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Un mondo sempre più interconnesso offre il fianco a sempre maggiori rischi di cyber attacchi. Secondo la relazione dei servizi nel corso del 2018 le aggressioni cibernetiche sono quintuplicate

di Lamberto Colla Parma 3 marzo 2019 -

Erano i primi giorni di novembre 2017 quando mezza europa andò in "Down". Il più grande server europeo "OVH", ufficialmente a causa di una serie di guasti in contemporanea ma non in relazioni tra essi, andò in crisi spegnendo milioni di siti, anche molto importanti, e caselle mail in tutto il mondo, Italia compresa. Il nostro giornale venne risparmiato ma non altrettanto bene andò la scorsa settimana quando un attacco hacker prese di mira Host.it (probabilmente il più grande host nazionale) e questa volta mettendo in crisi anche la nostra testata per diversi giorni.

Non passa giorno che la Polizia Postale non metta un avviso di porre attenzione a certi inviti commerciali di assoluta convenienza che invece nascondono frodi telematiche, dai furti di identità a ricatti telematici.

Ma la sicurezza nazionale, internazionale e la democrazia, quella con la "D" maiuscola e non ovviamente quella a stelle e strisce "esportata" dai "Bush", sono e saranno sempre più sottoposti a attacchi di qualsiasi natura: terrorismo, furti e brevetti industriali e tecnologici.

Insomma quello che pareva essere la soluzione di tutti i nostri problemi, che avrebbe messo in sicurezza i nostri più reconditi segreti, l'elettronica che nella declinazione "domotica" avrebbe consentito di accendere il forno di casa mentre stiamo ancora rientrando in treno, piuttosto che agevolare i contatti con il resto del mondo senza dover lasciare il salotto di casa, si sta rivelando molto più vulnerabile dell'immaginazione.

Ormai la sfida tra le super potenze si confrontano, oltre che sul nucleare, anche sulle telecomunicazioni, i veri contenitori dei dati di tutto il mondo e si sa, l'informazione è potere.

Se si analizzano nello specifico i campi d'azione dell'intelligence, secondo il rapporto presentato lo scorso 28 febbraio, in relazione alla minaccia cyber, lo sforzo più significativo posto in essere, "ha riguardato il contrasto di campagne di spionaggio digitale, gran parte delle quali verosimilmente riconducibili a gruppi ostili strutturati, contigui ad apparati governativi o che da questi ultimi hanno ricevuto linee di indirizzo strategico e supporto finanziario".
Gli attacchi, spiega ancora il documento "hanno mirato, da un lato, a sottrarre informazioni relative ai principali dossier di sicurezza internazionale, e, dall'altro, a danneggiare i sistemi informatici di operatori, anche nazionali, attivi nello Oil&Gas, nonché quelli di esponenti del mondo accademico italiano, nell'ambito di una campagna globale mirante a profilare settori d'eccellenza di università e centri di ricerca". E "benché marginali in termini numerici (12%), le finalità di spionaggio hanno fatto registrare un considerevole aumento, specie in danno di assetti istituzionali ed industriali".

Benché il cyberterrorismo jhiadista sia limitato al 5% , con la sconfitta sul campo dell'ISIS i tanti foreign fighters (138 sono italiani) potrebbero trovare nuove occasioni d'aggressione attraverso la rete, sia per riorganizzarsi ma anche per sferrare attacchi ben più cruenti a istituzioni, imprese e impianti tecnologici, anche d'avanguardia.

La Cattura in Canada, su ordine degli USA, della vicepresidente di Huawei e figlia del fondatore del colosso delle telecomunicazioni cinesi, altro non è che la punta dell'iceberg della guerra che si sta consumando sull'alta velocità e la rete 5G di cui i cinesi sono all'avanguardia anche nella "colonizzazione territoriale mondiale".

I fronti di conflitto si moltiplicano e nel frattempo le economie sono tutte in declino, prossie alla recessione.

