Sconcerta la libertà di movimento che dimostrano i terroristi dell'isis. Entrano da profughi, trovano riparo e si muovono avanti e indietro dalla Siria come se nulla fosse.
di Lamberto Colla Parma 16 ottobre 2016
Una libertà di movimento conclamata con l'attentato all'aeroporto di Bruxelles e ancor prima con la rocambolesca fuga di un attentatore di Parigi, il famigerato Salah Abdeslam. In fuga per 4 mesi venne ritrovato a "casa" nel quartiere della capitale belga, quel Molenbeek arcinoto per essere culla del terrorismo islamista.
Ma quello che lascia sconcertati è l'epilogo del presunto terrorista di Chemniz. Sfuggito alla cattura delle teste di cuoio tedesche che alcuni giorni fa fecero irruzione nel suo appartamento in Sassonia, è riuscito a trovare riparo a Lipsia presso altri siriani. Un luogo a lui noto, potenzialmente "molto sicuro" dove invece venne dai suoi stessi concittadini immobilizzato, legato e consegnato alla polizia locale (l'equivalente dei nostri vigili urbani), la quale non fece altro che prelevare il "pacco" con il loro bel furgoncino di servizio per consegnarlo alle autorità giudiziarie.
In tutto questo fanno sorridere tre episodi: il ridicolo messaggio in twitter del capo della polizia che, dopo la cattura del presunto terrorista, peraltro avvenuta senza il loro diretto contributo, scrive "siamo sfiniti ma strafelici", quindi i ringraziamenti della cancelliera tedesca ai due profughi siriani che impacchettarono il terrorista, o presunto tale, e che devono esserle costati qualche litro di bile sapendo quanto ami i profughi.
Come non ricordare il luglio 2015 quando, in una trasmissione TV, la Cancelliera fece piangere una ragazzina palestinese, sostenendo che "la politica è dura" e che "non possiamo accogliere tutti".
Infine, e qui si innesca la tragedia nella farsa, il giovane aspirante terrorista riesce a togliersi la vita in carcere impiccandosi con la sua camicia e portando nella tomba le preziose informazioni riguardo alla sua cellula terroristica e alle dirette relazioni con fiancheggiatori e sostenitori del "califfato".
Un suicidio che necessita di indagini molto approfondite e di cui va fatta chiarezza rapidamente per non lasciare le ombre e i sospetti di un altro fatto eccellente avvenuto a fine anni '70 nelle carceri tedesche: il "suicidio" di alcuni componenti della banda Baader-Meinhof, avvenuto all'indomani della esecuzione di un ostaggio, il presidente degli industriali tedeschi ed ex ufficiale SS Hanns-Martin Schleyer, rapito il 5 settembre 1977 allo scopo di "scambiarlo" con il prigioniero Andreas Baader e altri componenti del gruppo terroristico RAF (Rote Armee Fraktion).
Se la Germania in questi ultimi giorni ha mostrato lacune immense nei suoi apparati di sicurezza, altri Paesi l'avevano già ampiamente dimostrato prima. Certamente non hanno eccelso i servizi di sicurezza francesi (Parigi e Nizza hanno pagato un tributo esagerato) o quelli belgi che, tra i fatti di Bruxelles e Charleroi, hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza.
Vengono i brividi pensare a quale modello verrà fatto riferimento per istituire la Polizia di Frontiera Europea.
Meglio il modello tedesco o quello italiano? Da noi almeno Fabrizio Corona è sotto costante vigilanza 24 ore su 24.
Che strana l'europa!
Psicopatici allo sbaraglio, servizi di sicurezza e di intelligence paragonabili a un colabrodo. Il salto di qualità dell'Isis si è manifestato con l'attentato di Ansbach.
di Lamberto Colla Parma, 31 luglio 2016.
La sacralità dei luoghi di culto è stata infranta anche in europa. I martiri cattolici, sacerdoti e suore, sgozzati nei vari paesi sparsi nel globo, erano stati relegati a mera cronaca. Dimenticati il giorno dopo della ferale notizia. Troppo lontani per imprimersi nelle coscienze aride degli occidentali.
Ma adesso che il tabù è stato violato, per emulazione o per strategia, altri fatti analoghi accadranno spalancando le porte alla reazione. Prima sarà qualche fanatico e frustrato razzista poi verranno gruppi organizzati di squadristi e infine, ognuno si sentirà libero di proteggersi come meglio crede.
La passione per il "tiro al volo" crescerà ancor più nei prossimi mesi. In Italia negli ultimi otto anni le licenze per porto d'armi sono più che raddoppiate, da 180.000 che erano nel 2008 alle attuali 400.000, ma l'escalation sarà d'ora in avanti ancor più marcata e il mercato delle armi usate, con prezzi di ingresso abbordabili, si parla di 120 euro per un'arma a canna corta di seconda mano, renderà la cosa ancor più facile.
