Giovedì, 03 Aprile 2014 09:22

Reggio Emilia - Gestione rifiuti, l'intervista all' Assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino In evidenza

Scritto da

L'Assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino fa il punto sulla situazione rifiuti nel nostro territorio e in quello emiliano-romagnolo -

 

Reggio Emilia, 3 aprile 2014 - di Ivan Rocchi

 

Nei giorni scorsi il comunicato stampa dell'associazione Millecolori di Parma ha riaperto il dibattito sulla gestione del ciclo dei rifiuti in Emilia. Messo sotto pressione dalle proteste, anche l'assessore comunale della città ducale Gabriele Folli ha dovuto esprimere i propri dubbi sull'opportunità di accogliere nell'impianto di Cornocchio 450.000 tonnellate di rifiuti provenienti da Reggio Emilia nei prossimi tre anni, anche se solo per il trattamento di separazione secco-umido. Un surplus che secondo Folli sarebbe il frutto della recente chiusura dell'inceneritore di Reggio e dei tempi lunghi per la costruzione dell'impianto di TMB (trattamento meccanico-biologico) nella frazione di Gavassa. Il sindaco vicario Ugo Ferrari e l'assessore provinciale all'ambiente Mirko Tutino hanno subito ribattuto alle accuse, sottolineando che la soluzione è temporanea e che negli ultimi 10 anni Reggio Emilia ha smaltito – non solo trattato – circa 1 milione di tonnellate di rifiuto indifferenziato proveniente da Parma. E proprio all'assessore Tutino abbiamo voluto chiedere di farci il punto sulla situazione rifiuti nel nostro territorio e in quello emiliano-romagnolo.


Buongiorno assessore Tutino. Partiamo dalla paventata emergenza rifiuti. Ha qualche dato su flussi e livello di saturazione delle discariche nel Reggiano?
Certo, sono tutti dati raccolti dall'Osservatorio provinciale rifiuti. Se parliamo di rifiuti urbani, le due discariche del nostro territorio hanno poco più di due anni di autonomia: c'è spazio per circa 360mila tonnellate di rifiuti. Infatti nel 2013 abbiamo inviato a smaltimento circa 150mila tonnellate di rifiuti urbani. La necessità di smaltimento dei rifiuti speciali è stata invece di circa 30mila tonnellate. L'inceneritore, fino al 2012, trattava meno di un terzo di questi quantitativi.


Quando sarà pronto l'impianto TMB di Gavassa?
Sarà autorizzato entro la primavera e poi sono previsti due anni tra gara e cantiere. L'attivazione avverrà quindi nel secondo semestre del 2016.

Costituirà davvero la soluzione per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti nella nostra provincia?
Il TMB non è un tradizionale impianto di smaltimento, per esempio come l'inceneritore, che "blocca" la raccolta differenziata perché ha bisogno di un flusso continuo di rifiuto indifferenziato per rimanere acceso. Invece è concepito come un trattamento da realizzare a valle di un alto livello di differenziata. Continuando a estendere il porta a porta come abbiamo fatto in questi anni (dal 2010 a oggi abbiamo triplicato i cittadini toccati da questo servizio ed entro fine anno saremo a circa 200mila utenti) e dopo l'avvio del TMB, ciò che rimane da smaltire sarà un materiale quasi inerte e di modesta quantità, circa il 10-15% del rifiuto iniziale. Si consideri che con un inceneritore un quarto del rifiuto viene trasformato in scorie e ceneri, che devono comunque essere inviate a smaltimento. Quindi nemmeno l'inceneritore chiude il ciclo dei rifiuti.


Quale potrebbe essere il futuro della raccolta e smaltimento rifiuti dopo la cancellazione delle province?
In questi ultimi tre anni abbiamo fatto salire la differenziata di 5 punti (dal 58 al 63%) su base provinciale, ridotto del 20% la quantità di rifiuti indifferenziati inviati a smaltimento. I comuni che superano il 65% di differenziata sono passati da 6 a 18 ed in alcuni di questi si è raggiunto e superato l'80%. Tutto ciò che abbiamo fatto lo abbiamo deciso insieme ai Comuni. A Reggio i sindaci hanno dimostrato solidarietà territoriale e capacità di affrontare - anche tecnicamente - il tema. Non c'è più la fiducia in bianco data al gestore, e per questo credo che il lavoro avviato sarà portato avanti al di là del destino delle province.


