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La mostra di Massimo Sestini L’aria del tempo in corso a Roma presso il WEGIL, promossa dalla Regione Lazio e organizzata da Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea, a cura di Alessandra Mauro, resterà aperta fino al 10 marzo 2019.

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Come fotogiornalista tra i più importanti e apprezzati del nostro paese, in grado di realizzare sensazionali scoop da prima pagina, Massimo Sestini ha fotografato l’Italia in modo inusuale e accattivante. Dall’alto. 

In tanti anni di lavoro Sestini ha realizzato un preciso e appassionato itinerario alla scoperta del nostro paese. Fatti di cronaca, bellezze naturali, drammi, avvenimenti politici, tragedie e momenti di svago: è riuscito a raccontare tutto con la sua macchina fotografica e tutto con un punto di vista nuovo e diverso. 

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Le immagini in mostra, alcune di grande formato, permettono di vivere e di sentire le visioni aeree ed eteree dei luoghi che l’autore ci propone. Sempre alla ricerca della “foto diversa”, nel corso degli anni Sestini ha perfezionato il suo metodo fino alla ripresa perpendicolare che gli permette di ottenere un impatto dimensionale amplificato. Con la visione zenitale il fotografo gioca nel capovolgere le nostre percezioni visive, fa navigare la Concordia spiaggiata, ribalta cielo e terra inseguendo un Eurofighter, osa nelle proiezioni delle ombre animate.  

Dall’alto di un elicottero o di un aereo, attraverso la visione completa di un fatto di cronaca come il barcone dei migranti fotografato dal cielo: un’immagine che ha fatto storia e ha vinto numerosi premi come il prestigioso World Press Photo, o ancora l’affondamento della Costa Concordia all’isola del Giglio, di una consuetudine (il ferragosto sulla spiaggia di Ostia), di un dramma naturale (il terremoto del Centro-Italia), di avvenimenti storici e culturali (dalla strage di Capaci al funerale del Papa), nelle immagini di Sestini l’Italia svela in un modo unico le sue bellezze, le sue fragilità, la sua grandiosa complessità.

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Nell’ambito dell’esposizione vi è anche un omaggio alla Regione Lazio con una piccola composizione di immagini dal titolo L’area del Lazio.

MASSIMO SESTINI

Nato a Prato nel 1963, Massimo Sestini è considerato tra i migliori fotoreporter italiani. I primi scoop arrivano a metà anni Ottanta, da Licio Gelli ripreso a Ginevra mentre è portato in carcere, all’attentato al Rapido 904 nella galleria di San Benedetto Val di Sambro. Sarà il solo a riprendere il primo, clamoroso, bikini di Lady D; ma sarà anche testimone della tragedia della MobyPrince, e autore delle foto dall’alto degli attentati a Falcone e a Borsellino. Nel 2014 è testimone delle operazioni di salvataggio “Mare Nostrum”, al largo delle coste libiche. Dopo dodici giorni di tempesta, riesce a riprendere dall’elicottero unbarcone di migranti tratto in salvo. La foto vince il WPP nel 2015, nella sezione General News.

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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INFORMAZIONI SULLA MOSTRA

Titolo mostra L’aria del tempo.
Fotografie di Massimo Sestini

Dove WEGIL, Largo Ascianghi 5
Trastevere, Roma

Apertura al pubblico 8 dicembre 2018 – 10 marzo 2019 ore 10 – 19
da lunedì a domenica
24 e 31 dicembre ore 10 – 18
25 dicembre e 1 gennaio chiuso 

Biglietto Intero 6 euro; ridotto 3 euro; gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente

Info www.wegil.it; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
tel. 334 6841506 (da lun a dom ore 10 -19)
Facebook /WEGILTrastevere
Instagram/WEGIL
Twitter/wegiltrastevere

Ente promotore Regione Lazio

Organizzazione Contrasto in collaborazione con LAZIOcrea

A cura di Alessandra Mauro

Catalogo Contrasto 

Pubblicato in Cultura Emilia

"Paolo Pellegrin. Un'antologia" a cura di Germano Celant: al MAXXI di Roma oltre 150 immagini del grande fotografo che raccontano uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche il rapporto tra la condizione umana e la natura.

 

Ha viaggiato in tutto il mondo con la sua macchina fotografica raccontando uomini, guerre, emergenze umanitarie ma anche storie di grande poesia e una natura portentosa e pulsante. Membro di Magnum Photos dal 2005 ha vinto 10 World Press Photo Award e numerosi altri prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo, come l'Eugene Smith Grant in Humanistic Photography e il Robert Capa Gold Medal Award. E' profondamente interessato all'essere umano e alle sue relazioni con i luoghi, gli avvenimenti, gli altri esseri.

