Martedì, 26 Gennaio 2021 07:02

L'Equilibrista intervista Gianluca Allegro - DALLA TERRA E DAL MESTIERE In evidenza

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Gianluca Allegro, proprietario della cantina DALLA TERRA E DAL MESTIERE – La sua esperienza sui cambiamenti climatici e sugli autoctoni che da anni coltiva

di L'Equilibrista Reggio Emilia 25 gennaio 2021 - Il vignaiolo è spesso un sognatore, un vero appassionato e sempre più spesso un personaggio che lascia una carriera per intraprendere questa avventura o per ricalcarne le orme patriarcali. 

Questo invece è il caso di una persona che si era già prefissata di intraprendere questo sogno ma con atteggiamento diverso, perché infatti parlando con Gianluca Allegro si comprende immediatamente di avere a che fare con un ricercatore, un accademico che decide di rischiare e provare a sporcarsi le mani come si dice. 

Dalla Terra e Dal Mestiere è un nome singolare che proviene dal suggerimento di un caro amico al fine di identificare la vocazione di Gianluca che l’ha adottato per far veicolare al meglio il suo background e far capire da dove viene la sua impostazione. 

La cantina ad oggi produce un BOLOGNA ROSSO RISERVA ed un COLLI BOLOGNESI PIGNOLETTO DOCG SPUMANTE, dimostrazione concreta della voglia di puntare sulla unicità e caratterizzazione tipica.

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Laureato nel 2003 in agraria, conduce la prima vendemmia nel 2012 quando, giusto l’inverno precedente, aveva in affitto un vigneto a Monteveglio dove ne gestiva la raccolta mentre l’imbottigliamento rimaneva dislocato presso la cantina di un amico. 

Sono circa tremila le bottiglie all’anno e fin dall’inizio sarà il Pignoletto ad imporsi, soprattutto frizzante che resta una delle tipologie più prodotte nei colli bolognesi e che poi nel tempo si trasformerà in charmat, completando la sua metamorfosi creativa in metodo classico già dal 2013 e che ad oggi rimane stabilmente un prodotto di successo. 

Il suo Metodo classico è il primo ad essere stato prodotto con continuità nei colli bolognesi, tanto che anche da sua iniziativa personale, dal 2019 è stato messo in piedi dalla CCIA di Bologna uno studio finalizzato ad uno sviluppo consistente. Venne coinvolto un enologo per guidare i vignaioli direttamente dal Trentino e l’esperimento andò avanti a tentoni ma Gianluca rimase fedele alla sua vocazione ed oggi vanta una certa esperienza gestendo questa tipologia con i suoi 24 mesi sui lieviti e vantando una certa continuità produttiva, se non per la sola 2015 che non fu portata a termine.

Ora le versioni sono principalmente nature, caratterizzate dall’impiego di tutto il vino di partenza utilizzato per fare la liquer d’expedition, cosa che lo distingue ricordiamo dagli altri pas dose o dal dosaggio zero, che invece hanno anche altre aggiunte come da disciplinare. 

Il Pignoletto perde molto della sua acidità in modo repentino e quindi per lo spumante è deleterio tanto che il vigneto va condotto con una certa precisione e soprattutto esperienza, ecco perché forse non è decisamente per tutti.

Come si citava in precedenza, l’altra sua creatura è un Bologna rosso riserva, prodotto in tutte le annate finora, a parte la 2014 causa l’elevata piovosità. 

Cabernet sauvignon principalmente, dove il resto è Merlese (Sangiovese e Merlot ideato dalla cattedra di viticoltura dell’Università di Bologna), varietà resa possibile dalla impollinazione del Sangiovese che messo nel fiore del Merlot e selezionato per 25 anni, trova la sua collocazione finalmente anche negli attuali registri. 

Il Merlese possiede un buon colore e corpo più del Merlot classico ma mantiene una trama tesa e non teme la surmaturazione. Grappolo spargolo atto a resistere ai marciumi e ben utilizzato in uvaggio, questo vino fa un anno di barrique con 4 passaggi di legno nuovo, quindi rimane sempre almeno un 25%. Vengono impiegati legni selezionati da Bordeaux, con la precisa impostazione di evitare che si snaturi il sapore proprio del vino, ricercando le caratteristiche del Merlese. 

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L’ultimo dettaglio è il concetto riferito alla Riserva, perché si tratta di una selezione per la quale vengono richieste tre anni di attesa dopo la vendemmia, periodo in cui il vino riposa fra legno, acciaio e bottiglia prima di essere messo in commercio e che nello specifico riesce a conservare maggiore estratto e deciso grado alcolico. 

L’esperienza di Gianluca è sul campo ma il dottorato di ricerca lo porta anche ad affrontare tematiche che possono incutere una certa distanza, tanto da evitare ai più, mossi da una sorta di selezione di ciò che va conosciuto e cosa evitato, il tema degli effetti del clima sulla nostra vita.  Sulla viticultura è ormai un tema ampiamente dibattuto ed affrontato, soprattutto per chi fa vino in collina e che già fa produzioni limitate ma sempre più spesso deve avere maturazioni giuste e che coincidano anche con la necessità di evitare vini rossi e bianchi troppo carichi e corrispondenze organolettiche che non sono più sempre così prevedibili e ripetibili di anno in anno. 

Per chi è in collina e non ha disponibilità idrica immediata è un problema, perché l’acqua deve togliere la sete alla vigna, anche se negli ultimi anni a 42 gradi e senza precipitazioni, sono stati evidenziati elementi che incentivano la quantità a scapito della qualità dell’uva.  Sia i ricercatori italiani che australiani, spiega ancora Gianluca, sono impegnati su questo tema già da decenni e soprattutto sugli stress idrici, che complicano molto le colture, hanno grande esperienza ma stanno ancora ricercando la quadra. 

La paura può essere quella di non riuscire a riprodurre quella tipicità che è stata frutto di attività antropica e quindi usare dei vitigni che si adattano a delle temperature più alte, ma questo andrebbe a minare l’adattabilità degli autoctoni. Quindi per assurdo, ma non troppo, a Bologna in futuro si potrebbe fare l’Inzolia per citarne uno, perché pensiamo che il Pignoletto già ad oggi, viene vendemmiato e vinificato a fine agosto, addirittura il 2017 è stato vendemmiato subito dopo Ferragosto. Altro tema più che mai caldo è il caso di dirlo, gli incendi, per cui i ricercatori californiani ed australiani stanno affrontando il problema dell’affumicatura dei grappoli che sta causando questa preoccupante sensazione. 

Questi fenomeni causano affetti imprevisti anche sugli acini, che ormai sono quasi irrimediabilmente ciclici, per cui fuliggine e fumo, sono periodicamente presenti e rilevati sulla superficie delle uve ed in vigneto. Problemi e rimedi che sono ancora al vaglio e che ci sembrano sempre molto lontani ma che invece sempre di più entrano a far parte della nostra vita e che stanno diventando il fulcro della pianificazione dei nostri vignaioli locali che vedono sempre lungo e che sono abituati a pianificare ed essere preparati. Così Gianluca Allegro è uomo di rigore e accademia, quindi sta cercando di fare di tutto per essere preparato e di gestire un problema sistemico che mai più deve essere considerata una semplice emergenza.

da L'Equilibrista

INSTAGRAM @lequilibrista27

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