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Di Guido Zaccarelli Mirandola 9 settembre 2019 - Grande successo ha riscosso la tradizionale Gara Ciclistica Amatoriale Organizzata, Sabato 7 Settembre 2019, dal GS Cicloamatori Mirandola in collaborazione con i Comitato Sagra di Cividale e aperta a tutti gli Enti denominata “43° Gran Premio Sagra di Cividale - 6° prova del Campionato Provinciale”, 24° trofeo GARDEN, 37° trofeo MIBA, 27° trofeo SIGMA LE TERRAZZE, 16° Trofeo LUCKY BIKE. 160 atleti provenienti da molte provincie limitrofe, (più 9 rispetto allo scorso anno) hanno onorato con la loro presenza la manifestazione ciclistica applauditi da un folto pubblico che ha voluto testimoniare, con la sua presenza, il valore del ciclismo e l’impegno degli organizzatori per rendere la gara ciclistica attrattiva, divertente e sicura. Alcuni numeri di questa manifestazione: la prima gara ha visto all’avvio 56 atleti la cui età varia dai 55 ai 75 anni, la seconda 61, la cui età varia dai 45 a 49 anni e la terza 43, la cui età dai 19 ai 44 anni. I ricchi premi, offerti dalle ditte locali, sono stati consegnati ai primi sette classificati di ogni categoria. Per l’occasione abbiamo intervistato l’atleta di casa Mattia Vaccari, che ha vinto nella categoria giovani e gareggia per i colori della Romagna Cycling Team: «l’avvio è stato molto veloce, arricchito di scatti e contro scatti e l’andamento è stato da subito condizionato dal vento laterale. Al termine del primo giro, percorso ad andatura elevata, abbiamo attaccato in due e fatto tutta la corsa di comune accordo. Ho giocato le mie carte. Eravamo di due categorie diverse e siamo arrivati d'accordo fino allo sprint finale. Essendo Mirandola, mi ha concesso il privilegio di alzare la braccia nella mia città, e per questo lo ringrazio. Questa è la 14° (15°) corsa stagionale e spero di continuare con lo stesso spirito che mi spinge ad andare in bicicletta e a partecipare alle gare: divertirmi. Abbiamo chiesto a Mattia cos’è il ciclismo per un giovane che gareggia da anni in bicicletta: «è divertimento e aggregazione. È un modo per scaricare le tensioni lavorative e fare nuove amicizie e quindi una fonte di benessere. Sicuramente il ciclismo aiuta tanto anche nella vita quotidiana quindi consiglio a tutti di pedalare a tutte le età è sempre in ottima compagnia. Lo salutiamo in attesa di vederlo ancora primeggiare per sostenere e promuovere lo sport del ciclismo in ogni occasione. Un plauso dal suo Presidente, Andrea Benfenati che è al timone di una squadra di giovani atleti che si pongono l’obiettivo di gareggiare divertendosi. Lo scopo afferma Benfenati « è di fare dal meglio la nostra attività e di promuovere il valore del ciclismo. Anche se siamo una squadra nata da alcuni anni, crediamo nei valori dello sport e nel benessere che è in grado di trasmettere nelle persone di tutte le età». Tra le atlete partecipanti un plauso va alla concorrente 1° classificata della categoria donne Zini Valentina, portabandiera della società ciclistica Argon 18 Hicari. Il Presidente e tutti i Cicloamatori Mirandola ringraziano il Comune di Mirandola, la Polizia Municipale Unione Comuni Modenesi Area Nord, la Protezione Civile, La Croce blu di Mirandola, l’Associazione Centri Sportivi Italiani, il Comitato Sagra di Cividale, gli sponsor, i volontari e tutti quanti hanno contribuito al successo della manifestazione che già pensa al prossimo anno per organizzare la 44° edizione, più ricca e attraente, per offrire agli atleti e al pubblico il respiro di uno sport meraviglioso come il ciclismo. Un plauso ad Evaristo Bonfatti, detto Pippo, vera anima della manifestazione sportiva.
(Credit foto: Proselpino Caleffi)

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Grazie, è una parola che sembra scomparsa dal vocabolario della lingua italiana. Grazie evoca la reciprocità, il “vivere” grato la piacevolezza dell’incontro con l’altro senza “vivere” l’attesa dell’aspettativa, dove il beneficio reciproco si muove in forma circolare, ricorrente e senza fine: «grazie per il tempo che mi hai donato, per avermi pensato, per l’attenzione riservata».

Di Guido Zaccarelli Mirandola, 8 settembre 2019 - Grazie è una parola che trova la sua natura nella dimensione autopoietica impiegata in ogni circostanza senza indugio, o timore, di essere abusata nell’utilizzo. Sembra che la parola abbia smarrito il senso di appartenenza e diventata un sopramobile al quale togliere la polvere al mutare delle stagioni, che si dispiegano innanzi agli albori di questo terzo millennio, dove i bit corrono veloci, uno di seguito all’altro, senza sosta.
Scriverla, o pronunciarla, ha un significato enorme per l’energia luminosa che è in grado di infondere nell’uomo e il beneficio che è capace di trasmettere negli altri, quale espressione autentica della virtù che adorna e nobilita l’essere Persona immerso nell’alveo della gratitudine.

L’essere grato conduce l’uomo a riconoscere il gesto come l’espressione autentica del sentimento emotivo che va oltre la ragione e la pura razionalità. I benefici che ne derivano si ritrovano nella sua etimologia che esprime il piacere di “fare del bene” che conduce l’anima in uno stato di gioviale serenità. Grazie è l’espressione autentica di rara bellezza eufonica, e visiva, che rientra nell’immagine comune dei comportamenti legati all’eleganza dei costumi e dei comportamenti, “grazie ai quali” la persona esprime la sua identità.