(Video intervento Presidente Conte e Direttore DIS Vecchione - https://youtu.be/WOsKkxUR6OA  ) Roma, 28/02/2019 - Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ed il Direttore Generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), Gennaro Vecchione, intervengono alla presentazione pubblica della "Relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza".

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Il consigliere regionale della Lega Nord, Daniele Marchetti: "Viviamo o no in uno Stato di diritto? Bene, inneggiare alla liberazione di un terrorista significa condividerne il pensiero e il tragico operato, nonché esaltarne pericolosamente le gesta. La Polizia indaghi sugli autori dello striscione e se sussistono ipotesi di reato"

Uno striscione con la scritta "Battisti libero" è comparso in Piazza Verdi, zona universitaria di Bologna. Il riferimento è chiaramente all'ex terrorista dei PAC Cesare Battisti, arrestato in Bolivia ed estradato ieri in Italia. Nello striscione si legge anche "amnistia per tutti compagni e le compagne", oltre alla firma "Noi restiamo".

"Si tratta di un fatto gravissimo e non di una ragazzata. Cesare Battisti è solo un crudele assassino che non deve avere nemmeno le attenuanti della militanza politica: ha ucciso, rapinato e poi si dato alla latitanza all'estero, sicuro della protezione internazionale della "sinistra al caviale" dei salotti intellettuali italiani, francesi e poi brasiliani di Lula" attacca il consigliere regionale della Lega Nord, Daniele Marchetti.

"Del resto – sottolinea il consigliere del Carroccio - viviamo o no in uno Stato di diritto? Bene, inneggiare alla liberazione di un terrorista significa condividerne il pensiero e il tragico operato, nonché esaltarne pericolosamente le gesta. La Polizia indaghi sugli autori dello striscione e se sussista l'ipotesi di reato di apologia di terrorismo".

"Fa rabbia – conclude Marchetti - sapere che per decenni questo signore è stato difeso, coccolato, e si è goduto la vita in spiaggia, a Parigi, scrivendo, ballando, mangiando, cosa che ha negato di poter fare alle persone che ha ucciso. La storia di questo personaggio parla chiaro: per lui, la magistratura ha chiesto 4 ergastoli. Inneggiare a lui significa offendere la memoria di chi, a causa sua, oggi non c'è più, significa infangarne la memoria, significa mancare di rispetto alle famiglie delle vittime".

 

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Domenica, 30 Dicembre 2018 08:36

Buon 2019, senza il bazooka di Draghi.

Con il 2018 termina anche l'azione di sostegno della BCE all'economia europea (QE Quantitative Easing), e a quella italiana in particolare, senza che i governi ne abbiano sfruttato appieno le potenzialità. E il futuro non per niente roseo.

di Lamberto Colla Parma 30 dicembre 2018 - C'è poco da stare allegri, se in questi ultimi quattro anni l'economia del nostro Paese ha chiuso la fase deflattiva e raggiunto quei risultati di leggera positività, lo si deve principalmente a tre fattori:
il primo in assoluto è il Bazooka di Draghi, ovvero il Quantitative Easing, QE per gli appassionati di finanza, quindi per il traino della crescita dell'economia mondiale che ha consentito alle nostre imprese di migliorare le performance estere e infine, ma non da ultimo, l'abbattimento di circa due terzi del prezzo del petrolio e conseguentemente dei costi industriali a esso legati.

Strasburgo-marzo2009-Euro-CIMG1716.jpgMa il pezzo da 90 l'ha giocato Mario Draghi, peraltro contro il volere della Germania e dei suoi vassalli, abbattendo i tassi interesse (per un certo periodo addirittura negativi) e promuovendo l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi dell'UE e in particolar modo dell'Italia.

A fine novembre era di 2.563 miliardi di euro il consuntivo dell'APP (Asset Purchasing Program), che ha consentito di trasformare la Bce in uno dei più grandi asset manager mondiali, imitando la BoJ (Banca Centrale Giapponese) e la Federal Reserve americana.

