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Denunciati quattro minorenni e due maggiorenni

Comunicato Stampa Reparto Operativo Carabinieri di Parma

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Questura di Modena - Comunicato Stampa

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La richiesta di Cervi (Cia Reggio) per aiutare centinaia di agricoltori in ginocchio

Giovedì, 09 Maggio 2019 08:25

"Stato di calamità per il territorio reggiano"

La richiesta ufficiale di Cia alle istituzioni dopo i gravi danni per il maltempo. L'allerta non è ancora finita.

Reggio Emilia 8 maggio 2019 - "Chiediamo ufficialmente il riconoscimento dello stato di calamità per i territori reggiani flagellati dall'ondata di maltempo e freddo polare". Ad annunciarlo è Antenore Cervi, presidente Cia di Reggio, dopo le attente verifiche sul territorio da parte dei tecnici della confederazione e le precise segnalazioni degli agricoltori.

"La neve caduta e il forte vento hanno causato gravissimi danni in montagna al foraggio per le bovine da latte per la produzione del Parmigiano Reggiano e alle coltivazioni di orzo e frumento - entra nel dettaglio Cervi -. Ma anche ettari di vitigni, alberi da frutto, boschi e l'apicoltura sono stati messi letteralmente in ginocchio. Non dimentichiamo che buona parte di quelle colture sono biologiche e per questo l'entità dei danni è ancora maggiore". Sottolinea: "Siamo fermamente convinti esistano tutti i presupposti per ottenere il giusto riconoscimento per un settore fondamentale dell'economia reggiana".

Il presidente Cia sollecita gli imprenditori agricoli a "proseguire con le circostanziate segnalazioni dei danni: i nostri uffici sono a disposizione per la presentazione delle eventuali denunce. In queste ore stiamo ricevendo materiale fotografico e video che verrà poi utilizzato per supportare la nostra richiesta".

Cervi plaude alla Regione "che si è prontamente mobilitata per monitorare la difficile situazione che con il passare delle ore si mostra in tutta la sua gravità. Basti pensare che a oggi vi sono foraggi ancora sotto il manto di neve: il concreto rischio è di perdere completamente il primo taglio, che sul territorio montano rappresenta l'80% del totale".

L'invito alle istituzioni è di "fare presto per non lasciare gli agricoltori soli a fare i conti con gli effetti del disastroso evento meteorologico. La burocrazia non può e non deve ostacolare gli aiuti, in molti casi fondamentali per la sopravvivenza stessa delle aziende".

Ma l'emergenza meteo non è ancora finita: "Siamo preoccupati per l'allerta meteo della Protezione Civile per una nuova ondata di maltempo che nelle prossime ore si abbatterà sui territori montani già martoriati. La pioggia e i forti temporali scioglieranno la neve ma rischiano di causare smottamenti, frane, piene di fiume e torrenti. Una previsione che rischia di aggravare ulteriormente la già critica situazione".

 

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"Pesanti danni causati dall'ondata eccezionale di maltempo: valutiamo se chiedere lo stato di calamità". Lo annuncia Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, a fronte della perturbazione che sta flagellando l'agricoltura reggiana

"I nostri peggiori timori si sono verificati: neve, forte vento e basse temperature stanno flagellando l'agricoltura reggiana. Quando finirà l'ondata di maltempo verificheremo sui campi la precisa entità dei danni e valuteremo con attenzione, insieme ai nostri tecnici e associati, se chiedere lo stato di calamità".

Lo annuncia Antenore Cervi, presidente Cia di Reggio, dopo la perturbazione polare che ha investito nelle scorse ore il nostro territorio portando indietro la lancetta delle stagioni.

"Siamo dinnanzi a una situazione eccezionale che, ancora una volta, dimostra come i cambiamenti climatici siano una realtà concreta con la quale dobbiamo fare i conti - sottolinea Cervi -. E, in questo momento, i conti più salati li sta pagando l'agricoltura. Dalla prima collina alla montagna, i fiocchi di neve sono infatti caduti sui vitigni e rischiano di compromettere l'annata. Ma non è tutto. Oltre alla forte preoccupazione per la neve caduta, c'è molta apprensione anche per le prossime notti quando le temperature saranno vicine allo zero: le gelate sarebbero il colpo di grazia. Numerosi agricoltori ci hanno già comunicato di voler contattare già da domani l'assicurazione per chiedere i danni. Ma potrebbe non bastare. Per questo stiamo pensando allo stato di calamità: nei prossimi giorni, quando il quadro della difficile situazione sarà pienamente delineato, prenderemo la decisione finale. Al momento, l'ipotesi è concreta".

