negativi, tutti misurabili nel tempo, dove è forte il dialogo tra Cronos e Kairòs.

L'emozione è una narrazione itinerante tra l'IO e la sua anima che incontra nel suo viaggio luoghi e persone differenti alle quali cede e dalle quali riceve. Possiamo misurare le emozioni e trovare il giusto equilibrio? No, se non siamo in grado di vivere l'emozione immersi in un profondo benessere quotidiano, evitando di cercare strenuamente Cronos e a Kairòs ai quali chiedere: l'emozione è una questione di tempo?

Le emozioni sono quelle che ci tengono sveglie di notte
Jon Elster, tratto dal libro "Più tristi ma più saggi"

Foto di Paolo Rebecchi, tratta dal libro: Finestre di casa nostra, Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Itaca edizioni.

 

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

La scrittura è un'arte antica che ci riporta indietro nel tempo, all'epoca dei segni, impressi sulla pietra a testimoniare gli accadimenti al tempo presente, come traccia indelebile di un futuro che incalza di essere vissuto.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 18 novembre 2018 - La scrittura è il punto di partenza per parlare di sé stesso allo specchio.
L'origine è l'anima. Socrate e Platone intendono la filosofia un sapere aperto: mentre Socrate non scriveva e amava il dialogo, con il quale trovare un accordo con il suo interlocutore, al contrario Platone riteneva la scrittura essenziale per esaltare l'anima in quanto fonte di apprendimento. L'anima non sa, impara, ed è continuamente esposta alla ricerca della verità. Riferito all'uomo, guardandosi allo specchio. Socrate scopre il concetto e Platone il metodo scientifico, perché per scrivere ci vuole metodo senza il quale non si raggiunge l'anima. La verità si ottiene mettendo a nudo due anime e, con il metodo filosofico, disporle alla conoscenza della verità che si ottiene da un accordo esistente tra entrambe, e non da una sola presenza.

La scrittura è una incisione che si ottiene scavando nella profondità dell'anima, che si mostra in tutto il suo candore per fare emergere la verità, quella nascosta, tenuta per molto tempo lontano dagli sguardi riflessi dallo specchio nella grotta buia di Platone. Scrivere è liberarsi di ciò che si ha dentro e disporlo al mondo, affinché qualcuno possa scorgere nelle parole spunti da impiegare, per avviare un dialogo aperto con il proprio specchio. La scrittura è un lavoro di sguardi riflessi, prima con se stessi poi davanti allo specchio, osservando giorno dopo giorno cosa la scrittura può fare emergere, o tenere nascosto, per paura di infrangere lo specchio dell'anima, che finalmente appare in superficie e vede se stessa illuminata dalla luce del sole.

Il momento è importante. L'anima e lo specchio iniziano a dialogare. Prima con brevi monologhi poi con discorsi sempre più ampi fino a quando la parola trova l'accordo. Lì nasce il concetto di Socrate, riferita a quella dimensione immaginaria dell'anima dove l'uomo può individuare il punto esatto della sua esistenza e solo scrivendo con metodo riesce a parlare di sé in modo scientifico. Pensare di sé e successivamente scrivere di sé è sempre cosa buona. La scrittura riflette chi siamo fino a diventare storia, riflessa nello specchio del tempo, con la quale confrontarsi ogni giorno alla ricerca di nuove verità. L'anima del tempo e quella della vita si aprono al confronto e con il dialogo danno forma alla propria esistenza.

Il selfie è il linguaggio moderno con il quale le persone scrivono di sé facendo emergere a loro insaputa le ombre della propria anima, che mettono a nudo, alla ricerca delle verità nascosta, quella che le persone non vedono, la società non vede, ma che necessità di essere osservata e scritta. Ecco il dialogo. Quello che manca oggi nella società moderna è il confronto personale e sociale tra le anime dove trovare la verità, unica e indiscutibile. Per Socrate non esisteva una verità assoluta ma relativa, strettamente dipendente dal dialogo. Per Platone era per una verità assoluta e, in quanto tale, certa. Nella società moderna primeggia la verità assoluta dei singoli dove si cerca di imporre la propria agli altri. La verità relativa che fine ha fatto?

Foto di Paolo Rebecchi, tratta dal libro: Finestre di casa nostra, Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Itaca edizioni.

 la_scrittura_1.jpg

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 11 Novembre 2018 06:05

Imbevuto di pienezza alla ricerca della sazietà

La vita accade, le persone vivono. Le scelte sono l'espressione autentica delle cose che succedono, desiderate o meno, ma capitano. Essere immersi nella pienezza del Sé non significa essere sazi. C'è ancora un margine da colmare per raggiungere tutto ciò che le persone desiderano in assoluto.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 11 novembre 2018 - Una dimensione è concepire se stessi nella pienezza delle proprie azioni, l'altra è esserne sazi. Immergersi significa vivere istante per istante l'essenza della vita percorsa con intensità e velocità variabile per raggiungere con la forza della propria Anima l'Assoluto.