Non c'è da stupirsi. E' una reazione umana soprattutto quando la sensazione di sicurezza offerta dallo Stato viene meno e la rappresentazione d'inefficienza delle polizie francesi e tedesche, soffermandoci solo sugli episodi degli ultimi 10 giorni, sono state un'incentivo efficace all'autodifesa.
I tedeschi hanno bloccato per 24 ore una città come Monaco di Baviera alla ricerca di due fantasmi, presunti complici di un bullizzato psicopatico depresso che ha fatto strage di giovani, mentre ai francesi va assegnata la palma d'oro in fatto di insicurezza.
Tralasciando i fatti meno recenti, ovvero riguardo alle varie segnalazioni dei servizi segreti d'altri Paesi di imminenti attacchi a Parigi (vedi Bataclan) ci soffermeremo solo ai fatti di Nizza dove un camion, nemmeno frigo, superò la barriera di sicurezza dichiarando che avrebbe dovuto consegnare dei gelati e invece inonderà di sangue il lungomare. Poi a Rouen dove due 19enni hanno emulato i tagliagole dell'isis sacrificando il povero Padre Jacques Hamel. Due giovani francesi , peraltro già schedati e entrambi considerati molto pericolosi. Uno di loro addirittura faceva bella mostra di un bracciale elettronico, quindi in libertà vigilata nonostante fosse stata riconosciuta la sua infermità mentale e la passione per l'Isis, mentre dell'altro si erano perse le tracce da un anno sino alla sua ricomparsa in Normandia nella chiesa di Rouen.
Troppo facile minimizzare sostenendo che gli episodi sono stati condotti a termine da soggetti psichicamente instabili. Fatto sta che il camion di Nizza e l'assalto a una chiesetta periferica hanno dimostrato che non c'è più alcun luogo sicuro e che ognuno potrebbe svegliarsi alla mattina e agire da giustiziere.
I fatti di Nizza e Rouen e per certi versi anche quello di Monaco, sono stati un esemplare spot a favore dell'Isis, dimostrando come sia facile colpire il nemico, dove un camion diventa una bomba e le chiese luoghi di infedeli da uccidere. Inoltre viene abbattuto il teorema che a essere a rischio siano i grandi assembramenti di persone, come aeroporti o concerti o manifestazioni sportive, bensì il target è diventato il singolo cristiano checché ne dica Papa Bergoglio che "non è una guerra di religione".
E il salto di qualità nella strategia dell'ISIS è ben leggibile nell'attacco, portato a termine solo parzialmente, di Ansbach avvenuto il 25 luglio e ben poco sottolineato dai media, dove il sedicente "Califfato", forse per la prima volta, ha direttamente attivato un "profugo" addestrato allo scopo, di portare un attacco suicida in un determinato luogo e in uno momento. Quante saranno queste mine vaganti sparse per l'Europa e pronte a prendere ordine dal "Caiffo Nero"?
Gli occidentali, statunitensi in testa e a ruota inglesi e francesi sono da troppo tempo abituati a "colpire" il nemico da 10.000 metri d'altezza che hanno dimenticato cosa vuol dire vedere il nemico in faccia, in uno scontro da trincea e all'arma bianca, troppo impegnati a misurare i target da migliaia di chilometri, dimenticando che, sotto quelle macerie ci sarebbero state sepolte delle vite normali, di civili inermi, probabilmente utilizzati come scudi umani che, prima di fare conoscenza della bomba, stavano conducendo una vita, con tradizioni e costumi e tenore di vita diversi, analoga a quella degli spettatori francesi.
La guerra sta quindi virando rapidamente e gli psicopatici, i depressi, repressi e emarginati, tutti comunque frutti di una società occidentale che ha perduto il senso civile e dominata dall'egoismo, saranno le nuove armi in mano agli islamisti per portare l'attacco al cristianesimo.
Già perché, almeno a osservare quanto accaduto sino a oggi, nessun attacco è stato sferrato contro i veri centri di potere come banche, istituzioni e i loro più alti rappresentanti. Tutti quelli che erano i target del terrorismo fin qui conosciuto, Brigate Rosse comprese.
(Foto rielaborata. Autore böhringer friedrich - presepio tedesco)
Dove sta la verità? Ormai siamo attori di una realtà aumentata e il "Pokemon Go", l'applicativo che sta spopolando in questi giorni con il quale si devono cacciare i personaggi del famoso cartoon giapponese trasposti nella realtà aumentata, è la parafrasi della realtà in cui siamo immersi. Sveglia!
di Lamberto Colla Parma, 24 luglio 2016.
