Venerdì, 08 Maggio 2020 07:51

In crescita le imprese straniere, mentre calano le giovanili e le femminili In evidenza

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Imprese estere sempre avanti, prosegue la flessione delle imprese giovanili e imprese rosa verso il rosso

Bologna 7 maggio 2020 - L'accelerazione della crescita in regione (in totale sono 49.395) rispetto allo scorso anno (+2,4 per cento, +1.157 unità), si accompagna a una più ampia riduzione delle altre tipologie di aziende (-1,3 per cento). L'Emilia-Romagna è l'ottava regione per aumento, davanti alla Lombardia (+1,0 per cento) e dietro al Veneto (+2,5 per cento).

Le società a responsabilità limitata semplificata sostengono il volo delle società di capitale (+12,9 per cento, +665 unità), mentre accelerano pure le ditte individuali (+1,3 per cento). L'espansione si concentra nell'aggregato degli altri servizi diversi dal commercio (+597 imprese, +4,5 per cento), in particolare delle altre attività (+169), alloggio e ristorazione (+161) e costruzioni (+402 unità).

In Emilia-Romagna, accelera lievemente la crescita tendenziale della base imprenditoriale estera regionale e si amplia leggermente la flessione delle imprese non straniere. Al 31 marzo le imprese attive straniere risultano 49.395 (il 12,5 per cento del totale) con un aumento in un anno di 1.157 unità, pari al +2,4 per cento. Si amplia la riduzione delle imprese di nati in Italia (-1,3 per cento). A livello nazionale, le imprese di stranieri hanno superato le 549 mila unità, con una crescita dell'1,9 per cento, mentre le altre imprese sono diminuite solo leggermente (-0,6 per cento). Questi sono i dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Tra le regioni italiane, le imprese straniere diminuiscono solo in Calabria e nelle Marche.
L'Emilia-Romagna è l'ottava regione per crescita e nelle altre regioni leader con cui si confronta la crescita delle imprese straniere è sensibilmente più contenuta in Lombardia (+1,0 per cento), pressocché analoga in Veneto (+2,5 per cento) e notevolmente più veloce in Piemonte (+3,7 per cento). In Lombardia e Veneto però, le imprese non straniere tengono meglio (-0,6 e -0,9 per cento rispettivamente).
I settori di attività economica. La crescita delle imprese straniere si concentra sostanzialmente nei servizi, che con 688 imprese in più registra un incremento del 2,7 per cento. Qui la tendenza è data dal rapido e ampio incremento nell'aggregato degli altri servizi diversi dal commercio (+597 imprese, +4,5 per cento).
Anche le imprese estere del commercio registrano una leggera crescita (+91 imprese, +0,8 per cento), nonostante la dinamica resti prossima al minimo degli ultimi 6 anni, mentre le imprese non estere si riducono del 2,8 per cento. Aumenta ma con il freno tirato la base imprenditoriale straniera dell'industria (+0,7 per cento, +34 unità), a fronte di una ampia flessione delle imprese industriali non estere (-1,9 per cento).
Accelera lo sviluppo delle imprese straniere attive nelle costruzioni (+2,3 per cento, +402 unità), il più notevole degli ultimi 8 anni, mentre le altre imprese del settore diminuiscono dell'1,2 per cento.
Infine si conferma elevato l'incremento in agricoltura (+4,3 per cento), mentre calano del 2,4 per cento le imprese agricole non straniere, ma questo resta un settore ancora marginale per le imprese estere.
La forma giuridica. Le società di capitale hanno registrato una crescita notevolmente rapida e molto rilevante in termini assoluti (+12,9 per cento, pari a 665 unità in più), la più grande riferita al primo trimestre negli ultimi 9 anni, sostenuta dall'attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata.
Ancora in positivo, le ditte individuali (+ 518 unità, pari a un +1,3 per cento). La normativa su società a responsabilità limitata ha avuto effetti negativi sulla consistenza delle società di persone (-0,7 per cento). L'insieme di cooperative e i consorzi si è ridotto dello 0,6 per cento.