La parola riporta alla semplicità per mostrare il volto di “chi sei” spesso tenuto in ombra dalla maschera velata della quotidianità. È talmente semplice ringraziare che la quotidianità l’ha persa per strada ritenendola ridondante rispetto alla sua forza energizzante che è in grado di esprimere. La velocità degli scambi comunicativi digitali toglie tutto ciò che adorna qualsiasi corpo testuale, o vocale, (buongiorno, cordiali saluti), facendolo rimanere solo con se stesso all’interno di un contesto enunciativo arido e freddo, “senza grazia”.

Il quotidiano è legato alla scansione del tempo dove le abitudini fanno parte della vita delle persone che si ripetono al momento e nelle circostanze in cui si trovano. Non ripetere la parola grazie significa, come afferma lo psicologo e filosofo tedesco Hermann Ebbinghaus , che identificò la curva dell’apprendimento e la curva dell’oblio, dimenticare. Il ricordo perde la traccia e gradualmente non ringraziare rientra nelle abitudini quotidiane. Ma grazie, possiede dentro di sé il carisma e l’autorevolezza proveniente dal latino charis che conduce a vedere l’altro come caro che infonde sentimenti di tenerezza.

Grazie, fin dalle sue origini, porta con sé il desiderio di coinvolgere emotivamente gli altri agendo sul fascino che l’autorevolezza è in grado di esprimere per accompagnare le persone a vivere uno “stato di grazia” dove abbracciare il sentimento della felicità. Grazie e felicità hanno qualcosa che le lega, il dono e la reciprocità, che trovano nel “dare senza perdere e prendere senza togliere” la vera natura della loro esistenza.
Qui si aprono le vie respiratorie verso il benessere che conduce ad armonizzare l’anima in ogni sua parte che inizia con “l’ascolto interiore” per approdare “all’ascolto esteriore” in un continuo andirivieni per ricordare all’uomo che grazie fa parte della vita quotidiana e deve essere ricordata per il bene che è in grado di esprimere, evitando di non ritrovarla quando viene ricercata nel vocabolario della lingua italiana. Grazie.

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

Organizzata dal GS Cicloamatori Mirandola, in collaborazione con i Comitato Sagra di Cividale, ritorna Sabato 7 Settembre 2019 a Cividale la tradizionale Gara Ciclistica Amatoriale aperta a tutti gli Enti denominata “43° Gran Premio Sagra di Cividale - 6° prova del Campionato Provinciale”, 24° trofeo GARDEN, 37° trofeo MIBA, 27° trofeo SIGMA LE TERRAZZE, 16° Trofeo LUCKY BIKE.

Con ritrovo alle ore 12.30 e partenza alle ore 13.30, i corridori delle diverse categorie, sfrecceranno sul tradizionale circuito locale per dare vita ad un entusiasmante confronto atletico e sportivo, per dimostrare che lo sport, a tutti i livelli di età, è fonte di benessere e di condivisione sociale.

Lo spirito che anima il GS Cicloamatori Mirandola è lo stesso che ha portato il Presidente Giancarlo Bellodi, e un gruppo di amici, a dare la luce, il 25 Febbraio 1968, ad uno dei gruppi sportivi più longevi del panorama ciclistico amatoriale nazionale. Il tempo non ha minato i valori e l’entusiasmo del gruppo, sempre proiettato a promuovere la diffusione dello sport del ciclismo, nella sua forma esclusivamente dilettantistica, intesa come elemento essenziale della formazione fisica e morale dell’individuo, ed in particolare delle discipline del ciclismo su strada e del cicloturismo. Il ciclismo è uno sport in continua evoluzione e il progresso ha fatto passi da gigante da quando il barone tedesco Karl Drais nel 1816, l’anno definito senza estate, inventò la draisina, la prima bicicletta con lo sterzo che funzionava senza pedali e veniva spinta in avanti grazie alla azione messa in atto dai piedi che svolgevano anche la funzione di arrestare la marcia.

Oggi le biciclette sono anche servo- assistite (e-bike) e funzionano grazie alla spinta messa in atto da un piccolo motore elettrico alimentato da una batteria inserita nel telaio, spesso invisibile agli occhi. L’uomo ha impiegato quasi 200 anni per convertire la spinta dei piedi con un motorino elettrico per superare senza grosse difficoltà salite impervie, prima impossibili per le persone non allenate. Una tecnologia per l’uomo, aperta a conferirgli un maggior livello di benessere e la complicità di osservare da vicino paesaggi fino a qualche tempo prima inavvicinabili. Il tempo ha cambiato anche le abitudini di tutti gli sport, aprendo le porte del ciclismo anche alle donne, in una disciplina che per anni è sempre stata ad appannaggio dei soli uomini. Anche questa 43° manifestazione ciclistica ha dedicato una spazio importante alle atlete donne, per lo spirito che mettono in campo nella pratica sportiva e nel promuovere lo sport del ciclismo. Gli atleti saranno gratificati del loro impegno, con tantissimi premi messi a disposizione dagli sponsor che anche in questa occasione hanno sostenuto con entusiasmo il GS Cicloamatori e il Comitato Sagra di Cividale, per l’impegno con il quale rendono viva le vie prossime alle mura della città di Mirandola, attraendo persone di ogni genere e da ogni località con lo scopo di infondere il calore dello sport a tutta la nostra comunità.