"Tra conflitti razziali, religiosi e di classe il valore entropico delle società occidentale è ormai al livello di guardia e il rischio di deflagrazione è sempre più probabile." Così concludevo l'editoriale, quasi profetico, la scorsa settimana. E da lì a poco - era venerdi mattina, all'indomani della carneficina di Nizza, quando conclusi il testo dell'articolo - nella nottata abbiamo assistito al tentativo di Golpe in Turchia e il lunedi seguente un giovane afgano tenta una strage in Germania prendendo d'assalto, armato di machete e coltelli, i passeggeri di un treno e ferendo 4 persone di cui 3 in modo grave.
A questi tre episodi avvenuti in rapida successione però, dobbiamo sommare l'assalto a un fast food e all'adiacente supermercato di Monaco di Baviera, da parte di un diciottenne tedesco d'origine iraniana e con disturbi psichici, che venerdi 22 luglio ha fatto 9 vittime e 16 feriti, diverse delle quali bambini e adolescenti.
Quattro episodi che dimostrano la vulnerabilità della nostra società ma anche il tasso di manipolazione della realtà scientemente orchestrata per alimentare paure e creare nemici virtuali nel tentativo, molto probabile, di generare tensioni sociali, malumore e caos.
Siamo tutti coinvolti in un gigantesco e surreale "Pokemon Go", dove i personaggi dei fumetti sono i "nemici immaginari" e la "realtà aumentata" è quella che ci raccontano politici e TV e che noi acquisiamo senza interporre il nostro autonomo senso critico.
Nel giro di 72, soffermandoci ai primi tre episodi della scorsa settimana, le nostre menti hanno registrato due attacchi dell'Isis (un camion a Nizza fa strage nella folla riunita a guardare i fuochi d'artificio del 14 luglio, festa nazionale francese), un golpe nientemeno che in Turchia (nazione appartenente alla NATO, che conta il secondo esercito più forte dopo gli USA, e probabile organizzatore dell'Isis per conto dell'occidente con l'obiettivo di destituire il regime siriano di Bashar al-Assad) e il diciassettenne afgano che in Germania, da terrorista quiescente si risveglia e infligge nuove perdite al nemico occidentale.
Questo è quello che ci è stato raccontato e che abbiamo visto in Tv piuttosto che sullo smartphone.
Ed è vero, le immagini sono crude e si fissano immediatamente nella memoria con l'"audio" del commento giornalistico predisposto ad arte; ma è tutto vero e soprattutto è plausibile?
E' plausibile che un mussulmano dedito più ai piaceri della vita che all'osservanza del Corano possa in soli 15 giorni trasformarsi in spietato kamikaze islamista? E' plausibile che in una notte si consumi un golpe con 300 vittime (quasi tutte civili) e nei 5 giorni successivi la controrivoluzione di Erdogan riesca a epurare tutti gli apparati statali.? Quasi 60.000 persone arrestate tra insegnanti, generali, magistrati, dipendenti ministeriali, governatori e prefetti. Non è che per caso le liste di prescrizione fossero già pronte così come pure pronte le forze dell'ordine a rastrellare e incatenare un cos' elevato numero di persone e a sospendere la convenzione sui diritti civili?. E' plausibile infine che un diciassettenne afgano venga attivato dalla longa mano dell'Isis per fare una strage col machete" in Germania?
Siamo e siete liberi di credere a tutto.
Fatto sta che il clima si surriscalda sempre più e il fuoco della rabbia si allarga in ogni anfratto della società portando all'esasperazione anche i più miti e, conseguenza inevitabile, ben presto si assisterà a una reazione. Tutta una serie di "contro assalti", organizzati clandestinamente, che avranno peraltro il sostegno della popolazione stanca di essere bersaglio mobile, saranno portati alle comunità di immigrati o a singoli inermi rei di avere un colore di pelle diverso. Ma sarà solo l'inizio.
I primi segnali si sono già palesati, basta saperli ascoltare. Non è infatti infrequente sentire ragazzi di colore che al supermercato o in spiaggia (testimonianza diretta dei giorni scorsi) inveiscano apostrofando con insulti, donne soprattutto, e concludendo con "farete tutti una brutta fine", piuttosto che le sempre più frequenti "spedizioni punitive" organizzate da nostrani giustizieri che altro non sono che bulli di quartiere.
Conclusioni
Non fermiamoci alle apparenze, a quello che la "TV verità" ci racconta e i giornali confermano con dovizie di particolari e testimonianze eccellenti che certificano i fatti, ma cerchiamo di ragionare su ogni episodio interponendo la nostra intelligenza e la nostra esperienza di vita.