Però cambieranno completamente gli equilibri decisionali. E gli attori in campo sono ancora tanti: Atersir (Agenzia territoriale dell'Emilia Romagna per i servizi idrici e rifiuti), Regione, Iren, Comuni e Unioni di Comuni. Quale ruolo avranno?
Già oggi la pianificazione è diventata regionale. Le filiere di raccolta, di trattamento, e di avvio a recupero/smaltimento non possono più fondarsi sui bacini amministrativi delle province. Ciò poteva valere quando i rifiuti andavano tutti a smaltimento. Bastava avere una raccolta funzionante e alcuni impianti per lo smaltimento, dividendo il territorio per bacini di dimensioni provinciali. Il piano rifiuti regionale invece cancella l'autosufficienza delle singole province, e quindi dal 2015 si dovrà considerare l'impiantistica regionale nel suo complesso. Per questa ragione, scaduto il Piano Provinciale di Gestione Rifiuti, non abbiamo potuto rinnovarlo. Tuttavia il buon andamento della differenziata ci ha fatto arrivare alla fine del periodo senza essere in emergenza.


E' vero che bisogna ancora verificare se l'impianto di Cornocchio possa tornare in attività o meno? Esiste un piano B?
La Regione ritiene che l'obbligo di trattare i rifiuti urbani in un impianto di selezione prima del conferimento in discarica si debba attivare da subito. Noi riteniamo che portare i rifiuti fuori provincia per poi smaltirli nelle discariche reggiane non sia una soluzione economicamente e ambientalmente utile ed abbiamo proposto di fare come in Toscana: un piano per lo sviluppo della differenziata e costruzione del TMB perché entro il 2016 Reggio sia in linea con quanto previsto dalla normativa. Il Ministero dell'Ambiente si dovrà esprimere su quale sia la scelta più razionale, nel frattempo abbiamo verificato comunque tutte le strade, compreso l'utilizzo dell'impianto di Cornocchio - a Parma - per fare la selezione e riprenderci poi i rifiuti. Ma non è l'unica soluzione.


Quattrocentocinquantamila tonnellate in tre anni, a partire da luglio 2014. E' questa la richiesta, giusto?
La cifra è stata stimata dai nostri tecnici per avere un'autorizzazione sicura, hanno semplicemente calcolato 150mila tonnellate per tre anni. Ma se si andasse in quella direzione ciò che realmente verrebbe trattato sarà solo il rifiuto residuo realmente prodotto e così come - con al differenziata - ne abbiamo sempre prodotto meno di quanto previsto, anche in questo caso la cifra finale sarebbe inferiore. Senza considerare che con il rispetto dei tempi che prima descrivevo nella realizzazione del TMB, la necessità finale sarebbe intorno alle 300 mila tonnellate.


Cosa ne pensa delle polemiche seguite alla richiesta?
Mi stupisco che la Provincia di Parma, che evidentemente ha il nervo scoperto per gli scontri con il Comune sul tema rifiuti, ne abbia fatto un caso politico. Mi è sembrata campagna elettorale gratuita, per un'elezione però già superata e persa. Sono d'accordo con quello che ha scritto il Sindaco Vicario di Reggio Ugo Ferrari: "Non abbiamo spento l'inceneritore di Cavazzoli per fare dispetto a Parma. Lo abbiamo spento perché era del 1971 e perché realizzarne uno nuovo, con la raccolta differenziata in crescita e con la stessa Regione che ora prevede di disattivarne due entro sei anni, sarebbe stato economicamente e ambientalmente assurdo". Davvero non si comprende perché Parma voglia affrontare il proprio dibattito politico interno attaccando Reggio.


Chi pagherà il trasporto dei rifiuti all'andata e al ritorno?
Noi con le tariffe, ed è per questo che riteniamo sbagliata un'applicazione della normativa concepita in questo modo. Si tutela di più l'ambiente dando una mano alla Provincia ed ai Comuni perché Iren rispetti i tempi di realizzazione del TMB e sviluppi la raccolta differenziata, oppure imponendoci di far fare al rifiuto residuo un viaggio di andata e ritorno in impianti esterni al nostro territorio? Noi pensiamo la prima. E lavoreremo perché la Regione comprenda le nostre ragioni.