Martedì, 11 Giugno 2013 13:55

Serve un nuovo modello per Parma. In fuga anche dall'UPI In evidenza

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Parma, 11 Giugno 2013 - -
I tempi sono maturi per un nuovo "modello Parma" all'insegna della coesione sociale e del superamento degli individualismi

APPELLO PER UN PIANO DEL LAVORO DI PARMA E PROVINCIA

 

La Camera del Lavoro Territoriale di Parma e le sue categorie dell'industria, della produzione e dei servizi esprimono viva preoccupazione per gli sviluppi della crisi giunta ormai al sesto anno, che si inserisce nel contesto globale ed europeo ma che nel nostro territorio comincia ad assumere caratteristiche del tutto peculiari.
Una disoccupazione che nei primi mesi del 2013 si attesta al 6,7 % (dato ineguagliato da oltre mezzo secolo e rispetto al quale si comincia oltretutto a parlare di aggiustamenti negativi), una disoccupazione giovanile a livelli altissimi (19%) e con tristi caratteristiche di "cronicità", un valore aggiunto locale pari nel 2012 a circa 9.500 milioni di euro e attestantesi sugli stessi valori del 1998, sono dati di per sé intollerabili. Ad essi si aggiunge la falcidie di interi comparti produttivi (l'edile, il termale, il tessile, il grafico e l'editoria...), senza contare la recente emergenza territoriale che ha colpito la "montagna est" e che rischia di mettere in ginocchio l'economia di un'intera parte della provincia.
In questo contesto sono ancor più sconfortanti gli ulteriori segnali che ci pare di poter cogliere dal 2012 e in questo primo quadrimestre dell'anno. Il primo: le scelte e le strategie di alcune importanti aziende dell'impiantistica e non solo, che a Parma hanno il cuore produttivo ma anche la cosiddetta "testa pensante", sembrano preludere a un disegno di abbandono del nostro territorio per altri e più attraenti lidi, con l'ovvia conseguenza di avviare un processo, che speriamo ancora reversibile, di desertificazione industriale e produttiva della provincia di Parma. Il secondo: le annunciate fuoruscite dal sistema della rappresentanza industriale di importantissime, in alcuni casi storiche, aziende del nostro territorio disegnano i contorni di una frammentazione/frantumazione della rappresentanza dell'industria (che si aggiunge a quella ormai consolidata del terziario), con le ovvie negative conseguenze sul piano delle relazioni sindacali e industriali e dei modelli contrattuali, che a Parma hanno sempre saputo coniugare qualità del prodotto e qualità del lavoro e del reddito.
L'errore di alcuni pezzi della rappresentanza datoriale è stato, ci sia permesso di rimarcarlo, pensare che certi Governi e certe forze politiche potessero tranquillamente portare l'attacco al valore della rappresentanza sindacale, illudendosi per questa via di garantirsi una sorta di "copertura" e di poter restare immuni dalla crisi della rappresentanza tout court e dal più complessivo attacco ai corpi intermedi che oggi fa breccia in larghi settori del mondo politico e della società civile. Altro grave errore è stato quello di non contrastare il dumping contrattuale di chi ha portato nella nostra provincia modelli contrattuali al ribasso. Chi pensava di potersene avvantaggiare oggi deve ricredersi: andando in quella direzione non si difende la qualità delle produzioni, l'innovazione e l'eccellenza del territorio, unico valore aggiunto che la nostra provincia può generare.
Un terzo segnale è la disoccupazione in continuo aumento tra la fascia di popolazione che supera i 40 anni. L'enorme difficoltà a rioccuparsi di questi ex lavoratori oggi disoccupati, il fatto che tutte le forme legislativamente previste di investimento e incentivazione su rioccupazione e auto-occupazione si fermino di fatto al limite d'età dei 35 anni, rischiano di consegnarci un'intera generazione ai margini della produzione e con pochissime speranze in un futuro migliore, ciò che sommandosi al dato della disoccupazione giovanile e alle difficoltà di larghe fasce della popolazione anziana prelude a gravi conseguenze in termini di disagio sociale.
Siamo, tutti, ai limiti del tempo massimo! Parma e il suo territorio chiedono a coloro che ne hanno a cuore le sorti di intervenire tempestivamente. E la strategia non può certo essere quella, folle, di giocarsi la competizione comprimendo in maniera insopportabile i salari e i diritti dei lavoratori. Vi è un sentiero che già indica il metodo, ed è quello tracciato dall'Accordo provinciale per il lavoro e lo sviluppo. Da lì è necessario partire per un salto di qualità.
A nostro parere occorre:
-         ribadire con forza il perimetro industriale e produttivo di questo territorio, salvaguardandone il know-how e le eccellenze, nonché le esperienze contrattuali (in alcuni casi pluridecennali) che tramite alti profili negoziali e buone relazioni industriali hanno saputo coniugare diritti del lavoro, qualità del prodotto e competitività d'impresa;
-         gestire l'emergenza abbandonando il ricorso ad automatismi di fuoruscita, facendo leva invece su contratti di solidarietà ed altre forme conservative del rapporto di lavoro;
-         richiamare le nostre imprese alla funzione sociale prevista dalla Costituzione e alla dimensione etica che sempre più assume valore sui mercati internazionali;
-         porre le fondamenta di un nuovo modello di sviluppo locale, che abbandoni il consumo di territorio e faccia anzi del suo ripristino e della sua messa in sicurezza, come il movimento franoso della "montagna est" drammaticamente suggerisce, un'occasione di buona occupazione;
-         richiamare il sistema pubblico a un forte ruolo di programmazione del suddetto modello di sviluppo, che chiami in gioco anche il sistema delle multiutility nella creazione diretta/indiretta di "lavoro di cittadinanza";
-         costruire/ricostruire un modello contrattuale inclusivo, capace di dare una risposta all'emergenza occupazionale e reddituale, e capace altresì di porsi come fattore di autogoverno e di regolazione del sistema degli appalti, rispetto al quale è necessario come non mai negare cittadinanza ad ogni forma non solo di illegalità, ma anche di illegittimità;
-         praticare forme innovative di contrattazione sociale e territoriale, che sappiano fotografare i bisogni e le urgenze sociali di Parma e provincia, definire le priorità di intervento agendo sulle leve fiscali e tariffarie a disposizione, uscire dai confini dei singoli approcci comunali e porre quindi le fondamenta di un nuovo welfare locale (a sua volta possibile fonte di nuova e buona occupazione);
-         individuare le risorse pubbliche e private che possano essere messe in campo per sostenere la rinascita economica e produttiva del territorio.
Riteniamo che la messa in atto di questi percorsi non possa prescindere dal recupero di un forte ruolo dei sistemi di rappresentanza, né dalla funzione di programmazione e di indirizzo politico delle istituzioni locali, né dal necessario coinvolgimento del sistema creditizio.
Alle istituzioni, alle forze e rappresentanze sociali, ai principali istituti di credito del territorio, ma anche al "no profit" e alle associazioni di volontariato troppo spesso chiamati a sopperire alle crepe apertesi nello stato sociale, rivolgiamo dunque l'appello ad aprire un tavolo di confronto per costruire insieme un nuovo "modello Parma", all'insegna non più dell'individualismo e dei particolarismi, ma della coesione sociale.
É l'unica possibile strada da percorrere per uscire dalla crisi senza limitarsi a raccoglierne i cocci.