Dobbiamo, ognuno di noi, contribuire a abbattere rapidamente il livello energetico della società, a partire da noi stessi, filtrando con la mente e la ragione quanto accade attorno a noi, confidando che le forze dell'ordine e la magistratura ripuliscano le strade dai delinquenti (bianchi, neri, gialli o canarini che siano) e che i politici trovino finalmente la soluzione per distribuire il lavoro riaccendendo le speranze dai più giovani ai diversamente giovani.
Altrimenti sarà il Caos!
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Attacco terroristico ieri sera a Nizza, lungo la famosa Promenade des Anglais, durante i festeggiamenti per il 14 Luglio. Sono 84 ad ora le vittime accertate, un centinaio i feriti, 19 dei quali in condizioni gravissime.
Di Chiara Marando -
Venerdì 15 Luglio 2016 -
Un altro attacco all'umanità, un altro attacco a vittime innocenti durante un momento di gioia: i festeggiamenti del 14 luglio sulla famosa Promenade des Anglais a Nizza.
Un camion si è scagliato contro la folla presente sul lungomare falciandola per due chilometri in una corsa a zig zag impazzita e sparando senza sosta con una furia cieca. Sono 84 i morti accertati ad ora, donne, uomini e tanti bambini, ed altrettanti i feriti, 19 dei quali in condizioni disperate, che da ieri sera affollano gli ospedali.
Sono immagini di terrore, morte e sbigottimento quelle che senza sosta popolano i giornali e le TV. Si cerca di dare una spiegazione ad una furia omicida che non trova pace.
L'attentatore è un cittadino nizzardo tunisino di 31 anni, con precedenti per violenza e possesso di armi. Mai accertato il suo collegamento con l'Isis, un collegamento che è diventato tremendamente concreto dopo la sua folle corsa per uccidere più persone possibile, sbalzate in aria come birilli, schiacciate brutalmente e colpite dai proiettili sparati alla cieca.
Il terrorista è stato "neutralizzato da un uomo e due poliziotti", ha detto dopo l'attacco Eric Ciotti, presidente del Dipartimento delle Alpi Marittime, a France Info. "Una persona è saltata sul camion per tentare di fermarlo - ha precisato Ciotti -. In questo modo la polizia è stata in grado di neutralizzare il terrorista. Non dimenticherò mai il viso della poliziotta che ha intercettato il killer".
Subito il Presidente francese Hollande ha prolungato il periodo di massima sicurezza in tutta la Francia e sono stati intensificati i controlli alle frontiere per evitare possibili fughe di cellule affiliate all'Isis. Il suo commento su Twitter "La Francia piange, è addolorata, ma è forte e lo sarà sempre di più dei fanatici che oggi vogliono colpirla".
Immediata anche la condanna da parte del Vaticano, dove Papa Francesco ha seguito gli accadimenti con grandissima preoccupazione, sottolineando la sua vicinanza nella sofferenza alle vittime ed a tutto il popolo francese.
Un tunnel dal quale sarà difficile uscire in fondo al quale non si vede la luce. La guerra è arrivata in casa nostra e adesso ci accorgeremo che non è un videogame e non esistono bombe buone e bombe cattive. Giù la maschera delle ipocrisie e affrontiamo con lucidità e cinismo la realtà. E' guerra globale, dall'aereo civile russo abbattuto lo scorso 31 ottobre, agli attentati simultanei di Parigi di venerdi 13, all'assalto in Mali di venerdi scorso.
di Lamberto Colla - Parma, 22 novembre 2015 -
Al peggio non c'è mai fine. In meno di un anno abbiamo pianto le vittime parigine di due attentati ma tra i due fatti a sorprendere è il salto di qualità militare a dimostrare che il progetto di guerra dell'autoproclamato Stato Islamico sta prendendo forma e non soltanto propagandato utilizzando, peraltro in maniera molto professionale, gli strumenti di informazione più diffusi a livello globale.
Stiamo piangendo le vittime parigine mentre per quelle russe decedute meno di 15 giorni prima nell'esplosione di un aereo civile il nulla. Solo la cronaca delle indagini per determinare le cause dell'incidente o le modalità dell'attentato.
Due pesi e due misure. Sembra quasi che il nostro cervello sia stato, in quest'ultimo quarto di secolo, manipolato per diventare insensibile a quanto accade in cielo o in mare aperto mentre è ancora molto sensibile alle morti in terra, a quanto accade sul "campo di battaglia".
Cielo e mare, due zone "franche" da emozioni?
La Guerra del Golfo (la prima è del 1990) ha fatto scuola e attirato audience e share senza che nessuno pensasse che, alla fine della parabola di quelle migliaia di luci che tracciavano i cieli di Bagdad, ci sarebbero state delle vittime ovvero uomini, militari o civili ma pur sempre uomini, donne, bambini.