E' Paolo Pellegrin (Roma, 1964), uno dei più importanti fotografi della scena internazionale, cui il MAXXI dedica una grande mostra a cura di Germano Celant, in corso fino al 10 marzo 2019, nella scenografica galleria 5 del museo.

L'eposizione, intitolata "Paolo Pellegrin. Un'antologia", nasce da un intenso lavoro di due anni sull'archivio del fotografo e ripercorre attraverso oltre 150 immagini, tra cui numerosi inediti e alcuni contributi video, vent'anni del suo lavoro, dal 1998 al 2017. La mostra rappresenta un'occasione preziosa per conoscere il suo percorso creativo e documentario e per approfondire i temi che animano il suo lavoro, dove la visione del reporter e l'intensità visiva dell'artista si intrecciano e diventano un tutt'uno.

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Il percorso, immersivo e coinvolgente, si articola tra due estremi: il buio e la luce.
La parte iniziale è buia. Domina il colore nero, popolato dal racconto di un'umanità sofferente: la guerra, le tensioni, la distruzione, ma anche l'intima bellezza dell'essere umano nell'espressione delle sue emozioni più profonde. La seconda parte è caratterizzata invece da uno spazio luminoso in cui prevalgono immagini di una natura che, nella sua maestosità e lontananza, sembra ricordarci la fragilità della condizione umana.

All'ingresso, una grande parete dedicata alla battaglia di Mosul del 2016, scelta da Pellegrin come metafora del conflitto, esplode come una Guernica contemporanea. Qui troviamo anche una serie di immagini, scattate negli Stati Uniti, che parlano di violenza, razza, povertà, crimine. E ancora uomini, donne, bambini, soldati, profughi, rifugiati, migranti, da Gaza a Beirut, da El Paso a Tokyo, da Roma a Lesbo. Esseri che pregano, che piangono, che scappano, che combattono: ogni immagine coglie e sublima con sensibilità i conflitti, i contrasti, i drammi di questo nostro tempo così tormentato e complesso. Come, in primo piano, il volto sofferente di un rifugiato a Lesbo in attesa di essere registrato, stremato dal caldo e dalla sete, quasi una Pietà contemporanea, o le gigantografie di tre prigionieri dell'Isis in attesa di essere processati, che Pellegrin ha ritratto nel Kurdistan iracheno nel 2015. In fondo alla galleria, figure evanescenti, ritratti "transitori" colti in momenti di passaggio, affiorano appena dal buio come fantasmi ("Ghost" nella definizione di Pellegrin).

A questo racconto dell'essere umano, calato nel buio, fa da contraltare l'immersione in un ambiente improvvisamente luminoso, di una luce evanescente dove il dato reale sembra sublimarsi nel candore del ghiaccio dell'Antartide, protagonista di un recente reportage realizzato per la NASA, nello sguardo di una giovane donna rom, nella potenza degli elementi della natura, nella spiritualità e nella profondità del rapporto atavico dell'uomo con essa, come accade nel bagno di due giovani palestinesi nel Mar Morto.

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Le due parti del percorso sono collegate da un passaggio che proietta il visitatore dietro le quinte della ricerca visiva di Pellegrin: disegni, taccuini, appunti, piccole fotografie, danno conto della complessità di un processo creativo che si fonda su ricerca, conoscenza e preparazione. Pellegrin considera la fotografia come una lingua fatta allo stesso tempo di regole e di istinto. Trova le sue radici in anni di studio intorno all'immagine, alla visione, allo sguardo: tutti aspetti che il fotografo ha allenato fin dall'inizio del suo lavoro attraverso l'interesse per la letteratura, la storia dell'arte, l'architettura, il cinema e, naturalmente, il lavoro di grandi fotografi.

Come scrive Celant, "Il reportage, per Pellegrin, non è un'operazione accelerata e veloce, distaccata e fredda, ma – come per Walker Evans e Lee Friedlander – è una manifestazione dell'interpretazione personale, che si alimenta di estetica e di espressività, di angoscia e di sofferenza. È la sintesi di una posizione critica del fotografo rispetto alla visione impersonale della realtà: un racconto, scandito per momenti e per capitoli, che aiuta a mettere in contesto la situazione affrontata e chi la documenta. [...] Le sue fotografie sono frammenti di una scrittura per immagini e riflettono un tempo storico, basato sulle fisionomie, singole e collettive, delle persone che vivono una tragedia. Esse diventano anche una storia privata di Pellegrin che sente la necessità di condividere, con la sua presenza e la sua testimonianza, la responsabilità della nostra cultura verso questi eventi drammatici."