La vita delle persone scorre sul pelo dell'acqua avvolta da un mantello fatto apposta per proteggere, se stessi da se stessi, e se stessi dagli sguardi altrui. Occorre tuffarsi per scoprire nella gradualità della discesa chi siamo, e cosa desideriamo fare, per dare un senso compiuto alla nostra esistenza.

L'uomo è pieno di energia, il mondo è energia. Il cosmo è energia che si muove come i polmoni degli esseri umani, inspira ed espira per mantenere in equilibrio il sistema. Immergersi nell'energia del fare significa ritrovare se stessi. Un cammino non semplice, ma da fare: if you can't then you must, se non puoi, allora devi. Devi tuffarti e immergerti nella pienezza fino a quando non raggiungi la sazietà. Solo allora potrai fermarti perché hai sfiorato con l'Anima l'Assoluto.

Le cose accadono in forma positiva e negativa, in alcuni casi volute in altri non volute. Alcune cose non dipendono da noi, ma altre sì, influenzate dalla predisposizione positiva o negativa che ognuno ha verso le cose, perché gli eventi si attraggono o si respingono essendo parte di una energia più grande, infinita. Ognuno di loro ci spinge a vivere un passo dopo l'altro nella consapevolezza che possiamo ogni giorno andare oltre, osare, per superare il muro che ostacola il nostro desiderio di sazietà tenuta lontana dalla pienezza del tempo passato. Oppure fermarci. Ma questo significa rimanere in superficie evitando di immergerci nella pienezza, un tuffo nell'energia positiva della vita, dove raccogliere elementi sfidanti necessari per spingere noi stessi a superare l'asticella del fallimento e raggiungere, anche attraverso la fortuna, il successo.

È facile dire: dietro ogni sconfitta c'è l'opportunità. Per affermare questo, occorre sentire il grido dell'esperienza che spinge la sfida ad accrescere il valore del risultato. Deve emergere forte il bisogno di trovare un luogo dove l'energia positiva della vita aiuta le persone a spostare in avanti il muro che si inserisce tra la pienezza e la sazietà, tra un passo appena effettuato e l'altro da compiere. Per fare questo occorre immergersi sempre più profondamente nell'energia invisibile che è in noi, per vincere l'inerzia del non fare e ampliare gli orizzonti che rendono la visione miope. Quante volte le persone si trovano in situazioni che soffocano e tolgono il respiro.

Il cosmo respira, l'uomo respira, ma non è fatto per trattenere a lungo il respiro. Deve fare. Per uscire occorre immergersi ogni giorno in una dimensione più profonda, occorre vedere negli accadimenti quotidiani la via di fuga per raggiungere la sazietà. Rimanere fermi in superficie demanda agli altri la responsabilità del fare allontanando la possibilità di rapportarsi alla realtà senza prendere in considerazione la totalità delle situazioni. La sazietà ci riporta alla totalità dell'esistenza del vivere.

Negare tutto questo si perde di vista lo sguardo che inevitabilmente le persone hanno nei confronti di se stessi e degli altri. Si perdono in frastuoni assonanti che si disperdono nel nulla. La vita avanza e s'impoverisce perdendo lo smalto della primavera per rifugiarsi sotto le coperte congelate di ghiacciai perenni da cui nascondersi. Il tempo avanza e le stagioni sono li per illuminare con gli occhi della verità il valore dell'uomo. Occorre dissetarsi ogni giorno fino a raggiungere il punto dove tutto trabocca. È l'istante che rende sazia la nostra esistenza. Un punto che unisce il tempo trascorso e guarda al futuro imbevuto di una nuova pienezza, la sazietà.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli.

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 04 Novembre 2018 08:27

I numeri magici: il rapporto 20 / 80

Per studiare l'andamento economico della propria azienda attraverso l'analisi approfondita del fatturato generato dai migliori clienti, al pari di quelle sociologiche per osservare le reazioni e i comportamenti delle persone in un processo di scelta, serve un metodo. Uno di questi è il rapporto 20 / 80, considerato il riferimento empirico più importante per delineare l'andamento di un fenomeno in relazione ad un contesto.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 4 novembre 2018 - Vilfredo Federico Damaso Pareto è stato un ingegnere che ha dedicato la sua esistenza allo studio dell'economia e della filosofia. Vissuto tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento in Francia, dove è nato, e in Italia dove ha fissato la sua dimora, Vilfredo Pareto ha elaborato un teoria empirica statistica e matematica chiamata: Principio di Pareto, che ha dimostrato come il 20% delle cause provoca l'80% degli effetti.

Lo studio nasce dall'impossibilità di predire in forma precisa l'andamento di un fenomeno quando questo si presenta in forma complessa. Un sistema (o un contesto) è complesso quando non si riesce a definire in modo preciso le relazione esistente tra tutti gli elementi che appartengono all'insieme. La società è un sistema complesso per la mancata capacità dell'uomo di osservare in modo preciso le relazioni esistenti tra tutte le persone. La complessità, (dal latino cum plexum) "è una parola problema e non una parola soluzione", come afferma Edgard Morin, filosofo e sociologo francese che affronta il concetto di "comunità planetaria" guidata da un destino comune e non da tante comunità in grado di esprimere un proprio destino.