E la maggior parte delle vittime, c'è da giurare, erano innocenti.
E noi tutti, qui in occidente, comodamente rilassati sulla Frau a attendere il collegamento di Emilio Fede (video) per l'aggiornamento del numero e del tipo di missile utilizzato durante la giornata, il numero di missioni aeree, il tipo di velivolo impiegato nell'incursione protetta ovviamente dai fenomenali aerei radar che presidiavano il teatro di guerra.
Già, il teatro di guerra.
Da quel giorno i teatri di guerra si sono moltiplicati a dismisura ma non tutti interessanti per la pubblica opinione e perciò dimenticati dai circuiti informativi mentre altri, ben più accattivanti e telegenici ci vengono propinati con dovizia di particolari a ogni ora, alla pari delle trasmissioni sula cucina. E così, tra un fornello e un mousse l'aggiornamento di cronaca nera è il "riempipista" catodico preferito.
E ora siamo al dunque...
La guerra è arrivata in casa e ora tocca a noi piangere i nostri morti in casa nostra. Un momento che non avremmo voluto ma che era nell'aria e nella logica delle cose, senza dover necessariamente tirare in ballo le profezie di Nostradamus, da molto tempo con segnali forti e chiari.
D'ora in poi, non attendiamoci perciò verità dall'informazione perché anch'essa è strumento tattico e strategico al servizio delle parti.
Ormai dovremmo essere abbastanza sgamati per capirlo da soli e l'aforisma di Arthur Schnitzler (dal libro dei motti e delle riflessioni, 1927) promuoverlo a teorema "Ogni guerra viene iniziata con i pretesti più futili, portata avanti con buone ragioni e conclusa con le giustificazioni più false."
Così è stato per tutte le guerre, antiche e moderne, da Saddam Hussein a Gheddafi per citare solo quelle del nuovo millennio.
In guerra, perché volenti o nolenti siamo in guerra come la gran parte del pianeta lo è in una miriade di conflitti locali, l'informazione e la contro-informazione diventa strategica per il raggiungimento dell'obiettivo, per la vittoria sul campo e la morte dell'intelligenza.
Ma ormai siamo all'estrema ratio e non si può più tornare indietro. L'occidente, l'Europa in particolare, si è lasciato stupidamente affascinare da Bush senior che voleva esportare la democrazia e oggi, nell'era della globalizzazione, importa guerra e morte. Che Al Baghdadi voglia emulare Bush esportando l'Islamismo?
Prepariamoci, anche psicologicamente, a difenderci, a difendere le nostre vite e i nostri cari, a difendere i nostri valori.
Pensiamo alla guerra come una realtà e non ascoltiamo chi dice che noi siamo i buoni e gli altri i cattivi. La guerra è guerra e ogni logica e codice civile viene sopraffatto dalla logica e dal codice, scritto e non scritto, di guerra.
Dobbiamo essere pure noi cattivi se vogliamo sopravvivere. Senza ipocrisie. Giusta o sbagliata (è sempre sbagliata) ma pur sempre guerra rimane.
La guerra è guerra e in guerra non c'è pietà e misericordia ma solo sopraffazione.
Si è perduto il tempo del negoziato, il tempo in cui si poteva rimodellare lo scacchiere internazionale con maggiore equità. Quel tempo è scaduto e adesso i "barbari" si devono affrontare da "barbari", all'arma bianca: la più cruenta delle lotte, quelle che si fa a terra e che vede il sangue del nostro nemico.
Nessuna illusione. Così è!
Quel che è peggio è che, a mio personalissimo parere, in Europa, non abbiamo nessun premier all'altezza di affrontare questa crisi e condurci alla vittoria. Possiamo solo confidare in un miracolo e che tutto quanto sopra esposto sia stato il frutto di una mia allucinazione notturna.
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(Descrizione foto di copertina: A US Air Force (USAF) F-117A Nighthawk Stealth Fighter aircraft flies over Nellis Air Force Base (AFB), Nevada (NV), during the joint service experimentation process dubbed Millennium Challenge 2002 (MC02). Sponsored by the US Joint Forces Command (USJFCOM), the MC02 experiment explores how Effects Based Operations (EBO) can provide an integrated joint context for conducting rapid, decisive operations (RDO).
