Giovedì, 13 Ottobre 2022 14:03

Morte di Laila El Harim, rinviati a giudizio i titolari delle Bombonette di Camposanto In evidenza

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Fiano Setti, 86 anni, e il nipote Jacopo, 31, responsabile della sicurezza, andranno a processo il prossimo 17 gennaio. La giovane mamma perse la vita il 3 agosto 2021, schiacciata dalla fustellatrice a cui stava lavorando.

CAMPOSANTO, 13 ottobre 2022 -  – Sono stati rinviati a giudizio Fiano Setti, 86 anni, fondatore e legale rappresentante della Bombonette di Camposanto, e suo nipote Jacopo, 31, responsabile della sicurezza, per la morte di Laila El Harim, l’operaia di 40 anni, mamma di una bambina che adesso ha sei anni, avvenuta il 3 agosto 2021.

I due andranno a processo, insieme alla stessa azienda come soggetto giuridico, il prossimo 17 gennaio con le accuse di omicidio colposo aggravato dalla violazione delle norme antinfortunistiche. Inoltre, per il pm le violazioni commesse sarebbero numerose: Laila infatti non sarebbe stata sottoposta né alla visita medica per valutare la sua idoneità al lavoro per cui era stata assunta, né avrebbe ricevuto la formazione prevista per l’uso della fustellatrice che poi l’ha uccisa.

I FATTI

Laila El Harim, 40 anni, era stata assunta alle Bombonette il 16 giugno 2021 e ha trovato la morte il 3 agosto, nemmeno due mesi dopo, trascinata e schiacciata dalla fustellatrice, una macchina di grandi dimensioni che serve per tagliare carta e cartone per gli imballaggi, a cui stava lavorando. Proprio la fustellatrice è stata al centro delle indagini che hanno portato al rinvio a giudizio degli indagati.

È emerso infatti come nel macchinario fossero stati installati dei pareggiatori di gomma da regolare manualmente, non previsti dal manuale d’uso del costruttore. Inoltre, non era presente una protezione statica e fissa, obbligatoria per impedire che il lavoratore entrasse in contatto con le parti in movimento. La modifica sarebbe stata fatta “per trarre maggior profitto e risparmiare sui tempi di lavorazione”.

Quella tragica mattina, Laila sarebbe entrata nel macchinario nella fase di pre avviamento proprio per regolare i pareggiatori e cambiare il formato di lavorazione, ma è rimasta incastrata nella parte posteriore, tra una “barra di pinza” e la barra fissa posteriore. Al momento dell’infortunio mortale, la donna era da sola ed è morta sul colpo per i gravi traumi alla base del cranio e alle vertebre cervicali.

Di origine marocchina, ma in Italia da più di vent’anni, Laila El Harim viveva a Bastiglia con il compagno Manuele Altiero e la figlioletta che oggi ha sei anni. Ha lasciato anche i genitori e i fratelli. La famiglia di Laila non sarà parte civile al processo che inizierà il 17 gennaio 2023 con rito ordinario poiché è stato raggiunto un accordo per il risarcimento: un milione e mezzo per i genitori e i fratelli, mentre il compagno e la figlioletta sono stati risarciti a parte.

 

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