Un programma che però nei 4 anni, causa la mancanza di strategie d'investimento, non ha consentito di consolidare la ripresa economica per la zona euro e in modo particolare per l'Italia che non ha colto la palla al balzo per aggredire le politiche strutturali e incidere realmente sul debito pubblico e sugli investimenti.
Un obiettivo totalmente fallito (dai Governi pre giallo-verde, per la precisione), tant'è che il deflatore dei consumi privati (era all'1,1% nel 2015), dovrebbe attestarsi alla medesima percentuale del 2015 anche quest'anno, mentre per il 2019 ed il 2020 si prevede rispettivamente l'1,4% ed il 2,2%, come si desume dagli allegati alla lettera con cui il governo ha da pochi giorni concordato con la Commissione europea le modifiche alla manovra di bilancio.

 

Un 2019 che si preannuncia amaro se da Strasburgo non si inventeranno una politica monetaria che, facendo tesoro dell'esperienza QE appena conclusa, possa non solo tamponare ma promuovere una vera e propria strategia finanziaria, accantonando l'idea teorica e onirica che i mercati siano in grado di autoregolarsi.

A 10 anni dal Trattato di Lisbona (2008), quella che doveva essere la più grande e dinamica area del pianeta, con i suoi 500 milioni di abitanti ad elevata scolarizzazione, coesione sociale e forte delle comuni radici storiche, oltre a contenere un concentrato di potenze economiche mondiali (Germania, Italia, Francia, Regno Unito e Spagna) di prim'ordine, si è trasformata in brevissimo in un'area ad elevata conflittualità dal punto di vista istituzionale, politico e sociale. Brexit, Gruppo di Visegrad e spinte autonomiste varie e Gilet Jaune sono il risultato delle politiche finanziarie, che hanno sostituito quelle sociali/economiche, responsabili della distruzione dei valori fondanti che i padri fondatori dell'Europa Unita avevano iniziato a coltivare a partire dal Trattato di Roma del 1958.

In mezzo a questo caos non resta che augurare un Buon anno a tutti e che la ragione torni a occupare i cervelli dei politici europei.

(per restare sempre informati sugli editoriali)

 

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Viaggiare sicuri. Egitto: bomba nei pressi delle piramidi di Giza, colpito un bus turistico. Due turisti hanno perso la vita, numerosi i feriti

In Egitto questo pomeriggio un pullman turistico è stato coinvolto in un'esplosione a Giza, nei pressi delle Piramidi. Due cittadini vietnamiti hanno perso la vita. Stando alle prime informazioni, sarebbe stata una bomba posizionata sul ciglio della strada a causare l'esplosione.

Secondo i media locali ci sarebbero anche numerosi feriti. Giovanni D'Agata, presidente dello "Sportello dei Diritti" raccomanda ai nostri connazionali già presenti sul territorio egiziano di evitare in tutto il paese "manifestazioni e assembramenti di qualsiasi tipo e di seguire le istruzioni delle autorità e dalle guide turistiche locali. Il rischio di attentati, scontri violenti e sequestri è elevato.

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(28 dicembre 2018)

Domenica, 23 Dicembre 2018 09:50

Ancora un Natale firmato dal terrorismo

Strasburgo e Marocco accomunati dal medesimo odio. L'odio verso i cristiani che devono essere colpiti sempre e nel modo più umiliante possibile

di Lamberto Colla Parma 23 dicembre 2018 -

L'ISIS è stato sconfitto sul terreno di battaglia ma l'odio che ha seminato difficilmente verrà sradicato e i migliaia foreign fighters, che dalla Siria, in primis, ma non solo, sono rientrati nei propri paesi di appartenenza, sono ben addestrati e pronti a colpire i Cristiani.