Date: 6 August 2002
Source: http://www.defenselink.mil/
Author: Staff Sgt. Aaron Allmon II)
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I due Video introdotti
Emilio Fede annuncia la guerra del golfo
https://www.youtube.com/watch?v=yPF_AEG8kMY
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CNN / Rai3 Bagdad
https://www.youtube.com/watch?v=8uCrNbu0aGs
Parigi reagisce ed è caccia all'uomo. Stanotte intorno alle 4,20 durante un assalto della polizia una donna si è fatta esplodere. Lo riferiscono fonti autorevoli come Tv Europe 1 e The Guardian. Forse la mente dell'infame attentato di venerdi scorso 13 novembre è accerchiato e sta trattando con la Polizia.
di LGC Parma 18 novembre 2015 -
Blitz della polizia a Saint-Denis. Una donna si fa esplodere durante un'incursione della polizia alla ricerca della mente degli attentati di venerdi scorso e della struttura di supporto logistico ai terroristi.
Nella periferia a nord est della capitale, nel quartiere di Saint-Denis, questa notte intorno alle 4,30, come riferiscono autorevoli testate come Tv Europe 1 e The Guardian, è scattata una operazione della polizia francese definita "complessa" durante la quale, intorno alle 7,30, una donna si è fatta esplodere causando la morte di 3 persone (due terroristi e un passante) e il ferimento di altre 5 appartenenti alle forze dell'ordine.
Indiscrezioni di stampa indicano che nell'appartamento, obiettivo delle forze dell'ordine, sia rifugiato Abdeldhamid Abaaoud , la presunta mente degli attentati di venerdi scorso, ricercato in tutta europa e di cui si credeva fosse rifugiato in Italia o addirittura rientrato a Bruxelles. Invece pare, e il condizionale è d'obbligo, stia in queste ore trattando con la polizia.
(In copertina il disegno di un alunno di prima elementare in memoria del suo insegnante Romain, perito nell'attentato. Foto trasmessa dall'amica Parigina - Corinne - che ringraziamo)
Venerdi 13. Notte di fuoco a Parigi sotto attacco dell'Isis. 7 agguati coordinati e contemporanei rivolti contro obiettivi inermi hanno portato a 120 morti innocenti e oltre 200 feriti di cui almeno 80 gravi.
di Lamberto Colla - Parma 14 novembre 2015 -
Il risveglio delle cellule terroristiche dormienti. A meno di un anno dal duplice attacco al supermercato Kosher e al giornale satirico Charlie Hebdo dello scorso gennaio, una nuova azione terroristica, di ancor più vasta e complessa portata, stata condotta da terroristi islamici contro persone inermi. Non sono ancora certi i numeri ma sarebbero almeno 120 i morti e il numero viene aggiornato di ora in ora in considerazione del gran numero di feriti gravi vittime di questa azione vigliacca quanto efficace dal punto di vista militare e mediatico.
7 gli obiettivi non sensibili attaccati in contemporanea dai terroristi che, con fucili a pompa e mitragliatrici, hanno con freddezza sequestrato e ucciso decine e decine di parigini che stavano godendosi un concerto o una cena all'aperto, complice la temperatura mite di questi giorni.
Da ieri sera tutte le frontiere francesi sono state chiuse, compreso il traforo del Monte Bianco e misure di sicurezza straordinarie verranno messe in atto giustificando azioni preventive di polizia che non avremmo mai pensato di poter vedere attuate nei sistemi democratici.
Parigi ma poi, come promesso, sarà la volta delle altre capitali europee a entrare negli obiettivi militari delle cellule terroristiche dormienti in ogni parte del vecchio continente.
Nessuno è più al sicuro perché non saranno, come è stato dimostrato a Parigi, solo gli obiettivi sensibili a essere presi di mira, ma qualsiasi cittadino mentre svolge le proprie attività quotidiane.
Ora è il momento di pregare per Parigi e le sue vittime.
Poi, invece di pensare a etichettature discriminanti, varrebbe la pena che l'UE pensasse a reagire e a agire nell'interesse della civiltà smarrita nella burocrazia.
E' una corsa contro il tempo per la liberazione dei quattro dipendenti della Bonatti di Parma rapiti domenica scorsa in Libia. Il caso di Vanessa e Greta avevano riacceso la discussione sulla opportunità o meno di pagare i riscatti.
di Lamberto Colla - Parma, 26 luglio 2015 -
Sono 5 gli italiani ancora in mano alle "forze del male" che stanno spadroneggiando in terra islamica.
Agli ultimi 4 rapiti in Libia occorre aggiungere che, da oltre due anni, non si hanno notizie certe di Padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato in Siria nel luglio 2013.
Senz'altro però le polemiche più accese l'hanno scatenate Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le cooperanti rapite e poi liberate in Siria lo scorso 15 gennaio. Mentre del sacerdote ancora nulla si conosce sulla sua sorte e di lui si torna a parlare solo in occasione di altri rapimenti, delle due "fanciulle dei fiori" si è abbondantemente parlato e sparlato anche e soprattutto per il riscatto milionario che sembrerebbe essere stato pagato dallo Stato italiano.
