Lunedì, 25 Gennaio 2016 12:54

Beckett e Pinter al Teatro Due di Parma

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Samuel Beckett e Harold Pinter a Teatro Due: con "Catastrofe – Il linguaggio della montagna, Il bicchiere della staffa, Il nuovo ordine mondiale", per la regia di Massimiliano Farau, si affronta il complesso rapporto tra oppressi e oppressori. In scena fino al 31 gennaio. -

di Cristina Pedretti

Parma, 25 gennaio 2016

Sono le opere di due grandissimi autori teatrali del Novecento quelle che andranno in scena al Teatro Due di Parma fino alla fine di gennaio: "Catastrofe" di Samuel Beckett, un breve ma intenso atto unico, farà infatti da premessa ai tre testi di Harold Pinter, "Il bicchiere della staffa", "Il linguaggio della montagna" e "Il nuovo ordine mondiale", raccolti insieme in uno spettacolo unico. I lavori di questi due esponenti del Teatro dell'assurdo innescano una profonda riflessione sul tema dell'oppressione e dei rapporti umani (anche politici) dominati dalla violenza.

Samuel Beckett scrisse "Catastrofe" nel 1982 per il Festival di Avignone, evento durante il quale molti intellettuali dimostrarono il loro supporto a Vaclav Havel, il drammaturgo cecoslovacco dissidente che fu imprigionato e perseguitato per diversi anni a causa della sua lotta per la difesa dei diritti civili, e che divenne poi il primo presidente della Repubblica Ceca. A Beckett, il fatto che ad Havel, come punizione, fosse stato proibito di scrivere, sembrò la massima espressione di oppressione, e in "Catastrofe" mise in scena proprio questa condizione, rappresentando il rapporto tra un attore e il suo regista: umiliato e totalmente sottomesso, il primo, e despota inesorabile il secondo. Le tre opere di Pinter ("Il bicchiere della staffa" del 1984, "Il linguaggio della montagna" del 1988 e "Il nuovo ordine mondiale" del 1991) analizzano l'oppressione e la prevaricazione messe in atto con la tortura, con la manipolazione e la mistificazione del linguaggio, con l'alterazione dell'identità personale.

«In questi tre agghiaccianti atti unici – sostiene il regista Massimiliano Farau – Pinter ci fa entrare nei "luoghi chiusi dell'oppressione": camere della tortura, carceri segrete, algide sale colloquio. E ci pone un fondamentale interrogativo: che cosa può trasformare un normale essere umano in un torturatore? Perché non possiamo illuderci che i torturatori siano dei mostri. Sarebbe troppo facile e soprattutto ci farebbe cadere nel loro stesso autoinganno: quello di pensare che il male sia altrove, fuori di noi, facilmente identificabile. Come regista sento che è essenziale affrontare Nicolas, gli aguzzini de "Il linguaggio della montagna", Des e Lionel nel "Nuovo ordine mondiale" non come meri villains, ma come esseri umani. Come esempi della condizione in cui chiunque di noi può precipitare in circostanze estreme e in nome della "giusta causa". Come paradigmi degli effetti che un cocktail micidiale fatto di principio di autorità, paura, bisogno di appartenenza, istinto di morte, possono produrre sulle coscienze».

Lo spettacolo andrà in scena sabato 30 gennaio alle ore 21; domenica 31 gennaio alle ore 16. Sul palco: Cristina Cattellani, Paola De Crescenzo, Davide Gagliardini, Luca Nucera, Gian Marco Pellecchia, Bruna Rossi, Emanuele Vezzoli, Mattia Gambetta e Tommaso Vaja.