Giovedì, 02 Febbraio 2023 05:50

La replica di Luca Tadolini, autore del libro “La Repubblica Sociale Italiana a Reggio Emilia – 1944”, alla querelle ripresa da un quotidiano reggiano. In evidenza

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Di Matteo Pio Impagnatiello 1 febbraio 2023 - Nei giorni scorsi, una testata giornalistica locale di Reggio Emilia riportava un paio di articoli dal titolo “Gianferrari contesta il libro di Tadolini” e “Pasquale Marconi pensava a salvare vite”, inerenti al libro di Luca Tadolini “La Repubblica Sociale Italiana a Reggio Emilia. 1944 la crisi dei piani angloamericani di guerra partigiana” (Edizioni all’insegna del Veltro, 2011).

Luca Tadolini, avvocato reggiano, è un libero pensatore nonché un prolifico autore di numerosi saggi storici e d’attualità. Ricordiamo alcuni altri dei tanti lavori pubblicati: “Communists L’accordo fra il PCI e lo spionaggio Usa (1943 – 1945)”, “La RSI a Reggio. 1944. Dal bombardamento angloamericano alla caduta di Roma”, “Brasil potência. I governi militari del Brasile fra volontà di potenza ed egemonia USA (1964 – 1985)”, “Pro e contro Maastricht”.

Ecco la replica di Tadolini riguardo agli articoli su menzionati, apparsi sulla stampa cartacea:

«Rispondo volentieri a Umberto Gianferrari, nipote di Pasquale Marconi, che nel Giorno della Memoria contesta una frase in un mio libro - che l’ha “sconvolto” - dove scrivo che nel 1944 l’antifascismo cattolico reggiano, Marconi compreso, “risulterà essere un mortale paravento della micidiale guerriglia comunista sostenuta dagli angloamericani”; sul medesimo punto è intervenuto anche lo storico Giuseppe Giovannelli e Gianluca Marconi, ex Sindaco. In effetti, nei libri sulla Repubblica Sociale Italiana a Reggio ho pubblicato documenti forse “sconvolgenti”, come i verbali d’interrogatorio dei fratelli Cervi, le lettere delle vedove di Cervarolo, la relazione fra servizi Usa e Partito Comunista, le posizioni del Vescovo Brettoni, l’indagine sull’omicidio dell’ufficiale medico Pietro Azzolini ed il “processo” partigiano alla sorella Marianna, entrambi amici di Pasquale Marconi. E anche gli atti dell’arresto del dottor Marconi per aver fornito cure e rifugio al comunista Riccardo Cocconi, Miro (braccio destro del Commissario Politico Eros, Didimo Ferrari,) ferito a Cerrè Sologno nel Marzo 1944. La frase contestata è su questo frangente, dove le vicende dei due medici si intersecano nella tragedia. Azzolini e Marconi, il primo in divisa fascista, il secondo nella resistenza antifascista, cercheranno insieme di evitare le rappresaglie tedesche in montagna dopo la puntata comunista di Eros e Miro, che si concluderà con l’ecatombe di Cervarolo. Marconi nasconderà il comunista Miro Cocconi e per questo verrà arrestato dai fascisti. A Giugno 1944 i comunisti prelevano il dottor Azzolini, la sorella Marianna, sperando – invano - possa salvare il fratello, corre a far uscire dal carcere Marconi, ma i partigiani di Miro ed Eros hanno già trucidato il suo amico Pietro Azzolini.  Nell’estate1944, tuttavia, Miro, Eros e Pasquale Marconi saranno insieme ai vertici del Comando Unico partigiano.  A Novembre, verrà catturata Marianna, subito brutalizzata, poi condannata a morte. Pasquale Marconi si adopererà per evitarne la fucilazione. Marconi “stigmatizzò e si oppose contro ogni tipo di azione omicida”, mi contesta Gianferrari, “salva le vite” scrive Giovannelli, ma il sodalizio dei partigiani cattolici con i comunisti nel Triangolo della Morte, durante la Resistenza, non si interrompe davanti alle violenze comuniste. Come invece accade altrove in Europa, quando lo stalinismo egemonizza le resistenze antifasciste. Da noi durante la guerra l’antistalinismo viene sacrificato all’antifascismo. Questo è il punto (sconvolgente? Leggete il capitolo sui servizi USA che privilegiano i comunisti di Eros.). Nel 1951 Marconi, da deputato Dc, dirà poi in Parlamento: “ho il piacere di avere combattuto insieme con i comunisti, purtroppo ho visto quel che sono capaci di fare in male (oltre che in bene perché li ho visti combattere bene), posso dirvi che li ho visti commettere atti di una ferocia tale da non aver nulla da invidiare a quelli commessi dai nazisti”. Nel libro che viene commentato scrivo anche che “vi sono persone che per carisma, posizione sociale, tradizione (…) si adoperarono per attraversare la guerra con il piglio e l’autorità della cultura cristiana. La guerriglia scatenata da comunisti e angloamericani sconvolge tuttavia l’aspirazione del mondo cattolico (…) frantuma in un balbettio di comportamenti, forse anche eroici, ma soccombenti, il tentativo dei notabili cattolici di rimanere fuori dall’orrore della guerra civile (…) rimarranno uno scoglio a cui cercherà di aggrapparsi qualche naufrago nel mare di sangue della guerra fratricida, ma non riusciranno ad impedirla, e loro stessi finiranno sommersi, oppure impotenti testimoni della violenza della fazione, con l’inconfessabile dubbio di essere infine diventati complici delle violenze che non si è riusciti a impedire”».

 

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