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In occasione della mostra, è presentata in anteprima la prima parte del progetto fotografico realizzato da Pellegrin lo scorso gennaio a L'Aquila, nell'ambito della committenza fotografica affidata dal MAXXI. Nella Galleria 1 al piano terra è esposto un polittico di circa 2 metri per 3, composto da 140 piccole immagini in bianco e nero, fortemente contrastate, che ritraggono scorci e dettagli di una città ancora ferita, interpretando il senso di perdita che segue il dramma del terremoto. L'altra parte del lavoro è composta da grandi fotografie a colori in cui, uscito dalla città, Pellegrin ha ritratto le campagne e i monti intorno all'Aquila nel corso di una notte illuminata solo dalla luna. Queste immagini saranno esposte per la prima volta a Palazzo Ardinghelli in occasione dell'inaugurazione di MAXXI L'Aquila, nel 2019, progetto affidato dal MiBAC alla Fondazione MAXXI per contribuire alla rinascita del territorio anche attraverso la cultura.

Il contributo fotografico di Pellegrin, composto di migliaia e migliaia di immagini, nasce spesso in contesti e scenari al limite dell'esistere, sia della natura sia dell'essere umano. Il documento fotografico, che è testimonianza di indagine quanto di partecipazione, in Pellegrin non si propone come oggettiva rappresentazione di persone, di contrasti, di oggetti, ma tende a cogliere l'anima del momento.

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I suoi grigi e i suoi neri, le sue ombre, le sue diagonali trascendono i luoghi e il tempo. Le sue figure, le porzioni dei corpi, i suoi volti divengono testimonianza di un sentire e di un respiro intorno alle vicende umane. E degli eventi naturali: un tentativo di fissare le forze dell'esistere, in tutte le condizioni possibili di sopravvivenza e di vita.

In occasione della mostra è uscito il volume di Germano Celant, "Paolo Pellegrin", pubblicato da Silvana Editoriale in tiratura limitata con copie numerate. Frutto di un lungo lavoro nell'archivio del fotografo, il libro raccoglie oltre millecinquecento immagini, scandite cronologicamente, in modo da ripercorrere il percorso creativo e documentario di Pellegrin, offrendosi come una summa dell'intera opera del fotografo.

"Paolo Pellegrin. Un'antologia"

a cura di Germano Celant

www.maxxi.art  | #PaoloPellegrinExhibit

7 novembre 2018 – 10 marzo 2019

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cultura Emilia

Inagurata "Africa" di Sebastião Salgado: in mostra 30 anni di reportage in 100 immagini del celebre maestro, presso ‘Binario49’ e presso lo ‘Spazio Gerra’ di Reggio Emilia. Ingresso libero.

Reggio Emilia -

Un'ambizione importante, che poteva suonare folle, quella dell'organizzazione no-profit con sede presso il Caffè letterario Binario 49 di Reggio Emilia, ma la perseveranza ha ripagato l'impegno di Khadija Lamami e Claudio Melioli di Casa D’Altri concretizzando il sogno di portare le opere del celebre Sebastião Salgado nella loro città.

Il fotografo brasiliano, maestro riconosciuto tra i più importanti del nostro tempo, ha deciso di mettere in mostra gratutitamente 100 fotografie, riunite nell’esposizione Africa, nei due luoghi di cultura contemporanea reggiani, in una anteprima assoluta per l’Italia, che costituisce la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia.

Sabato scorso è stata inaugurata presso il Caffè letterario Binario49 di via Turri e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra di piazza 25 Aprile fino al 24 marzo 2019. Non è mancato il richiamo di tantissimi visitatori che hanno affrontato ore di fila per poter entrare e godersi con calma l'esposizione (erano consentiti 40 ingressi alla volta). Un vero successo che ha portato oltre 500 visitatori in poche ore, in entrambe le sedi. 

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REALTÀ E DIGNITÀ NELLA FOTOGRAFICA DI SEBASTIÃO SALGADO

La fama di Sebastião Salgado è legata ai reportage sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta. Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti ha voluto più volte richiamare l'attenzione del pubblico sulle loro sofferenze. Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell'Organizzazione mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l'Africa comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo mondo, era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita. Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti sarà la macchina fotografica, con la quale produce oltre 40 reportage, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della regione dei Grandi laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti.

