E’ dal 24 febbraio scorso che la quotidianità degli italiani, ancora alle prese con i postumi della pandemia da covid 19 (sebbene sia terminato lo stato di emergenza, protrattosi fino al 31 marzo 2022), viene accompagnata dalle notizie che giungono dal fronte orientale europeo.
“Kerry l’uomo di fiducia di Putin” e Zelensky rischia di venire sacrificato per riportare il mondo al 23 febbraio 2022 con l’Ucraina un po’ più stretta e gli USA con i segreti dei laboratori al sicuro. L’Europa pronta alla scorpacciata per la ricostruzione, dopo che gli USA hanno rilanciato il loro export. Il 13 dicembre potrebbe essere il giorno che i “giusti” si aspettano.
Si dovrebbe esultare per i richiami alla Pace e al negoziato, che magicamente si sono aperti dopo la sconfitta, mascherata da vittoria, di Joe Biden alle elezioni di midterm, mentre invece se l’onestà, quantomeno intellettuale, fosse di questo millennio, ci sarebbe da imbufalirsi per ciò che si suppone potranno essere gli accordi. In sintesi, centinaia di migliaia di morti inutili per una soluzione che poteva esser presa a tavolino il 23 febbraio scorso con tre firme pesanti e tanta felicità di tante famiglie, oggi in lutto e milioni di europei che presto saranno in difficoltà.
Sottotraccia e senza troppa pubblicità, è oltre un mese che Usa e Russia, hanno attivato una linea diretta per arrivare al negoziato di pace che vada a chiudere il conflitto in Ucraina.
Non era ancora trascorso il primo mese di guerra che Kiev annunciava di avere ucciso 44.000 soldati russi. Poi i numeri sono calati a 31.000 e poi ancora saliti a 50.000 quindi a 65.000 e ora sembra si stia viaggiando verso i 100.000. Da sette mesi la Russia sta perdendo la guerra e l’Ucraina invece … Va alla grande!
Indovinare che avrebbe vinto il premio Sakharov 2022 non era poi così difficile, visto che il tema di questa competizione è: la libertà di pensiero.
Qualcosa nel conflitto sta cambiando tra americani e russi, sebbene l’attore-Nato Zelensky ogni giorno, non manchi di lanciare “i suoi messaggi di pace”, attraverso la richiesta di nuove armi.