Si ringrazia il Comune di Mirandola, l’ACSI – Associazione Centri Sportivi Italiani, il Comitato Sagra di Cividale e tutti quanti hanno aderito ad organizzare la manifestazione e a quanti interverranno, per sostenere con la loro presenza un momento di sana e conviviale spensieratezza. La manifestazione è assicurata con “Generali Assicurazioni B&S di Genova”. Un particolare ringraziamento va certamente riconosciuto ad Evaristo Bonfatti, detto Pippo, per la profusa energia che depone in ogni momento a favore dei Cicloamatori e in questa 43° manifestazione sportiva.


A.S. stampa Cicloamatori Mirandola, Guido Zaccarelli
3 Settembre 2019

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Lunedì, 02 Settembre 2019 12:08

Mirandola in festa sulle ali del volontariato

Mirandola in festa grazie all’azione messa in campo dai volontari che con impegno e dedizione hanno voluto donare alla propria Città due giornate dedicate alla spensieratezza ma anche alla riflessione mostrando le attività, che spesso sono nell’ombra, ma che sono fondamentali per il benessere di tutta la comunità mirandolese.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 2 settembre 2019 - La solidarietà si riferisce all'agire in solidus, in modo concreto, per il benessere della persona. È un impegno etico e sociale che si svolge alla pari a favore di altri. Da non confondere con l'elemosina, che esprime un rapporto di disparità tra gli individui. Due giornate (il 31 Agosto e il 1° Settembre 2019) dove i cittadini hanno potuto incontrare le associazioni presenti nel territorio e i volontari, che donano il loro tempo alla vita sociale della città di Mirandola, e “misurare la solidarietà” come riporta il titolo della manifestazione. Misurare la solidarietà porta con se l’immagine del tempo assegnato al fare quotidiano per raggiungere insieme il bene comune.


L’incontro con Fabio Busi è di quelli che lasciano il segno pensando alla misura dell’impegno con il quale ha realizzato un roulette da destinare alla Protezione Civile per il coordinamento modenese:
«Il sisma del 2012 che ha colpito i territori dell’Emilia Romagna ha portato alla luce una rete di solidarietà umana senza precedenti dimostrando che le persone nel momento del bisogno sono presenti e si dispongono all’aiuto reciproco. La mia abitazione ha subito danni e una famiglia di Costa Volpino sul lago d’Iseo ha regalato alla mia famiglia una roulette. Ritornato nella mia abitazione, ho pensato che era giusto ricambiare questo gesto donando la roulette alla protezione civile. Lo stato di conservazione era tale da giustificare un intervento sostanziale tale da essere impiegata per il Centro Coordinamento del Soccorso. Il lavoro è stato lungo e molto difficoltoso, ma alla fine l’energia della solidarietà ha contribuito a superare gli ostacoli che incontravo, grazie anche alle persone che ho incontrato durante il cammino e che mi hanno aiutato anche finanziariamente per completare il progetto da destinare nei percorsi di emergenza o nelle manifestazioni nelle piazze.


Progetti futuri?:
«il progetto prevede di realizzare una roulotte per alleviare il disagio di una persona disabile con problemi motori, o di deambulazione, da mettere al coperto e al caldo, o al fresco, in base alle stagioni.
Cosa significa essere volontario?:
«Donare il proprio tempo e volontà a costo zero e guadagno zero. Significa mettere in campo le proprie forze, in base a quello che una persona può dare, e il benessere che si prova stimola al fare perché smuove l’energia dell’utilità verso il prossimo».

Italo Calvino, nelle Città invisibili narra: Marco Polo descrive un ponte pietra per pietra. Ma qual è la pietra che sostiene il ponte? chiede Kublai Khan. Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra – risponde Marco – ma dalla linea dell'arco che formano. Kublai Khan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: Perché mi parli delle pietre? È solo dell'arco che mi importa. Polo risponde: Senza pietre non c'è arco.

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

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«È notte. D’incanto le luci si spengono e la penombra scende rapidamente a valle per incontrarsi con il buio di un’alba tragica. Un boato, la terra trema e ondeggia come un mare in tempesta. Si odono voci che si rincorrono inquiete, scorgono fari accesi di auto che si spostano intimorite e flebili luci di candele che scompaiono nel nulla: emozioni che corrono, sentimenti che si inseguono. Le strade sono scure e i sentieri sono interrotti, tutti hanno paura. Mani che si stringono incoraggiandosi a vicenda. Il cuore batte forte. Per un attimo si ferma, poi riprende: la vita riprende. È l’alba. Il sole è ormai alto all’orizzonte e le nuvole hanno lasciato il posto ad un cielo terso, la luce di una nuova vita riflessa nelle sfumature della speranza.»

di Guido Zaccarelli Mirandola 1 settembre 2019 - Il sisma che ha colpito l’Emilia nel 2012 ha portato alla luce il valore aggiunto dell’imprenditore che, innanzi al disastro che ha colpito la propria azienda, ha continuato a camminare insieme ai suoi collaboratori verso il bene comune dell’azienda. Innanzi alla improvvisa avversità, che ha innescato la perdita immediata delle strutture e dei macchinari dell’impresa, non si è smarrito e non si è perso d’animo.

Consapevole della responsabilità sociale riferita all’essere imprenditore, ha raccolto a sé i proprio collaboratori “e insieme" hanno rianimato l’impresa donandole nuova vita. Ciò che è balzato all’occhio attento della popolazione, è il valore etico, sociale e morale, dell’imprenditore che non ha chiuso i cancelli dell’azienda, ma ha colto il momento come una grande opportunità di crescita, donandole tutta l’energia di cui disponeva, per proteggerla e valorizzarla, consapevole del fatto che l’impresa è l’espressione autentica del bene sociale.