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SEBASTIÃO SALGADO - AFRICA

A cura di Lélia Wanick Salgado

L’esposizione Africa, vincitrice premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007 è un vero e proprio omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente Africano, ma anche una denuncia.

Reggio Emilia, 10 febbraio – 24 marzo 2019

Sedi espositive:
Binario49 - via Turri 49, Reggio Emilia www.b49.it  |Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | 347.5889449
Spazio Gerra - piazza 25 Aprile, Reggio Emilia www.spaziogerra.it | 0522.585654

Giorni e orari di apertura:
venerdì, sabato, domenica: 10-13 / 15-20
Apertura straordinaria di Spazio Gerra in occasione dell’inaugurazione sabato 9 febbraio: 18.30-23.
Nelle altre giornate, apertura su prenotazione. Ingresso libero

 

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia 

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Resilient: presso Forma Meravigli a Milano, quaranta fotografie che raccontano i reportage realizzati da Marco Gualazzini in Africa dal 2009 al 2018. Le immagini in mostra sono il frutto di un lungo lavoro che hanno portato l’autore ad esplorare il continente alla ricerca di storie e vicende inedite. 

Parma -

Ha inaugurato ieri, presso le sale di Forma Meravigli a Milano, la mostra Resilient del fotografo parmigiano Marco Gualazzini (intervista). L’esposizione a cura di Alessandra Mauro raccoglie, per la prima volta in una mostra, circa quaranta fotografie che raccontano i reportage realizzati dall’autore in Africa dal 2009 al 2018.

La resilienza è la capacità di un sistema di adattarsi al cambiamento; Marco Gualazzini nel suo lavoro cerca di testimoniare in che modo il continente africano reagisca ai problemi e alle crisi che lo flagellano con una capacità di resilienza straordinaria e insieme drammatica.  

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Le immagini in mostra sono il frutto di un lungo lavoro di quasi dieci anni che hanno portato l’autore ad esplorare l’Africa alla ricerca di storie e vicende inedite. Storie che nessuno vorrebbe sentire. È il caso delle sue immagini del Congo, paese piegato dalle credenze popolari e dal rapporto tra religione e stregoneria, dove chi soffre di malattie mentali viene tuttora considerato un indemoniato e lo stupro è usato come arma di guerra (ogni anno vengono stuprate 15.000 donne) o il Mali tormentato dalla guerra e dalle infiltrazioni islamiste nell’Africa subsahariana.

Nei suoi reportage Gualazzini documenta le condizioni del Sudan del Sud e della Somalia, uno tra i paesi più pericolosi e meno accessibili per stranieri e giornalisti. Durante il suo ultimo viaggio, nel 2018, il fotografo ha testimoniato la grave crisi umanitaria in corso lungo il bacino del lago Ciad, dovuta alla desertificazione come conseguenza del cambiamento climatico.

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Le immagini, di grande forza compositiva e impatto giornalistico, compongono un racconto fotografico straordinario e importante e ci regalano uno sguardo ravvicinato, partecipe e attento, sulla nostra realtà.

La mostra è accompagnata dal libro omonimo edito da Contrasto.

Forma Meravigli, un’iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano MonzaBrianza Lodi e Contrasto.

A questo link l'intervista a Marco Gualazzini

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia

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Pubblicato in Cultura Parma

Un grande fotografo, un parmigiano vero, una persona attenta al mondo circostante, capace di cogliere in uno scatto l’essenza di un’emozione. Spesso, purtroppo, della sofferenza. Marco Gualazzini, porta a Milano la sua mostra “Resilient”: un progetto che sarà visibile al pubblico a partire da giovedì 31 gennaio, nelle splendide sale della Fondazione Forma in Via Meravigli.

Appuntamento alle ore 18.30 per l’inaugurazione. A seguire, spazio fino al 24 marzo, dal mercoledì alla domenica (tra le 11 e le 20) per osservare i suoi lavori. L’ingresso è gratuito.

Com’è nata l’idea di questa esposizione?

“La mostra è figlia della pubblicazione di un libro dal medesimo titolo: “Resilient”. È il risultato di un lungo lavoro fatto sul mio archivio personale: dieci anni di attività in Africa. Per questo doppio impegno, volume ed esposizione, devo ringraziare il collezionista d’arte Giampaolo Cagnin e Roberto Koch, editore dell’agenzia “Contrasto” per cui lavoro. È grazie a loro che ho iniziato questo viaggio a ritroso ne tempo”.

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Che significato ha per lei “Resilient”?

