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Novellara, 24 agosto 2015 – L'amministrazione comunale del Novellara accetta la sfida e convoca intorno ad un tavolo gli amministratori di condominio che operano su Novellara e tecnici esperti per trasformare il conflitto ed arrivare alla:

• Rottura dei blocchi conflittuali.
• Rispetto delle regole e rafforzamento della percezione delle sanzioni.
• Costruzione di nuove narrative relazionali.
• Incentivazione alla cittadinanza attiva.
• Riduzione del senso di insicurezza.
• Rafforzamento della sicurezza urbana.

L'assessore ai Servizi Sociali, Welfare locale, politiche abitative e riordino territoriale Alessandro Baracchi sottolinea infatti, nella sua lettera invito, che "gli agglomerati urbani odierni si caratterizzano sempre più come realtà mutevoli in cui la ricchezza della diversità è spesso accompagnata dalle complessità sociali tipiche del mondo contemporaneo. Nelle città, nei paesi e nelle frazioni sono in atto trasformazioni del vivere sociale che rispecchiano fenomeni comuni e trasversali come la ridefinizione dei rapporti lavorativi, educativi e assistenziali, la frammentazione delle reti sociali tradizionali e l'aumento delle esperienze migratorie. Questi fenomeni sono spesso associati a episodi di conflittualità manifesta che accomunano città anche molto lontane tra loro. In questo senso il conflitto viene spesso vissuto come un momento d'arresto, come un ostacolo da superare o come un alibi per ovviare alle regole presenti in un dato contesto. Su questi aspetti vogliamo intervenire anche diventando parte attiva nelle varie realtà".

Sono previsti incontri e interventi in loco da settembre 2015 ad aprile 2016. L'obiettivo è rispondere alla domanda: quali risposte è in grado di dare un condominio ai propri problemi al fine di consentire una comune armonia nel rispetto delle regole?

Il primo incontro è stato messo in calendario per l'11 settembre dalle 14,30 alle 16,30 in sala civica Rocca di Novellara

Resta una settimana, sino a venerdì 28 agosto, per i musicisti interessati a candidarsi per il cartellone 2015 di "Tendenze", la kermesse giunta alla 21° edizione in programma, quest'anno, dal 18 al 20 settembre nella cornice del centro aggregativo Spazio 4 in via Manzoni.

L'invito, rivolto a tutte le band autrici di musica originale e indipendente – no alle cover e ai tributi, come da tradizione – è a scrivere all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., allegando una breve presentazione del proprio gruppo e includendo almeno un link per l'ascolto di un brano, meglio ancora se corredato da un videoclip o dalle riprese di un'esibizione live, nonché da una foto che ritragga, tutti insieme, i componenti.

"Sarà un appuntamento mirato come sempre a valorizzare il talento e la creatività dei ragazzi", sottolinea l'assessora alle Politiche Giovanili Giulia Piroli, che insieme al dirigente comunale del Settore Giovani e Formazione Giuseppe Magistrali rimarca, nel contempo, "il valore sociale di questa manifestazione, come occasione preziosa anche per promuovere un'attività di sensibilizzazione che risulta più che mai attuale". Entrambi ricordano, infatti, la presenza in ogni serata dell'unità Operatori per Strada nata dalla collaborazione con la Onlus Centro Sociale Papa Giovanni XXIII, che attraverso il progetto "Ops...Tendenze" garantirà un presidio dedicato alla corretta informazione sulla salute e alla prevenzione dell'abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti.

"Ci sarà poi il concorso di video-making Offi-Cine – aggiungono Giulia Piroli e Giuseppe Magistrali – a cura degli operatori di Spazio 4, nonché il progetto Soundcheck tra fotografia, web-radio e redazione giornalistica in presa diretta, guidato da Florinda Calì e Alessio Mazzocchi. Oltre, ovviamente, agli stand delle associazioni che vorranno partecipare. Insomma, Tendenze ci offrirà ancora una volta l'opportunità di valorizzare l'energia e l'entusiasmo dei giovani, nell'ottica di un divertimento sano, consapevole, positivo. Il tutto affidato ai nuovi organizzatori, la start up Leto, costituitasi proprio a partire dal concorso Giovani e idee d'impresa bandito dal Comune".

