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Nel 2016, in seguito a una campagna che ha diviso tra concordi e discordi il Paese, il Regno Unito ha deciso di non fare più parte dell’Unione Europea.

Pubblicato in Politica Emilia
Mercoledì, 08 Febbraio 2023 06:14

Il più grande sciopero nei 75 anni di storia del NHS.

Il segretario generale dell'RCN Pat Cullen, “Una tragica giornata per l'assistenza infermieristica”

Pubblicato in Politica Emilia

L'ormai imminente uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea pone diverse incognite anche nella nostra provincia: dal 1° gennaio 2021, trascorso il periodo transitorio, nelle trattative commerciali le quasi 200 imprese reggiane che intrattengono rapporti commerciali con il Regno Unito saranno chiamate ad espletare le stesse formalità doganali che si applicano ai paesi terzi.

Pubblicato in Economia Reggio Emilia

Con 12.333 unità immatricolate nel 2019 contro le 12.102 dell’anno precedente, equivalenti ad una crescita dell’1,9 per cento, il mercato trattoristico del Regno Unito chiude in positivo per il terzo anno consecutivo.

Tratto da  meccagri 27 Febbraio, 2020  - di Barbara Mengozzi - Le cifre fornite da The Agricultural Engineers Association (AEA) e relative ai trattori sopra i 50 cavalli necessitano però di alcune precisazioni sia per non rischiare di avere un quadro distorto sia per cercare di valutare  i potenziali impatti della Brexit sul settore ora che la Gran Bretagna ha detto ufficialmente addio all’Unione Europea.

TREND DIVERSIFICATI NEI DUE SEMESTRI DEL 2019

 

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(Tabella: Immatricolazioni trattori agricoli (>50 HP), in unità – Anni 2019-2018 e Var.%, fonte: AEA)

Dati alla mano, si evidenzia un picco primaverile delle immatricolazioni (1.843 unità in marzo, in aumento dell’11,7% rispetto allo stesso periodo del 2018, e 1.744 unità in aprile, ben 555 in più dell’aprile 2018), che viene messo in relazione all’introduzione di macchine nel Paese prima della Brexit, inizialmente prevista per il 29 marzo.
Assistiamo invece nella seconda parte dell’anno ad un’inversione del trend, che si fa particolarmente evidente nell’ultimo trimestre, con cali nel confronto con il  2018 del 3,6, 21,5 e 22,6 per cento relativi rispettivamente a ottobre, novembre e dicembre.

Complessivamente nel periodo maggio-dicembre 2019 le immatricolazioni di trattori hanno fatto registrare una flessione del 6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.
Occorre tener presente, avverte AEA, che quelle del 2018 erano cifre sottostimate che non riflettevano le dimensioni reali del mercato a causa dell’impennata delle immatricolazioni che aveva caratterizzato gli ultimi mesi del 2017 da ricollegare all’entrata in vigore della Mother Regulation. Eliminata la distorsione introdotta da quest’ultima il mercato nel 2019 evidenzierebbe un calo piuttosto che un incremento.

PARTENZA IN NEGATIVO NEL 2020

Un trend negativo che trova conferma anche all’inizio del 2020. Infatti, sempre da fonte AEA nel mese di gennaio sono stati immatricolati 477 trattori, vale a dire il 31 per cento in meno rispetto a gennaio 2019 (693 unità), e questa cifra, sulla quale potrebbero aver influito provocando una riduzione degli ordini  le condizioni atmosferiche sfavorevoli  registrate nell’autunno 2019, caratterizzato da abbondanti precipitazioni, rappresenta il peggior avvio dell’anno dal 2001 a oggi.
Va inoltre tenuto presente  che a partire dall’inizio del 2020 AEA ha rivisto la metodologia utilizzata per calcolare le immatricolazioni dei trattori agricoli e il sito dell’associazione contiene anche una tabella con i dati dei 2019 ricalcolati con la nuova metodologia.

(... Continua - Per approfondimenti: Meccagri  del 28 febbraio 2020)
 
 

 

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Pubblicato in Agroalimentare Emilia

Finalmente il tanto atteso e desiderato momento del distacco è avvenuto e il Regno Unito, almeno per il momento, procede come se nulla fosse successo.
 
Di Lamberto Colla Parma 9 febbraio 2020 - Non è successo nulla!
La Borsa di Londra, alla quale peraltro è collegata quella di Milano, non ha subito tracolli o impennate, i supermercati non sono stati presi d’assalto dai cittadini di Sua Maestà la Regina Elisabetta, come molti tentarono di farci credere, mentre al contrario le scene di giubilo andate in onda hanno molto ricordato il giorno dell’entra in vigore dell’Euro il 1 gennaio 2002.

