Mercoledì, 20 Gennaio 2021 15:27

L'Equilibrista intervista Burgazzi Andreana – AZIENDA AGRICOLA BARACCONE In evidenza

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Baraccone evoca nella mia mente sempre ricordi di infanzia, sarà il nome a cui l’aneddoto lega da sempre le giostre che sostavano in prossimità della proprietà, oppure la nascita dell’Azienda da attribuirsi ai nonni della attuale proprietaria, ma di fatto rimane scandita nella mia mente.

Di L’Equilibrista Reggio Emilia 18 Gennaio 2021 - Vigne gestite inizialmente dai genitori tanto che la figlia Andreana, conseguita una laurea in lettere pensava forse tutto del suo futuro, meno che di poter vedere il suo percorso legato alla viticultura.

Disgraziatamente, l’attuale pandemia ci ha consentito esclusivamente un breve confronto telefonico, ma il tono è quello pacato e diretto di chi ha trovato la sua direttrice e che si sente suo agio nei panni del produttore attento e innamorato del suo lavoro.

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L’operatività e la concretezza impongono sempre tempi ridotti e purtroppo diventa indispensabile trovare la strada maestra attraverso soluzioni sempre diverse, ecco perché Andreana si è spesa molto per seguire i dettami del padre, lo studio sul campo, una teoria costruita fra viaggi studio con il padre prima ed il marito dopo, ma anche la fortuna di avere avuto in molti dei suoi amici, attenti conoscitori della materia enologica e vitivinicola.

Il primo imbottigliamento vero risale al 1995, perché prima di questo il padre Alessandro gestiva per lo più vino sfuso ma nel 1996 che successe un problema di produzione che sospese tutto e che con il senno di poi, contribuì a portare alla definitiva consacrazione dell’attività aziendale, perché diede consapevolezza e quindi una metodologia continuativa concretizzata dal 1997 sempre più in modo ripetitivo e stabile. Dal fermo al frizzante, la riserva, il superiore per poi affrontare i bianchi sia fermi che mossi, ma sempre con la ferma convinzione di non fare mai il passo più lungo della gamba, anzi l’idea era sempre stata quella di fare passi piccoli ed uno alla volta. Fare esperienza per prove di errori è forse la cosa più logorante che ci sia, però altamente formativa, fatta di mezzi sorrisi strappati al cielo e scanditi da continui dentro e fuori della lingua a denti stretti. Ma solitamente poi, serve per arrivare a quello che si vuole davvero.

L’idea del vino che piace e che ti faccia sentire orgoglioso di farlo, è appagante, perché spesso arriva dall’avere sentito un prodotto che ci ha convinto da un altro produttore o perché magari si coltiva l’ambizione di farlo meglio di altri a cui ci si ispira, per questo penso che l’Azienda Baraccone abbia in se più una sana curiosità in merito, come è stata l’idea di una barbera in purezza alla quale Andreana voleva riferirsi vista la sua passione per quella piemontese, individuando quindi il vigneto più vocato e dopo una prima approssimazione, finalmente trovare quello giusto.

Anche Il cabernet sauvignon all’inizio era prodotto come sfuso e dal 2011 la cantina ha trovato la sua dimensione, che certamente ha portato un vino famoso come “IL T’AL DIGH ME”, ultimo lascito concreto dalla morte del padre Alessandro, che con il tempo ha portato questo prodotto ad essere considerato uno dei fiori all’occhiello della produzione, non a caso i quattro tralci nella Guida VITAE di Associazione Italiana Sommelier ne sanciscono ulteriore riconoscimento.

