Sabato, 13 Febbraio 2016 09:10

Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari In evidenza

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Sarà presentato a BUK, festival del piccola e media editoria, a Modena, oggi, sabato 20 febbraio alle 17. "Lettere di Corsa" (Damster Edizioni) un libro che attraverso le lettere che Bruno Solmi, tecnico della Ferrari, inviava alla sua famiglia, dipinge il ritratto di un'epoca. L'autore è Enrico Solmi, figlio di Bruno.

Di Manuela Fiorini – foto Enrico Solmi

Modena, 13 febbraio 2016

Ferrari è un brand conosciuto in tutto il mondo. Le auto, la velocità, le gare, i piloti, ora anche i parchi tematici. Dietro al successo del Cavallino Rampante, tuttavia, ci sono uomini e donne che hanno lavorato e lavorano "dietro le quinte", dando il loro indispensabile contributo alla fama della celebre casa di Maranello. Tra di loro c'era anche Bruno Solmi, che per vent'anni ha seguito le corse delle "rosse", sia in Formula Uno che in altre categorie, come cambista per la prima squadra. Era stato assunto da Enzo Ferrari a 16 anni, nel 1943, durante la guerra, quando la allora Auto Avio Costruzioni si era trasferita a Maranello. Aveva poi frequentato una scuola di professionale, che poi sarebbe diventato l'Istituto Ferrari e si era specializzato meccanico. Nel 1945, era sfuggito a un rastrellamento, grazie alla misericordia di un sergente di origini polacche, che si era impietosito vedendo sua madre pregare per il figlio con in mano un crocifisso, era riuscito a fuggire sugli Appennini, dove si era unito alle Brigate Partigiane. Dopo la fine della Guerra, era tornato a lavorare alla Ferrari per iniziare la sua carriera di meccanico da corsa sempre in giro per il mondo. Dalle città in cui si svolgevano le gare, Bruno Solmi inviava lettere alla famiglia lontana. Erano missive piene di sogni, speranza, passione, umanità, nostalgia di casa, che si mescolavano alla cronaca degli avvenimenti sportivi.

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Quelle lettere rivivono oggi nel volume "Lettere di Corsa. Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari", pubblicato da Damster Edizioni e scritto dal figlio di Bruno, Enrico Solmi. Il volume, che sarà presentato a BUK, festival della piccola e media editoria, sabato 20 febbraio alle ore 17.30, presso la Sala Longo Samuele Chimisso, è diviso in capitoli, uno per ogni anno e i ordine cronologico, secondo la data della lettera. All'inizio di ogni capitolo, una breve introduzione aiuta il lettore a inquadrare meglio le lettere nel loro contesto storico. "Lettere di Corsa" non è un libro sulla Ferrari, anzi è "anche" un libro sulla Ferrari, ma il mito del Cavallino Rampante cede qui il passo alla storia familiare di un uomo che ha vissuto con passione e sacrificio il suo lavoro, che lo ha tenuto spesso lontano dalla famiglie e dagli affetti. E' anche l'omaggio di un figlio al padre, scomparso troppo presto e un affresco che descrive la vita di quegli uomini umili, fortemente legati alla loro terra.

Ne abbiamo parlato con l'autore.

Enrico Solmi autore

Come nasce Lettere di Corsa e perché hai deciso di raccogliere in questo libro le lettere di tuo padre Bruno?

"Il plico di lettere mi è stato consegnato da mia madre che le conservava gelosamente. Me le consegnò poco prima di morire qualche anno fa, raccomandandosi di averne cura dicendomi «leggile e ricordaci, perché è tutto quello che resterà di noi dopo che me ne sarò andata». Non ebbi il coraggio di leggerle subito e le misi da parte per riprenderle solo qualche tempo dopo. La spinta alla pubblicazione è arrivata per diversi motivi: far conoscere la storia di mio padre, uomo umile e schivo ma pieno di passione e di fame di conoscenza; dare uno sguardo al mondo Ferrari negli anni eroici, uno sguardo da dietro le quinte dei riflettori; infine, e soprattutto, il mio istinto di scrittore mi aveva fatto intravedere in questa raccolta di lettere, un vero e proprio romanzo di formazione, una storia esemplare di un ragazzo italiano nell'immediato dopoguerra, che partendo dal nulla si costruiva una vita anche grazie a un mestiere molto particolare come quello del meccanico da corsa di un mito mondiale come Ferrari, che portò lavoro in una zona dove la guerra civile era stata particolarmente cruenta".