A 18 anni di distanza, il Regno Unito, senza mai essere entrato in tutto e per tutto, ha abbandonato la “goliardica combriccola” europea e non sembra affatto preoccupato del futuro, liberato da opprimenti lacci e laccioli, e condizionamenti quotidiani sulla vita, gli interessi e i diritti delle persone.

A tal proposito, e con dispiacere, è condivisibile il discorso di commiato dall’UE di Nigel Paul Farage, leader del Partito della Brexit, che riassume in buona parte il pensiero di molti cittadini europei, non tanto euroscettici come vengono etichettati dagli euroinomani e dagli uemanoidi, quanto fortemente delusi dalla UE post ECU, che non è un discount bensì la moneta fittizia europea, in vigore dal 1979, alla quale si parametrizzavano le diverse valute in base a un paniere composto da importi determinati di ciascuna valuta comunitaria, ponderati in funzione dell’importanza relativa delle economie nazionali, in termini di prodotto interno lordo e di commercio intracomunitario (ECU-European Currency Unit).

L’Euro invece, stando alle promesse, avrebbe dovuto lanciare l’Europa verso il benessere globale, consentirci di lavorare un giorno di meno guadagnando come se si lavorasse un giorno di più, come il nostro prode traghettatore all’euro andava farneticando.

Le cose sono andate ben diversamente e quella che doveva diventare una solida unione è diventata una famiglia isterica mettendo in evidenza tutti i limiti di ogni Stato e soprattutto dei loro governi.

Ecco quindi che le parole di Farage devono diventare un forte invito alla riflessione.

“Noi adoriamo l’Europa, ma detestiamo l’Unione europea” ha affermato a un certo punto del suo discorso il leader d’oltre manica. Un passaggio che seguiva una intera analisi degli scenari e delle aspettative di coloro che avevano vissuto la creazione di una casa comune.
Un passaggio che ben rappresenta i desiderata di quelli che oggi vengono etichettati come populisti.
Gran parte di questo popolo “critico” adora l’Europa intesa come “comunità” di Stati indipendenti e pacificamente cooperanti, ma non sopporta più questo tipo di “unione” forzata fra gli stessi. “I miei genitori, aveva introdotto Nigel Farage, aderirono a un mercato comune, non a un’unione politica, non a bandiere, inni, presidenti”.

Inizialmente l’entusiasmo dei singoli cittadini era alle stelle nei confronti di questi progetto europeo perché non intaccava la loro indipendenza anzi avrebbe dovuto aggiungere maggiore fratellanza e travasare le positività di ogni Stato otre i confini migliorando la vita di ciascuno, indipendentemente dai credo e dai nazionalismi.

Ad un certo punto il discorso dell’indipendentista si fa più concreto e la domanda che pone è particolarmente condivisibile: “Cosa vogliamo dall’Europa? Se vogliamo commercio, amicizia, collaborazione, reciprocità non abbiamo bisogno di una Commissione europea, della Corte europea di giustizia, di tutte queste istituzioni e di tutto questo potere”.

L’attacco è evidentemente alle inutili sovrastrutture dell’Unione attuale. Un “nido” di burocrati il cui vertice pianifica con ossessione patologica i bilanci dei singoli stati di semestre in semestre, entrando nella discussione sino alla seconda cifra decimale.

Non è certamente questo che gli europei e soprattutto i loro padri nobili avevano in mente quando ipotizzarono il futuro dei propri paesi.
Intenzioni e desideri traditi dagli eventi successivi, dall’aver traghettato gli europei da quel disegno comunitario e di impronta economica e di pacifica convivenza verso uno totalmente diverso.

Come dargli torto? prima di vedere sgretolare l’UE sotto attacco dai suoi stessi ottusi vertici, sarebbe opportuno meditare sulle parole del politico di Sua Maestà per porre rimedio alle “nefandezze” dei traditori e tornare far sognare gli europei.

Deve finire il tempo dei “guru” alla Oliviero Toscani, deboli coi forti, forti coi deboli e magari anche l......o. dei potenti per interessi personali e non certamente collettivi.

