Lunedì, 24 Marzo 2025 13:16

Parma: Iftar al campo profughi di Martorano: un segno di speranza e accoglienza oltre le barriere In evidenza

Scritto da Francesca Caggiati

Un momento di profonda condivisione e solidarietà ha animato con luci, colori e sapori d'Oriente il campo profughi di Martorano alle porte di Parma

Ieri all'imbrunire l'Associazione Al Amal, il cui nome in italiano significa "La speranza", ha organizzato un Iftar, il pasto serale che interrompe il digiuno durante il mese di Ramadan, che quest'anno terminerà il 30 marzo, offrendo un'abbondante e gustosa cena fatta di un profumato couscous con verdure e agnello, riso basmati con pollo, zuppa, brick farciti in vari modi, datteri, dolci tipici e il rinomato thè verde con menta, solo per citare alcune pietanze messe in tavola agli oltre 70 residenti del centro.

L'evento – riproposto dopo il positivo riscontro dello scorso anno - ha visto la partecipazione di numerose associazioni e realtà del territorio, a testimonianza di un forte spirito di collaborazione e di un desiderio comune di accoglienza e integrazione. Tra i presenti, soci di Anolf Parma, la comunità pakistana rappresentata da Chaudhry Abdullah Hassan, l'associazione Woman for Women presieduta da Angela Zanichelli, la comunità somala, la Protezione Civile e altre associazioni ed enti locali.

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Un momento particolarmente significativo è stato l'intervento del sindaco di Parma, Michele Guerra, che ha scelto di rivolgere – visto che solo pochi rifugiati capiscono l'italiano - un discorso di benvenuto e accoglienza ai profughi in un ottimo inglese, superando la barriera linguistica e dimostrando un'attenzione particolare alle esigenze dei presenti.

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Prima del pasto, come da tradizione, si è svolto il momento della preghiera, guidato da Fethi Rjaibia, in rappresentanza della comunità musulmana di Parma. Un segnale di unità e di rispetto delle diverse culture e religioni, valori fondamentali per l'Associazione Al Amal, che vede tra le sue socie più attive Arbia Mallaoui, Naima Sadi e Omaima Megahed, donne provenienti da Tunisia, Marocco ed Egitto, che con il loro impegno quotidiano portano avanti un messaggio di speranza e di solidarietà.

E' stato sicuramente un momento di condivisione e di scambio culturale, un momento pieno di calore, sentimenti belli e positivi – confida Nabila Mhaidra presidente di Al Amal - Ma la cosa più importante, che abbiamo voluto estendere ai rifugiati, è farli sentire per un giorno, come se fossero a casa vostra. L'abbiamo visto, mentre erano collegati con i loro telefoni, condividendo questo momento con le loro famiglie nei diversi Paesi di origine, facendoli vivere insieme a noi. C'è anche questo oltre alla cena – prosegue Nabila: dare un momento di gioia, anche per i loro parenti, gioia che serve a non farli preoccupare. Poi, la maggior parte dei presenti al centro sono ragazzi molto giovani, e la gioia era palpabile.

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L'obiettivo principale è creare un momento in cui tutti si sentano parte di una famiglia, una famiglia che si ritrova attorno al tavolo. Era importante che al tavolo con loro ci fossimo noi di Al Amal e ci fossero anche i nostri ospiti italiani. L'obiettivo era proprio quello di farli sentire a casa, creare un momento speciale in questo mese di Ramadan e dare felicità sia a loro, sia agli altri rifugiati che magari non hanno potuto essere presenti, ma stanno facendo lo stesso Ramadan. C'è stato anche l'apprezzamento delle Istituzioni e di altre associazioni locali, che hanno accolto con entusiasmo il nostro invito. E l'apprezzamento degli italiani che hanno accettato il nostro invito è stato fondamentale, perché è come se avessimo creato un momento che supera la contingenza, il tempo, e tutto ciò che ci circonda e che va oltre il significato, che è vario e molteplice, ma che in sostanza si traduce in uno scambio, non solo di sapori, ma soprattutto di gioia – sottolinea sempre Nabila. Il senso di questo gesto è soddisfare persone che, secondo me, non vedevano un evento del genere da tanto tempo.”

L'Iftar al campo profughi di Martorano è stato molto più di una semplice cena: un'occasione per superare le differenze, condividere esperienze e costruire ponti tra culture diverse, portando un po' di calore e di conforto a chi ha dovuto lasciare la propria casa e affrontare un difficile percorso di integrazione. Un esempio concreto di come la solidarietà e l'accoglienza possano fare la differenza, offrendo un futuro di speranza a chi ne ha più bisogno.

 

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