Giovedì, 20 Agosto 2015 16:26

#buskersfe2015, una sfida all'ultimo scatto!

Le foto più belle dei musicisti del Ferrara Buskers Festival® 2015 in rapporto con l'anima della città diventano una mostra. Con il challenge fotografico degli Instagrammers Ferrara.

L'anima della città e il fascino dei buskers che si esibiscono tra gli scorci, palazzi antichi e le strade del centro storico.

È il tema scelto dalla community Instagrammers Ferrara per il divertente Challenge fotografico a cui tutti, armati di smartphone, tablet e marchingegni digitali, possono partecipare durante la 28esima edizione del Ferrara Buskers Festival®, la Rassegna Internazionale del Musicista di Strada che si svolge fino al 30 agosto 2015.

In occasione della serata del 21 agosto tra i ponti di Comacchio e le suggestioni della città sull'acqua, e poi nel primo weekend ferrarese il 22 e 23 agosto e dal 25 al 30 agosto nelle scenografiche piazze e vie di Ferrara, tutti gli amanti delle emozioni fotografiche possono scatenarsi nello scattare immagini da condividere sui social utilizzando l'hashtag principale del festival #buskersfe2015 insieme ad #igersferrara. Tutti i partecipanti alla sfida devono usare entrambi gli hashtag, geolocalizzando le foto con tag delle due località: #comacchio o #ferrara, e mostrare nelle fotografie il rapporto tra musicisti e città.

Dunque non solo bellissime immagini di dettagli, sguardi, movimenti, strumenti bizzarri e momenti salienti della rassegna, ma far emergere il legame tra i buskers e il contesto cittadino in cui danno vita alle loro performance. Tutte le foto taggate saranno poi "ripostate" durante l'evento e durante l'anno sui profili social del Ferrara Buskers Festival® e concorreranno per una selezione finale che darà luogo ad una mostra fotografica. Nel Sottomura, dove c'è il ristorantino del Puedes Summer Night – calendario di eventi e concerti serali complementari al festival – ci sono in esposizione le immagini vincitrici del challenge dello scorso anno.

Per informazioni: Associazione Ferrara Buskers Festival®
Via Mentessi, 4 – 44121 Ferrara
Tel. 0532249337
Fax. 0532207048
E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Sito web: www.ferrarabuskers.com

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Nel luogo verdiano ritrovato e precisamente, nella casa in cui il Cigno di Busseto visse dai 10 ai 18 anni, dopo il grande successo ottenuto dalla presentazione del libro "Il Giovane Giuseppe Verdi" di Meri Rizzi; dal 22 agosto al 6 settembre saranno esposte le opere della pittrice fidentina Ivana Bianchi.

L'artista fu "iniziata" alla pittura da Oreste Emanuelli.

Le sue qualità pittoriche sono state esposte a Las Vegas, Venezia, Torino, Firenze, Fidenza, Parma ed alla 1^ biennale di Palermo.

Nasce come paesaggista appassionata delle terre Verdiane, raffinata, misteriosa e contemplativa interprete dei valori della natura, della bellezza, dei colori. Dipinge tutto ciò che le dà sensazioni positive, trasmettendo lo stesso stato d'animo agli osservatori, trascinandoli così, lontano dai mille problemi della quotidianità, in un mondo magico. Ha realizzato anche un imponente ritratto di Giuseppe Verdi in digitale. L'appuntamento culturale che si svolgerà nella storica dimora di Via Piroli nel cuore della cittadina verdiana, ha ottenuto il patrocinio del Comune di Busseto.