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Nigel Paul Farage è un politico britannico, dal 2019 leader del Partito della Brexit e in precedenza, dal 2010 al 2016, leader del Partito per l'Indipendenza del Regno Unito. Il discorso all'UE https://www.youtube.com/watch?v=fm-WmtZkz7M

Oliviero Toscani a “Un giorno da pecora” aveva dichiarato, rispondendo alla foto delle Sardine in compagnia e ospiti di Benetton “Ma a chi interessa se casca un ponte...)
 
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(Per leggere i precedenti editoriali clicca qui)
 

Pubblicato in Politica Emilia
Domenica, 05 Maggio 2019 09:49

Che vincano i migliori e più generosi!

Siamo alla vigilia delle elezioni europee e al rinnovo di quasi 4.000 comuni con quasi 17 milioni di cittadini chiamati a rinnovare le amministrazioni dei propri territori. Il 26 maggio la "modalità Zen" di Salvini verrà disattivata e allora...

di Lamberto Colla Parma 5 maggio 2019 -

A conferma che la campagna elettorale sia entrata nel vivo lo dimostra il passaggio alla "modalità Zen" di Matteo Salvini. Imperturbabile assorbe ogni provocazione che quotidianamente gli rifila il suo compagno di merende e leader pentastellato Luigi di Majo, le opposizioni tutte, Forza Italia compresa, e per tutta risposta un sorriso sarcastico e il solito commento che "non ci pensa a far cadere il Governo". Quanto sia vera quest'ultima affermazione lo appureremo dopo il 26 maggio.

Quindi che il 26 maggio vincano i migliori e più generosi.

Indubbiamente la curiosità e le maggiori aspettative provengono dalle elezioni Europee, quelle che porteranno a eleggere i 

parlamentari i quali a loro volta nomineranno i vari Commissari tra i quali, se nulla interverrà prima, ci sarà anche un suddito di Sua Maestà la Regina Elisabetta II e accanito sostenitore della "Brexit".

Un cavallo di Troia che non agevolerà il negoziato di separazione del Regno Unito dalla UE.

Il tasso di maggiore incertezza sta nel peso che i cosiddetti "sovranisti" riusciranno a conquistare all'interno del Parlamento Europeo e la loro reale capacità di incidere sulle decisioni e sul cambio di direzione della politica europea.

Il sondaggio che avevamo lanciato lo scorso 15 aprile (è ancora possibile votare sino al 7/5 - cliccando su "sondaggio") è in linea con con quanto altri istituti demografici stanno rilasciando e vede, dopo un'iniziale testata a testa tra M5S e Lega, la compagine guidata da Salvini staccarsi sensibilmente dai diretti concorrenti i quali invece si contendono la posizione d'onore con il PD.

Tornando quindi a casa

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 nostra, la consistente tornata elettorale vede quasi 17 milioni di elettori chiamati alle urne per rinnovare 3.812 Comuni dei quali 21 sono capoluoghi di provincia e 6 di Regione.

Il risultato che ne s

Una maggioranzaeguirà potrebbe realmente mettere in discussione i rapporti di forza all'interno del Governo, oggi a favore dei "grillini".

che proprio venerdi è stata sbandierata da Di Majo a commento della decisione di Giuseppe Conte di portare in Consiglio dei Ministri la richiesta di dimissioni di Siri (NB: a tutt'oggi non è stato rinviato a giudizio e nemmeno ascoltato dai magistrati e dell'avviso di garanzia ne è venuto a conoscenza dai giornali e non direttamente - ndr) dagli incarichi governativi e lanciando l'ultimo guanto di sfida al collega vice premier.

Perfettamente in linea la risposta "Zen" di Salvini il quale si è limitato a dichiarare che chiederà al premier di motivare la sua scelta.

Schermaglie dal sapore elettorale che dovrebbero far riguadagnare un po' del consenso perduto ai M5S senza comunque frenare il trend ascendente della Lega.

Sulle elezioni amministrative rimane l'incognita dell'effetto Zingaretti sul PD che, almeno stando ai sondaggi, sembra aver perso molto dello smalto brillante guadagnato con le primarie seppure, come spessissimo accade, nella segretezza del seggio anche la più conclamata certezza può svanire.

L'augurio a quest'Italia è che chiunque (vincitori e vinti) pensi prima di tutto al bene dei propri concittadini e che in Europa torni la pace e vengano nuovamente innestati i valori che furono dei padri fondatori: collaborazione, difesa comune, salvaguardia dei diritti civili, democrazia e difesa dello stato di diritto.

Non servono nuove guerre per capire che la Pace è un bene prezioso e irrinunciabile.