Prosegue la flessione delle imprese giovanili
Sono 26.189, il 6,6 per cento delle imprese regionali, la presenza più ridotta tra le regioni italiane. In un anno se ne sono perse 735 (-2,7 per cento). La discesa prosegue alla stessa velocità dello scorso anno. La tendenza è più pesante a livello nazionale (-3,2 per cento). Il crollo nelle costruzioni (340 unità, -6,9 per cento) determina la tendenza insieme con la decisa riduzione nel commercio (-232 imprese, -3,4 per cento). Flettono anche l’aggregato degli altri servizi e l’agricoltura. La tendenza deriva da una caduta delle ditte individuali (-550 unità).
A fine marzo 2020, in Emilia-Romagna, le imprese attive giovanili sono 26.189 pari al 6,6 per cento delle imprese regionali, la quota più bassa tra le regioni italiane.
In un anno la perdita è di 735 imprese (-2,7 per cento), mentre le altre imprese sono diminuite dello 0,7 per cento.
A livello nazionale, le imprese giovanili scendono a 435.144 (-3,2 per cento), pari all’8,5 per cento del totale, mentre le altre tipologie di aziende subiscono solo una lievissima flessione (-0,1 per cento). Questo emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. La consistenza della base imprenditoriale giovanile si è ridotta in quasi tutte le regioni italiane. Aumenta solo in Trentino-Alto Adige (+2,4 per cento). Le contrazioni più rilevanti si sono registrate nelle Marche (-5,5 per cento) e in Basilicata (-5,2 per cento). L’andamento negativo delle imprese giovanili appare più contenuto in Lombardia (-2,5 per cento), in Veneto (-2,0 per cento) e in Piemonte (-1,4 per cento).
I settori di attività economica. La diminuzione delle imprese giovanili continua a essere determinata soprattutto dal pesante crollo delle imprese delle costruzioni (-340 unità, -6,9 per cento). A questo si è aggiunta la flessione delle imprese dell’insieme dei servizi (-259 imprese, -1,5 per cento). La tendenza è data dalla decisa caduta nel settore del commercio (-232 imprese, -3,4 per cento), mentre l’aggregato di tutti gli altri settori dei servizi mostrare una leggera flessione (-0,2 per cento). E’ pesante il calo nell’industria (-116 unità, -5,8 per cento), mentre in agricoltura, silvicoltura e pesca c’è una lieve flessione (-20 imprese, -0,9 per cento).
Negli ultimi otto anni, il ruolo dominante dei servizi si è consolidato ulteriormente e la quota delle imprese attive nel settore è lievitata di ben 11,8 punti percentuali, trainata dalla crescita dei servizi non del commercio (+10,0 punti). Nello stesso periodo, è aumentata solo la quota delle imprese attive in agricoltura, silvicoltura e pesca (+2,4 punti percentuali). Al contrario se le imprese giovanili dell’industria in senso stretto hanno visto scendere il loro peso di un punto percentuale, il rilievo delle imprese delle costruzioni è crollato di oltre un terzo (-13,3 punti percentuali), testimoniando delle difficoltà del settore.

La forma giuridica. La riduzione delle imprese giovanili è principalmente da attribuire alla flessione molto ampia delle ditte individuali (-550 unità, -2,7 per cento) e alla contrazione notevolmente più rapida delle società di persone (-7,9 per cento, -141 unità). Le società di capitale hanno messo a segno l’unico, seppur marginale, incremento (+0,4 per cento). Anche cooperative e consorzi hanno subito un’ulteriore e più pesante contrazione (-19,6 per cento). Negli ultimi otto anni, il rilievo delle società di capitale è aumentato di 7,8 punti percentuali, quello delle cooperative e consorzi è sceso di 3 decimi di punto, mentre il peso delle ditte individuali si è ridotto di 3,6 punti percentuali e quello delle società di persone di 3,9 punti percentuali.

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Imprese rosa verso il rosso
A fine marzo le imprese femminili erano 83.891, la flessione rispetto a un anno prima (-0,6 per cento) si accentua. Il più ampio calo del commercio al dettaglio finora registrato (-3,9 per cento), porta in rosso le imprese dei servizi (-0,1 per cento), nonostante la crescita delle attività immobiliari e dei servizi di supporto per le funzioni d’ufficio e per edifici e giardinaggio. Proseguono l’ampia contrazione in agricoltura e la diminuzione della manifattura. Continua la ricomposizione tra il calo delle società di persone e delle ditte individuali e la crescita delle società di capitale, sostenuta dalle società a responsabilità limitata semplificata.
Al 31 marzo scorso le imprese attive femminili erano 83.891, pari al 21,2 per cento del totale delle imprese regionali, con una flessione rispetto alla stessa data del 2019 che va accentuandosi (-485 unità, pari a un -0,6 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.
Ancora una volta è andata peggio per le imprese non femminili che sono diminuite di 2.965 unità (-0,9 per cento). Da tempo la demografia delle imprese mostra un andamento migliore a livello nazionale (-0,3 per cento), anche se le imprese femminili sono aumentate solo in quattro delle regioni italiane. L’incremento è stato più rapido in Trentino-Alto Adige (+2,1 per cento). Nelle regioni con le quali l’Emilia-Romagna più spesso si confronta, le imprese femminili risultano sostanzialmente invariate in Lombardia e flettono dello 0,2 per cento in Veneto, dello 0,6 per cento in Toscana e dello 0,7 per cento in Piemonte.
I settori di attività economica. La flessione della consistenza delle imprese femminili deriva dalla composizione di tendenze ampiamente divergenti. Da un alto, quella positiva dell’insieme degli altri servizi (+559 unità, +1,4 per cento) escluso il commercio e dall’altro, quella negativa derivante dalla riduzione della base imprenditoriale nel commercio (-633 unità, -2,9 per cento), determinata dal solo dettaglio (si tratta della caduta più ampia mai rilevata fino a ora), e nell’agricoltura (-309 unità, -2,6 per cento), mentre la consistenza delle imprese flette in misura minore nell’industria (-1,4 per cento). La base imprenditoriale delle costruzioni riesce a espandersi lievemente (+0,2 per cento).
La forma giuridica. La leggera flessione delle imprese femminili ha solo contenuto la crescita delle società di capitale, la cui rapida corsa prosegue nonostante un rallentamento (+418 unità, pari a un +2,8 per cento), anche per effetto dell’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata semplificata, che contribuisce alla sensibile riduzione delle società di persone (-368 unità, -3,0 per cento), alla quale si affianca una più lenta, ma più ampia flessione delle ditte individuali (-1,0 per cento, -536 unità). Le cooperative e i consorzi sono rimaste sostanzialmente invariate.

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