L'inaugurazione è fissata per sabato 22 agosto alle ore 18. Questa mostra è speciale, la prima dopo l'esposizione permanente di documenti inediti relativi al mecenate Pietro Michiara, che in quella sua casa ospitò il Verdi studente a Busseto. Luogo messo a disposizione gratuitamente da Anna Sichel amica della Cultura.

Pubblicato in Arte Parma
Mercoledì, 19 Agosto 2015 15:20

La crisi aguzza ingegno ed efficienza

Uno zuccherino consolatorio arriva da una recente ricerca che colloca gli italiani appena sotto al podio delle società più intelligenti e primi tra gli occidentali. Ma non solo, le università italiane spiccano per efficienza ma non per sovvenzioni.

di Lgc Parma 19 agosto 2015 - 
Dopo anni e anni che il gradimento dell'Italia era in costante discesa e sembrava che l'italiano fosse diventato il peggior popolo del globo, dopo che l'economia del piccolo paese del mediterraneo raggiunse il sesto gradino più alto del mondo, ecco che due nuove ricerche tornano a dare merito all'italica popolazione.

I dati economici emersi nel rapporto Svimez, pur evidenziando l'atavica arretratezza del mezzogiorno e la crisi economica che opprime il Paese che diede i natali a Leonardo da Vinci e Galileo Galilei, ma anche al fisico Carlo Rubbia e alla scienziata Rita Levi di Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986, e tantissimi altri illustri rappresentanti delle arti, della scienza e della letteratura, è capace di meritarsi anche primati positivi e non solo negativi.

Dal punto di vista cognitivo, infatti, giunge un prestigioso riconoscimento, per il quale l'Italia viene additata come la nazione più intelligente dell'Occidente. Lo rivela la classifica stilata dallo psicologo inglese Jelte Wicherts, che ci colloca al quarto posto nel mondo – preceduti soltanto da Giappone, Sud Corea, e Singapore al primo posto.

I risultati dei test di massa del quoziente intellettivo utilizzati in 113 Paesi colloca invece la Germania all'ottavo posto, seguita dalla Francia, che divide la nona piazza con gli Stati Uniti d'America.

L'ingegno sembra l'abbia applicato ad hoc anche il ricercatore italiano Giuseppe De Nicolao il quale ha voluto dimostrare come, pur nella esiguità delle risorse, il sistema accademico nazionale sia in grado di massimizzare i risultati. Il cattedrattico ha così inventato la classifica "dell'efficienza delle università" ponendo in relazione i risultati con la spesa. A guidare la classifica pubblicata dalla rivista Roars è pertanto la Scuola normale di Pisa, seguita dall'Università di Ferrara, Trieste e Milano Bicocca. Sorprende invece che nelle prime dieci posizioni le straniere a comparire sono solo Cambridge e Priceton.

La sfida infernale è lanciata e adesso con questo bagaglio di intelligenza e sana pazzia ma anche di efficienza, l'Italia è pronta a risalire la china per ricollocarsi sul tetto del mondo.


"I tre giorni di Pompei" è l'ultimo lavoro di Alberto Angela. Un romanzo in cui prendono forma personaggi veramente esistiti. Una documentazione rigorosa, basata su fonti e approfonditi studi. In questi giorni la presentazione del libro. Una parte del ricavato sarà devoluta per la restaurazione dell'affresco Adone Ferito nella casa omonima di Pompei.


di Cigno Nero - 
Pompei è la scena di un crimine, il più colossale dell'antichità. Una tragedia immane dai contorni oscuri. Un enigma che ci ha lasciato la storia, quello più affascinante, drammatico e nebuloso.
Per anni la ricostruzione dei giorni dell'eruzione del Vesuvio è stata complessa e spesso lontana dall'essere risolta perché troppi elementi non hanno coinciso.