Ora le singole comunità sono incluse in una comunità più grande che le guida verso uno scopo comune. La comunità planetaria è un sistema complesso e il principio di Vilfredo Pareto è importante per riuscire a rappresentare l'andamento di un fenomeno in relazione ad un altro. La complessità è l'espressione autentica di una dimensione della quale è difficile definire i contorni e i contenuti. Ma è fondamentale per rappresentare un fenomeno che non è più in grado di ritornare alle origini perché ha superato il punto di non ritorno, chiamato, "punto di massa critica".

La rappresentazione si ottiene impiegando il principio di Vilfredo Pareto, il rapporto 20 / 80. Fino ad un certo punto il sistema può essere controllato e ogni fenomeno orientato verso una direzione oppure in un'altra. Superato il punto (esempio il 20 %) il sistema si stacca dalla posizione precedente e assume un altro andamento, complesso, e spesso fuori controllo. Internet è un sistema complesso. Le sue origini sono lontane dalle applicazioni che oggi vengono impiegate e che nessuno ne ipotizzava la presenza e quindi un possibile utilizzo, che ha permesso la creazione di una comunità globale che racchiude al proprio interno tutte le singole comunità presenti sulla terra condizionandone gli usi e i costumi e le identità.

Con il principio di Vilfredo Pareto è possibile rappresentare l'evoluzione di Internet: per un periodo di tempo, circa il 20 % internet è stato impiegato per usi strumentali, didattici e militari. Poi, ad un certo punto è scoppiato il fenomeno 80% e questo spiega come non sia possibile tornare alle origini assumendo l'identità di un sistema complesso. Questo vale per la posta elettronica, per il telefono e altri fenomeni che sono visibili a tutti. In azienda, le slide si rincorrono per dimostrare come il 20% dei migliori clienti è in grado di realizzare l'80% del fatturato.
Come l'economia di scala sia in grado di rendere efficiente i costi e aumentare la marginalità operativa di un determinato ambito e dell'azienda in senso globale. Grazie quindi agli studi e alle intuizioni di Vilfredo Pareto siamo oggi in grado di rappresentare la complessità, tutti quei fenomeni che l'uomo non è in grado di definire in altro modo se non scomponendo la complessità in sottoinsiemi più ridotti, da comunità planetaria a singola comunità, in grado di definire i contorni e comprendere i contenuti e i movimenti. L'uomo è una agente a razionalità limitata e solo riducendo la complessità è in grado di orientare le scelte grazie e di rappresentarle con il rapporto 20/80.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli. Riferimenti sitografici: https://www.wikipedia.org/ 

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

Il talento emotivo è un assioma coniato da Guido Zaccarelli che apre lo sguardo ad una nuova prospettiva con la quale osservare il talento associato alla dimensione emotiva.

Il Talento e le emozioni hanno vissuto nel tempo trattazioni separate legate a stati situazionali interiori dell'uomo o alla vita quotidiana, familiare, sociale o professionale. L'idea di unirli, per creare un valore aggiunto maggiore della somma dei singoli apporti, consente di ampliare gli orizzonti nei quali argomentare il talento dell'uomo e la dimensione emotiva, che combinati insieme, rappresentano un nuovo punto di forza sul quale poggiare e rinforzare anche l'analisi economica per le imprese, che necessariamente dovranno maggiormente prendere in seria considerazione l'assioma "Il talento emotivo".

Il talento sappiamo essere una abilità innata dell'uomo che si differenzia da individuo a individuo e che trova la sua vera identità quando è in grado di esprimersi in tutta la sua pienezza. L'emozione è un moto dell'anima che attraverso lo Spirito sprigiona l'energia del fare. Insieme formano una coppia in grado di impreziosire l'attitudine a valorizzare ulteriormente l'agire dell'uomo. Alla luce di quanto detto, potremmo affermare: «più valore al talento emotivo grazie alla Conoscenza Condivisa® che consente di fare emergere il valore del talento e veicolarlo con le emozioni nella società e nelle aziende».

https://youtu.be/yAIcDg0Vhqw 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale con Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 28 Ottobre 2018 07:32

Il successo o il flop dell'organizzazione a matrice

Le persone che desiderano entrare in contatto con una azienda dovrebbero preventivamente analizzare, verificare e documentarsi sul modello organizzativo implementato al proprio interno e chiedersi, onde evitare spiacevoli sorprese in futuro, quale tipo organizzazione è stata adottata, se verticale, orizzontale oppure a matrice.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 27 ottobre 2018 - Per molti può essere intuitivo immaginare il funzionamento di una azienda piramidale che agisce grazie all'adozione di una linea di comando verticale con ruoli e funzioni precise e unica direzione dell'agire organizzativo.

