Martedì, 03 Agosto 2021 10:02

TRE MOTIVI PER GUARDARE BOSCH (dal divano di casa, non dal museo) In evidenza

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Bosch è una promettente serie tv americana tratta dai bestseller di Michael Connelly, autore con all’attivo una quarantina di romanzi thriller tradotti in altrettante lingue.

Non ho resistito, non ho finito di guardare la prima stagione.

Non è come sembra, dammi ancora un attimo.

Un sabato qualunque, annoiata e accaldata dalla torrida afa cittadina, ho scorso la home page di Amazon Prime Video. Titolo semplice, solo poche lettere: Bosch.

Aggiudicato.

Bosch è una promettente serie tv americana tratta dai bestseller di Michael Connelly, autore con all’attivo una quarantina di romanzi thriller tradotti in altrettante lingue. Non penso che servano presentazioni.

Che tu sia un cinefilo o un lettore accanito, non importa. Mi rifiuto di credere che non abbia mai letto un suo romanzo (in tal caso, fai penitenza e rimedia). E ancor di più è impossibile che tu non abbia visto uno dei suoi grandi adattamenti cinematografici: “Debito di sangue” di Clint Eastwood o “The Lincoln Lawyer” con l’affascinante Matthew McConaughey (anche in tal caso, rimedia di nuovo).

Insomma, merita.

Ma stavolta c’è stato un imprevisto. All’ottavo episodio della serie tv, ho premuto STOP.

La trama stava andando troppo in lá. E io ne ero già perdutamente innamorata.

Ho spento il televisore prima di sapere chi fosse il colpevole. Sono corsa in libreria.

Bosch2.png

Ho acquistato uno dei tre romanzi da cui viene tratta la prima serie tv: “La città delle ossa” (gli altri due sono “La bionda di cemento” e “Il cerchio del lupo”).

Volevo godermi il finale direttamente sulla carta, gustandolo riga dopo riga, facendo scorrere lentamente ogni parola.

Beh, devo dire che sono rimasta sorpresa, perché…

TRE MOTIVI PER CUI NON PUOI PERDERTI BOSCH

1 - Il ritmo è incalzante.

Proprio così. Ogni serie tv è tratta da due o tre libri. Coesistono contemporaneamente in ogni stagione tre trame diverse, che si intrecciano maestosamente (e senza fare una piega) tra di loro: dagli intrighi, ai casi, ai personaggi, alle tresche.

Questo espediente ti tiene incollato allo schermo e col fiato sospeso.

Il libro… beh, è il libro. Appassionante ma giustamente più lento.

2 - Il personaggio è affascinante.

Harry Bosch è il classico agente americano il cui stereotipo alberga perenne nelle nostre teste. È dotato di un forte senso di “giusta” giustizia, quella relativa e razionale, non solo prettamente legale. Il suo passato burrascoso svelato man mano lo rende umano, dannato, giustificato, affidabile, misterioso. Arguto e sempre sul pezzo, anticipa le mosse dell’ “avversario” e dei colleghi, portandolo inevitabilmente a non cadere nei tranelli (e a scoprire le verità prima di tutti). E poi diciamolo: Titus Welliver, che lo impersona, rende giustizia alla bellezza che traspare dalla sua descrizione nelle pagine di carta (che lo vogliono per questo un seduttore seriale ma gentiluomo, con un’unica donna costante nel cuore: la figlia).

3 - Contiene omaggi di un certo spessore.

Nomen omen, si dice: il nome completo del protagonista è Hieronymus Bosch. Sì, come il pittore fiammingo. Il motivo? La mamma di Harry l’ha scelto perché Los Angeles, ambientazione dell’intera la saga che dà i natali all’investigatore, le ricordava i quadri tormentati, beffardi e infernali dell’artista. Ma non è ancora finita! Bosch eredita il cognome della mamma. Se si fosse impossessato del cognome del papà, si sarebbe chiamato Harry Haller. Sì, come il protagonista de “Il lupo della steppa” di Herman Hesse.

Come vedi, nulla è lasciato al caso. Neanche i nomi. Un motivo in più per prendere a cuore questa geniale serie tv.

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Tiriamo una linea, però. Una sorta di matrice SWOT semplificata a pro e contro.

No, non è “un’altra stupida serie americana” (semicit.). Se ti piacciono i crime su schermo, questa è degna di attenzione (e popcorn sul divano), si divora piacevolmente in qualche giornata. Ma è altrettanto probabile che, se tu fossi un affezionato dei romanzi di Michael Connelly, storca un pochino il naso per la poca fedeltà e per le trame sovrapposte che scombussolano il dedito lettore.

Un sì per la serie tv che prescinde dall’assoluto sì per i romanzi.

 

a cura di Giulia Orrù
(team parliamodilibri.it)