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Moncalvo (Coldiretti) - Dobbiamo impegnare le nostre forze in una operazione di trasparenza e di emersione...

di Virgilio Parma, 3 settembre 2015
Occorre colpire con forza il fenomeno dell'irregolarità in agricoltura e tenere sempre alto il livello di attenzione anche quando si smorzeranno i clamori connessi ai recenti tragici fatti di cronaca.

Non solo sorveglianza ma anche remunerazioni coerenti con i costi di produzione affinché non si lascino spazi alle speculazioni e alle furberie.
Un chilo di pomodori raccolto in Puglia viene sottopagato meno di 8 centesimi al chilo che non coprono i costi di produzione e di raccolta ma alimentano una catena dello sfruttamento che occorre spezzare. E' quanto ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che la situazione non è molto diversa se si parla di arance o di uva, nel suo intervento al vertice nazionale sul caporalato per definire il piano di azione per il contrasto al fenomeno e al lavoro irregolare in agricoltura con i Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e del Lavoro Giuliano Poletti. Occorre combattere senza tregua il becero sfruttamento che - ha sottolineato Moncalvo - colpisce spesso la componente piu' debole dei lavoratori agricoli, con pene severe e rigorosi controlli. E su questo - ha sostenuto Moncalvo - sta lavorando l'Osservatorio sulla criminalita' nell'agroalimentare guidato da Giancarlo Caselli che la Coldiretti ha promosso e sostenuto.
E' pertanto auspicabile un processo di emancipazione che coinvolga la intera filiera agroalimentare in grado di distinguere e emarginare chi opera nell'illegalità e al contempo favorire le imprese che fanno dell'etica e della responsabilità un motivo di orgoglio e che deve diventare una leva commerciale privilegiata.

Così come in ogni settore anche in agricoltura le imprese che operano in condizioni di trasparenza sono la gran parte come "dimostrano i 322mila immigrati, provenienti da ben 169 diverse nazioni, assunti regolarmente in agricoltura. Con la rete del lavoro agricolo di qualità si avvia un importante percorso che tutela i lavoratori dalla sfruttamento e premia le imprese virtuose che - ha concluso Moncalvo - dobbiamo proseguire con serietà anche quando le luci sui drammatici casi di cronaca saranno spente.

Pubblicato in Agroalimentare Emilia


Carpi, contrasto al lavoro nero. 

Carpi, 21 marzo 2015 - 
I Carabinieri della Stazione di Carpi unitamente ai militari dell'Ispettorato del Lavoro di Modena hanno eseguito alcuni controlli a laboratori tessili della città dei Pio, sospendendone l'attività di uno, risultato irregolare.

Più precisamente, tre laboratori tessili sono stati sottoposti a verifiche, con il controllo complessivo di circa una trentina di lavoratori, tutti di nazionalità cino-popolare. Presso uno dei tre laboratori è stata riscontrata la presenza di 7 lavoratori di cui ben 4 in nero, privi pertanto di un regolare contratto di assunzione. Da una verifica più approfondita è emerso che uno dei 4 lavoratori irregolari era anche privo di documenti di identità e clandestino in Italia, pertanto il titolare dell'attività, un cinese di 35 anni, è stato denunciato all'Autorità Giudiziaria per sfruttamento di manodopera clandestina. Inoltre l'attività imprenditoriale è stata sospesa fino al pagamento della multa prevista -che si aggira attorno a circa 10.000 euro- e la regolarizzazione dei lavoratori in nero. Il piano terra dello stabile risultava essere stato adibito a laboratorio, mentre i dipendenti dormivano in alcuni appartamenti situati al piano superiore, in condizioni igienico-sanitarie che non destavano a rilievi.

L'attenzione rivolta dai Carabinieri al regolare svolgimento delle attività commerciali ed imprenditoriali è di alto livello, sia per salvaguardare la tutela dei diritti dei lavoratori sia per assicurare una regolare concorrenza del mercato, la cui violazione determina una distorsione nella presenza delle attività imprenditoriali, producendo maggiori vantaggi per quelle che operano in maniera sleale e penalizzando quelle più virtuose e rispettose delle normative vigenti. L'illegalità nelle attività imprenditoriali e commerciali, oltre a distorcere le regole della concorrenza, sono elementi di attrazione per altre forme di illiceità che poi si diffondono nell'ambiente circostante, inquinandolo. È necessario preservare il territorio anche da queste forme di criminalità che contribuiscono a rendere meno sicuro e tutelato il paese

Pubblicato in Cronaca Modena

Durante alcuni controlli in laboratori tessili gestiti da cinesi, i funzionari della Direzione provinciale del Lavoro hanno trovato due persone assunte in nero, benché in regola con i permessi di soggiorno. Il titolare ha subito regolarizzato i due lavoratori e pagato la sanzione, per poi riaprire i battenti.

Reggio Emilia, 1 ottobre 2014 – di Ivan Rocchi

Continuano i controlli della Polizia di Stato nella nostra città. Tra i fenomeni finiti sotto la lente d'ingrandimento degli ispettori di Reggio ci sono i laboratori tessili cinesi, che spesso assumono personale in nero o non in regola con il permesso di soggiorno. Lunedì scorso, durante un'operazione svolta da Polizia, Direzione provinciale del Lavoro, Vigili del Fuoco e servizio ispettivo dell'Asl, sono state riscontrate irregolarità in un laboratorio, subito fatto chiudere, mentre su un altro la pratica rimane aperta.

Nel primo opificio, in zona stazione centrale, vi erano 11 cittadini cinesi, tutti in regola con le norme sul soggiorno. Solo 8 erano intenti al lavoro, ma due di questi risultavano assunti in nero. I funzionari della Direzione provinciale del Lavoro hanno così decretato la sospensione immediata dell'attività di produzione. Che però è durata meno di un giorno. Infatti, ieri il titolare della ditta ha regolarizzato la posizione dei suoi dipendenti e ha pagato la multa, potendo così tornare in attività.

Nel secondo caso è stato invece ispezionato un opificio in zona Pieve, dove si trovavano quattro cittadini cinesi, regolari sul territorio, le cui posizioni lavorative hanno destato qualche dubbio nei funzionari, che vogliono proseguire l'indagine prima di chiudere gli atti.

Ma non sono solo i contratti di lavoro a essere sospetti. Anche alcune ditte lo sono. Infatti, dalla fine dell'anno scorso sono stati scoperti 31 laboratori tessili falsi, ovvero completamente inesistenti od ormai di fatto inattivi. Al loro posto c'erano invece dei capannoni abbandonati o ditte intestate ad altre persone. In via Zatti 15, per esempio, era stata dichiarata l'esistenza di una ditta cinese, ma una volta giunti sul posto gli ispettori hanno trovato al suo posto una ditta di italiani, completamente all'oscuro della truffa. In via Giordano Bruno 71, invece, un laboratorio tessile che risultava aver assunto 23 dipendenti, era in realtà un basso scantinato di un condominio, dove a malapena c'era spazio per cinque persone.

Pubblicato in Cronaca Reggio Emilia
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