Così il francese, che nella strage di Strasburgo ha freddato il nostro Antonio Megalizzi, si è risvegliato dalla sua posizione di terrorista dormiente dedito al furto e alla rapina per sopravvivere e armato di pistola e coltello ha firmato la strage del mercatino di Natale della città simbolo del potere finanziario e politico d'Europa.
Una sequenza di vere e proprie esecuzioni capitali con la pistola puntata dritto alla fronte degli innocenti.

Ma ancor più cruente, perché eseguita secondo il tradizionale rito dei tagliagole, è stata l'esecuzione delle due giovani turiste scandinave, Louisa Vesterager Jespersen, danese e Maren Ueland, norvegese, ai piedi della più alta montagna del Marocco, peraltro nota meta turistica.

Violentate prima e poi sgozzate e il video postato in internet.

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Prima umiliate nel profondo dell'anima con la violenza sessuale e poi sgozzate come fanno con i loro capretti a sottoscrivere che la nostra vita è nella loro disponibilità.

Questo è quanto ambiscono di fare i musulmani, più o meno radicalizzati, apolidi e credenti della superiorità islamista. Quell'islam deviato che pensa che il mondo intero sia la sua patria e perciò obbligato a piegarsi alle regole di scritture religiose interpretate da visionari malefici.

Purtroppo, negli stessi giorni in cui gli USA annunciavano la vittoria sull'ISIS in Siria due rigurgiti d'odio si sono manifestati a firmare col sangue il Natale 2018.

Un Sereno Natale a tutti dalla redazione di Nuova Editoriale.

 

 


(Video Rientro salma Antonio Megalizzi https://youtu.be/iNTIS55j4Qg  )

(per restare sempre informati sugli editoriali)

 

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Difficile dimenticare quell'11 settembre del 2001. Un normale giorno lavorativo che si apre come se fosse un videogioco di fantapolitica. Erano quasi le nove del mattina e l'attività d'ufficio non era ancora  a pieno ritmo, le aule del Centro di Formazione Professionale, dove svolgevo il mio incarico, si stavano completando degli allievi e mentre controllavo la posta elettronica lanciavo occhiate alla sezione enotizie di internet. 

di Lamberto Colla Parma 11 settembre 2018 - Tutto sembrava normale quell'11 settembre, ma da lì a poco, intorno alle 9,00, i primi lanci di agenzia annunciavano di un aereo che sembrava si fosse schiantato contro una delle Torri gemelle. Incredulità e l'ipotesi di uno scherzo di cattivo gusto di qualche giornalista americano che volesse emulare il successo dell'annuncio dell'invasione aliena di Orson Welles venne cancellato qualche minuto con il giungere delle prime immagini. 

Forse un malore del pilota a causare quello schianto, era stata la prima e ottimistica giustificazione, che però venne, entro i successivi 15 minuti, sostituita con l'ipotesi terroristica quando un secondo aereo di linea andò a centrare la seconda torre. Intanto le immagini iniziarono a inondare la rete, a registrare una foto cronaca di un giorno che non aveva nulla di normale soprattutto quando arrivò l'annuncio che un terzo aereo si era schiantato, alle 9,43, un'ora dopo il primo attacco, sulla facciata ovest del Pentagono e, alle 9,57 mentre arriva l'annuncio del crollo della Torre Sud del World Trade Center in diretta televisiva mondiale, inizano a circolare le notizie di un quarto aereo che sarebbe stato dirottato. In questo caso però la reazione dei paseggeri aveva avuto la meglio sui terroristi i quali decisero di lanciare il velivolo in picchiata prima che i passeggeri potessero impadronirsi della cabina di volo e così, alle 10 circa, l'aereo si schiantò in una località della Pensylvania a sud di Pittsburg.

Intanto la rete e le edizioni speciali dei TG continuano a lanciare immagini spettrali di quello che era il luogo simbolo dell'economia occidentale, andato in polvere in pochi minuti, sotto alle cui macerie rimasero quasi 3.000 vittime delle 50.000 percone che normalmente occupavano i 7 edifici che costituivano il World Trade Center.