“Non è stato facile riassumere dieci anni di Africa. Dal 2009 ho collezionato tantissimi servizi, molto diversi tra loro. Ho seguito le crisi più grandi del continente fino a ottobre 2018. Sono partito da reportage che avevano come tema l’islamismo radicale, sono incappato quasi per caso nel Congo, terra con molti altri problemi indipendenti dal fattore religioso. E ancora, la Somalia che dal 2011, quando l’ho vista per la prima volta, sta cambiando anno dopo anno”.

Su che base ha scelto le fotografie?

“Il libro parte dai tanti traumi di un intero continente. La resilienza nasce in risposta a questi drammi. La mostra è una conseguenza del volume,  è un lavoro fatto in sottrazione nei confronti delle immagini pubblicate nel libro. Ho scelto gli scatti cercando di raccontare tutto il percorso che ho vissuto”.

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Cosa le ha regalato “Resilient”?

“Mi ha dato la possibilità di rileggere i miei servizi con un occhi diverso, più maturo. Già dal 2015 devo ammettere di aver avuto modo di aggiungere una certa dose di consapevolezza al mio lavoro. La necessità di preparare un libro mi ha messo davanti all’obbligo di riflettere sul percorso che ho fatto”.

E cosa è scaturito da questa riflessione?

“In questi dieci anni ho raccontato il dolore degli altri. É il mestiere che faccio. Guardare indietro mi è servito per capire se sono stato coerente con le scelte che avevo fatto. Un grande fotografo come Paolo Pellegrini ha affermato che ogni dieci anni è fondamentale fare il punto della situazione per capire ciò che è stato realizzato: sono contento di aver avuto questa opportunità che da solo, forse, non avrei fatto mia”. 

Pietro Razzini

Foto della Mostra a questo link

Pubblicato in Cultura Parma

A Reggio Emilia l’Africa di Sebastião Salgado 30 anni di reportage in 100 immagini del celebre maestro in mostra al ‘Binario49’ e allo ‘Spazio Gerra’. Il fotografo ha concesso gratuitamente l’esposizione delle sue opere, ammirato dall’impegno multiculturale e di coesione sociale nel quartiere della stazione.

Reggio Emilia -

“Oltre un anno fa – raccontano Khadija Lamami e Claudio Melioli di Casa D’Altri, che gestisce il Caffè letterario Binario 49 - ci siamo messi in testa di provare a portare in questo quartiere della Stazione, nella nostra città, una mostra fotografica di Sebastiao Salgado, per amore della sua opera e perché ci piacciono le sfide, perché sentivamo che era giusto farlo, o almeno provarci. L'abbiamo cercato con creatività, dall'altra parte del mondo, facendogli arrivare il nostro progetto e spiegando l’impegno che con l’associazione portiamo avanti per riqualificare uno luogo degradato e svuotato di contenuti quale era il Binario49 prima del nostro arrivo, per riportare al centro un quartiere. Gli abbiamo raccontato di noi, del quartiere, di come lo vediamo e di come viene visto, di come ci piacerebbe che diventasse. Alla fine è successo: una domenica mattina, Salgado ci chiama al telefono. Per dirci: ‘Ragazzi, so che mi state cercando per fare qualcosa a cui tenete molto. Sono qui, ditemi… ’ ”

Il passo successivo è stata la collaborazione con lo Spazio Gerra. A dieci anni dall'inizio delle sue attività – spiega Stefania Carretti di Ics - Spazio Gerra ha accolto con piacere l'invito dell'associazione Casa d'Altri di collaborare e mettere a disposizione le proprie competenze e i propri spazi per facilitare l'arrivo a Reggio Emilia una grande mostra, quale è Africa di Sebastião Salgado. Filo conduttore l'impegno comune in un'ottica di scambio e reciprocità, per instaurare una costruttiva sinergia tra il centro storico e uno dei quartieri di Reggio Emilia, portando così il pubblico dei due spazi al di fuori dei propri abituali ambiti di riferimento.

Questo celebre testimone del nostro tempo si è calato ed ha apprezzato il progetto di coesione sociale e scambio culturale di ‘Caffè letterario Binario49’ nel quartiere della Stazione centrale, oltre a quello di innovazione e contemporaneità di ‘Spazio Gerra’ nel centro storico, a Reggio Emilia.

Intuito inoltre il valore del ponte tra il quartiere multiculturale della Stazione e il suo quartiere più antico, il centro storico, il fotografo brasiliano, maestro riconosciuto tra i più importanti del nostro tempo, ha deciso che 100 fotografie, riunite nell’esposizione Africa, siano in mostra gratuitamente, nei due luoghi di cultura contemporanea reggiani, in una anteprima assoluta per l’Italia, che costituisce la prima esposizione di sempre di Salgado a Reggio Emilia e che si apre il 9 febbraio (ore 17 – Evento inaugurale) al Caffè letterario Binario49 di via Turri e proseguirà contemporaneamente nello stesso luogo e allo Spazio Gerra di piazza 25 Aprile fino al 24 marzo 2019.

