Sabato, 06 Maggio 2017 11:33

Segreti bancari - Investimenti PIR (piani individuali di risparmio): le cose da sapere In evidenza

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Terzo appuntamento con Giacomo Saver, direttore e fondatore di "Segretibancari.com". L'argomento di oggi è clamorosamente attuale. Parleremo di investimenti PIR (piani individuali di risparmio): ecco le tre cose da sapere prima di correre a sottoscriverli.

LIMITI - Gli investimenti PIR sembrano redditizi, grazie all'esenzione fiscale, ma presentano tre grossi limiti: vincolano i tuoi soldi per cinque anni, sono costosi e non ti permettono di beneficiare della diversificazione geografica.

CARATTERIZZAZIONE - Cosa sono gli investimenti in PIR, i Piani Individuali di Risparmio? I PIR nascono con un obiettivo preciso: convogliare l'enorme flusso di risparmio di cui gli italiani dispongono verso il mondo delle piccole e medie imprese, al fine di permettere a queste ultime l'accesso a capitali non bancari in grado di favorirne la crescita.
Per invogliare gli investitori a sottoscriverli, i PIR presentano l'indubbio vantaggio dell'esenzione fiscale, ma a fronte di ciò comportano dei limiti che occorre tenere sempre presente:

  • almeno il 70% dell'importo del piano dovrà essere investito in Italia
  • il 30% di quel 70 dovrà essere investito in strumenti finanziari di società a piccola capitalizzazione, che sono solitamente più rischiose di quelle ben patrimonializzate, perché le loro quotazioni borsistiche fluttuano parecchio
  • l'investimento dovrà essere mantenuto per cinque anni, altrimenti i benefici fiscali andranno perduti.

Di fronte a queste limitazioni è naturale chiedersi se i PIR convengono davvero...

COSTI - I Pir sono degli investimenti costosi, perché chi li propone lo fa avvalendosi dello strumento "fondo comune" che, come è noto, presenta costi notevoli. Ipotizziamo che il rendimento medio annuo delle azioni italiane sia del 5%. Il risparmio fiscale, pari al 26% del 5%, ossia l'1,30%, corrisponde all'incirca al costo di gestione annuo del prodotto.
Ne segue che solo se gli investimenti PIR renderanno almeno il 5% l'anno potranno ripagarti dei costi di gestione degli stessi, senza tenere conto degli eventuali oneri di ingresso.
Questi costi potranno essere ridotti usando, ad esempio, un fondo indice (ETF) avente le caratteristiche del PIR ma lo stesso deve essere mantenuto in portafoglio per almeno 5 anni.

INVESTIRE IN ITALIA OGGI - Prima di decidere se fare o meno degli investimenti PIR è opportuno porsi una domanda: ha senso per me, risparmiatore, investire in Italia?
Molte volte la risposta a questa domanda è un secco no. Il mercato azionario italiano rappresenta solo lo 0,50% della capitalizzazione mondiale. Se escludiamo le grandi aziende che tutti conosciamo per considerare solo le piccole realtà che potranno fare parte dei tuoi investimenti PIR il dato scende vertiginosamente.
Se il tuo capitale non è particolarmente elevato, diciamo inferiore ai 100.000 euro, puoi tranquillamente evitare di investire nei Piani Individuali di Risparmio. Otterrai un portafoglio ben equilibrato e diversificato investendo in ampie aree geografiche invece di concentrare i tuoi investimenti sul solo mercato italiano.

QUANDO INVESTIRE IN PIR - Prima di decidere se usare un certo strumento finanziario è sempre bene avere chiara la strategia che vogliamo adottare e seguire nel tempo. Se il totale complessivo degli investimenti e della liquidità disponibile supera i 100.000 euro, potrebbe aver senso – in base agli obiettivi di investimento ed alla tolleranza individuale al rischio – dedicare una parte compresa tra il 5% ed il 10% del totale in un PIR.
In questo caso, però, sarà bene tenersi alla larga dai fondi di investimento ed usare, invece, appositi ETF come ad esempio quello offerto da Lyxor: Lyxor Ftse Ital Mid Cap Pir Dr Ucits Etf (ISIN FR0011758085).
In questo modo ridurremmo drasticamente i costi aumentando al tempo stesso i rendimenti.

Segui ogni due sabati la rubrica di Giacomo Saver per entrare con maggiore semplicità all'interno del mondo finanziario.