A metà mattina iniziarono a succedersi i sospetti che l'artefice di questo straordinario attacco terroristico fosse scaturito dalla mente del genio del male, quell'Osama Bin Laden che tanti affari aveva fatto con gli USA e in particolare con la famiglia Bush, ma che da qualche anno l'aveva giurata all'America fondando la rete terroristica internazionale di Al Qaeda che monipolizzo per molti anni le cronache terroristiche di tutto il mondo, prima di essere affiancata dal Califfato dell'ISIS.

Da quell'11 settembre di 17 anni fa il mondo cambiò volto, gli USA si barricarono in casa e iniziarno a esportare la democrazia con le armi contribuendo a  una sempre più marcata  destabilizzazione internazionale aprendo le porte per nuovi assetti geopolitici locali e al caos globale tutt'ora in corso e che per molti anni ancora non troverà pace. 

Difficile dimenticare quel giorno ma sconcerta osservare, che comunque dalle guerre del passato e da questo tragico evento, l'uomo ancora non abbia imparato la lezione. 

 

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La stagione del terrorismo, cosiddetto politico, è alle spalle da poco tempo, molte ferite sono ancora da rimarginare e piena luce ancora non si è fatta su molte vicende che hanno drammaticamente caratterizzato quegli anni di piombo.

di LGC 18 maggio 2018 - E' ricorso proprio nei giorni scorsi, era il 9 maggio del 1978, il quarantesimo anniversario della morte di Aldo Moro e su quella stessa vicenda ma come in tante altre, da Piazza della Loggia (Brescia 28 maggio 1974) alla strage di Bologna (2 agosto 1982) per citarne alcune, ancora non si è fatta piena luce.

Il tema della visibilità concessa ai protagonisti della stagione brigatista si trascina da tempo, alimentato dall'assenza a tutt'oggi tra i membri della direzione strategica delle Br di casi di pentimento. E a alimentare ancor più il clima sono state alcune dichiarazioni di una irriducibile, quella Barbara Balzerani che a Matrix, in una puntata del marzo scorso,  dichiarò che "Fare la vittima è un mestiere". per contrappasso, il capo della Polizia Franco Gabrielli, in un recente incontro pubblico dichiarò che pontificano un po' troppo: «Questi signori erano delinquenti due volte, perché non solo uccidevano, non solo rapinavano, non solo privavano dei loro affetti figli, padri e madri, ma cercavano in una logica di morte di sovvertire le istituzioni democratiche del Paese».

Oggi siamo testimoni di un altro evento, "Vivere e non sopravvivere: quando i figli delle vittime scelgono di incontrare gli ex terroristi". Un dibattito pubblico, organizzato dalla CGIL di Parma, che raccoglie al medesimo tavolo dei "relatori" Giovanni Ricci, figlio di Domenico appuntato dei carabinieri ucciso in via Fani durante il sequestro di Aldo Moro, Giorgo Bazzega, figlio del poliziotto Sergio, colpito a morte nel 1976 da Walter Alasia e appunto Adriana Faranda, ex brigatista della colonna romana e parte attiva durante il sequestro Moro.

Gli organizzatori sostengono, e c'è veramente da augurarselo, che Adriana Faranda stia seguendo, anche attraverso questa serie di incontri, un reale percorso critico e di condanna alla violenza tramite la giustizia riparativa.

(galleria foto di Francesca Bocchia)

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All'esito di articolate indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Brescia, i finanzieri del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma e del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Brescia della Guardia di Finanza hanno eseguito dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice delle Indagini Preliminari, nei confronti di altrettanti soggetti di origine siriana facenti parte di un'associazione a delinquere aggravata, a carattere transnazionale (Svezia, Turchia ed Ungheria), dedita ai reati di riciclaggio, autoriclaggio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento.