Le linee verticali svolgono azioni funzionali con a capo i vari responsabili, acquisti, amministrazione, ricerca e sviluppo dalle quali discendono i reparti o i servizi. Allo stesso modo agisce il modello organizzativo orizzontale le cui linee d'azione sono legate alla divisione aziendale (tipiche sono i prodotti) con a capo i responsabili di prodotto ( A, B, C, ) o di progetto ( A, B, C, ). Molto difficile diventa ipotizzare come funziona un'azienda che ha adottato uno schema a matrice.

Per procedere occorre riferirsi all'immagine ben rappresentata da una rete da calcio, da pescatore o da internet (la rete delle reti). Lo schema di base è composto dalla combinazione delle linee di comando verticali e orizzontali che s'intersecano su più livelli funzionali e operativi detti nodi. Il nodo rappresenta il processo, definito come un insieme complesso di azioni e di attività compiute dall'uomo, o dalla macchina, per realizzare un determinato prodotto, o servizio, per raggiungere un fine. Dietro al nodo c'è l'uomo con le sue conoscenze, competenze e capacità personali, professionali e relazionali che consentono l'esecuzione del processo. Il risultato finale dipende fortemente dalle proprietà in seno all'individuo.

Come funziona un'azienda a matrice e cosa avviene nella realtà? Il responsabile della divisione ricerca e sviluppo (linea verticale) ordina di procedere in una determinata direzione e impartisce le azioni da intraprendere alla propria linea gerarchica, che scendendo a valle, incontra sul proprio percorso alcuni nodi creati dalla intersezione con altre linee orizzontali. Il responsabile della funzione prodotto (linea orizzontale) impartisce le proprie disposizioni seguendo la propria linea gerarchica. Gli ordini, purtroppo, vengono diramati con tempi e modalità differenti, raggiungendo, con tempi e modalità differenti, i singoli stadi intermedi (i nodi delle rete) ai quali il lavoratore deve rispondere con la massima tempestività. Le linee d'azione non comunicano tra di loro lasciando nella mani del lavoratore la responsabilità della gestione, che dopo strenui tentativi di ottenere riscontri, blocca ogni singola attività fino quando l'informazione è priva di ambiguità. Nasce il caos che regna sovrano nell'azienda e tra i lavoratori.

La confusione genera stress, portando la persona a vivere un forte disagio psico-fisico che si riflette in tutti gli ambienti in cui l'individuo opera ed entra in relazione. Come esempio, prendiamo un lavoratore al quale viene chiesto di svolgere quotidianamente un determinato numero di controlli, su attrezzature di vario tipo e di riportare i risultati delle singole indagini in un report finale. Il dover dare riscontro tempestivamente, e contemporaneamente, a differenti responsabili dell'azione svolta e il dover attendere i riscontri puntuali di conferma o smentita delle attività intraprese, o la richiesta di un supplemento di indagine, obbliga il lavoratore a ridurre il tempo dedicato al controllo e spesso a trascurare aspetti che possono incidere pesantemente sul risultato finale delle azioni messe in campo. Tempus fugit. Rallentare, o procrastinare, le risposte può essere fatale per il processo e per le persone che lo governano.

I riscontri devono arrivare nel minor tempo possibile e ricevere una gestione attenta e puntuale per favorire il lavoratore nella gestione efficiente ed efficace delle azioni e delle attività. Questi comportamenti, nel tempo, pregiudicano il benessere delle persone aprendo le porte alla disaffezione lavorativa e all'assenza dal lavoro con forti ricadute sul welfare sociale. Ecco apparire sulla porta d'ingresso principale dell'impresa l'outsourcing che è indipendente dal clima organizzativo.

L'organizzazione a matrice fa perno sulla elevata professionalità del lavoratore che consapevole delle proprie abilità, diventa nodo attivo del processo decisionale: riceve le informazioni e gestisce le priorità relazionandosi con il responsabile delle singole linee per raggiungere gli scopi aziendali. Riceve ordini trasversali e anziché fermare il processo organizza le informazioni ricevute si fa carico di promuovere tutte le azioni necessarie, (comprese quelle di raccordo con i vari responsabili) che avvallano in questo modo il procedere. Fare matching questo poterebbe essere lo slogan del lavoratore di una azienda a matrice. Nella realtà questo non succede, o succede molto di rado. L'azienda, quando assume un lavoratore, dovrebbe avviare un percorso formativo interno teso a illustrare il modello organizzativo adottato dall'impresa, i punti di forza e di debolezza, affinché le persone possano ritrovarsi e identificarsi con le azioni da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi definiti nel piano strategico.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli.

