Sabato, 30 Gennaio 2021 18:20

Quel pasticciaccio brutto di Piazza della Repubblica, 59 Roma In evidenza

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Tra elezioni avviate, interrotte per pandemia, riprogrammate e poi ancora prorogate e infine ipotesi di rinnovo statuto con addirittura revisione del profilo professionale con l’introduzione delle specialità. Cosa sta combinando il Consiglio Nazionale in carica ma già potenzialmente scaduto? Il rischio potrebbe essere il commissariamento 

Di Lamberto Colla Parma 31 gennaio 2021 – Non c’è che dire, quello che avrebbe dovuto essere una normale e democratica tornata elettorale si sta trasformando in una complicata querelle, dal sapore pretestuoso, che certamente non fa bene alla categoria.

I “malvagi” e i più sospettosi potrebbero addirittura arrivare a pensare che la pandemia sia giunta in sostegno a un Consiglio Nazionale con ben poche intenzioni di abbandonare lo scranno. Sarà la dedizione al servizio degli associati, piuttosto che il sostanzioso “gettone” o le interessanti relazioni che si riescono a tessere in quel di Roma che, un annetto o due in aggiunta al mandato ordinario potrebbe far comodo.

I meno inclini a intravedere “congiure” potrebbero invece essere risentiti del fatto che legittime elezioni siano state sospese con voti espressi che già potrebbero garantire molti rinnovi dei consigli locali. 

Insomma sarebbe molto sgradita l’ipotesi, che veniva avanzata da qualcuno, di poter annullare le avviate elezioni, il tutto “giustificato” dalla introduzione delle “quote di genere” (peraltro già superate dal legislatore) e da un ricorso di un associato al quale è sfuggito che la medesima mancanza regolamentare era presente nella precedente consultazione del 2016, così come sfuggì a tutti i 120.000 associati.

Ma giusto per non far mancare nulla a un caos siffatto e, pur di mantener fede al principio matematico che “non c’è il due senza il tre” ecco che arriva, come un fulmine a ciel sereno, la proposta di introdurre le “specialità”.

Una proposta che arriva insindacabilmente da un consiglio “scaduto”, senza il corretto confronto con la base sociale e che metterebbe in seria difficoltà gli studi monoprofessionali – che rappresentano l’80% degli iscritti -  i quali potrebbero venire “assunti” dai grandi studi all’americana, che invece verrebbero così favoriti.

Insomma, la soluzione normativa proposta dal CN, oltre che nei contenuti, appare del tutto inadeguata anche nel metodo. Gli Ordini, infatti avrebbero dovuto essere interpellati prima qualsivoglia proposta esposta, così come venne dichiarato nell'assemblea del 11/01/2021, mentre invece il testo di legge proposto è stato già presentato per l'esame al Ministero. 

In tutto questo caos, che vedrebbe l’impugnazione del regolamento elettorale ma non delle 131 delibere di convocazione degli Ordini (unici ad avere il potere di indire le elezioni ai sensi dell'art.20 del D.Lgs 139/05), né le 131 delibere consiliari di validazione delle liste che, ormai, sono divenute inimpugnabili, si potrebbe prospettare anche l’ipotesi del commissariamento con l’autocandidatura dello stesso presidente uscente Miani.

Una situazione complessa che ha scatenato un'ampia e estesa discussione tra gli associati le cui opinioni sono, bene o male, riassumibili nelle posizioni delle associazioni sindacali, le quali sembrerebbe non abbiano fatto proprie le raccomandazioni dello stesso Presidente di compattarsi attorno alle tre proposte.

E se AIDC e Unione Giovani hanno espresso "tre Si'" sulle proposte di emendamento, seppur con motivazioni diverse (i giovani “turandosi il naso”), dall'ANC è arrivato il sostegno solo alle prime due, quote di genere e prorogatio, ma non sulle specializzazioni, mentre l'ADC si è detta contraria a tutte le proposte di modifica. 

Chissà se esiste ancora spazio per il buon senso!

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