 

REALTÀ E DIGNITÀ NELLA FOTOGRAFICA DI SEBASTIÃO SALGADO

La fama di Sebastião Salgado è legata ai reportage sulla vita delle popolazioni povere ed emarginate, nei luoghi più remoti del Pianeta. Con le sue foto Salgado fa toccare con mano gli effetti prodotti da guerre, carestie, malattie, deforestazioni e condizioni climatiche ostili, riuscendo sempre a cogliere l’essenza di momenti unici, nel rispetto della dignità e del valore assoluto della persona.
Salgado è molto vicino ai destini dei migranti e con i suoi scatti ha voluto più volte richiamare l'attenzione del pubblico sulle loro sofferenze. Durante i primi viaggi nel continente africano, per conto dell'Organizzazione mondiale del Caffè, Salgado inizia a conoscere l'Africa comprendendo immediatamente che per trovare delle soluzioni ai problemi del Terzo mondo, era necessario che questi venissero documentati. Inizia così una missione cui dedica 30 anni della sua vita. Lo strumento che lo porterà a realizzare i suoi progetti sarà la macchina fotografica, con la quale produce oltre 40 reportage, immortalando tribù dalla Namibia al Sudan, la natura travolgente dei paesaggi della regione dei Grandi laghi, seguendo rotte e destini dei rifugiati in ogni parte del continente durante periodi storici e mutamenti climatici differenti.

 

SEBASTIÃO SALGADO - AFRICA

A cura di Lélia Wanick Salgado

L’esposizione Africa, vincitrice premio del pubblico M2-El Mundo per la migliore mostra nell’ambito di PhotoEspaña 2007 è un vero e proprio omaggio alla storia, ai popoli e ai fenomeni naturali del continente Africano, ma anche una denuncia.

Reggio Emilia, 10 febbraio – 24 marzo 2019
Evento inaugurale: sabato 9 febbraio ore 17 - Binario49

Sedi espositive:
Binario49 - via Turri 49, Reggio Emilia www.b49.it  |Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | 347.5889449
Spazio Gerra - piazza 25 Aprile, Reggio Emilia www.spaziogerra.it | 0522.585654

Giorni e orari di apertura:
venerdì, sabato, domenica: 10-13 / 15-20
Apertura straordinaria di Spazio Gerra in occasione dell’inaugurazione sabato 9 febbraio: 18.30-23.
Nelle altre giornate, apertura su prenotazione. Ingresso libero

 

 

 

Il 2018 sta per essere archiviato. Tra qualche anno i ricordi più dolorosi tenderanno a ridursi di intensità, i più piacevoli si archivieranno in un angolo di memoria per essere richiamati all'appello alla bisogna, mentre tanti altri verranno smarriti definitivamente salvo quelli che potranno essere recuperati, insieme alle emozioni che si provarono, attraverso l'album dei ricordi.

Ecco quindi l'album dei ricordi di Parma dedicato al 2018, realizzato con le immagini di Francesca Bocchia.

Buona Visione e un Augurio per un Felice 2019 a tutti gli affezionati lettori di Gazzetta dell'Emilia & dintorni. (LGC)

 

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Pubblicato in Cronaca Parma

Il fotografo Erberto Zani ha ricevuto il primo premio ai Chromatic Awards 2018 nella categoria "Street".

Realizzata in una strada di Dacca, in Bangladesh, l'immagine descrive il lavoro di asciugatura e raccolta di centinaia di pezzi di pelle. Una volta ripuliti, verranno utilizzati nella creazione di portafogli, cinture, scarpe e venduti in tutto il mondo.

Chromatic Awards è una competizione internazionale di fotografia a colori che raduna partecipanti da tutto il mondo, selezionati e premiati da una giuria composta da editori, curatori di gallerie, agenti e fotografi. 20 le categorie a cui è possibile partecipare: ambiente, astratto, architettura, città, concettuale, cultura, moda, fine art, paesaggio, natura, nudo, persone, fotogiornalismo, foto-manipolazione, ritratto, sport, still life, street, viaggio, animali e natura selvaggia.
Le foto vincitrici delle varie categorie verranno raccolte nel prestigioso catalogo annuale.

https://chromaticawards.com/winners-gallery/chromatic-awards-2018/professional/street/gold-award

1st_place-chromatic_awards_2018_copia_2_1.jpgErberto Zani (Italy, 1978) is a documentary photographer, journalist and photo books designer, based between Parma (Italy) and Basel (Switzerland). Since 1998 he worked as photographer in advertisement sector. Freelance since 2008, most of his works are focused on documentary-humanitarian themes. He cooperates with companies, magazines and No Profit Organizations, for photographs and editorial projects. Available for assignments internationally.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pubblicato in Arte Emilia
Lunedì, 26 Novembre 2018 06:22

Parmafotografica compie 30 anni!

