Giovedì, 30 Giugno 2022 06:25

Codice rosso per la sanità italiana In evidenza

Scritto da

La salute è un diritto di tutti ed è pure scritto in costituzione art 32, ma siamo sicuri che nel nostro paese, le cose vadano secondo il diritto costituzionale?

I fondamenti su cui si basa sono l’universalità, l’uguaglianza e l’equità sanciti con la legge n.833 del 1978,

di Andrea Caldart Cagliari, 30 giugno 2022 (QuotidianoWeb.it) - La spesa pubblica sanitaria italiana nel 2020 è stata pari al 7,9% del PIL (media EU 8%) mentre la soglia limite indicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per garantire un sistema efficiente, è il 6,5%.

I nostri governi invece da Monti ad oggi, han sempre continuato a tagliare questo capitolo di spesa a favore di non si sa ben cosa se non quella di agevolare la sanità privata.

Questo dato è ancora più eclatante se andiamo a paragonarlo con le percentuali di spesa sul PIL dei principali Paesi Europei dal 2010 al 2020, dove dietro di noi troviamo solo Spagna con il 7,4% e avanti a noi abbiamo Germania con 8,5% e Francia con 9% (fonte: Italia in Dati – Eurosat).

Questi dati sono il frutto di un questionario di valutazione internazionale, lo State party self – assessment annual reporting dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che per l’Italia è aggiornato al 15 giugno 2022.

Il nostro paese non brilla per la capacità di fronteggiare pandemie in quanto ha una velocità di risposta solo del 72% e non pare sia un buon punteggio, che poi con la pandemia, è notevolmente peggiorato rispetto all’86% del 2019.

Un elemento che si sta sempre di più diffondendo e sta prendendo il sopravvento sulla popolazione è che vi è un continuo aumento nei cittadini di rinunciare alle cure mediche per via della loro accessibilità.

Il dato che fa rabbrividire è che, nel 2020, in Italia, 1 italiano su 10 ha palesemente dichiarato di aver rinunciato a visite o accertamenti negli ultimi 12 mesi pur sapendo di averne estremo bisogno, mentre nel 2019 la quota era del 6,3%.

È allarmante il dato che si è registrato nel 2020 in quanto questo aumento del circa 40% rispetto all’anno precedente, lo si lega all’emergenza della pandemia da COVID-19 dove si sono registrate forti disuguaglianze tra Nord e sud in quanto, al reddito pro-capite maggiore corrisponde una minore rinuncia alle cure mediche.

In cosa andiamo male? Semplice, mancanza di strumenti legali, normativi, risorse umane e proprio questo ultimo capitolo merita un approfondimento giuridico in merito al “ricatto” fatto ai sanitari, ma anche ad altre categorie professionali, per poter proseguire a lavorare.

Chi non ha ceduto al ricatto è stato sospeso, senza stipendio, generando migliaia di cause legali ma nel mentre 8.000 sanitari se ne sono andati dal nostro paese evidenziando la voce più grave del questionario.

Questa carenza è stata sottolineata in un allarme lanciato dalla Commissione nazionale Emergenza Urgenza Anaao Assomed in una lettera aperta al ministro della Salute, Roberto Speranza evidenziando che gli “eroi della pandemia” sono stati dimenticati e non reggono più i ritmi di lavoro.

Per fare un esempio tra i tanti di questo grave problema, ne parla Salvatore Manca, ex presidente di Simeu dicendo: “Il Cardarelli è sovraffollato da quando io ho cominciato a lavorare oltre trent’anni fa e periodicamente viene fuori la bomba: una volta c’è il caldo, una volta l’influenza, una volta il Covid. Quella è solo benzina sul fuoco, il problema è preesistente e va affrontato con soluzioni di sistema, non con servizi scandalistici che lasciano il tempo che trovano, dopo una settimana non se ne ricorda più nessuno”.