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia

L'azienda è un sistema aperto in continuo contatto con l'ambiente di riferimento con il quale consolida e instaura nuove relazioni sociali ed economiche per soddisfare i bisogni emergenti dei consumatori e dei mercati. L'evoluzione nasce dalla reciprocità essenziale per favorire fattori di crescita universali attraverso l'adozione di nuove figure professionali e l'implementazione di nuove tecnologie destinate a realizzare prodotti e servizi innovativi e assicurare lunga vita all'azienda.

di Guido Zaccarelli Mirandola 20 ottobre 2018 - Tutto ha origine con i processi decisionali a cui fa seguito l'esecuzione e il controllo dei risultati intermedi (feed-back) dove correggere le azioni che possono portare ad una deviazione della linea strategica definita negli obiettivi. L'azienda nasce come istituto economico formato da un organismo dove intergiscono diversi sistemi coordinati e complementari di persone che producono beni e svolgono operazioni dove vengono assunte le decisioni necessarie per adattare mezzi scarsi a fini molteplici. Lo scopo è quello di creare nuove utilità (prodotti o servizi) per soddisfare la nascita di nuovi bisogni, attraverso una organizzazione sinergica agli scopi, che scompone le attività principali in sottomultipli con i quali garantire l'efficienza e l'efficacia delle azioni di governo. L'imprenditore organizza i beni dell'azienda per l'esercizio dell'impresa che ha un fine economico e diventa concreto con la produzione e la renumerazione dei fattori di produzione.

Le persone sono il cuore pulsante dell'impresa che agendo con capacità, impegno, volontà e dedizione, concorrono a definire il valore aggiunto di una azienda. La presenza di una organizzazione, che realizza prodotti attraverso la catena di montaggio, ( numero / quantità / basso profilo / lavoro a cottimo retribuito ad ore), dà impulso al turn over e alla mancata adesione delle persone all'identità aziendale con forti ripercussioni sulla curva di redditività e sul benessere dei lavoratori.

La sola convenienza economica della parcellizzazione del lavoro in attività elementari, era già stata evidenziata dallo scienziato Charles Babbage (1791-1871), inventore dei principi dei calcolatori, che evidenziava come la frammentazione delle attività permettesse di ottenere una diminuzione dei tempi di apprendimento, una minore necessità di intensa specializzazione, quindi costi minori e una maggiore possibilità di sostituire il lavoro umano con dispositivi automatici che avrebbero reso gli uomini liberi di dedicarsi a operazioni di maggiore contenuto intellettuale e organizzativo. Qui eravamo alla fine del '1800. Dal '900 in poi, poco è cambiato sulla parcellizzazione delle attività e sulla frammentazione del lavoro. I lavoratori vengono preparati in poco tempo ad eseguire una attività semplice e ripetitiva ad altissima frequenza. Si noti che il tac time, a volte, è di 3 secondi per frazione di prodotto.

L'ascolto è una dimensione importante, (se non la principale) per trovare l'accordo e favorire la produzione di idee e la messa a disposizione dell'azienda per concorrere a raggiungere il primato. L'impresa tende sempre più spesso ad implementare modelli organizzativi senza fornire l'adeguata formazione dei lavoratori i quali si trovano impreparati al cambiamento che devono subire anziché accompagnare. Il management tende ad adottare schemi teorici per illuminare il proprio percorso professionale senza valutare appieno le ricadute economiche che nel tempo possono portare ad un deterioramento dei piani d'azione dell'azienda e condurre i lavoratori a perdere il lavoro. Questi interventi tolgono alle persone il desiderio di proporre le proprie idee e soluzioni elevando nel tempo l'asticella della disaffezione verso le reciprocità. I costi aumentano obbligando l'azienda a ricorrere all'esterno per compensare il valore economico della disinteresse.

L'esternalizzazione è una moda alla quale tutti ricorrono per dimostrare ad inizio anno i costi delle singole attività e dei servizi da iscrivere a budget, inserendo nei contratti di fornitura i KPI (Key Performance Indicators – misura le prestazioni rispetto ai principali obiettivi aziendali) e le SLA (service level agreement – misura l'impegno tra l'azienda e il fornitore) senza valutare in modo complessivo tutte le ricadute, anche non monetarie, sulle intero funzionamento aziendale. La spirale inizia lentamente, ma progressivamente a prendere velocità, andando a erodere la marginalità che si rende partecipe, superato il valore soglia, di accompagnare l'azienda fuori dall'ambiente economico e produttivo, o l'incorporamento in altre aziende. Il futuro deve riportare l'azienda al centro dove ridurre l'esternalizzazione che spegne le idee dei lavoratori e avviare quei processi di industrializzazione che vedono la persona al centro dell'organizzazione.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli.
Organizzazione Aziendale – Egidio Napoli - 2010 Pagina 9

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 14 Ottobre 2018 08:58

Il muro di gomma, l'assioma dell'indifferenza

La gomma nel tempo ha ricevuto molti trattamenti condizionando gli stili di vita e i comportamenti delle persone e della società civile contemporanea.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 13 ottobre 2018 - Molte persone giocano a tennis per divertirsi e mantenersi in forma. In assenza di un compagno con il quale sfidarsi, vanno alla ricerca di una parete rigida da impiegare come controfigura e simulare la presenza di un avversario con il quale condividere il gioco.

Allo stesso modo, altre persone giocano a calcio sfruttando la presenza di mura rigide dove indirizzare il pallone in una direzione, o nell'altra, simulando una vera partita di gioco.

Tralasciando i principi della fisica e la risposta alla domanda: cosa succede quando un corpo di massa m viene lanciato a velocità V e colpisce una parete di massa M, più grande della massa del corpo m, nel nostro caso, il giocatore da tennis lancia la pallina a velocità V e dopo aver urtato la parete M ritorna indietro alla stessa velocità V, ma con verso contrario.