Da dove nasce il concetto di bene sociale? Diverse sono le strade che possono suggerire risposte adeguate e ognuna meritevole di essere accolta nella disponibilità dei singoli. Una possibile definizione potrebbe essere: «è il valore aggiunto realizzato da ogni singolo individuo per il bene sociale dell’intera comunità».

Nelle fasi convulse, i lavoratori hanno rivolto agli imprenditori tantissime domande, tra le quali: «e adesso cosa facciamo?», «alla mia età dove vado a lavorare?», «cosa sarà del nostro futuro, considerato che abbiamo perso anche la casa?». L’emozione del momento, associata ai riflessi indotti da una chiusura anticipata dell’azienda, ha spinto sulla volontà di ripartire, senza paura di perdere la scommessa, attraverso la ricostruzione, per dare una nuova luce al territorio, che voleva tornare più forte di prima. La voce dell’imprenditore: «i problemi avranno una loro soluzione, la forza della condivisione anima la mano invisibile del nostro agire verso il bene comune».

Il valore etico della condivisione è una energia magmatica inarrestabile che spinge l’uomo al fare con ogni mezzo guardando con speranza al futuro. L’imprenditore è tale quando è consapevole che la propria impresa rappresenta il bene sociale per eccellenza fondata sui principi dell’etica che potremmo definire “adamantina”, per la luce che è in grado di emettere, per la trasparenza dei comportamenti e la luce della morale che lo guida verso l’obiettivo comune. Le aziende hanno un’anima che vive grazie alla presenza di uomini che dedicano una parte importante della loro esistenza terrena all’impresa.

Aristotele nella raccolta di appunti dal titolo, Etica Nicomachea scrisse: «Ogni tecnica e ogni ricerca e ogni scelta, tendono a qualche bene, come sembra; perciò il bene è stato giustamente definito come ciò a cui si tende». Questa è la ricchezza che troviamo negli imprenditori e nei lavoratori, e in tutti quelli che agiscono di concerto verso il bene comune. La ricchezza materiale rende l’uomo ricco e come tale in grado di soddisfare i bisogni della terra. Altra, è la ricchezza morale rivolta a desiderare il bene sociale dell’intera comunità perché diventi patrimonio comune ora e delle generazioni future.

«La vita ogni giorno ci pone nelle mani delle opportunità, a volte si presentano con largo anticipo, altre volte invece sono in estremo ritardo sul cammino che stiamo compiendo. Non sempre abbiamo la lucidità e quella necessaria saggezza per valutarle nella loro pienezza. Anche l’animo deve essere pronto e predisposto ad accoglierle».

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.
Paolo Rebecchi – Guido Zaccarelli, Finestre di casa nostra. Itaca Edizioni.

FOTO: Paolo Rebecchi

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

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Intuire l’oltre attraverso la luce delle idee per condurre la realtà che ci circonda nell’iperuranio.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 25 agosto 2019 - I giovani posseggono il dono della creatività, proveniente dall’energia della mente, che spinge ad allontanare da sé i condizionamenti messi in atto dall’ambiente circostante. Una spinta a non fermarsi alle apparenze ma mossi a scendere alla velocità della luce nella profondità del proprio intimo, per raggiungere incontrastati il mondo delle idee.

Vedere nel proprio oltre è come approdare nell’iperuranio di Platone, nel mondo delle idee immutabili, solo raggiungibili con la forza dell’intelletto. Una dimensione metafisica che va oltre il visibile delle stelle, il cui valore dipende dal suo grado di universalità. Intuire significa, andare oltre, e scrutare con l’occhio attento della mente tutto il mondo interiore dell’uomo, con lo scopo di riportarlo in superficie per mostrarlo agli occhi del mondo.

Lampi improvvisi che appaiono per insight, per illuminazione, nella mente del genio quando scopre una soluzione che va oltre tutto quello che il mondo sensibile ha prodotto fino a quel momento. I giovani hanno la mente libera che dona loro la forza istintiva di chi non conosce il mondo e vorrebbe lasciare un segno indelebile della propria presenza sulla terra. L’istinto è una propensione naturale verso la vita, ma anche espressione di talento, in grado di stimolare l’intuito ad osservare la realtà con l’occhio accorto dello scienziato. La creatività è un flusso di energia che si mobilizza grazie all’azione dinamica messa in atto dall’intuito e dall’istinto che agiscono di concerto per favorire la nascita delle idee. La luce delle idee non appare in modo spontaneo, necessita di un lungo percorso prima di raggiungere la luce del sole. Ogni scoperta è spesso lontana dal contesto della ricerca, a volte frutto del caso. Compito della scuola è formare gli studenti a valorizzare i propri talenti stimolandoli a illuminare la creatività. Una materia trascurata dagli allievi che conteneva le basi per incoraggiare la nascita delle idee, era il laboratorio di applicazioni tecniche che forniva il metodo per realizzare un progetto da realizzare attraverso un procedimento costituito da sette fasi: ideazione, schizzo, prototipo, progetto, realizzazione pratica, verifica, collaudo e critica e relazione finale. L’intuito si rinforza quando l’uomo ha interiorizzato un procedimento.

