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Domenica, 02 Aprile 2023 06:50

Ordine dei medici: partiti i lavori per la riforma del Codice deontologico. In evidenza

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A distanza di dieci anni il Codice deontologico dei medici e degli odontoiatri si rifà il look.

Di Giuseppe Storti, 1 aprile 2023 (Quotidianoweb.it) -

Il codice attuale infatti è del 2014, anche se negli anni è stato più volte modificato.

Il nuovo codice dovrebbe vedere la luce nel 2024.

Al progetto per il nuovo codice, sono già stati individuati quattro gruppi di lavoro, che si interesseranno di quattro aree di riforma: i diritti fondamentali, la comunicazione, le nuove tecnologie, la responsabilità, autonomia e rischio clinico.

I quattro gruppi di lavoro sono stati incaricati dalla Consulta deontologica nazionale. I gruppi lavoreranno al nuovo codice fino al mese di giugno. Quindi le loro proposte saranno presentate a luglio in un convegno nazionale che dovrà fare il punto della situazione con gli attori interessati e la società civile.

La Consulta avrà poi il compito essenziale di riscrittura del nuovo Codice, che dovrebbe essere pronto per la fine del prossimo anno. Questo il cammino programmato dalla federazione nazionale degli ordini  dei Medici  Chirurghi e degli Odontoiatri per la riforma del Codice deontologico.

In una dichiarazione all’agenzia Ansa il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici e dei Chirurghi Filippo Anelli nel presentare il progetto di riforma del codice deontologico, ha affermato tra l’altro che:  “Col nuovo Codice deontologico i medici non potranno disconoscere valore ai vaccini o sconsigliarne il ricorso. Ma niente obbligo” Quindi in pratica con il nuovo codice deontologico che lo ricordiamo ancora una volta è in fieri, verranno chiamati a partecipare in ragione del loro ruolo, a campagne vaccinali, non potranno non effettuare le somministrazioni degli immunizzanti.

Anche se come aggiunge il Dr. Finelli non ci sarà un vero e proprio obbligo. Certamente stiamo discettando di mere ipotesi di un progetto di riforma che è in una fase embrionale, che prescinde dalla fase successiva del confronto con le categorie interessate, ovvero gli  stakeholder, tra i quali andrebbero annoverati di sicuro in primis i cittadini utenti del Servizio sanitario nazionale, che poi sono gli assistiti che però vengono scarsamente considerati, ed in ogni caso sono quasi sempre fuori dai giochi.

Allora sul punto vanno fatte una serie di considerazioni oggettive, partendo proprio dalla centralità dei ruolo dei medici, in particolare di quelli di medicina generale, che rappresentano il front office di quella sanità di prossimità che è più vicina agli assistiti, e soprattutto quella che è più ascoltata in quanto conosce i cittadini utenti sia da punto di vista sanitario che da quello squisitamente umano.

La prima riflessione da fare è come si concilia l’autonomia professionale del medico con il fatto che si prospetta di non poter più disconoscere il valore dei vaccini e/o sconsigliarne l’uso?  

Sul punto ci piace citare il Giuramento di Ippocrate che costituisce una sorta di Bibbia laica di ogni medico che si rispetti da secoli a questa parte. Ne citiamo l’incipit che riteniamo sia la parte più importante.“Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento; di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale.”

Quindi la libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento che rifugge da ogni condizionamento indebito, è la sintesi perfetta del corretto e coscienzioso svolgimento del ruolo di medico. Già detta sintesi parrebbe cozzare con quanto si vorrebbe immettere nel nuovo codice deontologico dei medici, in merito al ruolo dei sanitari nell’ambito delle campagne vaccinali: non poter disconoscere il valore dei vaccini; e/o sconsigliarne l’uso, adempimenti che non costituirebbero un obbligo. Dirlo però appare un ossimoro. Certamente la tematica dei vaccini, dopo ciò che è successo durante la funesta fase della pandemia, con un carico di polemiche, di azioni giudiziarie che hanno colpito in particolare proprio la categoria più esposta: i medici, che tra l’altro hanno pagato un costo altissimo in vite umane; è un terreno altamente scivoloso che va trattato in maniera oculata e ragionata, cercando sempre di privilegiare e mantenere intatti quei principi di autonomia professionale, di libertà di pensiero e di comportamenti dei medici che resistono da molti secoli a questa parte.

Non poter sconsigliare l’uso del vaccino, né disconoscerne il valore, se non è un obbligo, è quasi un obbligo.

A meno che queste che sono delle mere ipotesi non siano meglio determinate dopo la fase di studio, di progettazione, di confronto con le categorie interessate, e soprattutto con i cosiddetti utilizzatori finali del sistema sanitario nazionale: i cittadini utenti, che hanno il diritto di sapere e conoscere dal proprio medico di base- senza indebite interferenze- legate ad interessi economici e finanziari consolidati, quali siano le migliori e più efficaci cure per le proprie malattie abituali e nelle eventuali crisi pandemiche e/o campagne vaccinali. Anche se Noi, come tutti ci auguriamo che il mondo non si trovi più a vivere l’incubo pandemico dal quale da poco tempo siamo usciti.

Indubbiamente una riforma organica del Codice deontologico è fondamentale al fine di definire quella che il Prof. Ivan Cavicchi, in un suo saggio “La questione medica Come uscire dalla palude. E. Book Quotidiano sanità 2015”, definisce come la “questione medica”.

Ovvero: la questione medica riguarda la ridefinizione del ruolo, dell’identità e della funzione del medico, che il nuovo codice deontologico deve attualizzare in maniera chiara e non contraddittoria a differenza di quanto accade oggi. Ed inoltre la figura del medico non può essere determinata in maniera chiara, senza essere definita e proiettata in maniera altrettanto chiara nelle sue relazioni con il malato, considerato tale nella complessità del tempo che stiamo vivendo.

Come si può chiaramente verificare le tematiche dirette ed indirette collegate alla riforma del codice deontologico sono assolutamente dirimenti. Tant’è che andrebbero spiegate bene all’opinione pubblica. Invece a prescindere da giornali specializzati in tematiche sanitarie, non se ne parla. Ma chi segue il nostro giornale, sa che i temi scottanti li trattiamo tutti e con continuità, sapendo di dover adeguatamente informare i cittadini senza timori reverenziali nei riguardi di nessuno. Pertanto, ritorneremo sull’argomento seguendolo nelle successive fasi di costruzione del nuovo codice deontologico. 

 

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