Se anziché lanciare la stessa pallina contro il muro rigido, questa viene lanciata contro un muro di gomma, il risultato che si ottiene è completamente differente: l'urto viene riprodotto con un suono sordo e la pallina perde energia e velocità, assorbita dal materiale gommoso. Situazione analoga viene osservata quando un pugile si allena usando il sacco da boxe, alternando in rapida sequenza i pugni con vigore e ritrovandosi, poco dopo, svuotato di energia. Il pugno affonda nel sacco e tutta la forza viene assorbita dal materiale con il quale è costruito l'attrezzo.

La gomma è una sostanza dotata di proprietà elastiche che risente dell'ambiente di riferimento nella quale viene collocata e impiegata. Era nota ancor prima di Cristoforo Colombo e ha trovato interesse molto tempo dopo a seguito delle scoperte che discesero dal geografo e matematico francese Charles-Marie de la Condamine dal ritorno da un viaggio in Amazzonia.

La gomma nel tempo ha ricevuto molti trattamenti condizionando gli stili di vita e i comportamenti delle persone e della società civile contemporanea. A questo punto corre d'obbligo domandarsi: quale è la relazione che intercorre tra il giocatore di tennis, che lancia una pallina contro il muto di gomma, e l'indifferenza?. A questa domanda, possiamo rispondere in questo modo: ci è mai capitato di effettuare una richiesta al nostro diretto superiore, o all'azienda, e ricevere come risposta lo stesso suono sordo riprodotto dalla pallina quando urta la pparete di gomma?

La metafora è in grado di esprimere l'indifferenza, ovvero il comportamento tenuto dall'azienda, o dal management, quando riceve una richiesta da parte dei lavoratori che si vedono smorzare, o annullare, ogni tipo di istanza avanzata. L'energia degli individui urta il sacco da boxe dell'azienda che smorza e sottrae nel tempo la voglia e il desiderio del fare, inducendo un profondo stato di malessere e sconforto individuale. Il malcontento cresce a vista d'occhio.

La conseguenza diretta è l'applicazione di un'equazione molto semplice: lavoro = stipendio. Se la percezione del lavoro svolto corrisponde al salario, le persone continuano a promuovere e garantire l'azione lavorativa; se la percezione è negativa la forza lavoro si riduce e la prestazione si contrae per lasciare il posto al disinteresse. Occorre invertire il vettore V e considerare l'organizzazione un sistema dove le persone si scambiano le palline e reciprocamente ottengono dall'azienda considerazione e stimolo al fare per una crescita collettiva.

Se i sistemi verso cui le persone si muovono non cambiano rapidamente, siamo in presenza di situazioni che impediscono ai lavoratori di mostrare il proprio valore e i propri talenti, portandoli ad effettuare scelte differenti rispetto alle loro aspettative e spingersi a mostrare altrove l'energia del fare.

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale. Franco Angeli Editore.

 

GUIDO ZACCARELLI

Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 07 Ottobre 2018 08:53

il SE' = ∑ dinamica di IO e ME

il SE' = ∑ dinamica di IO e ME. Le persone dovrebbero possedere una maggiore consapevolezza di Sé.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 7 ottobre 2018 - Quante volte questa frase ricorre nei dialoghi quotidiani quando l'attenzione è rivolta, in senso stretto, ad una persona o, aprendosi ad orizzonti più ampi, alla collettività. Per comprendere il significato del Sé occorre riferirsi in prima istanza alla psicologia sociale che studia i processi cognitivi con i quali l'uomo comprende l'ambiente di riferimento e orienta il comportamento in relazione alle regole socialmente condivise. La sociologia studia i fatti sociali così come li vede da osservatore esterno.

La psicologia sociale studia i meccanismi che concorrono a produrre i legami sociali, a creare i fatti sociali, con i quali le persone costruiscono la realtà sociale. La psicologia si preoccupa di studiare l'individuo nella sua totalità. Illustre riferimento della psicologia sociale è il francese, sociologo e antropologo, Émile Durkheim che alla fine del '800 ha posto come base di studio e di riflessione l'impatto che i fatti sociali, i modi di dire, di fare e di pensare di una società hanno sull'uomo, fino ad imporre, e a condizionarne, il pensiero e il comportamento. Importanza rilevante hanno per Durkheim i valori e i costumi, intesi come un tessuto in grado di tessere le fila della società.

A Émile Durkheim succede nello studio della psicologia sociale il rumeno, psicologo e sociologo, Serge Moscovici capace di dare ulteriore vigore alla disciplina per la specificità attribuita alle rappresentazioni sociali di esprimere la conoscenza in una società e nei gruppi che la compongono. Le persone si relazionano in base al contesto nel quale si trovano, e da esse dipendono, fino ad agire in sintonia.