Ma il maltempo non ha portato solo la neve. In pianura, pioggia battente e vento molto forte, oltre a far cadere rami e alberi, "hanno allettato le coltivazioni di frumento e orzo. Una situazione, anche questa, che rischia di incidere molto negativamente sulla produzione".

Cervi ci tiene a ringraziare tutti gli agricoltori che in queste ore "sono in prima fila per aiutare a tenere pulite le strade e segnalare le situazioni a rischio idrogeologico. Questo conferma come l'attività agricola, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, abbia anche quello di governo del territorio".

Il presidente Cia ricorda infine che la siccità autunnale aveva già inciso molto negativamente su decine di ettari di lambrusco "che non hanno praticamente germogliato, benché la stagione sia già avanzata. Alcuni vigneti sono addirittura collassati, con perdite economiche molto ingenti. Il fenomeno è stato osservato anche in alcune varietà di pere".

I tecnici ipotizzano che la scarsa umidità del terreno non abbia permesso alle gemme di giungere a maturazione, tant'è che il fenomeno tipico del 'pianto della vite' in alcune zone non è avvento, proprio a causa della marcata siccità. È mancata anche la nebbia, e il tipico microclima padano che favorisce l'idratazione delle piante. In Trentino chiamanoo queste situazioni da inverno da 'gelo secco' cioè particolari condizioni di siccità che determinano fenomeni di forte stress per le piante. Stress che può portare al collasso delle coltivazioni, come in alcuni casi è appunto successo.

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Sospesa la fornitura di acqua grezza per la potabilizzazione e ritardo nell'avvio della stagione irrigua almeno fino alla fine Marzo

BOLOGNA – 13 Febbraio 2018 – A dieci giorni dall'esondazione del fiume Reno, il Canale Emiliano Romagnolo, utilizzato "straordinariamente" come via alternativa di scolo per allontanare oltre 2milioni di metri cubi d'acqua in poco meno di 40 ore e liberare la gran parte dei territori alluvionati della Bassa Bolognese, traccia un bilancio della propria eccezionale azione idraulica. I risultati dell'attività svolta dalle maestranze consortili sono davvero soddisfacenti: mediante l'impianto Crevenzosa e complesse operazioni idrauliche sono stati dirottati a gravità nel Po tramite il Cavo Napoleonico oltre 1,6 milioni di metri cubi, viceversa, le elettropompe dell'impianto di Pieve sono state accese per circa 12 ore con una portata di 10 metri cubi al secondo invasando con le acque limacciose della piena il Canale Emiliano Romagnolo per 36 km, con oltre 400.000 metri cubi.

L'attività di impiantisti e ingegneri idraulici è stata efficace, salvando da ulteriori danni e allagamenti parecchi centri abitati della area colpita. Di quest'azione, compiuta in fase emergenziale, il CER è chiaramente orgoglioso soprattutto per aver contribuito con le altre forze in campo (Protezione Civile, Sindaci dei comuni coinvolti, Bonifica Renana) alla salvaguardia del territorio oggi però la conseguenza dell'utilizzo straordinario del Canale ha portato ad alcune criticità tra cui la sospensione dell'irrigazione almeno fino alla fine del mese di Marzo fino a che non si sarà provveduto alla pulitura delle acque limacciose. Il CER infatti è un' opera nata per soddisfare finalità legate all'irrigazione di circa 200.000 ettari di territorio e fornisce acqua a fini potabili anche a Hera Imola e Romagna Acque oltre ad importanti insediamenti industriali. Gli impianti non sono perciò particolarmente adatte a reggere il funzionamento di bonifica con improvvisi sbalzi di livello e acqua in particolar modo quando piene di terra e detriti. Gli argini "pensili" possono subire frane anche a distanza di mesi dall'evento, le lastre del rivestimento subiscono erosione e danni permanenti, le pompe sollecitate dai detriti si danneggiano e, soprattutto, la qualità dell'acqua peggiora non permettendo l'erogazione al potabile.