La posizione dell'Italia di fronte al terrorismo è sempre stata quella di non "trattare" ma è altrettanto noto che, così come i cugini francesi, i nostri negoziatori dispongono di provviste riservate che spesso sono state il fattore decisivo per giungere alla liberazione degli ostaggi.
Una dote fortemente appetibile sia per i "ladroni del deserto" sia per le milizie dell'Isis costantemente alla ricerca di soldi e femmine per soddisfare e gratificare i suoi drogati tagliagole.
Un'inchiesta del New York Times del 2014, in piena esplosione dello famigerato Stato Islamico di Siria e Iraq (ISIS) ha dimostrato quanto gli europei rappresentino per le organizzazioni terroristiche, un'invitante e relativamente facile fonte di guadagno. L'indagine del quotidiano americano ha scoperto che dal 2008 Al Qaeda e i suoi diretti affiliati abbiano incassato dai rapimenti una cifra non inferiore a 125 milioni dollari, di cui 66 nel solo 2013.
Negoziare e pagare per salvare vite: questo è il dilemma e anche la ratio che sta dietro le politiche.
Stati Uniti e Gran Bretagna, che prediligono le forze speciali ai riscatti, sono da sempre gli unici in controtendenza. Risultato: scrive il NYT, «dei 53 ostaggi rapiti dalle associazioni affiliate ad Al Qaeda negli ultimi cinque anni, un terzo sono francesi. E piccole nazioni come Austria, Spagna e Svizzera, che non hanno grandi comunità di espatriati nei paesi in cui si verificano i rapimenti, rappresentano oltre il 20 per cento delle vittime. Al contrario, solo tre americani sono stati rapiti da Al Qaeda o dei suoi affiliati, solo il 5 per cento del totale».
Approccio diverso è quello di Israele che negozia la liberazione dei suoi cittadini (o le loro spoglie) anche con scambi di prigionieri: tuttavia, le forze speciali danno la caccia a chiunque venga coinvolto nei rapimenti e nelle trattative, prigionieri rilasciati compresi.
La vita umana, di chiunque, ha un valore incommensurabile e, forse, se l'Italia non avesse la fama di "buona pagatrice" Salvo, Filippo, Gino e Fausto sarebbero ancora liberi o forse no, uccisi per rappresaglia in quanto cittadini di uno Stato nemico.
Difficile capire quale sia la strategia migliore ma, a livello teorico, propenderei per avere a disposizione il maggior numero di soluzioni possibili per riportare a casa quelle donne e uomini che, per varie ragioni, hanno dovuto o voluto operare in zone a alto rischio.
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I Precedenti non sempre andati a buon fine negli ultimi 10 anni.
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16 gennaio 2015
Mentre tornavano finalmente a casa Vanessa Marzullo e Greta Ramelli erano ancora nella mano dei sequestratori altri due italiani. Padre Paolo Dall'Oglio - il gesuita romano fondatore della Comunità Mar Musa, rapito in Siria nel luglio 2013 - e Giovanni Lo Porto, il cooperante palermitano di cui si erano perse le tracce nel gennaio 2012, in Pakistan, dove lavorava per la ONG tedesca Welt Hunger Hilfe si occupava di costruire alloggi di emergenza. Di quest'ultimo purtroppo si seppe che fosse deceduto durante un raid aereo statunitense avvenuto diversi mesi prima l'ufficializzazione del suo decesso il 23 aprile scorso.
Fabrizio Quattrocchi, Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, Iraq, 2004
I contractors vennnero sequestrati a Baghdad. Verranno tutti liberati tranne Quattrocchi che, secondo quanto riportato dall'allora ministro degli Esteri Franco Frattini, avrebbe detto: "Vi faccio vedere come muore un italiano".
Simona Pari e Simona Torretta, Iraq, 2004
Dura tre settimane il sequestro delle cooperanti dell'associazione "Un Ponte Per".
Giuliana Sgrena, Iraq, 2005
La giornalista del Manifesto resta per 30 giorni nelle mani dei sequestratori. Dopo la liberazione, rimane ucciso in un agguato sulla via verso l'aeroporto di Baghdad l'agente del Sismi Nicola Calipari.
Daniele Mastrogiacomo, Afghanistan, 2007
Due settimane di sequestro per il giornalista di Repubblica che racconterà tutto nel suo libro "I giorni della paura", uscito nel 2009.
Sergio Cicala e Philomène Kabouré, Mali, 2010
Rapita in Mauritania e liberata in Mali la coppia stava andando a trovare il figlio della donna in Burkina Faso.
Domenico Quirico, Elisabetta Rosaspina, Giuseppe Sarcina e Claudio Monici, Libia, 2011
Un sequestro-lampo, due giorni di paura per il giornalista della Stampa e i tre colleghi, due del Corriere e l'ultimo di Avvenire.
