Martedì, 11 Ottobre 2022 05:54

La prima conseguenza della decarbonizzazione che verrà: l’aria pulita In evidenza

Scritto da

Il secondo punto del PTE prevede più trasporto collettivo, elettricità e carburanti ecologici

Di Coopservice 10 ottobre 2022 -

Il miglioramento della qualità dell’atmosfera è il punto n.3 del Piano nazionale per la Transizione Ecologica. Il ruolo di Coopservice quale General Contractor negli interventi di efficientamento energetico fondamentali per la riduzione delle emissioni.

L’inquinamento dell’aria, il nemico letale che non vedi e non senti

Il problema dell’inquinamento dell’aria è la sua natura di pericolo invisibile e spesso anche inavvertibile. Siccome non si vede e, tranne situazioni estreme, non si sente, difficilmente attira la nostra attenzione se non in corrispondenza della pubblicazione di risultati allarmanti di campagne di rilevamento. Rimane il fatto che l'aria pulita è essenziale per la nostra salute e per l'ambiente. E l’assai impegnativo obiettivo primario della decarbonizzazione, per l’Europa prevista quale completa al 2050 con una tappa intermedia (-55%) al 2030, avrebbe come primo risultato il deciso miglioramento della qualità dell’aria che respiriamo: 'emissioni zero' uguale zero 'inquinamento zero'.

La strage silenziosa dell’aria insalubre

Così invece oggi non è. L'inquinamento atmosferico è il problema numero uno per la salute ambientale nell'Unione Europea. Provoca malattie gravi come l'asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, costituendo una causa primaria di morti premature in particolare tra i bambini, gli anziani e le persone affette da determinate patologie. Solo nel nostro Paese vengono attribuite all’inquinamento atmosferico circa 60.000 morti all’anno, concentrate soprattutto negli hot-spot del bacino padano e nelle grandi conurbazioni, dove nonostante la crescita della sensibilità e dell’attenzione delle pubbliche amministrazioni locali continua a persistere una condizione critica. 

I danni dell’inquinamento sugli ecosistemi e sull’economia

Oltre a incidere sulla salute umana, l'inquinamento è una delle principali cause della perdita di biodiversità: riduce la capacità degli ecosistemi di svolgere funzioni vitali quali la cattura dell'anidride carbonica e la decontaminazione naturale. E finisce fatalmente per essere anche un costo pesante ed improprio per le nostre economie, in quanto comporta la perdita di giorni lavorativi e costi sanitari elevati. Ci sono dunque motivazioni sufficienti perché il miglioramento della qualità dell’aria possa essere considerato un obiettivo strategico del Piano nazionale per la Transizione Ecologica, di cui costituisce il punto n.3.

Il peggioramento dell’aria ha cause unicamente antropiche

Ciò che è accaduto è che negli ultimi decenni, a causa del vertiginoso incremento delle emissioni inquinanti generate dalle attività umane, la qualità dell’aria si è notevolmente deteriorata. A tale peggioramento hanno contribuito in modo particolare le attività legate all’industria, alla produzione di energia, al riscaldamento domestico, all’agricoltura (a causa dell’uso dell’ammoniaca, fonte di emissioni di particolato secondario) e ai trasporti. L'obiettivo ‘emissioni zero’ per il 2050 consiste pertanto nel ridurre l'inquinamento di aria, acqua e suolo a livelli che non siano più considerati dannosi per la salute e gli ecosistemi naturali, nel rispetto dei limiti che il nostro pianeta può sopportare.

Le 3 regole della decarbonizzazione

Tuttavia, non basterà spegnere camini e tubi di scarico per avere un’aria pulita: anche alcune misure positive per il clima, quali ad esempio l’uso di bioenergie, non sono infatti a impatto zero e andranno pertanto attentamente mitigate con opportune tecnologie. Per affrontare l'inquinamento atmosferico, e realizzare l’obiettivo della decarbonizzazione totale al 2050, l'Unione Europea ha così varato una politica globale per l'aria pulita basata su tre pilastri:
1. definizione di standard di qualità dell'aria da rispettare;
2. riduzione delle emissioni di inquinamento atmosferico, a partire dai limiti definiti dalla direttiva National Emission Ceilings (NEC) già dal 2016;
3. normative sempre più stringenti per regolare le residue emissioni fonti di inquinamento.