Parmafotografica compie 30 anni! Si è tenuta sabato sera 24 Novembre 2018,  alla Trattoria Rigoletto nel centro a Parma, la cena per festeggiare questo importante anniversario della associazione. Un ringraziamento da parte della presidente Giovanna Ziveri e dal consiglio direttivo  è stato indirizzato a tutti i soci (fondatori e non) che in questi anni si sono impegnati nel far si che l'associazione giungesse a questo traguardo!

Nell'occasione, sono stati premiati con una targa i due "Veterani" del  circolo Raffaele di Pasquale e Rodolfo Cervi che da oltre vent'anni si spendono attivamente e con continuità nell'allestimento e la cura delle varie mostre e manifestazioni fotografiche.

Parmafotografica avanti cosi!

Fotografie di Davide Fornari

 

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E’ uno dei festival fotografici più significativi a livello nazionale. Tema della 9° edizione: la famiglia italiana. Presentato stamattina in Provincia da Canova, Montali, Balestrazzi. Esposizioni visitabili fino al 25 novembre. 

Parma -

La nona edizione del ColornoPhotoLife, uno dei festival fotografici più significativi a livello nazionale, si svolgerà dal 9 all’11 novembre 2018 nella Reggia e in altre sedi del Comune di Colorno, con mostre fotografiche, proiezioni, conferenze e workshop.

E’ stato presentato stamattina a Palazzo Giordani da Michela Canova Sindaca di Colorno e Delegata provinciale al Patrimonio, PierLuigi Montali  fondatore del festival e presidente del Gruppo Fotografico Color’s Light, Antonella Balestrazzi presidente di Antea -Progetti e Servizi per la Cultura e il Turismo. La Provincia di Parma, che patrocina l’iniziativa insieme a Comune di Parma, di Colorno e Regione, ha anche messo a disposizione gli spazi più prestigiosi della Reggia.

Il festival, grazie alla qualificata collaborazione con CSAC, presenta opere di importanti autori sulla scena nazionale e internazionale, ma offre anche agli appassionati fotografi di ogni livello l’occasione di esporre le proprie opere al fianco di quelle di grandi maestri e vedere le tendenze in atto nell’ambito della fotografia nazionale. 

 

A PARMA

A dare il via alle tre giornate, l’inaugurazione l’8 novembre della mostra di uno dei più grandi esponenti italiani del ritratto fotografico: Efrem Raimondi con “La mia Famiglia”, nello spazio espositivo BDC28 di Parma, che resterà aperta fino al 25 novembre: venerdì dalle 18 alle 20, sabato e domenica dalle 16 alle 20.

 

A COLORNO

Le mostre quest’anno presentano autori di  gran calibro: Gianni Berengo Gardin con “Dentro le case” dall’archivio dello CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma), Hazel Kingsbury Strand (moglie del famoso fotografo Paul) con “Luzzara – La famiglia Lusetti”, Enrico Genovesi con “Nomadelfia” e Gisella Congia con “Me, the imperfect mother” negli spazi espositivi del Piano Nobile della Reggia

Nell’Appartamento del Principe saranno visibili i lavori di Luigi Briselli (“Eternamente famiglia”), Giuseppe Codazzi (“La famiglia delle case della carità”) e la collettiva “Lab di Cult Fiaf 032 – Colorno/Parma” degli autori che hanno partecipato al laboratorio sul tema «La Famiglia in Italia». 

Nell’Appartamento del Duca, sempre nella Reggia, esporranno Stefania Adami con “Barconi d’alto bordo”, Anna Alvoni (“Ragazze sul divano”, la fotografia vincitrice del premio Colornophotolife 2017), Lucia Castelli (“Italiani d’Istria”), Fabio Moscatelli (“Qui vive Jeeg”, a cura di Loredana De Pace) e Farida Saglia (“39. In my father’s clothes”). 

Nello spazio espositivo MUPAC (Museo dei paesaggi di terra e di fiume) al primo piano dell’Aranciaia, sarà allestito il Rural project di Davide Grossi. 