Ogni invenzione è frutto del suo destino, solo se l’individuo è in grado di vederla in tutte le sue manifestazioni e questa, di mostrarsi in tutto il suo splendore. L’illuminazione è ciò che differenzia l’invenzione dalla innovazione: l’invenzione è una luce che appare nell’uomo è che ricombina in modo differente gli elementi della realtà. L’innovazione, di prodotto o di processo, è spesso legata al restyling. Pensiamo alle scoperte fatte da intere generazioni nel corso del tempo, alla invenzione della stampa a caratteri mobili per opera del tedesco Johannes Gutenberg che fu illuminato nella sua idea mentre osservava i contadini intenti a pigiare l’uova con il torchio. Ciò che dobbiamo valutare, con un profondo senso di partecipazione, è la spinta propulsiva fornita dalle nuove generazioni alle invenzioni che caratterizzano il mondo del terzo millennio. Nel mondo analogico le intuizioni dei giovani rimanevano spesso archiviate in spazi di visibilità ristretti. Nel mondo digitale la comunicazione raggiunge rapidamente i confini più estremi del globo, favorendo in modo capillare la diffusione delle invenzioni dei giovani che riescono ad incidere in modo radicale negli stili di vita e nei comportamenti delle persone. Dobbiamo promuovere ogni tipo di iniziativa tesa a sostenere i giovani verso la ricerca continua di idee, per nutrire l’anima del nostro pianeta e renderla immortale come l’anima di Platone.

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

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La Polizia di Stato esegue misura cautelare nei confronti di un pregiudicato straniero di Mirandola. 

Personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza di Mirandola, sabato scorso, ha dato esecuzione alla misura coercitiva della custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino marocchino di 41 anni con dimora in città.
Il provvedimento, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Modena, si è reso necessario per i delitti di rapina e lesioni personali commessi a Mirandola pochi giorni prima ai danni di un avventore di una sala scommesse.


Nello specifico, al fine di appropriarsi della somma di Euro 450, lo straniero ha ripetutamente aggredito con calci e pugni un cliente di una sala scommesse procurandogli delle ferite al volto per una prognosi di gg.10, per poi darsi alla fuga.

Dopo una attenta e scrupolosa indagine, mantenendo il riserbo investigativo, i poliziotti hanno individuato l'aggressore traendolo in arresto e dando quindi seguito all'esecuzione cautelare.
Il pregiudicato è stato quindi associato presso la Casa Circondariale di Modena a disposizione dell'Autorità Giudiziaria.

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La mediocrità vincola le persone a rimanere nel mezzo e agire senza eccessi.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 18 agosto 2019 - La comfort zone è un luogo molto frequentato da un’insieme di persone che vivono la quotidianità evitando la presenza di situazioni che possano interferire con la propria identità. Le circostanze esterne influenzano la stabilità degli individui che cercano di preservarla tenendo a debita distanze le persone che possono minare la loro tranquillità.

Questi comportamenti sono frequenti nella società civile, e nelle organizzazioni aziendali, dove i responsabili tengono a debita distanza le persone (cittadini e lavoratori) per spegnere il fuoco ardente della creatività e l’energia vitale prodotta delle idee. La creatività è una dote innata dell’uomo, che necessita di essere continuamente alimentata per consentire al mondo della fantasia di unire gli elementi esistenti della realtà con connessioni nuove, per mostrare ogni giorno una immagine diversa di se stessa.

Una condizione che si dovrebbe trovare spontanea in ogni anfratto della società civile, e del mondo delle imprese, disposte ad alimentare l’entusiasmo, e la passione del fare, con lo scopo di avviare un sistema di relazioni sociali, economiche e produttive pronte a valorizzare il merito delle persone. Un sistema sociale che funziona, premia l’impegno e la professionalità degli individui, come valore aggiunto per la nascita di una identità che illumina il mondo con la luce prodotta dall’energia della genialità.
Perché questo accada, è necessario introdurre un modello organizzativo di tipo circolare, che consenta agli individui di osservare dallo stesso piano, ma da posizioni differenti, gli scopi comuni da raggiungere insieme. Filippo Barbera in un saggio dal titolo: “Persona e merito, per una critica della ragione meritocratica”, afferma: «Un ambiente competitivo non aiuta a far emergere le singolarità, le specificità e il talento di ciascuno e soprattutto non aiuta le attività umane, sociali e lavorative, qualunque esse siano, a conseguire risultati migliori attraverso un processo orizzontale di circolazione e scambio, di verifica dei saperi e delle conoscenze».

Dalla Piramide al Cerchio diventa quindi il modello di riferimento universale per favorire la scomparsa della mediocrità, definita come l’insieme di condizioni dove la persona avverte di essere mediocre pur disponendo di talenti che vengono tenuti debitamente a distanza e posti ai confini estremi dell’organizzazione.
Quante volte il singolo lettore avrà vissuto situazioni simili accompagnate da una condizione di forte disagio per la mancata adesione dei propri superiori all’ascolto. Filippo Barbera prosegue: «In ogni uomo, donna e bambino giacciono sepolti talenti, potenzialità e versatilità che possono trovare in un ambiente collaborativo e cooperante il giusto riconoscimento e valorizzazione. In un ambiente collaborativo chi è dotato di alcune potenzialità, talenti o capacità può sostenere e completare l’azione di chi possiede altre potenzialità e capacità che possono così sostenersi a vicenda, operando di comune accordo in vista di un fine comune. Ciò contribuirebbe a migliorare la stessa qualità di ciò che si crea e si produce, ma anche i rapporti umani e sociali tra le persone».

Questo è il valore della Conoscenza Condivisa® in grado di fare emergere il valore delle persone modificando la struttura organizzativa. La mediocrità evita alle eccellenze di esprimersi perché offusca la luce di chi è stato investito con ruoli di responsabilità che non è in grado di gestire nelle modalità richieste dal modello organizzativo in atto. Nemmeno i suggerimenti provenienti dai suoi subalterni, sono in grado di modificare le scelte e le decisioni, forte del ruolo assegnato e dell’appoggio incondizionato ricevuto dall’organizzazione. Errori che nel tempo indossano la veste del disastro irreversibile.