Meno 55-25-50, le 3 percentuali chiave per l’obiettivo intermedio al 2030 

L’obiettivo generale è dunque proteggere la salute umana e l’ambiente, a fronte di dati che in ambito comunitario risultano particolarmente significativi nella loro gravità: nella UE sono circa 350 mila i decessi prematuri annui causati da esposizione al particolato fine (60.000, come detto, in Italia), mentre viene stimato da 330 a 940 miliardi di euro il costo economico annuo indotto dell'inquinamento atmosferico.
Le azioni concrete da perseguire per la qualità dell’aria sono esplicitate nella ‘Comunicazione’  che la Commissione ha inviato al Parlamento e al Consiglio europei nel maggio 2021 (Towards zero pollution for air, water and soil) e sono finalizzate al raggiungimento di 3 obiettivi entro il 2030:
1. ridurre di oltre il 55% il numero di morti premature e malattie causate dall'inquinamento atmosferico;
2. abbattere del 25% la pressione inquinante sugli ecosistemi e sulla biodiversità;
3. ridurre del 50% la produzione di rifiuti urbani, il cui trattamento contribuisce all’inquinamento di aria, acqua e suolo.

L’Italia da decarbonizzare e i 4 principali settori di intervento

E l’Italia? Analizzando i progressi fatti in Italia dal 2005 ad oggi rispetto ai tetti di emissioni di inquinanti stabiliti dall’UE, il nostro Paese è sulla buona strada, ma per rispettare i target più ambiziosi al 2030 serviranno sforzi ulteriori, soprattutto per ossidi di azoto, composti organici volatili diversi dal metano e particolato fine.
Nel giugno 2019 è stato firmato il Protocollo di intesa che istituisce il ‘Piano d’azione per il miglioramento della qualità dell’aria tra Governo, sei Ministeri, Regioni e Province autonome. Tale protocollo è articolato in quattro ambiti di intervento riguardanti i settori più problematici per il rispetto delle norme sulla qualità dell’aria e precisamente: i trasporti, l’agricoltura, la combustione da biomassa, il riscaldamento civile.

PNRR, Protocolli, Programmi: gli strumenti italiani per l’obiettivo ‘Aria pulita’

I margini maggiori di miglioramento riguardano i settori dei trasporti e del riscaldamento degli edifici, che peraltro producono la maggior parte delle emissioni in ambito urbano e metropolitano, dove dovranno quindi concentrarsi le azioni principali. È infatti soprattutto in queste aree più densamente popolate che le soglie di inquinamento delle diverse sostanze vengono più frequentemente sforate, esponendo l’Italia a procedure di infrazione a livello europeo. Va ricordato come diverse linee di intervento previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, poi riprese dal Programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico (PNCIA) varato a fine 2021, avranno effetti positivi sulla qualità dell’aria. Perché molte delle misure contenute nel PNRR all’interno delle missioni 1 (digitalizzazione), 2 (transizione ecologica) e 3 (mobilità sostenibile) concorrono ad abbattere l’inquinamento atmosferico. Si pensi ad esempio al potenziamento di fonti rinnovabili e all’impiego delle bioenergie, alla progressiva elettrificazione del settore dei trasporti, alle misure per l’efficienza energetica degli edifici, all’aumento del ricorso al teleriscaldamento, alla forestazione urbana e alle ricadute in termini di minori emissioni che saranno conseguenti alla progressiva digitalizzazione del sistema-Paese.

Efficientamento degli edifici: il modello chiavi in mano con Coopservice nel ruolo di General Contractor. L’esempio di Castel Maggiore (BO)

Il riscaldamento domestico, unita alla scarsa efficienza dei sistemi installati negli edifici, è una delle cause responsabili dell’inquinamento atmosferico e del surriscaldamento.
Gli incentivi e le detrazioni fiscali attualmente disponibili, come l’Ecobonus e il Superbonus, mirano a supportare i cittadini nell’affrontare le ristrutturazioni di abitazioni e condomini con l’obiettivo di rendere gli edifici più efficienti dal punto di vista energetico.
Gli ostacoli maggiori sembrano essere le complesse procedure e la gestione degli aspetti burocratici, unitamente alle difficoltà di rapportarsi con le diverse ditte e professionisti che svolgono i lavori.
In questi casi, il ruolo del General Contractor può assumere una funzione cruciale di coordinamento, semplificando le procedure e facilitando il committente che può così rapportarsi con un unico soggetto che presidia l’intero ciclo degli interventi: dalla consulenza iniziale alla gestione del budget, dalla conduzione del cantiere alle relazioni con i diversi fornitori, fino alla gestione della cessione del credito e sconto totale in fattura.
Un esempio di concreta applicazione da parte di Coopservice del modello General Contractor per la valorizzazione del patrimonio e la riduzione dell’impatto ambientale è rappresentato dal condominio Zama di Castel Maggiore (BO). Si tratta di un intervento di riqualificazione di un complesso di 5 edifici di 7 piani fuori terra e uno interrato, per ciascun corpo di fabbrica, più 2 sale condominiali monopiano, e di un totale di 278 unità abitative. Gli interventi principali hanno riguardato la coibentazione dell’involucro, la sostituzione delle caldaie condominiali e, negli appartamenti, la sostituzione di serramenti, la coibentazione delle logge e l’installazione di radiatori a maggiore efficienza energetica.