I primi sopralluoghi di verifica post-alluvione hanno consentito di accertare che, a seguito dell'evento i primi 42 chilometri di Canale Emiliano Romagnolo interessati dalle operazioni di smaltimento delle acque di rotta del Reno, (dal Cavo Napoleonico sino al torrente Gaiana nel bolognese) sono ricoperte da uno strato di fango. L'adduzione d'acqua a fini potabili ed industriali verso la Romagna è stata sospesa, ed anche l'irrigazione subirà certamente un ritardo nell'avvio, si stima almeno sino alla fine di marzo, se non interverranno frane spondali nei primi chilometri dell'adduttore. Certamente i solidi sospesi che saranno presenti nelle acque determineranno problemi per gli agricoltori, specie per quelli dotati di impianti a goccia molto soggetti a intasamento degli erogatori. Il CER sta studiando le metodologie più opportune ed economiche per ripulire il canale dal fango. Le prime stime valutano in almeno 50.000 euro/km (oltre 2 milioni di euro totali) le complesse operazioni meccaniche di rimozione del deposito, ma si teme che tali manovre da effettuare con mezzi meccanici pesanti potrebbero causare danni ancora maggiori. Si sta anche ipotizzando di procedere a ripetute manovre idrauliche di invaso con acque pulite e svaso di acque via via di miglior qualità, operazioni di minor costo (circa 300.000 euro) e maggiori garanzie di "tenuta" del calcestruzzo delle opere.

Una cosa è certa: il Canale emiliano Romagnolo è un'opera strategica per la fornitura d'acqua di buona qualità per la più avanzata agricoltura italiana, quella emiliano romagnola. Fornisce anche acqua per gran parte della Romagna che deve essere della più elevata qualità; non è quindi possibile immaginare che l'impiego di questa strategica "autostrada dell'acqua" possa essere impiegata in maniera strutturale in futuro a fini di scolo delle acque.

Maltempo. In Emilia-Romagna in corso la ricognizione dei danni, dalla montagna alla Costa. Il presidente Bonaccini: "Domani firmerò la richiesta di stato di emergenza nazionale per procedere subito con i primi interventi urgenti per la messa in sicurezza del territorio". "In queste ore il nostro pensiero alla Sicilia e al Veneto. Grazie ai volontari della nostra regione impegnati a Feltre, nel bellunese, e che in questi giorni hanno gestito in modo esemplare l'emergenza sul nostro territorio".

Da Piacenza a Rimini, danni a privati, imprese, comparto agricolo e acquacoltura

Bologna 4 novembre 2018 -  Vento, temporali e piogge intense, mareggiate. Anche in Emilia-Romagna, nei giorni scorsi l'ondata di maltempo che ha messo in ginocchio l'Italia ha causato ingenti danni, oltre che ai privati cittadini, alle imprese, in agricoltura e acquacoltura, colpendo in particolarele aree collinari e montane centro-occidentali e la Costa. Tanto che la Regione ha deciso di chiedere lo stato di emergenza.

"Domani firmerò la richiesta di stato di emergenza nazionale- afferma il presidente, Stefano Bonaccini-. Già ora, solo per la parte pubblica e senza considerare la Costa, stimiamo danni per diversi milioni di euro. Una cifra importante che purtroppo sarà destinata ad aumentare al termine della ricognizione subito avviata dall'Agenzia regionale di Protezione civile e ancora in corso. L'attivazione dello stato di emergenza nazionale è una decisione necessaria che ci consentirà di dare copertura finanziaria agli interventi urgenti che abbiamo già disposto e a quelli ancora da eseguire, tenuto conto anche della prevedibile evoluzione meteorologica stagionale, e per attivare il censimento dei danni puntuale. Chiederemo al Governo e al Parlamento di inserire l'Emilia-Romagna nei provvedimenti che saranno adottati in ambito nazionale per questa ondata di maltempo, soprattutto per quanto riguarda i danni al settore privato, alle attività produttive, agricole e dell'acquacoltura. E in queste ore- prosegue Bonaccini- il nostro pensiero va alle Regioni che stanno pagando il tributo più alto, in particolare la Sicilia e il Veneto con cui stiamo collaborando a Feltre, nel bellunese, dove dal 30 ottobre un centinaio di volontari è impegnato a sostegno dei Vigili del Fuoco e delle amministrazioni per gestire l'emergenza".

L'assessore regionale alla Protezione civile, Paola Gazzolo, è in costante contatto con il responsabile nazionale della Protezione civile, Angelo Borrelli. E proprio nel bellunese,ieri, grazie ai potabilizzatori partiti da Modena e al lavoro dei tecnici di Hera con il gestore locale del servizio idrico, "siamo riusciti a riportare l'acqua potabile a Rocca Pietore nell'Agordino- sottolinea Gazzolo-. In un momento così difficile per il Paese, un ringraziamento sentito va ai volontari, a tutti gli operatori e ai tecnici dell'Agenzia regionale di Protezione civile che, come sempre, sono l'orgoglio della nostra regione".