La persona è come una pianta, richiede attenzione e dedizione quotidiana per farla crescere consapevole che le idee sono le dimensioni invisibili più importanti su cui la società del terzo millennio deve puntare, per rinforzare l’impegno sociale ed economico del futuro. La meritocrazia è il lato opposto della mediocrità, è una parola composta il cui significato assegna potere a chi ha merito.

Perché si verifichi questa condizione è necessario che il merito delle persone venga riconosciuto attraverso una disamina attenta, puntuale e trasparente delle azioni intraprese, e dei risultati conseguiti, da persone esterne alla posizione organizzativa.

“Un esame di stato” necessario per garantire una valutazione intimamente coerente della persona e del profilo da esaminare. Il merito è soggettivo e un sistema sociale, e produttivo, ancora legato al passato dove regna incontrastato il modello piramidale, non è in grado di avviare il necessario cambiamento che il terzo millennio “inascoltato” invoca da tempo: spegnere il faro della mediocrità e accendere la luce della meritocrazia dove le persone vengono valorizzate in base ai propri talenti e alla modalità con la quale applicano la Conoscenza Condivisa® prendendo le distanze da chi ancora lega la carriera dei propri collaboratori più per affinità personali che per meriti.

Una fase molto delicata dove l’empatia gioca un ruolo fondamentale ancorato più al sistema delle relazioni che al bene comune. Il prof. Francesco Lamendola in un articolo dal titolo: “La grande minaccia a una vita piena e consapevole è la sfiducia negli uomini e nelle idee”, afferma: «Un’esistenza dominata dalla delusione, dal rancore e della frustrazione, è uno strumento spuntato che non solo non offre alcun beneficio a colui che lo possiede, ma produce una spirale perversa di dolore e crudeltà che si espande tutto intorno, in cerchi sempre più ampi. Quando non ci si aspetto più nulla di buono né dal prossimo, né dalle idee, allora la vita perde ogni attrattiva e diviene un lungo tormento, in cui l'ingegno affina le sue armi per produrre il massimo della devastazione attorno a sé».

Il cambiamento è lì a portata di mano, prossimo ad una svolta, ma ancora è forte la resistenza a mantenere le cose come stanno. Il nuovo fa paura. Cambiare il certo per l’incerto è molto difficile. C’è ancora molto timore e le persone tendono a rimanere nella comfort zone perché riduce progressivamente la complessità: perché crearmi dei problemi? Il filosofo Arthur Schopenhauer nel libro I Porcospini riporta la metafora dell’aquila e del gabbiano dove mette in evidenza che ogni creatura umana ha delle differenze che ognuno può amare, apprezzare e rispettare.

«L’aquila: la mia natura mi ha dotato di grandi ali scure per volare nell’alto dei cieli». È impossibile per il gabbiano riuscire a spuntare le ali all’aquila per impedirgli di volare in alto e raggiungere le cime innevate, come è impossibile per il potere tarpare le ali alle persone ricche di talenti perché rimangano sottomesse agli ordini impartiti dal diretto superiore, rimanendo ferme sulla riva del mare ad osservare le navi quando raggiungono il porto. Le ali rappresentano il valore della meritocrazia capace di fare volare le persone verso le vette più alte per raggiungere insieme il bene comune delle aziende e della società civile.

 

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 
http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/filosofia/5072-misantropia-e-misologia 
https://www.roars.it/online/contro-la-meritocrazia/ 
http://www.rivistapersona.it/wp/wp-content/uploads/2017/03/Persona-e-merito-per-una-critica-della-ragione-meritocratica.pdf 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

Pubblicato in Lavoro Emilia

Insegnare è una professione che arricchisce la propria identità personale del sapere altrui. 

Di Guido Zaccarelli Mirandola 11 agosto 2019 - Una esperienza temporale della vita quotidiana che valorizza le culture reciproche nascenti come frutto di esperienze condivise.


Non solo quindi l’istruzione a tenere banco nelle aule dove la comunicazione avviene da una emittente verso la ricevente, dove chi è alla lavagna trasferisce le nozioni ai presenti per costruire le fondamenta della cultura specifica, ma anche la formazione e l’educazione per andare insieme oltre l’immediato del “qui e ora”, con lo scopo di aprire nuovi scenari, e reciproci orizzonti, di dialogo e di confronto, il cui valore aggiunto sia maggiore della somma dei singoli apporti.
L’aula diventa quindi una palestra per formare le persone che, al pari di una piazza, o di qualsiasi luogo della vita quotidiana, favorisce l’incontro di pensieri e di prospettive differenti, che hanno il pregio di rivoltare il terreno degli individui per predisporlo alla semina, ispirandosi al fare e all’arte quotidiana della cultura contadina, disposta per l’occasione a raccogliere i frutti sperati nel tempo.

L’istruzione, la formazione, l’educazione, l’etica e il senso civico rappresentano alcuni degli gli assi portanti principali per dare forma alla cultura, la cui etimologia riporta alla mente l’immagine del coltivare, continuamente tenuta in movimento dall’esercizio quotidiano della lettura e dello studio, perché possa approdare, e ampliare, il mare infinito della conoscenza. La scuola è una palestra, un banco di prova, dove apprendere attraverso l’esercizio quotidiano delle materie scolastiche e dei libri di testo.