Queste numerose incongruenze hanno reso ancora più affascinate e stimolante il mistero attorno alla storia drammatica di una delle città più floride dell'antichità. Con essa morì in pochi istanti anche la vicina Ercolano, dove furono rinvenuti 300 morti. La furia del Vesuvio non diede loro tregua. Le distrusse, ma con modalità diverse, inaspettate. E 'scavare' fra le fonti è diventata un'impresa difficile ma sorprendente, visti i risultati.

Alberto Angela, uno dei più famosi divulgatori televisivi, ha, con passione e grande attenzione delle fonti e degli elementi raccolti, ricostruito quella escalation mortale cercando di sfatare i falsi miti che sono nati attorno alla distruzione di Pompei e di Ercolano. Ne è venuto fuori un romanzo, "I tre giorni di Pompei" , in cui si muovono personaggi realmente esistiti che vivono storie vere, doviziosamente documentate,
Il Vesuvio, che un tempo non era come lo vediamo noi adesso perché aveva una morfologia completamente diversa, aveva lanciato dei messaggi anni prima. E nel romanzo vengono fatti dei collegamenti fra i vari elementi raccolti per comprendere proprio questi segnali.
Prima di tutto bisogna dipanare un punto: le date dell'eruzione del Vesuvio non coincidono con quelle ricostruite. Lla catastrofe non avvenne il 24 agosto del 79 d.C. ma il 24 ottobre del 79 d.C. Molti elementi rinvenuti, come i resti di melograni e castagne, bracieri e indumenti pesanti, hanno fatto capire che era autunno inoltrato.

I tre giorni di Pompei

Sarà interessante scoprire nel racconto alcuni indizi come quelli dei lavori in corso. Alcuni cumuli di calce sono stati trovati in diverse case: dovevano servire per restaurare affreschi. Questo ha fatto dedurre che ci doveva essere stata precedentemente una scossa forte che li aveva rovinati .
Anche gli stili degli affreschi non sono omogenei: ce ne sono di più recenti proprio perché rifatti su quelli distrutti da terremoti precedenti.
Un altro punto chiarito nel libro è quello dell'esodo di massa degli aristocratici dalla città: i patrizi erano già fuggiti, in seguito alle avvisaglie che erano già state date dal vulcano. La città, infatti, era in mano ai nuovi ricchi : schiavi bravi nel commercio che erano stati affrancati e si erano arricchiti.

Ma cosa ha significato per la popolazione che viveva alle falde del Vesuvio trovarsi in quei luoghi nel giorno eruzione?

La ricostruzione fatta da Angela e dalla sua equipe di esperti districa la matassa.

E' il 24 ottobre. Un venerdì mattina. Pompei incomincia la sua attività ma qualcosa è diverso dal solito . Il monte che domina il Golfo di Napoli si chiama Vesuvius, ma all'epoca era 'piatto', coperto di boschi .
Ha un aspetto non usuale: tutte le pendici sono rivestite di polvere chiara. Nell'aria si percepisce un forte odore di zolfo. C'è una nebbia strana, come se fosse una nuvola bassa . In lontananza si avvertono dei brontolii, come tuoni. Il vulcano sta per esplodere. I vulcanologi confermano che prima della grande eruzione era già successo qualcosa di molto evidente. A riprova di questa tesi ci sono anche i lavori in corso del Foro che stava per essere ricostruito proprio perché sedici anni prima c'era stato un forte terremoto. Attorno all'una una deflagrazione. Agghiacciante. L'eruzione è paragonabile a quella di migliaia bombe atomiche di Hiroshima fatte esplodere in più giorni!

