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Un clima di permanente campagna elettorale. E i risultati si vedono. Cereali e dintorni, poche variazioni, attesa per le notizie sul meteo estivo. Gran rimbalzo del Latte Spot. Grana Padano contro la pressione alta. Al via in Emilia Romagna il "Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro". Mais & Soia: stime della nuova stagione maggio 2016. Pastificio Andalini, 60 e non dimostrarli.

SOMMARIO Anno 15 - n° 20 22 maggio 2016 (in allegato il formato pdf scaricabile)
1.1 editoriale Un clima di permanente campagna elettorale. E i risultati si vedono
3.1 Cereali Cereali e dintorni. Poche variazioni, attesa per le notizie sul meteo estivo. FEDIT: alla fine paga sempre pantalone.
4.1 Lattiero Caseario Gran rimbalzo del Latte Spot.
5.1 vino e riconoscimenti Decanter, a Piacenza la Medaglia di bronzo.
5.2 salute e benessere
6.1 consorzio agrario Bologna La scomparsa di Filiberto Fantoni
6.2 concorsi Cirio Alta Cucina e Yoga protagonisti al concorso internazionale "Scappi"
7.1 consorzi agrari e fedit FEDIT: alla fine paga sempre pantalone
7.2 Crisi latte Latte, Calzolari (Alleanza Cooperative): Sosteniamo proposta di Martina per regolare l'offerta
8.1 agro-finanziamenti Al via in Emilia Romagna il "Progetto UniCredit Mipaaf. Coltivare il futuro"
9.1 cereali Cereali e dintorni. Momento di riflessione.
10.1 mais e soia Mais & Soia: stime della nuova stagione maggio 2016

11.1 imprese di successo Pastificio Andalini, 60 e non dimostrarli

12.1 Economia e politica Pizzarotti non è condannato!

13.1promozioni "vino" e partners

14.1promozioni "birra" e partners

 

Domenica, 22 Maggio 2016 10:14

FEDIT: alla fine paga sempre Pantalone

Il più grande scandalo del Dopoguerra, come definì il Ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan nel 2011, si risolve con la definitiva sentenza della Corte di Cassazione che obbliga il Ministero Delle Politiche Agricole e Forestali a risarcire, con circa 1 miliardo di euro, la Federazione Italiana consorzi Agrari scarl - Federconsorzi in concordato preventivo.

di Virgilio Parma, 22 maggio 2016.
Era il 1892 quando venne costituito il primo Consorzio Agrario a Piacenza, poi nel 1893 quello di Parma e via, in rapida successione, tutti gli altri.

Un campanile, un'agenzia del consorzio Agrario. Una struttura che ha rapidamente preso forma e concreta consistenza a partire dalla intelligente mente di Antonio Bizzozero chiamato a dirigere le "Cattedre Ambulanti dell'Agricoltura" dell'Università di Parma fondate in quell'anno dall'Onorevole Antonello Guerci.
Menti intelligenti e politici lungimiranti avevano dato avvio alla rivoluzione industriale dell'agricoltura italiana che divenne il fattore fondamentale della ricostruzione post bellica.

Quella che sarebbe poi diventata la Federconsorzi divenne un organismo tanto importante da diventare azionista di riferimento della BNA (Banca Nazionale dell'Agricoltura) e FEDIT fu un organo fondamentale della politica agricola statale anche dopo la privatizzazione in grado di esercitare un pesante controllo su tutte le maggiori aziende del settore.
Tutta l'innovazione agricola passava attraverso la Federconsorzi che divenne perciò un importante ingranaggio di sviluppo nazionale.

Ma alla fine degli anni '80 qualcosa cominciò a scricchiolare sotto la pressione di una pesante crisi finanziaria che travolse i Consorzi Agrari.
Era l'estate del 1991 - 30 luglio 1991 - quando il Ministro all'agricoltura Giovanni Goria, rispondendo a interrogazioni parlamentari annunciò il commissariamento della Federconsorzi. Il debito raggiunse i 2.400 miliardi di lire, le banche a questo punto, revocarono gli affidamenti e pochi mesi dopo i commissari nominati dal Governo fecero domanda di concordato preventivo.

Le responsabilità nel crac della "Holding" Fedit erano piuttosto chiare e quello che poteva essere frutto di "pettegolezzi" invece venne messo nero su bianco in una relazione presentata dalla Commissione d'indagine ministeriale , istituita dalla Ministra delle risorse agricole Adriana Poli Bortone. Nella relazione si leggeva che vi erano gravi responsabilità non solo da parte del consiglio di amministrazione, del collegio sindacale, dei vertici delle organizzazioni professionali e di alcune associazioni di agricoltori, ma anche degli organi ministeriali che avrebbero dovuto vigilare e del sistema bancario che aveva finanziato la Federconsorzi senza coprirsi di adeguate garanzie. garanzie che le Banche dissero non essere necessarie in quanto il l'ente, ormai statale, non ne aveva bisogno.

Fatto sta che la vicenda giudiziaria, almeno la parte civilistica, che si era iniziata dalla domanda di concordato preventivo presentato dai commissari governativi, dopo 5 lustri si è conclusa con sentenza definitiva: lo Stato dovrà pagare danni e spese varie per quasi un miliardo.

La Corte di Cassazione, con una sentenza immediatamente esecutiva, ha accertato a favore della Fedit un credito da parte dello Stato di circa un miliardo di euro.