La vita stessa è una palestra, dove la cultura deve essere continuamente irrigata per non sacrificare le radici da lasciare in eredità alle generazioni future. Lo studio è un esercizio che le persone devono praticare ogni giorno con lo scopo di accrescere la loro preparazione partendo dalla radice etimologica di ogni singola parola che riporta al grado di affinità con il contesto di riferimento. La ricerca è fondamentale per risalire ai singoli termini quando la parola è espressa in forma composta.
La parola “al-lena-menti” è una di queste e deve essere ricondotta nell’uso e nelle abitudini quotidiane delle persone, come luogo comune, da frequentare come in palestra per mantenersi in forma, per migliorare le condizioni fisiche, per sentirsi tonici, più leggeri e pieni di energia. Possiamo pensare in futuro di fare rientrare la parola allenamenti nelle frequentazioni quotidiane e di praticarli in una palestra (indoor o outdoor) dove allenare le menti?: “al-lena-menti”.

La parola “lena” esprime l’energia, e lo sforzo, che deve essere messo in atto per compiere l’allenamento, con lo scopo di vincere la sfida e raggiungere gli obiettivi. Lena ha anche un significato più ampio, che significa soffiare. Pensiamo al comportamento del fisico durante una qualsiasi fase dell’allenamento, il fiato inizia a venire meno e il respiro che diventa più affannoso. Lena ha una ulteriore significato che porta l’uomo ad aspirare ad un proprio legittimo obiettivo e lo sforzo prodotto, per la trazione esercitata dallo scopo per essere raggiunto, accelera il respiro fino a raggiungere il momento in cui occorre rallentare e addirittura fermarsi, per riprendere fiato.

Se alla parola lena aggiungiamo la parola “menti” ecco che l’uomo vede la proiezione di un gesto fisico invisibile, ad un sacrificio che non porta a nessuna variazione sintomatica, o di stato di alterazione del proprio corpo. Non vedendo progressi immediati e tangibili nei quali compiacersi, specchiarsi nello specchio delle gratificazioni e ricevere giudizi positivi altrui, spesso l’uomo rallenta gradualmente la propria marcia di avvicinamento alla cultura, fino ad arrestare inesorabilmente la propria corsa al primo ostacolo. Qui nasce la sconfitta dell’uomo. In quel preciso istante, la cultura che desiderava essere coltivata per dare origine a nuovi frutti, svanisce fino scomparire senza lasciare traccia dietro di sé.


Una lunga scia che ambiva ad accompagnare i passeggeri della nave verso un porto sicuro e colmo di saperi, naufraga vistosamente, incapace di ormeggiare in una rada tranquilla. L’aspetto più sorprendente è la mancata adesione dell’uomo alla vita della cultura, spesso vista come un dispendio di energia da economizzare per essere destinata ad altri ambiti, “un surplus” di cui farne a meno. La palestra impone un esercizio fisico costante ma anche la palestra della cultura esige un impegno dell’uomo costante. L’allenamento serve per vincere le sfide con se stessi, o con gli altri, una lotta continua che spesso mette a nudo le persone fino a raggiungere l’intimità dell’anima. Per fare questo serve coraggio, dove metterci il cuore, per superare le paure insite nella sfida.

Allenare la mente alla cultura serve per vincere le paure insite nella sconfitta, e nel fallimento, per superare con coraggio le avversità e i giudizi delle persone. La paura si vede, si tocca con mano, prima, durante e dopo la sfida in palestra, poi scompare per prendere altre strade. La paura del giudizio è invisibile e arriva alla persona dopo che intorno a sé si è creata una cortina di atteggiamenti, che avverte ma non vede, che sente in lontananza ma di cui non ha certezze, in grado di condizionare i propri comportamenti.


Per superare il giudizio altrui, che condiziona gli atteggiamenti e i comportamenti delle persone, serve allenare la mente alla cultura in una palestra dove prevale l’arte dell’insegnare, per consolidare lo stato di consapevolezza interiore dell’uomo (chi sono?) e rinforzare il coraggio di andare oltre, di non fermarsi alle apparenze e affrontare con la consapevolezza del sé il giudizio degli altri, che appare inesorabile ogni giorno sulla strada della vita di tutti.

 

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/
https://unaparolaalgiorno.it/significato/L/lena  

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

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L’invidia e l’ammirazione viaggiano sempre insieme, come la luna viaggia sincrona intorno alla terra, con un moto coordinato che ha il pregio di mostrare sempre la medesima faccia del nostro satellite, una parte ben visibile e l’altra nascosta all’occhio dell’osservatore, ma sempre illuminata dai raggi del sole.

Di Guido Zaccarelli Mirandola 4 agosto 2019 - L’invidia e l’ammirazione rappresentano la faccia visibile e non visibile della luna umana, dove l’ammirazione delle persone verso coloro che sono in grado di raggiungere i propri obiettivi, viene costantemente tenuta in ombra con l’intento di renderla invisibile agli occhi degli osservatori. L’invidia ruota intorno all’uomo, come la luna intorno alla terra, formando l’immagine speculare una dell’altra.

L’uomo, anziché condividere il valore aggiunto del risultato altrui, cerca in tutti i modi di erigere un muro perimetrale tutt’intorno, costruito con le pietre dell’invidia. Fin dalle sue origini, la luna è sempre stata una fonte di attrazione per tutti i popoli che hanno abitato la terra, per l’alone di mistero proveniente dal lato oscuro, continuamente fonte di immaginazione per i riflessi che poteva avere sulla vita quotidiana. Pensiamo per un momento al libro “Viaggio al centro della terra” e “Dalla terra alla luna” il cui autore, Jules Verne, ha contribuito a spalancare le porte al mondo della fantascienza. Dalla formazione, ai giorni nostri, la terra e la luna si sono reciprocamente influenzati, raggiungendo un moto armonizzato dove il periodo di rotazione del satellite, sul proprio asse, dura esattamente come quello di rivoluzione intorno al nostro pianeta.