L'informazione messa in circolo deve agire sulla pertinenza, che dipende dalla presenza di più elementi contestuali generati dall'informazione stessa, dalla moltiplicazione delle informazioni e dal minor sforzo cognitivo prodotto dall'individuo per elaborarla. La pertinenza è sempre legata al contesto, inteso come l'insieme delle condizioni, delle opportunità e dei vincoli, spaziali, temporali, relazionali, istituzionali e culturali presenti in un qualsiasi scambio comunicativo. Il contesto si può ampliare o restringere secondo le esigenze presenti nell'interazione comunicativa. La società dovrebbe sempre puntare alla pertinenza ottimale per favorire la capacità delle persone di seguire un'ipotesi comunicativa che massimizzi gli effetti contestuali e che minimizzi l'impegno cognitivo.
Le persone si relazionano e creano una rappresentazione sociale del contesto che non riguarda le opinioni o gli atteggiamenti ma si concentra sulle teorie, o ambiti di conoscenza, necessari per costruire la realtà sociale partendo da fatti e circostanze note e ritenute rilevanti per creare una nuova catena di significati che unisca l'oggetto osservato con il soggetto che lo ha reso condiviso. Le persone ancorano le informazioni sconosciute all'interno di categorie soggettive a loro note avente lo scopo di ridurre la paura verso qualcosa di sconosciuto per renderlo prossimo e familiare. L'oggettivazione consiste invece nel dare forma – corpo – sostanza al concetto e inserirlo in una categoria nota, mischiare il concetto con l'immagine per dargli un senso figurato e poterlo riprodurre successivamente in modo visivo.

La psicologa Claudia Muccinelli: «la rappresentazione sociale serve a rendere familiare qualcosa che ci appare come estraneo, eliminando la parte più inquietante e più pericolosa dell'entità estranea, questa può venire accettata come qualcosa di nuovo ma non di potenzialmente nocivo e, in questo modo, può venire integrata nel modo di pensare comune, andando a sua volta a modificare la rappresentazione sociale stessa». L'attore sociale è una persona che entra in un contesto e cerca di conoscerlo avviando azioni e perlustrando ambiti di conoscenza sui quali riflettere e portare se stesso alla riflessione introducendo nuove rappresentazioni frutto dei cambiamenti della realtà.
Il Sé si forma dalla continua interazione sociale che le persone hanno nel porsi in relazione con l'altro. Nasce da come le persone si percepiscono e dall'opinione che si formano corrispondete a quanto vedono se stesse riflesse nell'altro. Lo psicologo e filosofo statunitense di origine irlandese William James, ha introdotto per primo il concetto di Sé affermando che il pensiero è continuamente mobile e messo in relazione con il mondo esterno ma possiede anche una natura interna che appartiene alla coscienza individuale della persona. Intorno al concetto di Sé la bibliografia è molto ricca di punti di vista, osservazione e definizioni che hanno contribuito a rendere denso il patrimonio della conoscenza.

Qui si vuole solo portare il contributo fornito da William James dove il Sé è formato dall'IO e dal ME: l'IO coincide con il soggetto consapevole che è intraprendente e pieno di iniziative nei confronti della realtà esterna e in grado di riflettere su se stesso; Il Me è la parte più prossima del Sé e di quanto conosciuto dall'IO che corrisponde a quello che la persona vede di se stessa con gli occhi degli altri e di come si percepisce in relazione alle caratteristiche materiali, sociali e spirituali. Il Sé non potrebbe esistere senza un dialogo tra l'IO e il Me, che corrisponde al riflesso della società, che comunicano per dare origine al Sé: il Sé esiste per la presenza dell'altrui persona.

Il Sé formato dalla presenza dell'IO e del Me ha da sempre rappresentato un ambito di riflessione importante per la continua presenza dell'una e dell'atra componente che in modo dinamico agiscono e si muovono in base al contesto, alle relazioni sociali e ambientali che si creano.

In ambito aziendale il Sé rappresenta un importante aspetto in base al contesto individualista o di condivisione, dove nel primo caso è forte la realizzazione personale, e la spinta alla unicità, e nel secondo caso lo scopo è l'armonia e la creazione di luoghi di lavoro dove le persone si trovano bene con Sé stesse e in relazione alle altre, perché fondati su un sistema di regole condiviso e proiettato verso un disegno comune, la condizione naturale per realizzare una realtà sociale e aziendale dove ognuno ha preso piena coscienza e consapevolezza del Sé.

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Nicoletta Cavazza, titolare del corso, materiale didattico a corredo del corso di Psicologia Sociale (modulo 1 - 2)

Riferimenti sitografici
https://sociologicamente.it/le-rappresentazioni-sociali-tra-sociologia-e-psicologia/
http://www.sburover.it/psice/psicologia/sociale/4_Se_e_identita_Relazioni_Sociali_Altruismo_e_aggressivita.pdf
https://it.wikipedia.org/wiki/Pagina_principale

  

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Domenica, 30 Settembre 2018 06:31

