Lunedì, 05 Aprile 2021 12:30

Giochi di carte in Emilia Romagna: una tradizione pluricentenaria In evidenza

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Tra i passatempi preferiti degli italiani ci sono sicuramente i giochi di carte. Alcuni territori, però, vantano una tradizione più lunga e articolata degli altri in questo campo dell'intrattenimento e dei veri e propri mazzi “regionali”.

E tra questi spicca l'Emilia Romagna, una regione in cui le carte da gioco sono comparse diversi secoli fa. È il momento di rinverdire questa tradizione e scoprire quali sono le discipline più amate da emiliani e romagnoli.

Secondo le prime testimonianze scritte, in Romagna i giochi di carte si sono diffusi con l'invenzione della stampa. In realtà le classi più agiate e la nobiltà conoscevano questo tipo di intrattenimento e non mancano resoconti dell'epoca di mazzi realizzati a mano e di frequenti partite nelle corti. La popolarità, però, arrivò quando i mazzi diventarono disponibili anche per la gente comune.

Uno dei passatempi più antichi e conosciuti è il gioco di carte di Marafone Beccacino, disciplina per quattro giocatori con molti punti in comune con il più rinomato Tressette. Ne esistono addirittura due versioni e popola i tavoli ancora oggi: nella zona di Ferrara viene chiamato Trionfo (il gioco è famoso anche nel Regno Unito dove si chiama Triumph) mentre a Ravenna e provincia è noto come Tri sett con taj. Diversi anche i regolamenti nelle due zone. Nel ferrarese si può giocare anche in cinque e ogni partecipante riceve otto carte. Nel ravennate il numero di partecipanti va da 2 a 4 e si gioca con 10 carte. Lo scopo è semplice: ottenere più punti degli avversari. Il punteggio da raggiungere per vincere è 41 ma è possibile accordarsi prima di iniziare la partita e fermarsi a una quota inferiore o superiore..

Appartiene alla tradizione regionale anche la Petrangola, gioco adatto a tutte le età che può coinvolgere da 4 a 24 giocatori, ovviamente utilizzando più mazzi di carte. Anche qui abbiamo due versioni diverse. La prima è quella piacentina e viene giocata con carte marchigiane. L'altra, quella più nota, prevede l'utilizzo di un mazzo di romagnole doc.

Molto in voga durante le festività e conosciuta anche nelle Marche con una ulteriore variante a due giocatori, la Petrangola ha un regolamento molto semplice: vince chi elimina gli altri partecipanti. Ogni giocatore ha come obiettivo quello di realizzare un punteggio che gli permetta di restare in partita, così come avviene nel famoso “morto” tipico della Campania. Tre le “vite” a disposizione di ognuno. Una volta terminate si viene automaticamente eliminati.

Molto apprezzati in Emilia anche il sette e mezzo, la versione italiana dell'internazionale blackjack, la scopa e il Tressette, passatempi conosciuti in tutta Italia. Ovviamente da giocare rigorosamente con un mazzo di carte romagnole.

Anche i mazzi di carte tipici della Regione hanno una storia e una tradizione importante. Le carte romagnole sono in stile spagnolo, un mix fra quelle napoletane e quelle piacentine, con figura intera e mazzo da 40 e oggi vanno per la maggiore nelle province di Rimini, Forlì-Cesena, Ravenna, Ferrara, Imola e a San Marino. Il disegno degli assi ricorda quello delle carte del Nord mentre coppe e spade richiamano quelle del meridione. I bastoni, invece, sono identici a quelli delle spagnole.

In realtà esistono due varianti delle carte tradizionali dell'Emilia Romagna. La prima è la Primiera Bolognese, utilizzata prevalentemente nel capoluogo e nei dintorni di Cento e dallo stile più settentrionale. La seconda è quella delle Romagnole, in stile spagnolo e diffuse in tutto il resto della Regione. Lunghezza e dimensioni sono quelle tipiche della tradizione iberica e ogni carta misura 51 x 91 mm.

Particolarmente divertenti, anche se non legate direttamente alla tradizione antica, le carte recentemente lanciate da Bologna Games e interamente dedicate alla cultura gastronomica della città. Ecco quindi che i denari si trasformano in tortellini, le spade nei coltelli per tagliare le tagliatelle, i bastoni nei mattarelli usati per tirare la pasta e le coppe nei calici di vino rosso o lambrusco tipici delle osterie.