Nello spazio espositivo Venaria e sotto i portici della Reggia troveranno posto altre opere realizzate nei laboratori Di Cult Fiaf: 18 laboratori in 7 Regioni italiane, progetto tematico condiviso a livello nazionale con la rete dei gemellaggi nei festival: “FacePhotoNews” di Sassoferato (AN), “Una penisola di Luce” di Sestri Levante (GE), CARPI Foto Festival del Grandangolo di Carpi (MO).

Le esposizioni di Colorno saranno visitabili fino al 25 novembre 2018.

Ingresso gratuito nei giorni del festival ai i seguenti orari: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.

Esposizioni Piano Nobile e Appartamento del Duca nelle settimane successive al festival solo con visite guidate: sabato, domenica e festivi: ore 10, 11, 15, 16, 17 (inizio ultima visita) Biglietto Intero € 6,50 - Biglietto Ridotto € 5,50. 

Esposizioni Appartamento del Principe: sabato, domenica efestivi: 10 -12 e 15- 18 ingresso libero. Esposizioni Aranciaia: sabato, domenica e festivi 10 -12 e 14,30 -17,30 – ingresso libero

 

PROGRAMMA 

Giovedì 8 novembre

Ore 19: Parma (spazio espositivo BDC28), inaugurazione mostra “La mia Famiglia” di Efrem Raimondi.

 

Venerdì 9 novembre

Ore 18: Reggia di Colorno, Sala del Trono, inaugurazione Festival, saluto delle autorità, presentazione mostre con i curatori e gli autori e giro delle mostre in Reggia.

Ore 21: Aranciaia 1° piano, inaugurazione mostre, laboratori e proiezione audiovisivi “30 anni di Color’s Light”

 

Sabato 10 novembre

Ore 9-17,30: workshop Enrico Genovesi  presso Sede Color’s Light  e Simona Ghizzoni presso Venaria

Ore 10: Reggia di Colorno, apertura stand Libreria specializzata incontri programmati 

Ore 10-12,30:  Reggia di Colorno - Sale espositive, letture portfolio su prenotazione

Ore 10,00 – 12,30:  Aranciaia, lettura audiovisivi AV Lab

Ore 11,15–12,15: Reggia di Colorno - Sala del trono conferenza con Gisella Congia «L'immagine della maternità: tra miti, stereotipi e verità» 

Ore 14,30 -18: Reggia di Colorno - Sale espositive, lettura portfolio su prenotazione

Ore 15,00 – 17,00: Aranciaia - 1° piano, lettura audiovisivi AV Lab

Ore 18: chiusura spazi Reggia, MUPAC e Aranciaia

Ore 18,30 -20: Aranciaia - 1° piano, Lectio Magistralis di Efrem Raimondi

 

Domenica 11 novembre

Ore 9/17,00: workshop presso Sede Color’s Light e presso Venaria 

Ore 10: Reggia di Colorno, apertura stand Libreria specializzata, incontri programmati 

Dalle ore 10: Parma - CSAC, visite guidate con Paolo Barbaro (gradita prenotazione)

Ore 10-17,30: Aranciaia, Area Tecnica con SONY-OLYMPUS-TAMRON-SIGMA-GODOX-Zhiyun 

Ore 10-12,30: Reggia di Colorno - Sale espositive, letture portfolio su prenotazione

Ore 11,15–12,15: Reggia di Colorno - Sala del trono, Alberto Prina e «l’esperienza di fotografia Etica di Lodi»

Ore 15,00-16,30: Reggia di Colorno - Sala del trono, Reggia: Loredana De Pace incontra gli autori Enrico Genovesi, Nicoletta Cotechini, Giuseppe Codazzi e Luigi Briselli

Ore 17: Reggia di Colorno - Sala del Trono, proclamazione dei vincitori del “Portfolio Maria Luigia” con assegnazione dei premi e chiusura del Festival 

Ore 18: Parma – CSAC, tavola rotonda con Paolo Barbaro e Simone Terzi su «La famiglia in Italia, fotografie iconografiche».

 

Domenica 18 novembre

Ore 16: Parma – CSAC, Lectio Magistralis di Gianni Berengo Gardin.

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Per informazioni e iscrizioni alle letture portfolio (entro il 5 novembre):

ColornoPhotoLife - Tel: 348 5259409 Sito web: www.colornophotolife.it

Pagina FB: https://www.facebook.com/groups/223731227644440/?ref=bookmarks

 

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Fonte: Provincia di Parma

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