I numeri della tragedia sono impressionanti: dieci miliardi di tonnellate di magma. Quattordici chilometri è l'altezza che la colonna di gas e vapori raggiunge in un' ora... Plinio il giovane, la fonte più autorevole, vide tutto e racconta di un crepitìo e di una grandine di lapilli. Leggerissimi. Con essi, si abbatterono sui territori circostanti pezzi di rocce strappate dai lati del vulcano: sassi grandi che cadono da 14 chilometri di altezza, bombe letali .
Per salvarsi si doveva scappare nelle prime due ore. Dopo, i tetti cominciarono a crollare per il peso insostenibile dei pomici. La gente si asserragliò, rimase chiusa in casa per più di 24 ore, sperando che l'ira del Vesuvio si placasse, ma senza conoscere le conseguenze di quell'esplosione che furono imprevedibili.

Della furia del vulcano fu vittima anche Ercolano, la più vicina alle sue pendici . In questa città non sono stati rinvenuti corpi, se non qua e là: gli abitanti sono riusciti a scappare perché non hanno avuto la pioggia di pomici grazie al vento. Si sono rifugiati sotto le rimesse delle barche. In questo punto prospiciente il mare è stato trovato un cimitero di 300 persone, morte all'istante.
Il corpi delle vittime si sono letteralmente vaporizzati. 500-600 gradi sono devastanti. Dopo aver compiuto la sua missione di morte, la colonna letale 'si è seduta', accasciata su se stessa. In pochi minuti tutto è stato coperto da una valanga nera preannunciata da bagliori rossastri . Ercolano è morta all istante. Ma delle cose non quadrano. Gli archeologi hanno trovato un berretto di lana sotto la rimessa . Com'è possibile che ci siano resti di corpi vaporizzati e poi un indumento di lana ancora intatto? La tragedia, hanno supposto, pare sia avanzata a 'macchia di leopardo' . La gente è morta in modo diverso. Dopo i vapori assassini sono arrivate le colate di fango: la cenere è stata trasformata in melma dalla pioggia . Il mare deve essere arretrato e il vulcano deve essersi gonfiato . Un paesaggio stravolto, un incubo infinito. Quella notte Ercolano è completamente scomparsa . All'alba Pompei è interamente sepolta .

L'ipotesi angosciante è che alcuni pomepiani fossero in casa barricati. In un primo momento la colonna di 'angeli della morte' deve essersi arrestata alle mura di Pompei. Quelle mura non avevano funzionato contro Silla ma contro il Vesuvio sì. Un sollievo per i pochi superstiti che, spinti dalla speranza di salvarsi, hanno tentato di scappare dal primo piano delle abitazioni. Fuori lo scenario è terrificante. La città è irriconoscibile, sprofondata come in un deserto. Quelle poche anime spaventate camminano senza riuscire a orientarsi, stordite e silenziose. Ma il vulcano non ha pietà nemmeno di loro. Aspetta il momento in cui l'illusione di salvezza spinge quella povera gente a tentare la fuga. Fa partire un'altra valanga che, stavolta, supera le mura, entra in città e uccide i superstiti, che sono quei poveri resti conservati nelle teche.

Vesuvius non è ancora appagato: la terza ondata è più forte ed è in grado di abbattere definitivamente le mura. Un mietitrebbia . Il vulcano implode creando un'ondata di cenere che arriva a Capri e a Miseno dove c'era Plinio il giovane con la flotta più potente dell impero romano .
E' la fine.

Ercolano letteralmente vaporizzata e Pompei schiacciata, crollata e colpita dai lapilli. I suoi abitanti, gli ultimi, sono morti asfissiati. Tutto, alle pendici del Vesuvio si è addormentato. Nelle teche poste nell'anfiteatro di Pompei, rimane la memoria agghiacciante di quegli ultimi tre giorni: persone che fuggirono dalle finestre per rimanere sepolte vive. Uomini e donne rannicchiati in posizione di difesa: gas e cenere sprigionano anidride solforosa che, a contatto con le mucose si trasforma in letale acido solforico . La cenere compattata che ha fatto morire chi pensava di poter ancora scappare dall'inferno, ha fatto di quei poveri resti un calco, macabra testimonianza di quello che accadde.