Crediamo che questo territorio abbia capacità e risorse per accogliere questa sfida ambiziosa.

Per la CGIL di Parma
il Segretario Generale
Massimo Bussandri

Inoltrata a: Vincenzo Bernazzoli, Presidente della Provincia di Parma, Andrea Zanlari, Presidente della CC.II.AA. di Parma, Federico Pizzarotti, Sindaco del Comune di Parma, Diego Rossi, Sindaco del Comune di Borgo Val di Taro, Mario Cantini, Sindaco del Comune di Fidenza, Stefano Bovis, Sindaco del Comune di Langhirano, Giovanni Borri, Presidente dell'Unione Parmense degli Industriali, Leonardo Cassinelli, Presidente dell'APLA di Parma, Gualtiero Ghirardi, Presidente del CNA di Parma, Michele Vittorio Pignacca, Presidente del GIA di Parma, Ugo Margini, Presidente dell'Ascom di Parma, Corrado Testa, Presidente di Confesercenti di Parma, Andrea Volta, Presidente di Legacoop di Parma, Andrea Bonati, Presidente di Confcooperative di Parma, Federico Ghillani, Segretario Generale della CISL di Parma, Mario Miano, Segretario Generale della UIL di Parma, e p.c. a Luigi Viana, Prefetto di Parma.