Lunedì, 01 Maggio 2023 05:41

Sicurezza sul lavoro: una strage senza fine. In evidenza

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Di Giuseppe Storti Roma, 28 aprile 2023 (Quotidianoweb.it) - Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro, in collaborazione con l’Organizzazione internazionale del Lavoro (ILO), al fine di sensibilizzare tutti sulla necessità di implementare finalmente una nuova cultura della sicurezza sul lavoro.

Ciò per cercare di arginare  un’autentica strage di uomini e donne sui luoghi di lavoro, che continua ogni giorno, cercando anche di prevenire le morti bianche, gli incidenti e soprattutto le malattie professionali: altra causa di morte dei lavoratori e di invalidità permanenti.

Abbiamo scritto non a caso di strage, in quanto secondo le statistiche muoiono per incidenti sul lavoro, e per malattie professionali, in media a livello mondiale 6000 lavoratori al giorno. In Italia nel 2022 i morti in seguito ad una denuncia di infortunio sono stati 1090 (-10,7%), 131 in meno rispetto ai 1221 registrati nel 2021.

Mediamente tre persone al giorno perdono la vita mentre stanno espletando la propria attività lavorativa. 

L’ultimo in ordine di tempo, il 28 aprile proprio nel giorno della celebrazione della giornata mondiale della sicurezza sul lavoro.  Aveva 48 anni, è morto dopo un incidente sul lavoro nella sede di Esselunga a Pioltello (Milano).

Una strage senza fine. Sul punto è intervenuto Antonio Lombardi, Presidente della Federazione nazionale delle costruzioni: un settore tra i più colpiti in materia di incidenti e morti sul lavoro. Ecco quanto dichiarato: “anche quest’anno  la ricorrenza impone una riflessione sui dati legati ai sinistri, che permangono allarmanti e insostenibili nonostante il lavoro e gli investimenti degli ultimi anni, in particolare proprio nel settore dell’edilizia: è la riprova evidente che troppo spesso alla complicazione del quadro normativo-regolamentare e degli orpelli in capo alle imprese, non corrisponde una effettiva limitazione dei sinistri, con tragedie e morti che, nella maggioranza dei casi, potrebbero essere evitati”.

Le costruzioni, danno lavoro a 1,3 milioni di addetti e contribuiscono al 9,6% del Pil (dati a cura dell’Ufficio Consulenza statistico attuariale dell’Inail), registrano nel 2021 la crescita degli occupati (+7,7%) ma anche degli incidenti (+17,7%) e delle patologie denunciate (+28,2%)

Dopo il calo del 6,7% del 2020, nel 2021 e nel 2022 gli investimenti nelle costruzioni sono aumentati sensibilmente grazie al riavvio delle attività dopo le restrizioni legate alla pandemia e alle iniziative messe in campo dallo Stato per favorire la ripresa del settore e di tutto l’indotto, con incentivi per interventi di efficientamento energetico, consolidamento statico e riduzione del rischio sismico degli edifici.  Questo rilancio è stato accompagnato da un incremento altrettanto significativo degli infortuni denunciati in edilizia, che nel 2021 sono stati 38.541, in aumento del 17,7% rispetto al 2020. 

“L’edilizia si conferma uno dei settori con più rischi per i lavoratori – conclude il presidente Antonio Lombardi, legati proprio alla particolare attività che comporta uno sforzo fisico non indifferente, col trasporto di carichi pesanti, il lavoro in posizioni scomode e la permanenza in piedi a lungo. Gli sforzi economici e gli investimenti delle imprese per garantire i presidi e gli adempimenti imposti della legge, troppo spesso non si traducono in effettiva sicurezza anche per atteggiamenti superficiali o disattenzioni. Occorre quindi investire di più e meglio sulla formazione e sulla responsabilizzazione, partendo dalle scuole e dagli istituti di formazione”.

Oltre la metà dei casi mortali riguarda la fascia d’età 50-64 anni.

Gli infortuni interessano quasi esclusivamente gli uomini (97,4%), che rappresentano la stragrande maggioranza della forza lavoro delle costruzioni. Il 62,8% delle denunce riguarda lavoratori al di sotto dei 50 anni, con la classe 35-49 anni al primo posto. Nel quinquennio si osserva un aumento degli infortuni nelle fasce di età più elevate: gli ultra 49enni passano infatti dal 33,5% del 2017 al 37,2% del 2021. 

Più anziani i deceduti: oltre la metà dei casi (56,2%) interessa infatti i lavoratori tra i 50 e i 64 anni e anche la quota degli ultra 64enni non è trascurabile e pari al triplo di quella delle denunce. Con 196 casi mortali le costruzioni si collocano al secondo posto in valore assoluto dopo il manifatturiero. L’incidenza dei decessi sul totale degli infortuni denunciati nel settore è la più elevata tra tutti i comparti dell’Industria e servizi, a ulteriore conferma della pericolosità delle attività svolte nei cantieri. Le nude cifre confermano la drammaticità del fenomeno che non accenna a regredire.

Occorre intervenire con somma urgenza. Imponendo, anche con leggi più severe il puntuale rispetto delle norme in materia di sicurezza sul lavoro. Soprattutto poi rinforzando il ruolo e l’organico dell’Ispettorato sul lavoro, che deve aumentare il livello dei controlli sui cantieri e suoi luoghi di lavoro.

Fermare le morti bianche sul lavoro deve trasformarsi in un dovere a cui nessuno può sfuggire.

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