Questa è la sintesi del racconto delle ultime ore di Pompei. Una fiorente città di dodicimila abitanti che viene annientata con la sua gente indifesa e poi lasciata dormire per secoli, diventando un bosco, chiamato Civita. Nell'Ottocento ci sono stati i primi scavi che hanno riportato alla luce una società che fu viva, le cui memorie devono essere conservate per le generazioni che verranno, perché grazie ad esse si conosce la storia e, attraverso di essa, anche il nostro mondo.

Il messaggio dell'autore è stato questo. E l'intento di Alberto Angela e dell'editore é quello di devolvere una parte dei proventi ricavati dalla vendita per restaurare l'affresco Adone ferito nella casa omonima di Pompei.

Alberto Angela firma autografo 1

Pubblicato in Cultura Emilia

Proseguono, con grande altruismo, le importanti donazioni dell'artista reggiano Giordano Montorsi agli Ospedali reggiani.

Reggio Emilia 13 Agosto 2015 - L'artista ha infatti donato anche all'Ospedale di Guastalla un olio su tela.

Il quadro, che consiste in tre grandi pannelli delle dimensioni di cm 150 x 300 dal titolo " la Terra che torna Stella" è stato collocato sulla parete individuata con Montorsi, nell'ingresso dell'Ospedale.

Nato a Scandiano e diplomatosi all'Accademia di Belle Arti di Bologna, Giordano Montorsi espone con continuità in Italia ed all'estero, focalizzandosi sul duplice versante della pittura e dell'installazione. Le sue opere si caratterizzano per le forti valenze simboliche, enigmatiche e sacrali.
Vive e lavora a Macigno-San Polo d'Enza, Reggio Emilia . Dopo aver insegnato in diverse accademie italiane, attualmente è professore ordinario all'Accademia di Belle Arti di Brera.

L'artista anche per esperienza personale, si dichiara un forte sostenitore del Sistema Sanitario Italiano, pubblico ed universalistico.

Pubblicato in Cultura Reggio Emilia
Mercoledì, 12 Agosto 2015 15:24

Reggio Emilia, Manno celebra la sua regina


Matilde di Canossa sarà impersonata da una giovanissima attrice. Due giorni immersi nel clima medioevale. Il patrocinio del Comune in seno alle celebrazioni dei novecento anni dalla sua morte

(Manno di Toano, 12 agosto 2015). Manno attende con trepidazione, in occasione della sua festa medioevale, l'arrivo della "sua" Gran Contessa, "che sarà impersonata - annuncia Iris Ruggi, portavoce della Pro loco dell'antico borgo toanese - da una giovanissima attrice. Una vera sorpresa, così per gli altri personaggi del seguito matildico in visita ai nostri focolari e alla corte toanese".

Matilde di Canossa parteciperà già nella serata di domani (venerdì 14 agosto) alla cena storica in costumi d'epoca. "Dalle 21 - spiega Iris Ruggi - si aprirà il sipario su un vero e proprio convivio dai sapori medioevali, con dame, cavalieri, arcieri, giullari, spettacoli col fuoco e la disputa del palio dei focolari. Ci si ritroverà insomma catapultati in piena epoca canossana".

Nella giornata di ferragosto (sabato 15 agosto) i festeggiamenti in onore della Vice Regina d'Italia riprenderanno in mattinata, dalle 10, "con l'apertura dei mercatini e degli 'angoli medioevali' - continua la rappresentante della Pro loco di Manno - mentre, alle 10.30, il corteo storico, capeggiato
da Matilde, si trasferirà all'antica pieve matildica di Toano, con celebrazione della funzione religiosa in lingua latina e successiva esibizione degli artisti di strada".