Dai la tua opinione, anonima, al sondaggio che proponiamo di seguito.

(Clicca qui per leggere gli altri editoriali)

 

 

 

 

Pubblicato in Politica Emilia

A grandi passi verso le elezioni europee (26 maggio) e ancora non c'è accordo sulle condizioni di uscita del Regno Unito dall'Unione Europea. Con il nuovo rinvio (31 ottobre) concesso a Londra rischia di concretizzarsi l'ipotesi che anche i sudditi di Sua Maestà dovranno votare per la composizione del Parlamento Europeo.

di Lamberto Colla Parma 15 aprile 2019 -

Intanto la Gran Bretagna ha indetto le elezioni europee per il 23 maggio prossimo. E' comunque speranza del Governo di poterle annullare ma per ora, tre anni dopo aver votato al referendum per l'uscita dall'Unione Europea, il popolo di Sua Maestà è stato convocato a votare per il Parlamento Europeo.
"Resta l'intenzione del governo – ha dichiarato il portavoce del Governo di Theresa May alcuni giorni fa - di lasciare l'Unione con un accordo e di approvare le leggi necessarie prima del 22 maggio, in modo che non abbiamo bisogno di partecipare".

Una situazione di stallo imbarazzante che potrebbe far propendere la bilancia per una, nemmeno tanto fantasiosa, ipotesi di rinvio delle elezioni oltre il mese di ottobre, data entro la quale sarebbe prevista la sigla sull'accordo sulla Brexit (31 ottobre).

Stando così le cose, quella di posticipare le elezioni, potrebbe risultare la miglior soluzione per tutti mentre al contrario, un'uscita libera (No Deal) potrebbe generare gravissime conseguenze per l'UE, lo stesso Regno Unito e forse sarebbe ancor peggio se si dovesse arrivare alla scissione dopo le elezioni di maggio.

Infatti, in quest'ultimo caso, a Londra dovranno essere riconosciuti i 73 seggi tradizionalmente a loro destinati, ma anche l'assegnazione di un commissario europeo. Una condizione che si paleserebbe come un "cavallo di Troia" per l'UE posto che sarà ben difficile discutere di Bilancio comunitario e soprattutto di Brexit con un paese "membro" piuttosto che con un "Paese terzo".

La data del 31 ottobre può apparire lontana ma è lecito pensare che se in tre anni non si è riusciti a trovare un accordo, come potrà esserlo nei prossimi 6 mesi o, addirittura come auspicherebbe la stessa May,, entro i prossimi 36 giorni, considerando il 22 maggio come data limite, ovvero la vigilia della chiamata alle urne europee per il popolo britannico?

In attesa di comprendere come si scioglieranno le questioni proviamo a sondare come si orienterà il consenso popolare italiano in occasione delle prossime elezioni europee.

Dai la tua opinione, anonima, al sondaggio che proponiamo di seguito.

 

 

Pubblicato in Politica Emilia

Macron e Merkel in preda a deliri collettivi di onnipotenza, e mentre uno è sotto assedio dai Gilet Gialli e l'altra è prossima alla pensione, e a soli 4 mesi dalle elezioni europee, firmano un accordo bilaterale dai contenuti pericolosissimi per la stabilità dell'UE. Un chiarissimo attacco all'Italia che non dovrà rimanere inascoltato come già accadde troppe volte in passato recente, come gli sconfinamenti di Bardonecchia ad esempio e non solo.

di Lamberto Colla Parma 27 gennaio 2019 -

Ben più di un atto ostile nei confronti dell'Italia e dell'Europa stessa. L'accordo bilaterale tra Parigi e Berlino, sottoscritto a Aquisgrana lo scorso 22 gennaio, può quasi considerarsi una dichiarazione di guerra. Dell'arroganza franco-tedesca avevamo già notizie da tempo e che il confine di Bardonecchia per i transalpini non fosse un problema già lo avevamo recepito e fatto finta di non vedere per lungo tempo per non inasprire i rapporti già tesi tra Roma e Parigi, ma ora sono stati superati tutti gli ostacoli etici e di convivenza comune.

Un patto tra due nazioni appartenenti alla medesima federazione che, oltre a privilegiare scambi commerciali, cosa già deplorevole, si impegnano a creare un esercito franco-tedesco allo scopo di una "difesa reciproca con tutti i mezzi" è veramente una cosa pazzesca.

Nel momento più critico della storia dell'Unione Europea, invece di preoccuparsi di moderare i toni e proporre un progetto di riallineamento collettivo, viene creato un blocco militare omogeneo nel centro del continente.