La situazione in Emilia-Romagna

In particolare, gli eventi meteo-marini, hanno causato danni nelle aree collinari e montane centro- occidentali e lungo la costa.

Le piogge intense nei territori montani di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena - 400-500 mm con picchi di 200 mm in poche ore sul fiume Taro - hanno provocato esondazioni di rii minori, con danni alle opere idrauliche, alla viabilità comunale e provinciale.

Il vento, con raffiche fino a 140 Km/ora ad esempio nel Comune di Bobbio nel piacentino, ha causato danni a edifici pubblici, scuole, a numerosi edifici privati, ad attività produttive e soprattutto al comparto agricolo e zootecnico. Anche sul resto del territorio regionale il vento ha comportato la caduta di alberi e danni estesi all'agricoltura.

Si sono registrate, nelle aree colpite, interruzioni anche prolungate della fornitura di energia elettrica per migliaia di utenze, oggi completamente ripristinate.

Il vento e la forte mareggiata hanno inoltre provocato danni ingenti al sistema di difesa della costa, alle strutture produttive e, in particolare, al settore produttivo della acquacoltura.

Inoltre, la piena in corso del fiume Po e le piene dei corsi d'acqua che sfociano nell'Adriatico settentrionale stanno trasportando notevoli quantità di materiale in mare, con conseguenti prevedibili rilevanti spiaggiamenti sulle coste e la necessità di recupero e smaltimento da parte dei Comuni. /BB

Sabato, 03 Novembre 2018 05:44

Qualcosa e' cambiato!

"Mai tanta violenza era arrivata sin qui" ... "Qui da Noi una cosa così è totalmente nuova", "Neanche il carico della neve in piena stagione aveva mai fatto danni del genere"

da L'Equilibrista - Moena, Trentino Alto Adige 02-11-2018 -
E' toccato anche al Trentino, quel tanto adorato paesaggio che ha sempre ospitato feste e momenti gioiosi di tanti di Noi, farci comprendere come le situazioni a volte siano davvero appesa ad un filo, quanto le circostanze possano cambiare radicalmente la vita di ognuno senza preavviso e senza una ragione.

Arrivo sul posto pensando di registrare qualche sporadico cedimento del terreno e magari dare voce all'Amministratore di turno che condanna una situazione protratta per anni e che, magari per mancanza di fondi, non è mai stata sanata prima.

Stavolta invece si tratta di arrendersi nuovamente davanti a Madre Natura, accettando come non ci sia proprio nulla da fare nonostante manutenzioni periodiche, efficienza e scelte strategiche siano buona pratica di queste Amministrazioni. Sul territorio trentino infatti sono risultate ininfluenti stavolta e nulla si è potuto fare al fine di prevenire qualcosa che non era scritto e che ha condannato un paesaggio ed una Comunità a prendere atto di quanto accaduto limitandosi solo ad arginarlo alla bene meglio.

Soprattutto nelle serata di Lunedì, si è registrato infatti un vero e proprio incubo per gli abitanti della val di Fassa e della val di Fiemme che sono stati letteralmente investiti da una progressione di vento e pioggia senza precedenti e che ha letteralmente sradicato alberi centenari dal suolo facendoli cadere privi di vita mettendo a repentaglio tutto quanto fosse sulla loro discesa incontrollata agevolata da dirupi e sentieri montani.

Solo grazie alla celerità dei Corpi forestali, dei Vigili del Fuoco e delle Prefetture è stato possibile evitare danni peggiori ma certamente questo grave avvenimento ha mostrato quanto una zona tanto efficiente e così ben gestita non possa essere indenne dalla forza della Natura.

Il tutto ha generato una reazione a catena che ha interessato circa 1800 piante ad alto fusto che sotto le sferzate del vento sono cadute come birilli. Questi alberi sono tesori per la gente locale tanto che, come tutti sappiamo, nelle Valli sono assai numerosi e ricoprono le colline caratterizzando queste zone sia in estate quando sono verdi brillanti o in inverno quando sono splendidamente imbiancati.

Si è quindi creata una situazione che non ha precedenti e che ha riportato questi territori, fortunatamente solo per alcuni giorni, indietro di cento anni privando le Comunità locali di luce, energia e tagliando alcune vie di comunicazioni con le altre zone circostanti.