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Cos'hai provato rileggendo le lettere di tuo padre?

"Certamente una forte emozione: stavo rileggendo la storia della mia famiglia, narrata da mio padre e da mia madre. Quelle parole erano talmente vivide che quasi potevo sentire la loro presenza al mio fianco.
Alcuni episodi mi erano noti, molti altri no. Ho potuto inoltre capire diverse cose, all'interno delle
dinamiche famigliari, a cui non avevo fatto caso in passato".

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La lettura della corrispondenza tra i tuoi genitori ti ha aiutato a conoscere meglio tuo padre o ha rivelato aspetti del suo carattere che non conoscevi?

"Diciamo che in parte hanno confermato la persona che mi ricordavo fosse. Una persona sensibile, molto legata alla famiglia. Ha sempre dimostrato una grande passione per il suo lavoro. Ricordo il suo orgoglio e la sua soddisfazione quando raccontava aneddoti dei suoi viaggi. Una cosa però traspare dalle lettere e che non avevo percepito: la grande sofferenza nello stare lontano da casa e della frammentarietà delle notizie che riusciva ad avere. Ricordiamoci che la lettera era un mezzo piuttosto precario. Spesso arrivavano in ritardo, magari quando si era già spostato. Poteva passare un mese senza che ricevesse notizie. Direi che il ritratto che ne esce rispetto a come lo ricordo è di una persona combattuta tra la passione e la necessità del lavoro, un lavoro importante che dava soddisfazione, e la nostalgia della famiglia".

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Tra i documenti storici riportati nel libro, c'è anche il telegramma che Enzo Ferrari scrisse alla tua famiglia per fare le condoglianze in seguito alla scomparsa di tuo papà. Un gesto che sottolinea l'importanza di ogni lavoratore aveva allora per l'azienda per cui lavorava. Approccio che oggi, è venuto meno.

"Il periodo in cui padre iniziò a lavorare in Ferrari era proprio l'inizio dell'avventura, erano tempi eroici, terribili, difficili, incoscienti ma indubbiamente pieni di fascino e più ingenui o genuini. I rapporti umani erano molto più stretti, anche perché l'elemento umano era fondamentale e indispensabile. Come ho detto si trattava solo di una piccola officina all'inizio, basta confrontare le foto dei meccanici di allora con quelle di adesso. Certo le condizioni di lavoro erano più dure e la sicurezza lasciava a desiderare. Credo che quello che si possa recuperare di quei tempi sia lo spirito, l'amicizia e i valori in cui quegli uomini credevano. Oggi tutto è migliorato, ma è tutto più asettico, complici anche gli enormi interessi in ballo".

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Che cosa ti auguri per "Lettere di corsa"?

"Innanzitutto spero possa piacere a un pubblico il più vasto possibile e non solo ai semplici appassionati. Libri sulla Ferrari ne sono stati pubblicati migliaia e non sentivo il bisogno di farne un altro. La mia intenzione era di parlare di un uomo, di un ragazzo uscito dalla guerra senza nulla tranne la sua voglia di fare e di imparare. Un ragazzo che ha contribuito, per la sua parte, a creare il mito che è la Ferrari oggi. Una storia italiana esemplare direi, piena di emozioni, sentimenti genuini, dolori, amori, delusioni, gioia. Il tutto senza nessuna retorica e assolutamente vero, realmente accaduto. Il messaggio che vorrei lasciare al lettore è che l'esempio di mio padre possa far riflettere su come si possa vivere facendo qualcosa di grande continuando ad amare le cose semplici e fondamentali della vita, con umiltà e senza l'arroganza di volerlo mostrare".

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Info
Enrico Solmi
Lettere di corsa.Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari
Damster Edizioni 2016, 190 pag, € 14