Mercoledì, 08 Dicembre 2021 09:49

Un lungo cammino di successo In evidenza

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A Bologna, lo scorso 21 Novembre, in occasione del concorso per il Miglior Sommelier d'Italia 2021, abbiamo assistito ad uno scontro appassionante e di grande qualità, fatto da professionisti di sala e tecnici del mondo del vino che, per un giorno, hanno messo in campo tutte le loro conoscenze per sfidarsi e far emergere conoscenza e destrezza.

da L'Equilibrista @lequilibrista27 Bologna 8 dicembre 2021 - In un periodo storico dove c'è bisogno di sognatori e di giovani ricchi di passione, l'esempio che hanno offerto sul palco dell'Oratorio San Filippo i migliori sommelier di Associazione Italiana Sommelier, è stato di un livello davvero molto alto.


I casi della vita portano a forgiare esperienze che segnano, per questo la tenacia, la determinazione e l'amore per quello che si fa, fanno maturare figure che meritano successo perché frutto di umiltà e lavoro.
Stefano Berzi è il miglior sommelier AIS 2021 perché ha saputo coniugare eleganza, velocità di esecuzione e conoscenza come nessun altro sul palco. Il parterre era di quelli più ricercati, tanto da annoverare il pluri campione di concorsi monotematici Massimo Tortora, Simone Vergamini autore della miglior prova scritta in finale e Davide D'Alterio, sommelier di talento, secondo classificato.

La storia di una conquista così importante parte da lontano ed è frutto di sacrificio, studio e delle tante persone che segnano il cammino. Per Stefano, lo sono stati persone quali Ciro Fontanesi, direttore di Alma, Maurizio Filippi. Sommelier vincitore dell'edizione 2016, Cristiano Cini, direttore della scuola concorsi di AIS. Ma soprattutto una delegazione come AIS Lombardia con i suoi talenti migliori quali Nicola Bonera, Artur Vaso ed il Presidente Hosam Eldin Abou Eleyoun, tutti visibilmente commossi e davvero entusiasti per il conseguimento del titolo da parte del loro collega lombardo.  

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Stefano Berzi consegue il diploma AIS a soli 19 anni nel 2013, diventa degustatore ufficiale AIS nel 2014, poi relatore AIS nel 2015 e già, come rivelato da lui durante la nostra breve conversazione, vorrebbe abilitarsi per la tanto amata Francia che ha visitato più volte, da qui a breve.

Nonostante la sua voglia di viaggiare e di esprimersi su più fronti, è l'amore per la creatura di familia, l'Hosteria del vapore, che lo fa sentire realizzato e forse è qui che emerge la sua umiltà ed il suo forte radicamento territoriale. Il fatto di poter incidere su qualcosa che suo padre, e prima ancora il nonno, hanno contribuito a creare, lo porta a mostrare senso di appartenenza e grande rispetto per la sua storia, valori che lo hanno portato fino a qui oggi.

Mi sono trovato davanti ad un professionista formato sul campo, dove il lavoro in sala e la comunicazione del vino, l'abbinamento dei cibi ed il lavoro di raccordo con la cucina, hanno rappresentato emozione pura e contribuito alla sua evoluzione per farlo migliorare soprattutto nella gestione di un locale moderno.

Quando mi parla dell'hosteria del vapore, della sua sala, lo immagino nei gesti quotidiani che prepara tutto con dovizia di particolari, riordinando l'inventario e la cantina, avvolto nella storia di un locale che è attivo da ben sei generazioni, identificato già nel 1870 dal passaggio del treno a vapore sulla tratta Sarnico-Bergamo ed impreziosito dalla biglietteria originale dell'epoca, ubicata proprio all'interno del locale.

Stefano oggi caratterizza i tratti di una ristorazione in continuo cambiamento che deve coinvolgere tutti i campi, alimentata sempre da una incessante velocità, contrassegnata da una attenzione verso la clientela che cambia continuamente perché più informata, social, dove il sommelier è comunicatore, manager e caposaldo inamovibile essendo capace di fare da raccordo fra cucina e sala in modo continuo e sempre diverso. “Il cliente di oggi, mi dice Stefano, sceglie un locale anche per la sua carta vini e quindi vale la pena tenere sotto controllo le produzioni e stare al passo per valorizzare i piccoli produttori, perchè oggi, la proposta dei vini fa la differenza. Peraltro, si da per assodato che sala e cibo debbano essere ottimi, quindi la differenza la fanno i particolari e la scelta del viaggio enoico che possiamo proporre al cliente”.

Oggi questa professione è altamente formativa e selettiva, perché un sommelier deve poter comunicare il territorio, gestire alternative , conoscere cocktails, the o birre da poter abbinare alle diverse offerte che si trova a gestire. Non deve più stappare la bottiglia ed abbandonare il cliente a se stesso per capirci, ma ha il compito della gestione dei costi della cantina, ma soprattutto dei ricarichi e del posizionamento di prezzo nella sua carta.

L'Associazione Italiana Sommelier premiando e contribuendo a formare figure come Stefano Berzi, continua in un'opera incessante di ricerca della qualità e di quello che oggi rappresenta una figura moderna e di grande centralità. Il sommelier moderno ha la faccia pulita, appassionata e radicata sul territorio di questo ragazzo che ha ancora tanta strada da fare e che forte della sua caparbietà, sono certo ci stupirà ancora.

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