Manno medioevale 2

Dopo il rientro a Manno e il pranzo con i prodotti tipici della montagna, il pomeriggio "sarà incentrato - rileva inoltre Iris Ruggi - sulla rappresentazione teatrale del romanzo matildico 'Il Sigillo'. La festa proseguirà con la cena e con esibizioni e trattenimenti di artisti di strada, sbandieratori e giocolieri".
La festa medioevale indetta dalla Pro loco di Manno ha il patrocinio del Comune di Toano. "Questa manifestazione - sottolineano il sindaco Vincenzo Volpi e l'assessore Vittorina Canovi - costituisce una delle principali iniziative del nostro Comune in occasione del nono centenario della morte di Matilde di Canossa. Sono diverse le testimonianze che la Gran Contessa e la sua famiglia hanno lasciato nelle terre toanesi, come la pieve di Santa Maria di Castello, nel capoluogo, il cui edificio risale, nella forma attuale, ai secoli undicesimo e dodicesimo, in piena epoca matildica. La chiesa rappresenta uno dei gioielli più completi e integri dell'arte canusina nell'Appennino reggiano".


In territorio di Toano passa anche "il sentiero Matilde - evidenziano i due amministratori - che, partendo da Ciano di Canossa raggiunge San Pellegrino in Alpe e che attraversa il toanese con tre tappe, dal castello delle Carpineti alla chiesa di Toano, dalla pieve di Castello alle fonti di Quara (ed è qui che il cammino entra nel cuore di Manno), e dalle antichissime sorgenti al versante modenese lungo il suggestivo percorso del Malpasso e del ponte di Cadignano di Villa Minozzo, sul torrente Dolo".

L'appuntamento di Manno "esprime l'identità e lo spirito dei nostri paesi - concludono Vincenzo Volpi e Vittorina Canovi - che con le loro iniziative turistiche, sociali e culturali celebrano lungo l'intera stagione estiva, ma non solo, il senso di appartenenza storica e culturale al territorio".

 

Palio di Manno

Il diario di Elisa Vezzulli, arrivata in Senegal la notte tra l'8 e il 9 agosto con il progetto Kamlalaf. -

Piacenza, 10 agosto 2015

Ripercorre i primi giorni del suo viaggio con Diaspora Yoff, accompagnata da Ismaila Thioune dell'associazione, il diario di Elisa Vezzulli, arrivata in Senegal la notte tra l'8 e il 9 agosto con il progetto Kamlalaf.

Sabato 8, ore 16, Malpensa.
Una valigia. Per metterci progetti ed obiettivi. Ricordi. Tante calze, perchè non si spaiano solo a casa. Speranze. Portafortuna. Buona musica. Un libro. Aspettative. Rimpianti. Rimorsi. Le salviettine usa e getta. Troppe creme, che alla fine non usi mai. Sogni. Una foto di noi insieme. La vita con qualcuno. E la vita con me stessa. Semplicemente una valigia per un viaggio. Che è felicità.

Sabato 8, ore 21.30, Casablanca.
Quando condividi un viaggio con qualcuno, quel qualcuno diventa parte della tua vita. È inevitabile. C'è quel signore di Casablanca che sta tornando a casa dalla sua famiglia per vedere come procede la costruzione della casa che sta costruendo con i soldi di anni di lavoro a Reggio Emilia. Solo.
C'è la figlia del pilota, 5 anni, che aspetta seduta vicino al finestrino, al posto 23F, che il papà la riporti a casa. C'è l'ostetrica di Torino che sta andando a supervisionare il progetto della Ong per cui lavora, a Saint Louis. Ci sono i tre milanesi imbruttiti di 50 anni in vacanza. E poi ci sono io. Che dove vado di preciso, e intendo nella vita, non l'ho ancora capito. Ma l'importante è non fermarsi, dicono.
È l' 1.31 di notte, fuso di Dakar. Finalmente arriviamo. In macchina verso la casa che mi ospiterà, la curiosità vince sulla stanchezza. Le strade sono piene. Strapiene di gente. I negozi aperti. I bambini ancora svegli. Nella notte, in cui di solito tutto finisce, qui nulla e nessuno sembra voler dormire.