L’orbita ellittica influenza la velocità della luna intorno alla terra, (non la velocità su se stessa), più veloce in prossimità e più lenta in lontananza. Ci sono altri fattori che influenzano la visibilità della luna, che dipendono dall’asse di rotazione, più inclinato rispetto alla terra, dall’orbita ellittica e dal movimento della luna che sposta il punto di vista dell’osservatore. Tutti questi fattori, a cui si aggiunge la sincronizzazione, danno origine a movimenti oscillanti che prendono il nome di “librazione lunare” che ci permette di vedere anche una parte del lato nascosto. L’uomo vede sempre il 41% della superficie lunare e non vede il 41% della faccia nascosta. Rimane il 18% che è frutto della oscillazione tra la parte visibile e non visibile. In base al movimento di rotazione, e di rivoluzione, la luna mostra sempre la stessa faccia all’osservatore e la stessa faccia al sole. La metafora della luna ci viene in aiuto per rappresentare il legame dell’invidia con l’ammirazione, dove la prima è sempre visibile all’uomo e l’altra sempre visibile al sole, ma invisibile all’occhio umano. Come mai? L’invidia è la parte speculare dell’ammirazione: più le persone ammirano le qualità e le gesta altrui, maggiore è il senso dell’invidia che provano al proprio interno, legato alla incapacità di non riuscire ad essere come loro, nel lavoro come nella vita sociale. L’unica arma a loro disposizione, è creare tutt’intorno un terreno arido che corrisponda alla morfologia presente nella faccia nascosta della luna, senza vegetazione e con una struttura molto accidentata.

La parola invidia porta ad un significato ampio, “osservare male” una persona, uno stato d’animo reso possibile dalla presenza interiore di ingenerosa astiosità verso l’altro, per le qualità che è in grado di esprimere, difficilmente riscontrabili nell’individuo invidioso. La parola ammirare porta ad “osservare con senso di meraviglia e di stupore” le qualità espresse della persona. Invidia e ammirazione hanno in comune la parola “osservare”, con intenti differenti: la prima di animosità e la seconda di positiva sorpresa. Sarà capitato, ad esempio, di lavorare in azienda e di avere un superiore che tiene a debita distanza il sottoposto quando mostra capacità e qualità in grado di offuscare la propria luce. Quando, ad esempio, vengono avanzate proposte innovative che possono incidere sul fronte organizzativo e lavorativo per migliorare il benessere delle persone. Di essere spostati da un reparto di lavorazione, o ufficio, per evitare di inserire un anello debole nella catena di comando. Di non ricevere risposta alla richieste perché ritenute non pertinenti, ma che al contrario, nel tempo, dimostrano il loro valore e il loro avanzato grado di solidità. Di suggerire una proposta, non accolta, ma successivamente realizzata con riferimenti altrui. Di essere tenuti in ammollo nel mare dell’indifferenza.

Questo nel lavoro, come nella vita sociale. La norma è che l’eccellenza è vista come un problema da evitare attraverso il faro luminoso dell’invidia che oscura la faccia nascosta dell’ammirazione. Il fenomeno della librazione della luna umana dovrebbe intervenire per incrementare la dimensione nascosta dell’ammirazione e annullare quella dell’invidia. In caso contrario si assiste ad un graduale, ma inesorabile, azione di allontanamento delle persone dalla centralità del loro ruolo sociale e professionale.

Non è da sottovalutare il contesto personale nelle quali le persone si trovano, che influisce sulle scelte e sulle decisioni legate a possibili cambiamenti dall’esito incerto. In uno scenario ideale la librazione della luna umana incontra la librazione dell’anima agente sulla capacità di legare la ragione allo Spirito dell’uomo. È in questo caso che l’invidia, da in – dividere in senso negativo, diventa condivisione, con – dividere in senso positivo, in grado di fare affiorare il senso e il valore etico della relazione e soprattutto di fare comprendere all’invidia che “l’ammirazione è l’espressione autentica del dono” dove valorizzare le qualità e le virtù del prossimo, come germoglio motivazionale per costruire una identità del sé illuminata dalla luce del fare insieme. Questa è l’ammirazione a cui le persone dovrebbero tendere per costruire un futuro eticamente sostenibile.

 

Riferimenti bibliografici:
Guido Zaccarelli, La Conoscenza Condivisa, verso un nuovo modello di organizzazione aziendale e Dalla Piramide al Cerchio, la persona al centro dell’azienda, Franco Angeli Editore.

Riferimenti sitografici:
https://www.wikipedia.org/ 
https://youtu.be/dpn9qnLWEIo 

 

CURRICULUM - Guido Zaccarelli, è docente di informatica, consulente aziendale, saggista e collaboratore redazionale di Gazzetta dell'Emilia. È laureato in Comunicazione e Marketing, ha conseguito un Master in Management per il coordinamento delle professioni sanitarie e frequentato la scuola di alta specializzazione per formatore e consulente d'impresa. È stato referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola e dal 2008 al 2018 docente a contratto di informatica presso l'Università di Modena Reggio.
Bibliografia: Informatica, insieme verso la conoscenza (2010) - La conoscenza condivisa, verso un nuovo modello organizzativo (2012) - Finestre di casa nostra (2013) - Dalla piramide al cerchio, la persona al centro della azienda (2016)

 

 

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