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Filosofia chiara quella di puntare sulla produzione del vino in vigna e solo successivamente in cantina, su questo Andreana è molto dogmatica, perché sostiene che bisogna mantenere la qualità ottenuta nel vigneto prima di tutto evitando inutili accrocchi o metamorfosi, serve trasparenza e chiarezza. Dal momento che si lavora in bio, viene richiesta maniacale attenzione e quindi in vigna si lavora solo sulla prevenzione e non sulle correzioni, sarebbe troppo facile se no e malattie ed infezioni devono essere gestite e prevenute, mai curate se no andremmo a fare un altro mestiere.
I prodotti fatti con varietà autoctone poi, su tutti malvasia e Gutturnio, sono figli del territorio perché nel tempo sono quelli che si sono ambientati meglio. Il Cabernet, di cui abbiamo già parlato è stata forse una sorpresa ma ormai parla anche lui un dialetto piacentino a tutti gli effetti. Un Cabernet da taglio bordolese con piccola base di appassimento per il “T’AL DIGH ME”, ed una variante il “FILIBLU’ ” da cento per cento Cabernet con appassimento delle uve stile Amarone, che all’inizio venivano appesi, ecco da dove ne deriva il nome quindi, ma che adesso sono adagiati sui graticci.

Su questo punto abbiamo lungamente argomentato tanto che se un domani verrà utilizzato un graticcio obliquo o su piano inclinato ne vorrei la paternità o quanto meno una dedica, ovviamente sto scherzando perché il bello di parlare con queste persone meravigliose è che qualsiasi visione anche la più folle, viene certamente vagliata ed è questo che mi fa adorare questa disciplina che non definisco mai un mestiere ma un’arte.

Terre rosse molto ricche di argilla e ferro sono, per gli addetti ai lavori, alcune delle determinanti che conferiscono potenza e notevole struttura ai vini e qui in zona è esattamente così, fra l’altro è risaputo siano fra le più antiche in Emilia e particolare non da poco per la Valnure, perché siamo a 400mt di altitudine, quindi terreni più magri che fanno da base per il Gutturnio frizzante ingentilito dall’influenza del Rio More, corso d’acqua che costeggia alcune delle vigne. Ricordo che i vigneti sul colmo delle colline caratterizzano anche qui terreni che beneficiano di circolazione di aria e buon irraggiamento, quindi forse una freschezza che al vino contribuisce a dare una certa austerità.

Oggi sono in vendita i prodotti dalle annate comprese dal 2013 al 2020, vini giocati sulla complessità essenzialmente, quasi tutti frutto del passaggio in legno e che rappresentano i dieci vini prodotti. La Barbera soprattutto, fermenta solo in legno e poi acciaio, ma gli altri fermentano in cantina in vasche di acciaio e poi tonneaux per uno o due anni almeno e seguono un imbottigliamento che deve accompagnarli per diversi anni. Oggi, per poter meglio capire questo messaggio, sono in vendita la 2014 e la 2015 ma dobbiamo sempre tenere a mente che dipende e dipenderà sempre dall’annata, quindi alla base c’è sempre la scelta di Andreana che assaggiati i vini deve stabilirne l’uscita o meno. Si il lavoro del vignaiolo è come dico sempre, altamente rischioso e forse uno fra i più imprevedibili date la moltitudine di variabili in gioco.

Ci soffermiamo anche sul tema più angusto e quindi parliamo di fiere, degustazioni e della socializzazione in generale che sta seguendo linee sconosciute ai più, ma tanto è bastato per portare avanti il progetto di shop on-line e la conseguente digitalizzazione che a breve sarà realtà anche per Baraccone. Ci si prefigge, mi dice la Proprietaria, di partire con questa nuova iniziativa a pieno ritmo.

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Certamente i canali classici non saranno per nulla abbandonati mi illustra Andreana, però è indubbio che subiranno un riassestamento e quindi l’attività deve conoscere alternative in tempi brevi. Progettare il futuro per Baraccone significa questo e soprattutto capire dove stiamo andando ma intanto continuare come si sta facendo auspicando un aumento della superficie vitata puntando su altri vigneti e ristrutturare quelli esistenti.

Per quanto mi riguarda, spero di poter approfondire ancora la conoscenza di questa realtà che rispecchia fedelmente quanto avevo registrato in occasione delle mie degustazioni passate, ma senza dubbio sarà tutto più piacevole e semplice guardando dal vivo questa belle realtà e poter sostenere di persona un confronto reale e sincero con Andreana ed il suo Staff.

da L'Equilibrista
@lequilibrista27
@cantinabaraccone