Una sfida che non potrà restare inascoltata e porterà conseguenze molto pericolose, anche in ambito di politica extra europea, con la pretesa della Germania di essere inclusa, con l'ausilio di Macron, nel Consiglio di Sicurezza permanente dell'ONU (non concesso alle Nazioni che persero la seconda guerra mondiale) con diritto quindi di "veto".

Le conseguenze di un siffatto accordo per l'Italia sono state immediate.

Guarda caso è scoppiato nuovamente il caso Fincantieri - STX. Nove mesi dopo la firma, l'accordo è tornato in discussione. Comprensibile che possa essere un ostacolo alla collaborazione militare franco tedesca posto che gli ex cantieri STX appartengono a quell'industria bellica che oggi dovrebbe essere sotto il controllo esclusivo di Parigi e Berlino.

Un altro segnale che nel mirino della nuova alleanza, sostenuta dai vetero euroinomani di Bruxelles (presenti al rito di Aquisgrana) ormai prossimi a fare armi e bagagli e tornarsene ai loro villaggi, c'è proprio l'Italia.

Insomma i francesi non sono poi così limpidi nelle loro operazioni, sono invece irreprensibili quando devono chiedere agli altri la corretta applicazione delle regole. Da Moscovici ministro delle finanze gran splafonatore, a Bollorè, il patron di Vivendi che ha tentato una scalata a Mediaset fuori da ogni accordo già sottoscritto, per arrivare appunto al caso dei cantieri navali STX.

... e dell'intervento armato in Libia in compagnia degli inglesi senza il consenso dell'ONU, arrivato poi a cose fatte, cosa ne diciamo?

Diciamo che siamo stufi di questi meschini e "balordi" Uemanoidi.
Costoro che ne fanno più di Bertoldo e poi accusano di razzismo, fascismo e incitazione all'odio i nostri rappresentanti di Governo proprio mentre loro stanno sottoscrivendo un trattato militare bilaterale, grave dal punto di vista formale e gravissimo dal punto di vista politico per una tenuta della tanto decantata Europa. Sì, quell'Europa che è brava con "loro" e rigida con gli altri di turno.

Dal punto di vista formale quindi possiamo gentilmente chiamarla una bella porcata. Da un lato del tavolo di Aquisgrana troviamo un presidente alle prese con gravi problemi di tenuta sociale, assediato dai Gilet Gialli e seduto su una bomba terroristica incalcolabile e dall'altra una Cancelliera pensionanda e già sostituita da AKK, Annegret Kramp-Karrenbauer, alla guida del CDU lo scorso 8 dicembre.

Dal punto di vista politico invece è di una pericolosità inimmaginabile soprattutto alla vigilia della Brexit e alle prese con tensioni geopolitiche internazionali che non dovrebbero confrontarsi con una Europa debole, come invece è e sempre di più!

Alla fine dell'opera toccherà proprio ai "populisti" salvare l'Europa da questa massa di irresponsabili della politica e veri e propri guerrafondai dalla testa ai piedi.

Consigliamo l'ascolto del commento di Nicola Porro: https://www.youtube.com/watch?v=JqKWvlqYqFo

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(Immagini: frame di Askanews - video: http://webcache1.fss.tiscali.com:8080/tmnews/20190122_video_14302438.mp4

(per restare sempre informati sugli editoriali)

 

  

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Uemanoidi pentiti, Euroinomani in crisi d'astinenza prossima futura o astuti giocatori d'azzardo nemmeno capaci di barare?

di Lamberto Colla Parma 20 gennaio 2019 -

Sino a ieri ci hanno strapazzati gli "zebedei" per 0,2 punti percentuali di rapporto debito/Pil e oggi, d'improvviso, nel giorno della ricorrenza del "ventennio" dall'introduzione della moneta unica, il presidente uscente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, probabilmente in uno di quei rari momenti di libertà dagli spiriti, annuncia al mondo intero di avere sbagliato con l'austerity, di aver sbagliato a seguire le indicazioni del FMI (Fondo Monetario Internazionale) guidato dal 2011 dalla spavalda sempre sorridente Christine Lagarde che sostituì il connazionale (francese ovviamente) Dominique Strauss-Kahn, costretto a lasciare notte tempo l'incarico perché coinvolto in uno scandalo sessuale negli USA dove era ospite, e di essere stati poco solidali con i Paesi in crisi, Grecia soprattutto.

