Domenica, 15 Marzo 2015 11:32

I Buyer internazionali vogliono il vino del Belpaese In evidenza

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Vino nel mondo. Gli italiani meglio dei francesi. Lo scenario economico di alcuni paesi è cambiato ma l'Italia trova sempre più spazio grazie all'ottimo rapporto qualità/prezzo. Il Lambrusco conquista il Brasile.

Di Alexa Kuhne - Parma, 15 marzo 2015 -
Il nostro vino convince. Conquista ogni spazio nel mondo. Scalza, qualche volta, il bordeaux francese. I segnali sono tutti in positivo. Sta ai produttori e ai distributori, ora, renderlo ancora più seducente.

Come? Mostrando la capacità di rimodulare e di trovare l'approccio giusto alle varie situazioni. Per continuare a crescere – suggeriscono gli esperti di Vinitaly – bisogna accattivarsi aree geografiche molto differenti fra loro.
"Il contatto con i mercati – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – è fondamentale per capire le tendenze e dare alle aziende le informazioni e i servizi di cui hanno veramente bisogno e per scegliere con cognizione di causa, visto l' incremento degli investimenti del 34%. Per questo Vinitaly, con Vinitaly International, è una fiera 'aperta' tutto l'anno, che da Verona si sposta in Cina, Usa, Canada e in altri Paesi".
Un mondo a due velocità, quindi, ma in eterna evoluzione.

 

Ecco, di seguito, un sintetico viaggio virtuale nell'"atlante" del commercio enoico.

Dall'indagine le reazioni migliori arrivano dai nostri partner storici, come la Germania, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. L'India, invece, si dimostra a dir poco ostica e la Russia, che pure nel 2014 ha resistito, si trova in mezzo alla peggior svalutazione del rublo degli ultimi anni, mentre il Brasile paga dazi altissimi.

In Cina, ad esempio, è importante sfruttare la debolezza manifestata nel 2014 dalla Francia, lavorando sulla costruzione di brand forti, a patto che si parli di prezzi ragionevoli. Sempre più popolari Barolo, Barbaresco, Brunello di Montalcino e Amarone della Valpolicella.

Ma l'Asia non è solo Cina, ed anche i piccoli scalpitano, a partire dal Vietnam il mercato del vino è cresciuto molto velocemente ed i protagonisti sono stati la Francia e l'Italia, ma c'è da fare i conti con una polarizzazione dei consumi, tra bottiglie sotto i due euro e vini sopra i venti. Anche in Corea del Sud si sta sgonfiando la bolla dei vini francesi, e la gente guarda agli italiani, più accessibili. In Brasile i vini rossi toscani stanno facendo bene, così come le bollicine di Lambrusco e Franciacorta ma l'aspetto più problematico è quello che riguarda l'altissima pressione fiscale.

Risalendo il Sud America, tra i Paesi più in salute c'è il Messico, dove la cultura del vino sta crescendo velocemente, specie se si parla di vino italiano, dalle etichette toscane a quelle del Nord Italia, come l'Amarone della Valpolicella, con un occhio ai vini del Sud. Il prezzo medio si attesta sui 12-22 dollari, mentre nella fascia più bassa non c'è competizione con i vini cileni ed argentini.

Tornando nell'emisfero Sud, c'è un Paese capace di essere, allo stesso tempo, competitor e partner: l'Australia, dove la passione per il vino italiano nasce, innanzitutto, dalla passione degli australiani per il Belpaese, scelto sempre più spesso come meta per le vacanze e quando tornano in Australia vogliono continuare a bere i vini straordinariamente diversi scoperti durante il viaggio.

Restando fuori dal Vecchio continente, il nostro partner commerciale più solido sono senza dubbio gli Stati Uniti, dove la grande presenza della ristorazione italiana è il primo veicolo di promozione per il vino e poi ci sono consapevolezza e dimestichezza con le tante diverse denominazioni, tanto che a fianco delle etichette più affermate stanno emergendo i vini di Sicilia, Puglia e Montepulciano d'Abruzzo per i rossi, e Alto Adige e Friuli per i bianchi. Dopo la crisi, però, si spende qualcosa in meno, e allora se la fascia 10-25 dollari va ancora forte, sopra i 40 dollari si fa più fatica.

Nord America non vuol dire solo Usa, anzi, e in Canada, ormai, il vino italiano è diventato più importante di quello francese, grazie soprattutto grazie ai vini piemontesi, toscani e veneti , ma bisogna tener presente che qui il vino è molto caro: se in Italia una bottiglia costa 4-5 euro, in Canada arriva a 25 dollari.

Chiudono questo viaggio i mercati del Vecchio Continente, dove il vino italiano è conosciuto da secoli. Come nel Regno Unito, dove adesso vanno forte alcune regioni emergenti della Toscana, Montecucco, Maremma e Morellino, ma il mercato si sta muovendo anche su vini bianchi di carattere, come il Timorass". E se il Prosecco continuerà ad andare bene, sembrano esserci grosse difficoltà per i metodo classico, che non riusciranno a scalzare lo Champagne dalla sua posizione di leader.

Non sorprende più la Germania, dove i vini italiani costituiscono una fetta importante del mercato con un'offerta che arriva da ogni regione e praticamente su ogni fascia di prezzo sensibile.
Buona anche la reazione della Svezia. La chiave di volta per la conquista della Danimarca, invece, sta nel food pairing: il vino italiano va bene, il prezzo medio si aggira sui 5-8 euro, e i consumatori lo apprezzano molto perché si sposa benissimo con i cibi locali.

Rimonta sulla Francia anche in Olanda, dove il prezzo è sì una variabile importante e il consumatore è molto preparato e sa riconoscere e premiare il giusto rapporto qualità/prezzo.

La Francia, insomma, è l'eterna rivale, certo non l'unica da cui guardarsi, eppure, anche qui, c'è una nicchia di consumatori che hanno imparato ad apprezzare l'Italia del vino, salita alla ribalta dopo il boom dei prezzi di Bordeaux: il consumatore del francese ha trovato nel vino italiano esattamente ciò che cercava. Ottimi vini al giusto costo.