Domenica 9, ore 11, Dakar.
Giornata di riposo dopo il viaggio, prima dell'intenso programma di, purtroppo, solo una settimana. Piove. Due misere gocce d'acqua finalmente, diremmo noi. Noi che le agogniamo da settimane, nel caldo storico della pianura padana. Ma qui la pioggia fa sul serio. Che le strade sono allagate e piene di gente coi secchi in mano. Eppure non smettono di pullulare di gente, che vende, chiacchiera, ride, fa la spesa e vende alle bancarelle. In fondo si va in giro lo stesso, come se niente fosse. Senza neanche l'ombrello. Come se fossere solo due gocce d'acqua, finalmente.
Mi rattrista solo l'amarezza di chi, dopo due anni lontano da casa, e i sacrifici fatti per tornare, d'ogni tanto, non vede nulla di cambiato. Nulla di migliore. Nessuna strada che non si allaghi più, quando piove.

Domenica 9, ore 20, Yoff.
C'è differenza di etá, colore della pelle, lingua, cultura e religione. Eppure ci siamo conquistate subito. È bastato un sorriso. C'è per forza qualcosa che va al di la di tutte queste differenze e ci unisce tutti. Non so cosa sia di preciso. Ma sicuramente è un elemento molto più forte di tutti questi messi assieme. Mi piace pensare sia questo l'amore, quello vero. Primitivo. Tra esseri umani. Semplicemente.

(fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)

Venerdì, 17 Luglio 2015 16:36

Terminator Genesys, il ritorno di Schwarzenegger

Il quinto capitolo segna il ritorno di Arnold Schwarzenegger nello storico personaggio ma dalle nuove vesti ironiche. -

Parma, 17 luglio 2015 - di F.P. -

Chiunque sia passato dalle parti di Cannes durante il festival del Cinema non può non aver notato il mastodontico monitor che occupava quasi tutta la facciata principale dell'hotel Ritz Carlton proiettando un susseguirsi di inseguimenti, scene d'azione e sequenze del nuovo Terminator Genesys firmato Alan Taylor (regista noto per aver diretto Thor the dark world e per la sua lunga esperienza in serie tv di grande successo come Lost, I Soprano, Mad Men).

La storia è sempre la stessa? Non proprio: dopo un quarto episodio che sembrava aver messo fine ai viaggi nel tempo (abbastanza osteggiato dal pubblico), si è tornati a scrivere il passato, il presente e il futuro attraverso un nuovo balzo temporale con regole nuove e personaggi altamente rivistati. Un cambio palese che parte Da Sarah Connor (Emilia Clarke) al T800 (Arnold Schwarzenegger) passando per John Connor (Jason Clarke) e Kyle Reese (Jai Courtney) in un mondo in cui Skynet (Genesys) non è solo un software della difesa in stile anni 80-90, bensì un'entità informatica evoluta e attualizzata capace di essere presente in ogni device di cui oggi non possiamo più fare a meno (cellulari, tablet, computer di bordo della macchina...).

Il ritorno di Arnold Schwarzenegger, nel ruolo del T800 buono (più simile a un premuroso padre anziano che a una macchina assassina), ha subito catturato il pubblico e i social che hanno approvato a suon di like e di tweet l'ironica umanizzazione che si riassume in un sorriso a denti stretti del terminator e nella sua ironica autodefinizione di «vecchio ma non obsoleto».
Allo stesso tempo Jason Clarke (attore molto in voga in questo momento) è l'altro fattore che giustifica il prezzo del biglietto: fidatevi un John così non l'avevate mai visto!

Una storia che riparte da zero ogni volta e ogni volta si ripropone di essere l'ultima, lasciando il chiaro messaggio che il futuro è ancora da scrivere. Non siamo ai livelli dei primi due film, ma per essere un quinto episodio sicuramente ci avviciniamo molto agli standard con i quali è iniziata questa fortunata saga.

Pubblicato in Cultura Emilia