Si era partiti da 463 miliardi di lire del 1992, poi con la maggiorazione del 4,4% si giunse a 511,878 milioni di euro del 2004 e la Corte di Appello di Roma, con sentenza del 12/10/20111 dichiarava il credito di euro 551.878.979,39 fino ad arrivare, con gli interessi pari al Tasso Ufficiale di Sconto (TUS) maggiorato del 4,4% con la esclusione della capitalizzazione (anatocismo) semestrale, fino a una cifra stimabile di 900 milioni di euro.

Quello che dal Ministro delle Politiche Agricole, (2011) Giancarlo Galan venne etichettato come "ad avviso di qualcuno - e io sono fra quelli - lo scandalo maggiore dal dopoguerra in Italia peggio della Banca Romana" finisce per nuocere ai soliti noti: i contribuenti.

Questa anonima e generosa categoria di italica umanità costantemente chiamata a coprire i buchi di scialacquatori irresponsabili ma mai responsabili.

Alla fine, paga sempre e solo Pantalone.


(in allegato la sentenza della Corte di Cassazione num. 9887 anno 2016 pubblicata il 13 maggio 2016)

Pubblicato in Economia Emilia

Legge di Stabilità. Il presidente della Cia, Dino Scanavino, sulle voci della presentazione di un emendamento per rifinanziare l'ente: "Speriamo siano infondate ma pronti a dare battaglia"

Roma, 11 dicembre 2015 - Speriamo sia infondata la notizia che vuole in arrivo un emendamento alla legge di Stabilità per riesumare la Federconsorzi, un ente che la legge in vigore qualifica come meritevole di liquidazione ed estinzione. Sarebbe assurdo e inaccettabile decidere di riservare a un ristretto gruppo di persone che oggi gestiscono la Federconsorzi quello che è un vero e proprio "tesoretto", pari a 400 milioni di euro, che potrebbe invece essere destinato dal governo a risolvere problemi veri che riguardano tutta l'agricoltura, come la questione aperta dell'eliminazione dell'Imu a chi affitta ai giovani agricoltori. Lo afferma il presidente della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

Sarebbe l'ennesima volta in cui si prova, nel mezzo della discussione della legge di Stabilità, a tentare un vero e proprio colpo di mano per riportare in vita la Federconsorzi. Siamo pronti a dare battaglia per impedire un'operazione del genere -aggiunge Scanavino- che definiamo a dir poco scandalosa.

LA VICENDA ATTUALE
E' dal 2010 che quasi ad ogni legge di Stabilità qualche parlamentare – di ogni schieramento - prova ad inserire nella legge stessa un emendamento che 'regala' il residuo attivo della vecchia Federconsorzi a quella attuale, controllata totalmente da una ben individuata associazione agricola.

LO 'SCANDALO'
La storia è nota, si tratta di uno dei più grandi disastri economici dell'Italia: in seguito al crack del 1991 da oltre 4.400 miliardi di vecchie lire per Il quale le banche revocarono il fido alla Federconsorzi, tutto il pacchetto fu commissariato. E passò in concordato preventivo, in mano a una Società di gestione per la realizzazione Sgr costituita ad hoc nel 1993. Il valore dei beni provenienti dalla Federconsorzi in liquidazione giudiziaria furono stimati all'epoca in 3.900 miliardi di lire. Vale a dire più o meno 2 miliardi di euro di 20 anni fa. Ma il prezzo pagato dalla Sgr costituita da una cordata di banche e imprese fu di "soli" 2.150 miliardi di lire. Generando un plusvalore di 1.750 miliardi di lire.

Tutti contenti quindi? No, la bancarotta di Federconsorzi coinvolse migliaia di agricoltori, oltre alle aziende fornitrici: a loro i danni, ad altri i vantaggi.

(Fonte Cia)

Agrinsieme chiede più rispetto per l'agricoltura e per tutti i suoi rappresentanti.

Roma, 24 novembre 2014 - Puntualmente, ogni volta che si mette mano alla Legge di Stabilità, giungono notizie di colpi di mano diretti a infilare nel ddl all'esame un emendamento volto a recuperare il tesoretto della Federconsorzi di 400 e più milioni di euro. E' il commento di Agrinsieme alle notizie di agenzie che rilevano il nuovo tentativo di rifinanziare Federconsorzi.

"In un momento molto difficile per il Paese, per il sistema economico nazionale e per l'agricoltura, è inammissibile - sottolinea il coordinamento di Agrinsieme - che si resusciti lo spettro della Federconsorzi, uno degli scandali più grandi della storia repubblicana, e, per di più, con l'erogazione di un regalo da 400 milioni di euro. Questo probabilmente i proponenti devono spiegarlo ai tanti cittadini che non riescono a giungere a fine mese e soprattutto agli agricoltori che stanno operando tra mille ostacoli, con la questione Imu tutt'altro che risolta, e che dei soldi della Federconsorzi non vedranno nemmeno un centesimo".
"Non ci stiamo - conclude Agrinsieme -. Ci batteremo con tutta la nostra forza e con l'appoggio dei produttori agricoli per contrastare questo 'scippo' agli Italiani".
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Agrinsieme è il coordinamento che rappresenta le aziende e le cooperative di Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane (che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare).

(Fonte Agrinsieme 24 novembre 2014)