La metafora del sasso nello stagno

La motivazione porta all'azione, spinge al fare: se non si getta un sasso nello stagno, l'acqua non fa i cerchi. Stare fermi ed attendere il movimento dell'acqua, significa perdere le opportunità che la vita ogni giorno ci prospetta. Meglio andare, fino a quando non raggiungiamo la riva del fiume e innanzi ad uno specchio di acqua immobile, lanciamo un sasso, anche più di uno, fino a quando il moto dell'acqua non riflette la sagoma dei nostri sogni. Occorre lanciare il sasso perché le cose accadano.

di Guido Zaccarelli Mirandola 29 settembre 2018 - Da bambini si è soliti affacciarsi sulla riva del fiume per lanciare i sassi e osservare da lontano il comportamento dell'acqua. Così pure da un ponte che sovrasta la discesa di un ruscello di montagna o al mare quando si tenta di gettare un sasso sempre più lontano facendolo saltellare sulle superficie, una o più volte, fino a perdere con lo sguardo il punto in cui si inabissa. Un gioco che non ha età, per la gioia che riesce ad esprimere, il pensiero e le riflessioni che porta con sé in ogni circostanza dell'esistenza dell'uomo. Il gesto di per sé è pacifico, e non pericoloso, se considerato nella dimensione ludica. Si eleva d'importanza quando viene associato alla metafora del sasso nello stagno, corrispondete all'azione intrapresa dall'uomo quando si prefigge di raggiungere l'obiettivo: «lanciare il sasso perché le cose accadano».

Maggiore è il desiderio di raggiungere lo scopo più forte sarà l'energia impressa nel gesto e il numero di cerchi che si verranno a formare fino a quando non toccheranno la riva più lontana. Ai giovani, come alle persone, va detto, e spiegato, che per raggiungere gli scopi occorre mettersi in cammino, al pari di quando si vuole raggiungere la punta più estrema di una vetta: passo dopo passo si riduce la distanza con la cima della montagna.

Non importa quanti passi, il tipo di falcata e i metri percorsi. Rimanere fermi, e inerti, significa osservare da lontano ciò che vorremo essere, avere o possedere, senza avere la possibilità di sperimentare, anche incontrando tutte le insidie del mondo, come scalare la montagna. Ogni persona, dal suo osservatorio privilegiato, lancerà il sasso in ragione del peso che è in grado di sopportare e della forza che è in grado di imprimere nel lancio in quel preciso istante del tempo. L'allenamento e l'esperienza sono fattori di crescita cruciali che posti sotto i riflettori della luce dello Spirito e della razionalità, sono capaci di rinforzare e completare gli sforzi destinati allo scopo, di anticiparne il raggiungimento o anche di ritardarne la conquista per fattori indipendenti dalla stessa volontà dell'uomo.

Non sempre lanciando lo stesso sasso si riesce ad ottenere un numero identico di cerchi, aventi le stesse dimensioni e che si propagano tutti alla stessa velocità. Tempi differenti danno origine a risultati diversi vincolati dai contesti ambientali (vento, pioggia, sole, umidità dell'aria) che di norma le persone incontrano quando decidono di lanciare un sasso consapevoli delle favorevoli o avverse condizioni meteorologiche, che potrebbe insidiare la traiettoria prima di entrare a contatto con l'acqua. Per lanciare un sasso serve la motivazione, avere analizzato il contesto e avere chiaro l'obiettivo. Il successo transita da lì. La motivazione deriva dal latino movere, che significa spinta all'azione. Se le persone rimangono sedute e non decidono di alzarsi dopo aver terminato il pranzo, non spingono se stesse verso il cambiamento, togliendo l'opportunità al cameriere di bandire la tavola per il convivio successivo.

L'analisi del contesto è fondamentale per osservare le dinamiche con le quali si muovono le situazioni in ragione dei traguardi da raggiungere e dei fattori spaziali e temporali che influenzano lo scopo, suggerendo di modificare la traiettoria, il contenuto e la ragione stessa del lancio. Fissare l'obiettivo è vincente, fissarsi sull'obiettivo, sapendo che è irraggiungibile, è perdente. L'obiettivo non sempre si raggiunge immediatamente. Servono momenti di studio e aggiustamenti iniziali per impostare in modo corretto la traiettoria perché il sasso raggiunga l'acqua del fiume, al pari del giocatore da golf quando deve valutare in modo rapido una elevata quantità di informazioni e decidere l'azione in modo che la pallina si posizioni il più vicino possibile alla buca, se non addirittura fare centro al primo tiro.

«Occorre lanciare il sasso perché le cose accadano, do something, fai qualcosa».

Riferimenti bibliografici: Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell'azienda, Franco Angeli
Foto sotto: Paolo Rebecchi, tratta dal libro Finestre di casa nostra. Immagini e racconti di un anno diverso. Uno sguardo oltre le cose. Edizione illustrata a cura di Paolo Rebecchi e Guido Zaccarelli. Editore: Itaca (Castel Bolognese)

stagno_1.jpg 

 

 

GUIDO ZACCARELLI:
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)
CURRICULUM
Guido Zaccarelli è referente dl Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie. Dal 2008 è docente di informatica presso l'Università di Modena Reggio.

Pubblicato in Economia Emilia
Pagina 7 di 10