I 6 italiani della nave Rosalia D'Amato, largo dell'Oman, 2011
A bordo del mercantile sequestrato dai pirati somali ci sono 22 membri dell'equipaggio, tra cui sei italiani. Liberi dopo 7 mesi.
Gli 11 italiani della Savina Caylyn, Somalia, 2011
Presa in ostaggio dai pirati somali, la petroliera dei Fratelli D'Amico. Dieci mesi da incubo finiti prima di Natale.
Maria Sandra Mariani, Algeria, 2011
Per oltre 14 mesi la turista fiorentina è stata nella mani di Al Qaida per il Maghreb Islamico.
Rossella Urru, Algeria, 2011
Dopo il rilascio della cooperante, l'allora ministro Andrea Riccardi commenta: "E' figlia dell'Italia migliore"
Franco Lamolinara, Nigeria, 2011
Sequestrato dai jihadisti viene ucciso dalle forze speciali di Londra che volevano liberare l'ostaggio britannico che si trovava con lui.
Domenico Quirico, Siria, 2014
152 giorni di terrore che racconterà sulla Stampa il giorno dopo il rilascio.
Marco Vallisa, Libia, 2014
Rapito a luglio, il tecnico emiliano è stato liberato in novembre.
Gianluca Salviato, Libia, 2014
Anche lui tecnico, di stanza a Tobruk, Salviato è stato liberato pochi giorni dopo Vallisa.
(ricostruzione effettuata attraverso Fonti RAI)
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(Foto copertina tratta dal post di Manuel Bianchi ex collega dei quattro rapiti in Libia dipendenti della Ditta Bonatti di Parma)
I quattro italiani non sarebbero stati sequestrati per scambiarli con gli scafisti detenuti in Italia. Lo conferma il sottosegretario Minniti: «Sono trafficanti che cercano di monetizzare questa azione». Una lotta contro il tempo per evitare che finiscano in mano a terroristi.
Parma - Nessuna notizia dei quattro tecnici della Bonatti di Parma, rapiti in Libia domenica scorsa, ma prende piede una ipotesi: non si tratterebbe di un atto di terrorismo con l'obiettivo di far liberare trafficanti di migranti in carcere in Italia.
Il governo conferma che il sequestro dei quattro italiani in Libia è da attribuirsi a un'iniziativa di criminali che probabilmente cercano di monetizzare questa azione.
Lo ha detto il sottosegretario con delega ai Servizi Marco Minniti in una audizione al Copasir che ha anche detto che una «ipotesi di scambi con costoro è impercorribile».
Un rischio in più c'è: che le vittime del rapimento possano essere cedute ai terroristi. Il pericolo da evitare è l'allungamento della prigionia, con la possibilità di cessioni degli ostaggi a altri gruppi, magari estremisti.
Questo è quello che è emerso a Palazzo San Macuto durante l'audizione al Copasir di Marco Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi.
E' una lotta contro il tempo e tutto si sta svolgendo con la massima riservatezza.
In ogni caso, ha detto Minniti, lo scenario di un possibile scambio con scafisti, ammessa la remota ipotesi che da parte dei sequestratori emerga questa richiesta «non è assolutamente percorribile né accettabile».
Sfregio al monumento dedicato alla memoria dei tre carabinieri uccisi dalla Banda della Uno Bianca al Pilastro, il 4 gennaio 1991, alla periferia di Bologna.
Bologna 20 luglio 2015 - "O noi o loro, Uno Bianca" è la scritta rinvenuta sulla statua in piazza Lipparini.
"Un atto vile e indegno, che ferisce profondamente la memoria di Bologna, della regione intera e di tante vittime innocenti". Queste le parole del presidente Stefano Bonaccini alla notizia dell'oltraggio al monumento dei tre carabinieri uccisi dalla Banda della Uno Bianca al Pilastro. "Quanto accaduto non può passare sotto silenzio – ha aggiunto il presidente – . Esprimo ai familiari di Mauro Mitilini, Andrea Moneta e Otello Stefanini, e di tutte le vittime della Uno Bianca, la solidarietà mia personale e della comunità emiliano-romagnola che rappresento.
Chi ha sfregiato il monumento del Pilastro forse non sa che in questa regione, in questa città, gli stragisti sono stati sconfitti da una comunità che ha saputo dire no al terrorismo e schierarsi con fermezza dalla parte giusta, dalla parte della democrazia. Mi auguro – ha concluso Bonaccini – che chi ha compiuto questo gesto venga al più presto individuato, perché la memoria e i valori della civile convivenza sono beni preziosi, che vanno difesi".