Sono state, altresì, individuate condotte relative al finanziamento di gruppi terroristici di matrice islamica.

Le indagini della Guardia di Finanza, avviate nel 2015, hanno preso spunto da una preliminare attività di analisi sui flussi finanziari intercorsi attraverso il circuito dei money transfer con i c.d. Paesi "a rischio", poste in essere anche da soggetti segnalati dal C.A.S.A. – Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo quali foreign fighters, stanziati nella comunità siriana stabilitasi tra le province di Como e di Lecco.

Sin da subito, l'attività investigativa ha consentito di delineare, accanto all'esistenza di una struttura criminale di origine islamica stanziata in Brianza ed attiva nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina in Europa, una incessante attività di raccolta e di trasferimento di denaro - anche attraverso il
canale non convenzionale "Hawala" - organizzata in maniera stabile attraverso numerosi "contatti" presenti nei Paesi interessati alle movimentazioni.

Il vorticoso flusso di denaro riconducibile alle movimentazioni "Hawala", registrato nel corso delle indagini come superiore ai 2.000.000 di euro, veniva utilizzato anche per l'effettuazione di attività di riciclaggio oltreché per il finanziamento di gruppi terroristici vicini alla organizzazione "Al-Nusra".

In effetti in alcune conversazioni telefoniche intercettate, sono emerse circostanze relative alla presenza di "uomini" dell'organizzazione nelle zone "calde" della Siria per l'effettuazione dei richiesti trasferimenti di denaro a favore di ribelli antigovernativi contigui ad ambienti terroristici.

Personaggio di spicco dell'organizzazione è risultato DAADOUE Anwar alias "Abou Murad", stanziato in Svezia nella città di Norrköping, il quale, come emerso anche nell'ambito di una specifica attività rogatoriale attivata con il Regno di Svezia, gestiva l'attività di trasferimento - al di fuori del sistema bancario - di ingenti somme di denaro contante. DAADOUE Anwar era coadiuvato in questa attività da CHDID Subhi detto "Abou Alì" - domiciliato in Turchia - unitamente al fratello CHADID Hamoud e ad ABOU DAHER Abdulrahman.

Ulteriori movimentazioni di denaro erano inoltre realizzate anche da un diverso gruppo criminale facente capo al cittadino siriano BAZZKA Salmo alias "Abou Mahmoud", stanziato in Ungheria, con la collaborazione di BAZKKA Alaa, HAKIM Ahmed e HAIDARA Rabi, in contatto con la precedente consorteria criminale per il tramite di SAID AHMAD Mouayad alias "Abou Hamze", uomo di fiducia di CHDID Subhi ed in contatto con vari personaggi in Siria tra cui il fratello impegnato personalmente nel conflitto civile.

In tale contesto investigativo, il Servizio Centrale I.C.O. ha inoltre avviato un'operazione speciale "sotto copertura", in collaborazione con i Servizi di Sicurezza nazionali (AISI), che ha permesso di avvicinare un importante membro dell'organizzazione criminale, CHADDAD AYOUB, acquisendone la fiducia e consentendo di impossessarsi di importanti notizie relative al suo ruolo di deputato, per conto dell'organizzazione investigata, alla raccolta del denaro ed alla sua "movimentazione"" per le attività di finanziamento al terrorismo internazionale, provando anche i suoi trascorsi di foreign fighter ed i suoi collegamenti con combattenti attualmente impegnati nel conflitto siriano tra le schiere di fazioni islamiste antigovernative. Un contributo determinante è stato fornito dall'A.I.S.I. (Agenzia di Informazioni sulla Sicurezza Interna), che ha permesso di comprendere a fondo le metodologie utilizzate dagli indagati per effettuare i trasferimenti di danaro a beneficio delle fazioni terroristiche cui risultavano legati.

