Mercoledì, 24 Giugno 2020 09:41

"Le Cose che ti capitano di nascosto". Un romanzo Noir per l'estate 2020. In evidenza

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"Fabio ha dieci anni, è introverso ma con una spiccata fantasia. Le sue passioni sono i fossili, i libri e sognare cosa farà da grande. Su un quaderno scrive il diario delle sue vacanze in colonia nell'estate del 1979 e ci racconta dei suoi giochi e delle sue noie, del suo entusiasmo e delle sue paure, dei suoi amici a volte veri e a volte immaginari.

Fa così le proprie scoperte, ora nel mondo reale, ora in un suo mondo inventato.
Con la memoria confusa di chi è distratto dall'abitare più mondi. Giorno dopo giorno racconterà quello che è un crescendo di episodi misteriosi e ambigui tanto da diventare complicato, anche per Fabio, capire se quanto scrive sia davvero accaduto o sia frutto della sua fantasia. Perché spesso siamo portati a negare l'esistenza di ciò che ci spaventa.  "È uno scemo", dicono alcuni di lui. "È un genio", dicono altri. Di una cosa Fabio è convinto: alcuni bambini ospiti della colonia sono scomparsi. Anche se tutti lo negano".

E' questa una breve sintesi del nuovo lavoro romanzo "noir" di Antonino Geraci, nato a Monza ma modenese d'adozione con una spiccata dote per la scrittura.

"Le cose che ti capitano di nascosto", pubblicato lo scorso aprile da Epika Edizioni, è un romanzo ambientato nel 1979 e si presenta nella forma di Diario.
"È infatti un bambino di 10 anni, Fabio, - racconta lo stesso autore Antonino Geraci - che descrive su un quadernino le sue vacanze in montagna presso una colonia estiva. Colonia dove non vorrebbe affatto andare, lui detesta passare le vacanze in colonia, ma tant’è, ci deve andare.
Diciamo che Fabio è un bambino introverso ma con una spiccata fantasia, che ci racconta di sé, dei suoi strani sogni, paure, gioie e della sua passione per la lettura, che diventa poi un suo rifugio dal mondo.
Attraverso il suo diario lo seguiamo nelle sue scoperte, ora nel mondo reale, ora in suo mondo inventato. E la sua memoria ovviamente è confusa, come lo è spesso quella dei bambini con molta fantasia, bambini che abitano più mondi. Reali e non.
Il fatto è che giorno dopo giorno Fabio annota sulle pagine del suo diario strani avvenimenti, direi illogici, ambigui, in un crescendo di episodi misteriosi, ma è complicato, anche per lo stesso Fabio, capire se quanto scrive sia davvero accaduto o sia frutto della sua fantasia.
E quando Fabio ci racconta di ciò che accade in quella colonia, non capiamo se stare dalla parte di chi dice che sia uno scemo o da quella di chi crede sia un Genio.
Delle tante cose che non tornano, di una cosa Fabio è convinto sia reale: alcuni bambini della colonia sono scomparsi. E continuano a scomparirne.
Anche se tutti lo negano.
 
Fabio possiamo dire che è il bambino che c’era in noi e che c’è ancora in noi. Molti dei sogni che oggi facciamo, li facciamo da quando siamo bambini. Ma anche molte delle paure che ci portiamo dentro, sono nate allora. Quando eravamo bambini. E quando abbiamo paura, per qualcosa che ci succede, cerchiamo di raccontarci che non stia accadendo. Non a noi.
Perché spesso siamo portati a negare l’esistenza di ciò che ci spaventa.
 
Il romanzo, in un modo tutto suo, affronta il concetto della consapevolezza della scomparsa delle persone, delle cose cui siamo legati, del venir meno delle certezze.
Possiamo vedere nelle persone e cose che secondo Fabio scompaiono, una metafora del venir meno di questi nostri “porti sicuri”, dei nostri punti di riferimento.
Le certezze che abbiamo sempre avuto e tutto a un tratto scopriamo non essere tali. Da una parte sappiamo di non avere in mano “certezze”, e però ci aggrappiamo alle nostre.
La perdita dei nostri punti di riferimento sono cose cui ci prepariamo dalla nascita, ma cui non siamo mai pronti. Crescendo, scopriamo che un gioco non è per sempre, che un’amicizia non è per sempre, scopriamo che un amore non è per sempre.
 
Capiamo e sappiamo benissimo che nulla è per sempre.
 
Ma ce lo nascondiamo questo fatto. E quando accade che qualcosa si rompe, che qualcosa finisce, ecco, quella cosa ci succede, benché siamo pronti, benché ce lo aspettiamo da sempre, ci succede così, inaspettatamente. E quello cui si riferisce il titolo, sono “le cose che ti capitano di nascosto”.
 
È un romanzo noir e di formazione. Ma segue in parte anche lo stile del “surrealismo”, dato che quella corrente letteraria si immerge e dà libero sfogo all’inconscio. Al sogno, al fanciullo che si cela in ognuno di noi.  Al nonsense che si oppone alla razionalità."

Chi è Antonino Geraci? La risposta direttamente dall'interessato che così racconta:

"Sono nato a Monza nel 1974 e sono quarantacinque anni che mi racconto storie. Spesso cerco di coinvolgere anche gli altri in questa mia narrazione.
 “LE COSE CHE TI CAPITANO DI NASCOSTO” è il mio romanzo d’esordio, pubblicato da Epika Edizioni nell’aprile del 2020
Vivo in provincia di Modena dal 1993, e nello stesso anno mi sono iscritto all’università di Modena e Reggio Emilia, dove mi sono laureato in Economia. Lavoro presso un istituto di credito. Abito con mia moglie in una casa stracolma di libri.

Tra i tanti che adoro, i libri che più amo sono: Le ceneri di Angela di McCourt, Il signore delle mosche di Golding e Cecità di Saramago.
Leggere non è una mia passione, è un bisogno. Come il bere e il mangiare.
Scrivere, invece sì, è una passione che forse maschera la mia necessità di prendere appunti sulle storie che nascono dentro di me e mi abitano.
Ho studiato, per provare a imparare a mettere i miei pensieri su carta, ma se di formazione posso parlare sicuramente una forte influenza l’hanno avuta, da giovanissimo, e solo per citarne alcuni, autori come Salgari, Verne e Calvino da un lato, Lovecraft, Poe e Stephen King dall’altro (il lato oscuro).
Un’altra mia passione, che è stata repressa in questi ultimi mesi a causa del coronavirus, sono i viaggi. Ho avuto la fortuna di attraversare mezzo mondo.

Viaggiare è come leggere: entri nelle storie degli altri.
E questa è, in pochissime righe, la mia."

 

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