Gli fa eco Agnese Testoni, infermiera del Dipartimento di emergenza-urgenza dell’Asl Roma 4, dicendo: “Un esodo dei medici dell’emergenza, un primo vacillamento degli infermieri. Le istituzioni devono correre immediatamente ai ripari perché perdere delle professionalità così importanti è un danno per gli utenti e i pazienti”.

E anche la Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza (Simeu) dichiara ad Askanews che, di questo passo ci saranno 5 mila medici in meno entro la fine del 2022.

Ma un cittadino si sentirà sicuro ad accedere alle cure sanitarie?

Stando alla fotografia che è qui rappresentata da documenti ufficiali, viene da dire proprio di no, viste le pessime condizioni in cui versa il nostro sistema sanitario pubblico con i medici che fuggono dagli ospedali e con il “Messia tecnico” che per il biennio 2022-2023 ha messo a disposizione della sanità 6 miliardi in meno.

Infatti, nel redigere il PNRR era più concentrato a dare soldi 59,46 miliardi alla transizione ecologica di Cingolani che ci ha ridato il carbone che forse tanto ecologico non pare e solo 15,63 miliardi riservati alla sanità che è proprio la cifra più piccola del 191 miliardi che l’Italia riceverà e che, non sono gratis, anzi costano molto e vanno resi. Insomma, un bel debito, anzi nuovo debito pubblico.

15,63 miliardi è vero non sono pochi, ma sono totalmente inadeguati perché non risolveranno il problema della sanità territoriale in quanto ci vuole un piano di politica strutturale, ovvero tutto quello che oggi manca, perché il rinforzo territoriale non lo si creerà con una stretta di mano, un sorriso a 52 denti sbiancati e un taglio di nastro, ci vuole tempo, molto tempo.

Centinaia di migliaia di pazienti lasciati allo sbando, piccoli comuni da Nord a Sud del nostro paese che non hanno più un medico di base, perché accorpati ad altri centri magari distanti decine di chilometri difficili sa raggiungere, esami che non vengono più eseguiti in tempo, anziani abbandonati ad attese di visite mediche anche di un anno, questa la realtà da codice rosso della sanità italiana.

Ma noi il paese celebrato nel mondo quale culla della cultura, della creatività per eccellenza, siamo stati capaci di dare le chiavi del ministero più importante del nostro governo ad un viceministro come Andrea Costa che di professione faceva il geometra, ma peggio ancora a un ministro, Speranza che oggi probabilmente non arriva all’1% dei consensi.

In ogni sua uscita pubblica è super scortato in quanto deve essere difeso fisicamente dalla rabbia dei cittadini che gli si scagliano contro, stanchi delle sue inutilità amministrative derise in tutto il mondo, come la mutanda da viso, ovvero la mascherina che non blocca nulla di nulla.

Ha scritto pure un libro, ritirato a tempo di record, nel quale vi erano dei contenuti che possiamo dire, per essere gentili, deprimenti, dove, oltre ad incensare le sue capacità, scriveva: “sono nervoso al pensiero di qualsiasi aggregazione di più di due persone, mi turba persino veder passare le automobili per strada”.

Chissà che infanzia potrà mai aver avuto un soggetto del genere, ma la sua auto celebrazione con il libro forse voleva poter dimostrare che lui aveva sconfitto il virus e così diventare un modello da seguire.

Peccato per noi perché il suo piano pandemico, quello non aggiornato, le strutture ospedaliere con la sua sanità al collasso, le primulette, i mega appalti di Arcuri, anziché essere un esempio da seguire, siamo diventati una barzelletta planetaria e, non di sicuro un esempio.

L’unico esempio che purtroppo abbiamo dato e continuiamo a farlo è solo negativo a discapito degli italiani ai quali rimarranno i conti da pagare e stavolta caro Speranza, scusami ti do del tu, hai dimostrato quanto di più pericoloso ci possa essere nell’ideologia slegata dalla realtà, quella realtà che hai devastato, la sanità pubblica.