In sintesi, era stata creata una consolidata rete di money transfer illegali, attraverso i quali veniva garantito un canale sicuro per il riciclaggio del danaro, derivante da diverse attività illecite, in diversi Paesi dell'Unione Europea ed extraeuropei, nonché per raccogliere fondi destinati ad alimentare organizzazioni terroristiche operanti in Medio Oriente.

L'operazione, di conseguenza, ha di fatto disarticolato un'organizzazione criminale di matrice siriana che si era radicata in Italia, ma godeva di ramificazioni diversi Paesi, in grado di creare uno stabile reticolo di connivenze idoneo ad assicurare la capacità di garantire lo spostamento di ingenti importi in contanti, completamente al di fuori dei canali legali, che sono soggetti alla vigilanza antiriciclaggio. Poiché tra i promotori ed organizzatori di tale rete illecita di Hawaladar erano infiltrati personaggi organici ad associazioni di matrice terroristica siriana, il sistema inevitabilmente è stato utilizzato anche per il trasferimento di danaro finalizzato a sostentare e finanziare tali organizzazioni, come emerso dalle indagini grazie anche alla sempre più fattiva collaborazione tra Guardia di Finanza ed Organismi d'Intelligence, proprio nello specifico settore del contrasto alle attività di finanziamento al terrorismo.

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Martedì, 03 Aprile 2018 08:52

Disinnescato un potenziale ordigno

Momenti di tensione e paura sono stati vissuti ieri nel centro storico Piacenza. Gli artificieri sono infatti intervenuti, con l'ausilio dei Vigili del Fuoco, per mettere in sicurezza l'area potenzialmente interessata dall'esplosione di un oggetto, dall'apparenza di un rudimentale ordigno, abbandonato vicino a una chiesa del centro storico.

A riferirlo è stata l'ANSA specificando anche che si trattava di "una bobina elettrica che era stata collegata con due cavi saldati a una provetta di plastica con all'interno un liquido che non è ancora stato identificato"

L'intervento degli artificieri, sotto la direzione in persona del questore di Piacenza Pietro Ostuni, si è concluso con il disinnesco del manufatto che, comunque, a detta dello steso questore, non si sarebbe trattato di un oggetto pericoloso. 

 

(immagine di repertorio)

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La Sezione Antiterrorismo della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a seguito di indagini svolte dai finanzieri del Comando Provinciale reggino in collaborazione con l'Ufficio Antifrode della Dogana di Gioia Tauro, ha disposto il sequestro di un ingente quantitativo di tramadolo sbarcato al porto gioiese, proveniente dall'India e diretto in Libia.

L'input investigativo è partito dal II Gruppo della Guardia di Finanza di Genova che nell'ambito di una operazione dello scorso maggio, aveva proceduto ad un analogo sequestro nel porto del capoluogo ligure.

La vendita al dettaglio del farmaco sequestrato avrebbe fruttato circa 50 milioni di euro, in quanto ciascuna pastiglia, sul mercato nero nord africano e medio orientale, viene venduta a circa 2 Euro.

Il tramadolo è una sostanza oppiacea sintetica, il cui uso è stato ripetutamente accertato negli scenari di guerra mediorientali, tanto da essere soprannominato "droga del combattente", essendo questo utilizzato sia come eccitante, sia per aumentare le capacità di resistenza allo sforzo fisico.

Secondo le informazioni condivise con fonti investigative estere, il traffico di tramadolo sarebbe gestito direttamente dall'IS (DAESH), al fine di finanziare le attività terroristiche che l'organizzazione pianifica e realizza in ogni parte del mondo e che parte dei proventi illeciti derivanti dalla vendita di tale sostanza, sarebbero destinati a sovvenzionare gruppi di eversione e di estremisti operanti in Libia, in Siria ed in Iraq.

L'operazione si è avvalsa infatti anche della preziosa collaborazione della D.E.A. americana e della Direzione Centrale dei Servizi Antidroga presso il Ministero dell'Interno e del supporto del Comando Generale della Guardia di Finanza.

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