Uemanoidi pentiti o schiavi del new liberalism che si vogliono pulire la coscienza in prossimità della loro morte politica?

G7_Canada_Junker_Conte_FIL2674_1.jpgE' tardi per il pentimento e è tardi per una assoluzione.
Troppe le vittime di questo incontrollato sistema economico posto a capo della vita sociale. Troppe le imprese che sono morte e troppi i suicidi che ne sono derivati.

Una intera classe, la middle class o borghesia come la si voglia intendere è stata alienata, e le loro ricchezze, costruite col sudore del lavoro, travasate verso le alte classi sociali, arricchendo ancor più i pochi e arricchendo in basso solo il numero dei poveri e degli indigenti.

Troppo tardi per un perdono perché con il loro comportamento hanno distrutto l'Europa dei popoli, quella sulla quale tutti noi avevamo puntato. I padri fondatori nella speranza che l'Europa abbandonasse le rivalità e quindi le guerre, i sessantenni (all'epoca baldanzosi quarantenni) lo sostenevamo nella speranza di lasciare un mondo migliore ai loro figli e questi ultimi invece, i millennials o Generazione Y, nella speranza di vivere e calpestare il mondo intero come in una meravigliosa Babele.

E invece eccoci qui, con il mondo in fiamme nello scontro epocale tra ricchi e poveri, cristiani e musulmani, schiavi del petrolio e sommersi dai rifiuti, obbligati a ascoltare le prediche dei "benpensanti" incapaci di fare una "O" col bicchiere, pecoroni illusi capaci solo di consegnarci ai "terrapiattisti".

Grazie Junker & C., avete portato rabbia tra i popoli e l'ignoranza al potere. Ora potete salire in alto col vostro spirito diVino e nebulizzarvi in attesa del giudizio, degli uomini prima e Divino poi.

 

G7_Canada-Tutti_Pres-del-consiglio_FIL2341_1.jpg

https://youtu.be/5rmhJifrP6s 

(per restare sempre informati sugli editoriali)

(Foto interne tratte da Presidenza del Consiglio - G7 Canada)  

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Una sconfitta quasi annunciata, i siti di scommesse avevano già segnalato come il 98% dei giocatori avesse optato per la sconfitta, che si è rivelata una disfatta epocale. Con 432 voti a sfavore la Camera dei Comuni di Sua Maestà la Regina Elisabetta ha bocciato la trattativa che Theresa May aveva convenuto con la UE.

di Lamberto Colla Parma 16 gennaio 2019 - L'accordo sulla Brexit  è stato affossato ieri sera a Westminster con ben 432 voti contrari, a fronte di soli 202 a favore, un record negativo che per essere eguagliato occorre risalire al 1924.

C'è da dire che una batosta analoga la prese il predecessore della May, ovvero quel presuntuoso di David William Donald Cameron che, pensando di stravincere, dicise di demandare al popolo la decisione sulla Brexit. E dalle urne del referendum uscì BREXIT SI e Cameron dovette abbandonare l'abitazione di 10 Downing Street come presumibilmente dovrà fare la "Vispa Theresa" che per un po' sarà meglio che lasci a altri i balletti sulle note di "Dancing Queen"  degli Abba come fece al congresso Conservatore dello scorso ottobre, forse per esorcizzare le difficoltà che stava incontrando nelle trattative con l'UE.

Ed ora sarà, molto probabilmente, MayExit!

Mentre la May lancia gli ultimi appelli di SOS, in continente, il sobrio  Jean-Claude Juncker, durante i festeggiamenti per i 20 anni dell'euro, fa Mea Culpa e dichiara che è stato sbagliato tutto, che è stato un errore affidarsi alle cure del FMIpoca solidarietà è stata rivolta  ai paesi in crisi, in primis la Grecia.  

Sogno o son desto? Dopo avere massacrato per un ventennio i valori scritti dai veri e giusti fondatori di una Europa Unita e federale, averla ridotta a un continente in lite totale su tutto, quasi fossimo tornati  al periodo più oscuro degli inizi del 1900, così candidamente il Presidente della Commissione Europea, il vero e unico organo decisionale dell'UE, se ne esce con una affermazione talmente grave, anche se purtroppo vera, che non può e non deve passare indenne e qualcuno dovrà mettere sotto processo tutti i responsabili di questo disastro politico e soprattutto sociale.

Intanto Macron tace, per paura che qualche gilit giallo gli scarichi un crick in testa.

Questa è l'Europa che non meritiamo!

 

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