L'evento di proporzioni ancora incalcolabili ha creato dissesti terribili anche nelle vicinanze di Dimaro e in Val di Sole. Già nella giornata di oggi le cose sono visibilmente migliorate e l'umore della gente incontrata, da atterrito si è fatto incredulo ma conservando il proverbiale pragmatismo e spirito di iniziativa che ha sempre contraddistinto queste persone generose ed unite.

 

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Pubblicato in Ambiente Emilia

I finanziamenti potranno essere attivati con un iter semplificato sulla base della sola autocertificazione. Le richieste verranno gestite in via prioritaria.  Tutte le 4.300 filiali sul territorio a disposizione per fornire informazioni e assistenza immediata

Milano, 1° novembre 2018. Intesa Sanpaolo ha stanziato un plafond di un miliardo di euro per andare incontro alla situazione di emergenza creatasi in questi giorni a causa di straordinari eventi atmosferici che hanno colpito tutto il territorio italiano. In particolare verranno messi a disposizione finanziamenti a condizioni agevolate destinati alle imprese, ai piccoli artigiani e commercianti e alle famiglie che hanno subito danni.

I finanziamenti potranno essere attivati con un iter semplificato sulla base di un'autocertificazione e le richieste verranno gestite in via prioritaria al fine di rispondere nel più breve tempo possibile a tutti coloro che hanno subito danni.

Intesa Sanpaolo mette a disposizione tutte le 4.300 filiali presenti sul territorio per informazioni e assistenza immediata.
Di seguito la ripartizione territoriale del plafond:
Direzione Veneto, Friuli VG e Trentino AA - 270 milioni di euro
Direzione Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise - 100 milioni di euro
Direzione Lazio, Sardegna e Sicilia - 170 milioni di euro
Direzione Toscana e Umbria - 100 milioni di euro
Direzione Campania, Basilicata, Calabria e Puglia - 160 milioni di euro
Direzione Lombardia - 100 milioni di euro
Direzione Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - 100 milioni di euro

"Intesa Sanpaolo è legata in maniera profonda al territorio in cui opera – dichiara Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. – per questo motivo abbiamo deciso di mettere subito a disposizione un plafond destinato a tutti coloro che hanno subito danni e per i quali pensiamo che il nostro sostegno possa essere un segno di concreto aiuto a tutti coloro che vivono e lavorano nelle colpite. Sentiamo tutta le responsabilità di essere banca vicina alle famiglie e a chi fa impresa".

Strade dissestate, piano straordinario da 700mila euro. Limite dei 50 km/h anche sulla Variante a Casalgrande.

La Provincia di Reggio Emilia ha predisposto un piano straordinario di interventi urgenti, per un importo di circa 700.000 euro, al fine di ripristinare i numerosi tratti di strade danneggiati dalla abbondanti precipitazioni, anche nevose, delle scorse settimane.

"Gli interventi saranno realizzati non appena le condizioni meteo climatiche saranno favorevoli, quindi speriamo tra fine aprile e i primi di maggio, in quanto più le temperature sono elevate e il clima asciutto più il conglomerato bituminoso risulterà efficace – spiega il dirigente del Servizio Infrastrutture della Provincia, Valerio Bussei – Purtroppo acqua, neve e ghiaccio hanno provocato nelle scorse settimane non solo buche, che abbiamo provveduto a sistemare con interventi-tampone utilizzando asfalto a freddo, ma su alcune provinciali hanno originato tratti di asfalto a zolle, per i quali sarà necessario ripristinare il manto stradale con operazioni più complesse, a partire dalla scarificazione con frese dell'asfalto deteriorato".

Nel frattempo, per tutelare la sicurezza degli utenti della strada, è indispensabile ridurre i limiti di velocità sulle provinciali interessate da questo genere di dissesti. In queste ultime ore la Provincia ha pertanto emesso una nuova ordinanza che introduce il limite di velocità a 50 km/h anche sulla Sp 467 Variante di Scandiano, nel tratto compreso fra la rotatoria di accesso alla Casalgrande Padana e lo scalo di Dinazzano, limite che scende a 30 km/h dallo scalo fino alla rotatoria di via Turati, sempre nel comune di Casalgrande.

La Provincia ricorda che, fino al termine dei lavori di ripristino, si viaggia con limite di velocità a 50 km anche sulla Sp 51 che da Rubiera porta a Sant'Antonino di Casalgrande passando per Salvaterra, nei primi 2 chilometri della Sp 62R Variante Cispadana, in comune di Luzzara, e nei primi 11,3 chilometri della Sp 111 Asse di Val d'Enza (con limite dei 30 km/h nei due chilometri successivi), da Calerno di Sant'Ilario a Poviglio, passando per Campegine.

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